Quando eravamo ricchi, con la lira e l’inflazione a mille

Fonte: http://www.libreidee.org/2015/10/quando-eravamo-ricchi-con-la-lira-e-linflazione-a-mille/

«Negli anni Ottanta, gli anni in cui l’Italia navigava nell’oro, quando eravamo il quarto paese più ricco del mondo, il tasso d’inflazione si aggirava mediamente attorno al 15% e raggiungeva picchi di oltre il 21%». Le famiglie spendevano e il risparmio medio dei nuclei familiare durante il periodo d’inflazione più alta superava il 25%: «Eravamo il primo paese al mondo per risparmio privato e le famiglie avevano ampia libertà di spesa», ricorda Vincenzo Bellisario. Oggi l’inflazione si aggira attorno allo 0%, e l’economia è alla canna del gas: «Le famiglie devono risparmiare su tutto, hanno scarsa libertà economica, abbiamo raggiunto e superato i livelli di consumo da fame del periodo della “grande depressione” e, nonostante ciò, la media attuale di risparmio privato è del 4% circa. E tutto va male». Secondo Bellisario, esponente del Movimento Roosevelt fondato da Gioele Magaldi per contribuire alla democratizzazione della politica italiana contro lo strapotere dell’élite economica, «lo spettro dell’inflazione è una grande truffa, così come lo è stata e lo è purtroppo ancora oggi quella del debito pubblico, che altro non è se non l’indicatore che misura la ricchezza finanziaria del cittadini».

«Più lo Stato spende, più la popolazione si arricchisce», riassume Bellisario. Questo può provocare il “rischio” inflazione, cioè troppi soldi, a fronte di pochi prodotti? L’inflazione può essere facilmente contenuta, in tre modi: lo Stato spende di meno nel Nino Gallonicomparto pubblico, oppure spende di più per aumentare la produttività nel settore privato (l’inflazione non è mai un problema finché la produzione non si riduce in maniera troppo corposa), o ancora, lo Stato introduce una tassa temporanea, in modo da togliere di mezzo gli eventuali soldi in eccesso. «L’inflazione in realtà è un falso problema», insiste Bellisario. Idem il debito pubblico, agitato come spauracchio: come se lo Stato fosse una normale famiglia, nei guai con la banca (il che, nell’Eurozona, è esattamente la realtà: il governo può solo finanziarsi tassando a morte i cittadini e prendendo a prestito gli euro, a caro prezzo, mettendo all’asta i titoli di Stato). Come se ne esce? In un solo modo: recuperando la sovranità monetaria, come sottolinea l’economista Nino Galloni, altro esponente del Movimento Roosevelt.

Sulla mistificazione che vela la vera natura del debito pubblico, Bellisario lancia una provocazione: chiamiamolo “ricchezza nazionale”, così almeno la gente capisce di cosa di tratta veramente. «Invito tutti voi alla massima attenzione su questa precisa e personale proposta di modifica del termine “debito pubblico” in “ricchezza pubblica” o, molto più semplicemente, in “ricchezza dei cittadini”», scrive Bellisario sul blog del movimento. «Detto questo, immaginate che da domani tutti i vari Tg, le varie rubriche di approfondimento, giornali, Internet e quant’altro annunciassero che la “ricchezza dei cittadini” (quindi non più il “debito pubblico”, parola che spaventa la gente) è aumentata nell’ultimo anno di 100 miliardi di euro. Ecco, provate ad Giorgio Squinziimmaginare questo». Sarebbe una rivoluzione, ovviamente. Ma non partirà mai, almeno fino a quando l’oligarchia finanziaria centralizzata a Bruxelles continuerà a colonizzare partiti e fabbricare leader obbedienti.

Sotto il regime dell’euro, è praticamente impossibile raggiungere la piena occupazione, che in teoria sarebbe la ragione sociale dello Stato democratico. Serve un “futuro Nuovo Stato”, come lo chiama Bellisario: uno Stato «sovrano, con moneta sovrana e banca al 100% pubblica e direttamente sotto il controllo politico». Primo passo: «Inserire in Costituzione il principio della “piena occupazione”. E abrogare, nell’immediato, il “pareggio di bilancio”», che non è solo un obbrobrio, ma anche un delitto: «Se c’è crisi, se c’è disoccupazione – dice Galloni – puntare al pareggio di bilancio è un crimine». Uno Stato sovrano, dotato cioè di pieno potere di spesa, non avrebbe alcun problema ad «assumere immediatamente (senza se e senza ma) tutte le persone che attualmente collaborano precariamente per conto dello Stato in ogni settore della pubblica amministrazione». E inoltre «istituirebbe bandi di concorso in ogni settore per il numero che ritiene giusto, per far sì che ogni comparto possa operare a pieno organico e nella maniera più efficiente e rapida possibile». Nulla di tutto ciò è all’orizzonte, naturalmente. «Stiamo morendo di fisco», disse a Torino già nel 2012 il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Gli imprenditori sono disposti a rinunciare a tutti gli incentivi in cambio di una riduzione della pressione fiscale a carico di imprese e famiglie».

L’eventuale futuro “Nuovo Stato” italiano, auspicato dal Movimento Roosevelt, baserebbe le sue entrate fiscali su due sole aliquote, il 20% per i redditi fino ai 100.000 euro e il 23% per i redditi superiori. Altre eventuali tasse solo per «tutti coloro che investono nei beni di lusso, che creano principalmente benessere personale e non collettivo». Motivo: «Tassandola, si incoraggia la persona benestante a spendere e investire di più nei cosiddetti beni quotidiani, in modo da far girare meglio l’economia reale. Questo inciderebbe positivamente sulla costruzione di nuovi posti di lavoro». A questo punto, aggiunge ChurchillBellisario, è giusto ricordare cosa rappresentano le tasse in un paese libero, cioè sovrano, «concetto spiegato in maniera impeccabile dalla Mosler Economic, o Modern Money Theory, portata in Italia dal giornalista Paolo Barnard grazie al suo lavoro, che ho sempre senza mezzi termini definito “ai limiti dell’umano”».

Se uno Stato è libero di emettere moneta in quantità teoricamente illimitata per il benessere della comunità nazionale, non rinuncia in ogni caso al prelievo fiscale. Perché le tasse, all’interno di un “contesto sovrano”, vengono utilizzate per quattro precisi scopi. Primo: tenere a freno la ricchezza dei privati e quindi il loro strapotere. Secondo: evitare l’eccesso di inflazione. Terzo: scoraggiare o incoraggiare comportamenti (si tassa l’alcool, il fumo o l’inquinamento, mentre ad esempio si detassano le beneficenze, le ristrutturazioni). Quarto: imporre ai cittadini l’uso della moneta sovrana dello Stato dove  si vive. Tutto questo, ovviamente, in un paese libero. Non nell’Eurozona, dove lo Stato è ridotto a super-tassare per sovravvivere. Scavandosi la fossa, come diceva – in tempi non sospetti – un certo Winston Churchill: «Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico».

Vota la peggiore multinazionale del 2015

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/multinazionali/vota_peggiore_multinazionale_2015.html

Trivelle nell’Artico; produzione massiva di sostanze chimiche tossiche; compravendita di voti. Ogni giorno le multinazionali fanno male all’ambiente, alla salute pubblica e alla democrazia. Vota la peggiore del 2015.

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Nel 2014 aveva “vinto” la Bayer, per la produzione massiccia di pesticidi in grado di uccidere le api e per i tentativi di negare sempre ogni responsabilità. Nel 2015 la rosa dei candidati è illuminante. L’iniziativa “Vote in the corporate hall of shame” è promossa da Corporate Accountability International, l’organizzazione americana che da 35 anni porta avanti campagne di sensibilizzazione contro gli abusi delle multinazionali nel mondo. E quest’anno ha scelto, grazie anche alle segnalazioni dei cittadini e consumatori, i candidati che si contenderanno il titolo di peggiore corporation del mondo. Shell. Segnalata per le perforazioni nell’Artico e in altre zone del mondo particolarmente a rischio e sensibili e per le continue pressioni per rallentare gli sforzi diretti a contrastare i cambiamenti climatici.

McDonald’s. Segnalata per le discusse politiche alimentari che danneggiano la salute pubblica, per l’utilizzo di ingredienti dall’elevato tenore di pesticidi e altre sostanze non salubri e per il trattamento che riserva ai propri dipendenti.

Monsanto. Segnalata per la produzione massiva di pesticidi tossici, per le politiche di impoverimento dei piccoli agricoltori e per le cause intentate a stati, gruppi e individui che tentano di esigere o imporre una regolamentazione sugli ogm.

Koch Industries. Segnalata per avere influenzato con milioni di dollari le elezioni americane allo scopo di indebolire la legislazione a tutela dell’ambiente e per la politica di negazione dei cambiamenti climatici.

Nestlè. Per avere prelavato quantità enormi di acqua in California a permessi ormai scaduti, mentre la popolazione stava soffrendo le conseguenze di una delle più grosse siccità che si ricordi.

Chevron. Segnalata per le intimidazioni e le cause intentate contro chiunque sveli gli inquinamenti prodotti nell’Amazzonia ecuadoriana e per i soldi pagati per far eleggere in enti chiave personaggi compiacenti.

Halliburton. Per le manovre messe in atto per continuare a praticare il fracking, provocando inquinamento delle falde e nuovi terremoti.

Nike. Per il sostegno e la pressione esercitata affinché passi il TTIP per poter continuare a sfruttare i lavoratori nei paesi dove ha le produzioni.

Dow Chemical. Segnalata per le pressioni enormi esercitate affinché potessero continuare a essere commercializzati prodotti chimici tossici e per la guerra mossa alle leggi che aspirano a regolamentare gli ogm.

Citigroup. Segnalata per le operazioni finanziarie eccessivamente “disinibite” e poco trasparenti.

I cittadini possono proporre altri candidati ed è bene ricordare che è importante il voto di tutti per far sentire la voce della gente e per dimostrare che le popolazioni non accettano passivamente abusi e soprusi.

Dopo avere votato, potete anche agire concretamente. Potete smettere di acquistare tutti i prodotti di una multinazionale, potete informare amici e conoscenti di quanto siete venuti a sapere, potete fare la differenza. E se tutti decidiamo di agire, la differenza sarà enorme. Ricordiamocelo: i piccoli da soli sono piccoli, ma uniti insieme sono la più grande forza che possa esistere.

QUI PUOI VOTARE

Fonti utili per informarsi:

http://www.desertsun.com/story/news/2015/03/05/bottling-water-california-drought/24389417/

http://www.huffingtonpost.com/andrew-kimbrell/dow-chemical-and-monsanto_b_6041802.html

http://www.greenpeace.org/usa/global-warming/climate-deniers/koch-industries

http://www.washingtonpost.com/news/wonkblog/wp/2014/03/20/the-biggest-land-owner-in-canadas-oil-sands-isnt-exxon-mobil-or-conoco-phillips-its-the-koch-brothers/

ITALIA E AMERICA: IL RITORNO DEL FALCO!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2015/10/29/italia-e-america-il-ritorno-del-falco/

Nell’antico Egitto, Horus, il falco divino, divenne il dio del cielo, che aveva il sole come occhio destro e la luna come occhio sinistro. La sua natura comprendeva una chiaroveggenza che gli consentiva di vedere ogni cosa, una capacità visiva molto acuta e una sviluppata consapevolezza. Il simbolismo del falco

Finalmente, era da tanto tempo che non si vedeva un simile ottimismo…

Istat: vola la fiducia dei consumatori, a ottobre al top dal 2002

Vola la fiducia dei consumatori italiani. Ad ottobre l’indice ha toccato quota 116,9 da 113 del mese precedente: si tratta del valore più alto dal febbraio del 2002, ossia da ben tredici anni. Lo ha comunicato l’Istat spiegando che, in particolare, a migliorare sono le stime sia dei giudizi sia delle attese sull’attuale situazione economica del Paese (a -32 da -46 e a 27 da 15, i rispettivi saldi). Tutte le stime delle componenti del clima di fiducia dei consumatori aumentano, con un incremento più marcato per quella economica (a 153,0 da 143,9) e più lieve per quella personale (a 103,9 da 103,6), quella corrente (a 109,3 da 108,0) e quella futura (a 127,1 da 122,3).

Ora. il primo che si azzarda a commentare ironicamente questo dato, lo prendo, lo metto sulla passerella e finisce in pasto agli squali ;-)

ImmagineGuardando indietro nel tempo, mi ha colpito un particolare del grafico appena proposto, ovvero che la fiducia dei consumatori italiani è incominciata a crollare un attimo dopo l’avvento dell’euro un attimo dopo il 2002, gisto il tempo per accorgersi come l’euro ha portato al raddoppio dei prezzi, ma non al raddoppio dei redditi, esagerando il tutto ovviamente.

La psicologa Tali Sharot ricercatrice presso la UCL (University College of London) ritengo sia molto interessante per la definizione molto chiara del concetto di ottimismo come inclinazione (condivisa almeno dall’80% della popolazione) che permette di avere una visione selettiva delle informazioni a tutto vantaggio del nostro benessere. In altri termini la Sharot dimostra che inconsapevolmente abbiamo la tendenza a sottovalutare la probabilità di fare esperienze negative sopravvalutando invece quelle positive; non siamo realisti quando siamo obbligati a pensare quante probabilità abbiamo di ammalarci di cancro per esempio (in questo caso sottostimiamo l’evento) ma non siamo realisti nemmeno quando dobbiamo considerare il nostro futuro in termini di longevità (sovrastimandolo).

La ricercatrice parla di una sorta di “illusione” psicologica adattiva sia nel senso che se fossimo più realisti che ottimisti in generale tenderemmo maggiormente alla depressione più che ad uno stato di benessere che ci permette di avere fiducia del futuro, sia nel senso che come un illusione ottica anche se siamo consapevoli del suo meccanismo non per questo l’illusione finisce di agire come prima. In questo senso la Sharot intravede un significato adattivo biologico molto forte nell’essere ottimisti. (Tratto daI VANTAGGI DELL’ESSERE OTTIMISTI)

Noi come Voi tutti sapete non siamo pessimisti, ma ottimisti purtroppo ben informati. Se in questi anni il sottoscritto avesse assimilato tutto il marcio, frode, manipolazione, inganno che la crisi ancora oggi ci sta regalando, non sarebbe più qua.

Sia ben chiaro la fiducia istituzionale è necesssaria, ci mancherebbe, immaginatevi cosa accadrebbe se i media dicessero la verità, sulla reale situazione, ovvero la feroce deflazione salariale in atto.

Non credo esista al mondo un settore infarcito di illusioni e ingenuità come quello della finanza, la fiducia riposta in medici che hanno clamorosamente sbagliato diagnosi e ora fanno finta di offrire cure miracolose come le banche centrali, ha dell’incredibile.

Ho scritto ieri che i mercati sono come delle fumerie d’oppio, fumerie nelle quali in molti si stanno fumando il cervello con tutto l’oppio che le banche centrali stanno immettendo.

Due giorni fa su twitter,  Pedro da Costa ha ritwittato questo grafico che fa comprendere in maniera semplice il fallimento delle aspettative su un rialzo dei tassi negli ultimi vent’anni circa, per non parlare poi dell’ultima “ciocca di capelli” ovvero il sistematico fallimento delle aspettative negli ultimi sette anni.

Chiunque sano di mente dovrebbe chiedersi cosa in realtà sta dietro il pensiero di chi vorrebbe alzare i tassi anche in queste condizioni, basterebbe dare un’occhiata a questi grafici tra cui inseriamo l’ultimo dato relativo agli ordinativi di ordini durevoli in America…

(Il Sole 24 Ore Radiocor) – New York, 27 ott – Per il secondo giorno di fila i Treasury guadagnano terreno. Oggi la contrazione degli ordini di beni durevoli a settembre getta dubbi sull’andamento dell’economia americana nel terzo trimestre. Sebbene il -1,2% registrato rispetto ad agosto sia sostanzialmente in linea alle stime, il dato di agosto e’ stato rivisto al ribasso e nei primi 9 mesi dell’anno e’ in calo del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2014. Cio’ porta gli investitori a ridurre le stime per il Pil del periodo luglio-settembre, di cui una fotografia preliminare arrivera’ giovedi’ (le attese sono per un +1,5%).

In sequenza vi facciamo osservare gli ordini durevoli, poi quelli escluso il settore difesa e infine esclusi i trasporti ovvero le famose automibiline che vanno a ruba solo grazie al credito subprime…

United States Durable Goods Orders

United States Durable Goods Orders Ex Defense

United States Durable Goods Orders Ex Transportation

Thanks to TRADINGECONOMICS.COM

Inoltre nonostante in molti si siano affrettati a dichiarare che è solo un momento negativo passeggero non c’è indice regionale che non sia negativo da almeno tre o quattro mesi, per non parlare di quello della Fed di Dallas, Texas che ieri letteralmente smentito le aspettative di ripresa rimanendo alquanto depresso per il decimo mese consecutivo.

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Qui il secondo distretto manifatturiero d’America …

Philly Fed Index Indicates Continued Contraction In October

…e il primo ovvero quello di Chicago.

CFNAI since 2000

Ma fermiamoci qua e andiamo a dare un’occhiata al comunicato di ieri della Fed…

La Federal Reserve “monitora sviluppi economici e finanziari globali”. E’ quanto emerge dal comunicato diffuso dalla banca centrale americana al termine della riunione (iniziata ieri) del Federal Open Market Committee, il suo braccio di politica monetaria che oggi ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse allo 0-0,25%. Rispetto al comunicato diffuso lo scorso settembre, si tratta di toni più ottimisti.

Allora infatti il documento recitava che “recenti sviluppi economici e finanziari globali potrebbero limitare in qualche modo l’attività economica e probabilmente metteranno pressione al ribasso sull’inflazione nel breve termine”. Il comunicato odierno spiega invece che “il Comitato continua a vedere i rischi all’attività economica e al mercato del lavoro come quasi equilibrati ma monitora sviluppi economici e finanziari globali”. Sale dunque la probabilità di una stretta a dicembre. In ogni caso, “l’inflazione dovrebbe restare vicina ai suoi recenti bassi livelli nel breve termine”. Le attese comunque sono per un rialzo dei prezzi al consumo nel medio termine vicino al target del 2% fissato dalla Fed stessa. Il mercato del lavoro è visto “migliorare ulteriormente”.America 24

Ora noi ci limitiamo ad osservare che le idee della Fed sono tante e ben confuse, soprattutto se dalla riunione di settembre le cose sono migliorate, visto che i mercati hanno piazzato un rimbalzo sulla scia di una serie di notizie una peggio dell’altra al punto tale da sperare su un rinvio del rialzo dei tassi. Ovviamente ieri hanno festeggiato perchè il rialzo dei tassi ci sarà, ma naturale, allora vuole dire che le cose vanno bene, come nella festa del non compleanno, vanno bene comunque che vadano bene o vadano male, c’è sempre da festeggiare ovunque nelle fumerie d’oppio.

La spesa delle famiglie e gli investimenti sono aumentati a ritmi sostenuti dicono loro, poi non importa se i dati raccontano altro, il settore immobiliare è migliorato ulteriormente.

Certo quando assisti alla revisione al ribasso di oltre il 15 % delle vendite di nuove abitazioni negli ULTIMI TRE MESI, aumenti di prezzo e tassi sui mutui che frenano la ripresa, tutto migliora ulteriormente si chiama psicologia positiva, la sovversione della reltà.

Ve la ricordate la nostra Alice…

” Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe! ” 

Che figata il mondo delle banche centrali si vive di immaginazione, noi ovviamente non possiamo fare altro che ringraziare, ci mancherebbe!

ImmagineThanks to Investing.com

Bene non ci resta che attendere il dato di oggi sul Pil del terzo trimestre e i prossimi relativi all’occupazione. Il consenso per il dato odierno è di un aumento del 1,7% mentre l’indicatore della Fed di Atlanta ieri è salito a 1,1%.

In una fumeria d’oppio un ragionamento razionale potrebbe essere il seguente…

Speriamo che il dato odierno sia estremamente negativo dai cosi nonna Yellen non aumenta più i tassi e noi possiamo festeggiare, No ti sbagli se sarà  positivo festeggeremo in ogni modo, perchè la Fed ha ragione, la fuori non c’è nessuna crisi e la ripresa è solida e robusta.

In serata inoltre hanno trovato un accordo per i prossimi due anni, aumentano il tetto del debito due settimane prima del suo raggiungimento, ogni qual volta è necessario, più facile di così si muore.

Comunque vada sarà un successo!

Camminare: ecco tutti i benefici accertati

Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/camminare-benefici-accertati.php

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Camminare rappresenta una preziosa strategia preventiva nei confronti di molte malattie. A confermarlo una recente indagine dell’università del Queensland, in Australia, dalla quale è emerso che sostituire due ore al giorno di sedentarietà con due ore trascorse camminando riduce dell’11% indice di massa corporea e glicemia e del 14% i trigliceridi nel sangue, determinando una riduzione media del girovita di 7.5 centimetri, a vantaggio del rischio cardiovascolare.

Ma non solo. “Camminare – spiega sul Corriere.it Gianfranco Beltrami, docente del corso di laurea in scienze motorie dell’Università di Parma e membro del consiglio direttivo della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi) – fa bene a tutti gli organi e apparati. Come le altre forme di esercizio aerobico riduce, ad esempio, la pressione arteriosa e il rischio di tutte le malattie di cuore e vasi; diminuisce l’incidenza dei tumori, con effetti ormai acclarati su cancro al seno o al colon e un’azione consistente su molti altri.

Camminare rinforza i muscoli della cassa toracica, perciò migliora la ventilazione polmonare ed è indicato per chi soffre di asma e bronchite; regola il metabolismo con effetti positivi talmente evidenti su quello degli zuccheri da essere un potente ‘farmaco’ per la prevenzione e la cura del diabete. In più aiuta chi soffre di stipsi e regolarizza le funzioni dell’apparato gastrointestinale. La semplice camminata è ottima per favorire la deposizione di tessuto osseo e quindi prevenire e contrastare l’osteoporosi, inoltre aiuta tutti coloro che devono perdere chili di troppo. I vantaggi ci sono anche per il sistema nervoso: grazie alla liberazione delle endorfine, camminare ha un’efficacia antiansia e antistress, contribuendo pure a diminuire la probabilità di depressione”.

I casi in cui è sconsigliato camminare sono davvero rari. “Meglio evitarlo se ci sono gravi problemi articolari. per esempio se ci si deve operare a un’anca; sono poi da preferire tipi di esercizio in cui si lavora in completo ‘scarico’, come la cyclette o il nuoto, se ci sono disturbi seri della colonna vertebrale. La cyclette può essere una buona opzione anche per chi è obeso, se perfino camminare diventa complicato e toglie il fiato”.

Quanto è consigliato camminare? “Il minimo, per garantirsi tutti i benefici possibili, è una camminata di trenta minuti dalle 3 alle 5 volte a settimana – raccomanda Beltrami -. Più si cammina, visto che si tratta di un’attività in completa sicurezza, meglio è: l’ideale sarebbe riuscire a percorrere i fatidici diecimila passi al giorno raccomandati da innumerevoli linee guida. Anche l’andatura conta: quella ‘giusta’ deve riuscire a portare la frequenza cardiaca a circa il 50-60% di quella massima, che si può stimare sottraendo a 220 la propria età o calcolare in maniera più precisa sottoponendosi a un test da sforzo”.

È consigliato camminare indossando scarpe comode e confortevoli, nonché approfittare di ogni occasione per camminare, lasciando l’auto più lontana da casa o scendendo dall’autobus una fermata prima. Tuttavia, quando possibile è meglio optare per percorsi nel verde, in un parco o comunque in zone poco trafficate. “Si tratta pur sempre di un esercizio fisico che comporta respiri più profondi e un maggior scambio di aria a livello degli alveoli polmonari”.

Olio extravergine di oliva italiano, il nettare degli dei

Scritto da: Massimo Rodolfi
Fonte: http://www.primapaginadiyvs.it/olio-extravergine-di-oliva-italiano-il-nettare-degli-dei/

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(Ecco l’olio extravergine di oliva mentre esce dal separatore!)

Uno dei miei sogni nel cassetto, da che mi ricordi, è sempre stato quello di comprare un uliveto nel Salento. Bè, oggi posso dire di essere un uomo fortunato e realizzato, visto che in questo momento mi trovo a Ugento, per la raccolta delle olive, e la prima produzione di olio, ricavato dall’uliveto, che assieme a mia moglie, abbiamo acquisito quest’anno.

L’olio si fa per passione, avevo sempre sentito dire, e adesso ho capito perché… perché il produttore che voglia produrre un’eccellenza, lo fa praticamente senza ricavi economici, perché quando ti va bene, sì e no fai una patta.

Però adesso ho capito anche che cosa voglia dire la passione di diventare protagonisti di questa vera e propria alchimia. Una magia che parte dalla terra, che per gli egiziani era nera, da cui al-kemu, e di lì alchimia, e che qua in Salento è rossa come il sangue che ci da la vita, e arriva all’olio, vero e proprio nettare degli dei, al pari dell’ambrosia dei greci e all’amrita degli antichi indiani.

Il mito ci racconta di come Atena portasse in dono il primo ulivo agli abitanti di quella città che poi prese il suo nome. Da sempre questa pianta è stata considerata sacra, ed io ne so bene il perché.

Non ho la pretesa che vediate il deva, l’angelo, che sta al di sopra di ognuna di queste piante di luce, mi basterebbe che provaste il rispetto che naturalmente l’ulivo incute, e l’amore che ti induce a provare per lui, come ben sapevano gli anziani che ne hanno tramandato la coltura per generazioni.

Rispetto e amore che si stanno perdendo, di fronte ad un mondo, che con la sua economia di rapina, avida ed aliena da ogni principio di umanità, ha messo il dio denaro, al di sopra di ogni cosa, anche al di sopra della vita stessa.

Non ci sarà salvezza per questa Terra, se non ritroveremo l’amore del fare e il rispetto per la vita, e non ci sarà salvezza senza l’ulivo. Quell’ulivo che tante circostanze avverse, di dubbia provenienza, come l’affare Xylella, stanno cercando di eliminare, per rimpiazzarlo casomai, con qualcosa di OGM, plastificato, avvelenato, e al di fuori di ogni tradizione di cura umana.

Però io sono ottimista, perché proprio l’esperienza che sto facendo, qui a contatto con gli ulivi, e la gente che ancora se ne prende cura, mi ha fatto conoscere un’umanità che mi impegno a difendere finché avrò fiato in corpo.

Passate un po’ di tempo da soli, nel silenzio di un uliveto, lasciatevi cullare dalla pace che queste creature emanano per loro natura, entrate in rapporto con la loro vita, spegnete per un poco la vostra mente caotica e tormentata, e forse potrete sentire l’angelo parlarvi. Ma se anche così non fosse, potrete magari sentire un poco anche voi stessi, al di fuori del caos.

E poi certi razzisti dicono che i meridionali non lavorano… vorrei farvi vedere con quanta solerzia e passione, Fernando, l’amico che segue l’uliveto in mia assenza, ed altri amici, stanno lavorando in questi giorni per raccogliere le olive da portare al frantoio. Grazie ragazzi.

E vorrei anche farvi vedere come lavorano al frantoio, dove non conosceranno pausa, dall’inizio di ottobre fino a primavera inoltrata, con una passione, per l’oro verde che estraggono in maniera perfetta, con attrezzature stupefacenti.

Dai gente, noi italiani siamo veramente un’eccellenza! Quando andate al supermercato, e allungate la mano verso lo scaffale dell’olio extravergine di oliva in offerta a 3,99 euro, immaginate che io sia lì a darvi uno schiaffo sulla mano per farvela ritrarre!

Quello che state per comprare non si sa cosa sia… l’olio extravergine di oliva non dovrebbe essere venduto a meno di 8 euro al litro, ma il suo prezzo dovrebbe essere di almeno 15 euro, per consentire all’agricoltore quel minimo margine che gli consentirebbe di tirare avanti.

Capisco che ci stiano prendendo per il collo dal punto di vista economico, per favorire gli sporchi giochi delle multinazionali e della grande distribuzione, però dai ragazzi, facciamo uno sforzo, e cominciamo a boicottare queste troiate che ci fanno ingurgitare.

Cominciamo a premiare le nostre eccellenze, e chi da la propria vita per mantenere le nostre tradizioni millenarie, che sono state la vita di generazioni e generazioni. Diciamo basta a chi sta distruggendo tutto questo. Può essere faticoso, ma è possibile.

Concludo queste parole, ringraziando tutte le persone del frantoio Terra Nostra, della famiglia Congedi di Ugento, che mi stanno prendendo per mano per accompagnarmi in questa splendida avventura.

Grazie a Mirko e a sua moglie Enza, grazie a Martino e a sua moglie Marina, grazie a Nadia, grazie a Luigi, e a tutti quelli di cui non ricordo il nome, figli di una terra calorosa e cordiale, e custodi di una tradizione che per me è sacra.

Dopo l’ISIS, vaccini e pertosse una priorità nazionale

Scritto da: Marcello Pamio
Fonte: http://www.disinformazione.it/isis_pertosse_vaccini.htm

I servi o “camerieri dei banchieri[1] hanno deciso. La manovalanza delle lobbies farmaceutiche hanno preso la decisione per tutti noi. A Roma gli assessori alla Sanità delle Regioni italiane hanno deciso all’unanimità di inserire nel nuovo “Piano nazionale di prevenzione vaccinale“, la previsione di non ammettere nelle scuole i bambini che non siano in regola con il libretto delle vaccinazioni.
Della serie: “Per andare a scuola bisogna essere vaccinati”.

Gongolano le case farmaceutiche perché il piano vaccinale costerà a noi contribuenti la bellezza di 200 milioni di euro, senza parlare del costo incalcolabile che pagheremo in termini di salute…
Tale misura da Stato totalitario è sollecitata, tra l’altro, da una “firmatissima” petizione lanciata sul sito change.org dalla madre di una bimba di Cesena che ha contratto la pertosse.
Tale “firmatissima” petizione – come l’ha etichettata La Repubblica – riguarda circa 20 mila persone, quindi non proprio una petizione a furor di popolo, anche se grazie al terrorismo di Stato e alla vergognosa campagna mediatica di giornali e televisione, molte persone impaurite finiranno per cedere alle pressioni…

Ovviamente non poteva esimersi la neomamma nonché ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, dal concordare in pieno con l’iniziativa. Un ministro della salute che non è stato eletto da nessuno, che non ha una laurea ma solo la maturità classica, che si fa immortalare mentre va a vaccinare le sue due povere gemelle. Per chi lavora, per il popolo o per le case farmaceutiche? Da chi prende realmente gli ordini?

Quindi oggi, dopo i terroristi dello Stato Islamico, sembra che la pertosse e le vaccinazioni pediatriche siano diventate una priorità nazionale. Un problema sanitario così grave da far impallidire il virus dell’Ebola.
Questo non è dovuto alla ridicola petizione in atto, ma alla morte di un neonato. Quando muore un neonato, a prescindere dalla causa, è sempre una tragedia per tutta la collettività!
Al Sant’Orsola di Bologna una bimba di 28 giorni purtroppo non ce l’ha fatta. “Era troppo piccola per essere vaccinata” ha subito spiegato il primario di neonatologia “ma se cresce la quota di persone non vaccinate cala l’immunità di gregge”.

L’immunità di branco è soltanto un’idea e non un fatto scientifico. Se è vero come dicono che il vaccino funziona, verrebbero protetti coloro che sono stati vaccinati anche se dovessero trovarsi in mezzo ad ammalati. Se così non fosse, a cosa serve il vaccino?
L’immunità di gregge è una fantasia mirata a convincere i medici per poi convincere le persone.
Se di gregge dobbiamo parlare allora intendiamo coloro che pendono dalle labbra degli esperti, che prendono per oro colato, per Verità assolute quello che viene detto a livello ufficiale.

Se i bimbi vaccinati sono coperti dalle malattie infettive grazie ai vaccini, perché dovrebbero preoccuparsi di quelli non vaccinati? Cosa c’entra l’immunità di gregge? Forse i vaccini NON coprono effettivamente dalle malattie? E allora basta dirlo.
Al Sant’Orsola e come in tutti gli altri casi similari, nessuno spiega nel dettaglio quali erano le reali condizioni pregresse della povera bimba. Se aveva complicanze cardiache e/o respiratorie o altre patologie ereditate dai genitori. Non dicono qual era per esempio la condizione psicofisica della mamma; se la bimba era allattata al seno o nutrita con latti chimici e artificiali che intasano di muco i bronchi e gli alveoli polmonari…
Niente di niente. “La bambina è morta di pertosse e la colpa è dei non vaccinati!
I delinquenti sono quei genitori che decidono in scienza e coscienza di non vaccinare i propri figli, mettendo così a repentaglio la salute di tutti, vaccinati e non.

La logica conseguenza è arrestarli tutti, sospendere loro la patria potestà e inoculare – con tanto di arma dei carabinieri – dei veleni nel corpo dei figli. Semplice, vero?
Questo risolverà tutto. Saranno così debellati tutti i problemi della società: la pertosse, il morbillo, la difterite, la poliomielite, il vaiolo, il tetano, la meningite, l’epatite A e B, l’influenza e per finire anche la libertà individuale di scelta.
E’ questa la cosa più pericolosa per il Sistema e non un batterio o un virus: è la libertà individuale di poter scegliere con la propria coscienza quello che va bene o meno per se stessi e per la propria famiglia.

L’Articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana sancisce che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Ma sappiamo che la società odierna non rispetta gli esseri umani perché li vuole utenti-consumatori-non-pensanti, possibilmente non sanissimi ma con qualche magagna e acciacco.
Noi da bravi automi privi di cervello, sudditi doc dell’Impero, senza porci domande, senza pensare fino in fondo, senza chiederci se va bene oppure no, se ci sono effetti collaterali, ci mettiamo in fila alle ASL con in braccio il bimbo. Tutti felici e soddisfatti di essere accettati dal Sistema e di non andare contro di esso.
Poco importa se poi il bimbo non sarà realmente immunizzato dalle malattie o peggio ancora, potrà subire un danno. Non è mica colpa nostra! Noi siamo onesti cittadini e bravi genitori e ascoltiamo quello che ci dice e ordina il papà (la legge).
Evviva la coerenza e soprattutto evviva la libertà!

Tornando alla pertosse, i grandi esperti in camice bianco ci stanno dicendo che se cala l’immunità generale per colpa dei genitori obiettori, aumenteranno i contagi.
Un recente studio pubblicato sulla rivista ufficiale Pediatrics conclude dicendo che “la protezione data dal vaccino DTP diminuisce nel giro di 2-4 anni. E’ possibile che la mancanza di una protezione a lungo termine dopo la vaccinazione contribuisca ad aumentare i casi di pertosse tra gli adolescenti.”[2]

Il giornale Clinical Infectious Disease riporta che “la pertosse è attualmente la malattia prevenibile da vaccino meno sotto controllo nonostante una eccellente copertura vaccinale e nonostante le 6 dosi di vaccino raccomandate tra i 2 mesi di età e l’adolescenza”.
La bassa copertura vaccinale quindi NON è il problema. Ma allora qual è il problema?

Il problema è che il vaccino NON previene la trasmissione della malattia!
L’ente governativo FDA in un comunicato stampa ha dichiarato che “sebbene gli individui immunizzati con un vaccino antipertossico acellulare possano essere protetti dalla malattia, essi possono comunque infettarsi con il batterio senza necessariamente ammalarsi e sono in grado di diffondere l’infezione ad altri individui, inclusi i neonati” [3]
Avete capito? Gli individui vaccinati possono continuare ad infettare e diffondere l’infezione senza magari ammalarsi.

Lo studio conclude che “quando sei stato da poco vaccinato, sei un portatore asintomatico, cosa che va bene per te ma non per il resto della popolazione. [4]
Ecco la triste realtà: i veri untori nella nostra società, cioè coloro che stanno trasmettendo l’infezione della pertosse sono proprio i bambini vaccinati contro la pertosse!
Esattamente l’opposto di quello che stanno dicendo i falsi profeti in camice bianco, vuoi per ignoranza, vuoi per malafede, vuoi per interessi economici e/o cattedratici, ecc.
Quindi la logica conclusione dello studio sopra citato è che i genitori che vaccinano un bambino che ha un fratellino magari neonato stanno mettendo a serio rischio proprio il neonato.

Effetti collaterali del vaccino
La vaccinazione antipertosse viene somministrata insieme a quella antidifterica e antitetanica nel tristemente noto vaccino trivalente DTP (Difterite, Tetano, Pertosse).
Attualmente il DTP è uno dei vaccini più discussi.
Gli effetti collaterali più comuni del vaccino contro la pertosse riconosciuti dall’Associazione Medicina Americana (AMA) sono: febbre, scoppi di pianto, stato di shock e reazioni cutanee locali come gonfiori, arrossamento e dolore. Gli effetti collaterali meno frequenti, ma assai più gravi, comprendono convulsioni e danni cerebrali permanenti che si traducono in ritardi mentali.

Meno frequenti, ma venendo iniettato a milioni di bambini il numero dei danneggiati sale vertiginosamente. E quando colpisce TUO figlio poco importa se è un effetto raro o rarissimo: la tua vita cambia terribilmente.
Il vaccino è stato anche messo in relazione con la SIDS, la Sindrome da morte improvvisa nel’infanzia.[5]

Mortalità per pertosse

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Il grafico rappresenta la mortalità della pertosse e del morbillo dal 1850 al 1970.
Non serve una laurea in medicina o in statistica per evincere dalle linee che il tasso di mortalità della pertosse ha iniziato a decrescere spontaneamente dal 1870 circa andando quasi a zero SENZA l’intervento di nessun farmaco o vaccino, ma solo con le migliorate norme igienico-sanitarie
Un ultimo picco di mortalità si è avuta in concomitanza della Seconda Guerra mondiale, per poi tendere di nuovo a zero. Il vaccino, anche se era disponibile dagli anni ’40, è stato introdotto molto tempo dopo e quando la mortalità era quasi azzerata dal miglioramento generale dello stile di vita: alimentazione, pulizia e igiene.
Quindi NON E’ STATO IL VACCINO A RIDURRE LA MORTALITA’ DELLA PERTOSSE, come i grandi esperti ci vogliono far credere, ma il miglioramento delle condizioni socio-sanitarie della popolazione.

Cure naturali per la pertosse
Secondo il più grande pediatra della storia americana Robert S. Mendelsohn per la pertosse non esiste alcun trattamento specifico medico o casalingo, non esiste una cura riconosciuta. La medicina, come in tantissimi altri ambiti ad essa sconosciuti, prescrive il sempreverde antibiotico, il quale ovviamente non servirà a nulla perché il bambino si farà lo stesso tutto il decorso della malattia esattamente come un bambino a cui non viene dato nulla.
Non a caso vi sono moltissime testimonianze di genitori di neonati NON vaccinati che hanno superato indenni la pertosse senza nessun farmaco.
Normalmente il picco massimo della pertosse ha un durata di circa 30/40 giorni e poi va scemando da sola come tutte le malattie infettive.
Secondo il dottor Mendelsohn l’unica cosa è aiutare il bambino a riposare, consolarlo e dargli tutto l’appoggio amorevole possibile.[6] Il bambino deve sentirsi amato e soprattutto protetto.

Un consiglio per la pertosse secondo la medicina tradizionale è salire in quota almeno fino a 1400 metri di altezza per scendere molto rapidamente senza quasi fermarsi (ovviamente dipende dall’età del piccolo). I piloti militari di Treviso per esempio portavano in quota rapidamente i bimbi per poi andare giù in picchiata e la pertosse passava.
Non si sta dicendo che un genitore deve farsi il brevetto da pilota per poi affittare un piper privato nella speranza di guarire il figlio, quello che conta è il messaggio che sta a monte. La montagna sembra aiutare.
Per qualche mente limitata o prevenuta (e in questo ambito sono assai numerose) potrà sembrare fantascienza, ma non lo è: sono conoscenze tradizionali che avevano i nostri vecchi e che oggi invece stiamo perdendo a causa di una scienza meccanicista e riduzionista.
Oggi infatti la medicina è così freddamente ottusa che non va oltre i libri e i protocolli redatti dalle case farmaceutiche. Il protocollo è santificato e non si mette in discussione, poco importa se è stato codificato da qualche luminare nella busta paga delle lobbies… Questo è un altro problema.

Antonella N. è un’erborista e ha vissuto sulla propria pelle la pertosse.
Ho avuto la pertosse a 4 anni e mia mamma era anche incinta. Mi hanno fatta salire in funivia con il mio babbo e miracolosamente una volta scesa la pertosse mi era passata. Già allora qualche vecchietta aveva suggerito questo ai miei genitori”.

Il virus della Paura
Il bravo suddito non deve farsi e non deve fare domande,ma solo eseguire gli ordini e i dettami che arrivano dall’alto. Il bravo suddito non deve essere libero di scegliere e decidere perché la sua funzione è quella dello schiavo che consuma e vota a comando.
Oggi il controllo mentale avviene attraverso il virus della PAURA.
Un virus che ci iniettano quotidianamente – come una specie di richiamo omeopatizzato – tramite i mezzi di comunicazione di massa: giornali, radio e tv.
Paura dei batteri, paura dei virus, paura che nostro figlio venga contagiato, paura dell’invasione di barbari, paura delle malattie, paura dell’ISIS, paura….paura…. e ancora paura.

La paura blocca e paralizza le coscienze. Non a caso.
Esiste solo un unico e sano rimedio al virus della paura: si chiama conoscenza.
La paura dal punto di vista esoterico è mancanza di conoscenza. L’uomo ha paura e teme quello che non conosce.
Partendo da questo presupposto se iniziamo a conoscere meglio, se riprendiamo possesso del nostro cervello iniziando a pensare di più e fino in fondo, se ci poniamo delle domande cercando poi le risposte, allora la paura svanirà come la nebbia sotto il sole!
Infine per meglio immunizzarsi dal terrorismo e dall’ignoranza galoppanti è obbligatorio stare lontani dal gregge dagli untori legalizzati, cioè dai veri infettanti pubblici: televisione e giornali!

[1] Citazione del poeta Ezra Pound
[2] http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2015/04/28/peds.2014-3358.abstract
[3] http://www.fda.gov/NewsEvents/Newsroom/PressAnnouncements/ucm376937.htm
[4] http://www.nytimes.com/2013/11/26/health/study-finds-vaccinated-baboons-can-still-carry-whooping-cough.html
[5]Bambini sani senza medicinali”, Robert S. Mendelsohn, ed. Red
[6] Idem

 

Trollmann, il pugile zingaro che sfidò il Terzo Reich

Scritto da: Roberto Brunelli
Fonte: http://www.unita.it/culture/trollmann-il-pugile-zingaro-che-sfid-ograve-il-terzo-reich-1.12389

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Berlino, 1933. Danzava, lo zingaro. E vinceva. Saltellava, colpiva veloce: come molti anni dopo avrebbe fatto Mohammed Alì, tanto per dire. Johann Trollman era un eroe. Era fascinoso, con quei riccioli scuri, era elegante. Aveva stile. Lo amavano le donne, le celebrità si accalcavano in prima fila per assistere ai suoi match. La gente si scalmanava, i titoli dei giornali erano sempre per lui. Una carriera folgorante, quella di Trollmann, detto “Rukelie”. Campione tedesco dei pesi medi: lo scontro per il titolo con Adolf Witt è leggendario. Dopo sei round, l’ariano Witt, una specie di colosso inamovibile, era a pezzi. In prima fila c’è un gerarca nazista, tale Georg Radamm, presidente dell’associazioni pugili tedeschi, che ordinò di annullare l’incontro. Il pubblico esplose di rabbia, invase il ring e difese il proprio campione: gli gettarono al collo la corona, i nazisti sfiorarono il linciaggio. Trollmann pianse. Di felicità.

Campo di concentramento di Neuengamme, 1943. Un uomo denutrito, ridotto a poco più che uno scheletro ma con indosso i guantoni da boxe, crolla nel fango. Non è chiaro cosa sia successo: si sa che ci sono stati degli spari. È il detenuto nr. 721/1943. Il suo nome è Johann Trollmann. Lo avevano, come tante altre volte, massacrato di botte: sapendo che era stato un campione, gli infilavano i guantoni e lo facevano a pezzi. Per tenerlo in piedi più a lungo, gli davano una doppia razione di cibo. «Adesso difenditi, zingaro», gli urlavano le SS.

La storia di Johann Trollmann è una delle più straordinarie e meno raccontate del Terzo Reich. Meno raccontate per un solo motivo: “Rukelie” era un sinti. «Integrato» e inurbato, per così dire, ma pur sempre sinti. Fino al ’33, anno dell’ascesa di Hitler al potere, conobbe qualche sporadico episodio di discriminazione. Dopo, la sua carriera fu una discesa agli inferi, che solo nel 2010 conoscerà una parziale riparazione, quando verrà inaugurato a Berlino, a Kreuzberg nel Viktoriapark, un monumento a forma di ring a lui dedicato, realizzato da un gruppo di artisti capeggiato dal pittore d’avanguardia Alekos Hofstetter, che si è fatto promotore dell’iniziativa convinto che – se pure la Germania abbia compiuto moltissima strada per quello che riguarda la pesantissima eredità nazista – quella di Trollmann sia una storia da riabilitare pienamente. Che, insomma, i tedeschi non abbiano ancora finito di fare i conti col proprio passato, soprattutto per quel che riguarda rom e sinti. Non a caso, prima di lui, la storia del «pugile zingaro» l’ha raccontata unicamente il giornalista e scrittore Roger Repplinger, nel libro Leg dich, Zigeuner (Piper Verlag, 2008).

Eppure la vicenda umana e sportiva di “Rukelie”, nato il 27 dicembre 1907 a Wilsche è, con tutto il suo carico di dolore, ingiustizia, discriminazione e razzismo, una vicenda eccezionale ed emblematica. Professionista dal ’29, era diventato rapidamente uno dei pugili più richiesti dell’epoca. Trollmann combatteva sia nei pesi medi che nei mediomassimi. Quasi sempre aveva la meglio sugli avversari di categoria superiore, grazie ad uno stile che all’epoca era pura avanguardia: veloce sulle gambe, quasi danzante, colpi brevi e formidabili. Roba «animalesca», secondo le camicie brune, «effeminata», niente a che vedere con «il vero pugilato ariano». Come non bastasse, dato che Johann era sinti, non era accettabile l’affronto del titolo vinto contro Adolf Witt. Così, una settimana dopo quel 9 giugno in cui Rukelie ebbe il titolo, il titolo gli fu tolto. Con una motivazione ridicola: le lacrime – di gioia – che gli erano corse sulle guance non erano «degne di un vero pugile». Un «comportamento pietoso», fu l’espressione usata dall’associazione dei pugili, già completamente assoggettata al partito nazionalsocialista. Ma non bastava.

Lo «zingaro» era troppo famoso, troppo amato, e certo non era conforme ad una visione ariana dello sport. L’affronto della vittoria contro Witt doveva essere vendicato. Fu organizzato un nuovo incontro, questa volta contro Gustav Eder, che successivamente sarà campione europeo: una sconfitta annunciata, anzi preparata con cura. Proibirono a Trollmann di muoversi dal centro del ring, gli dissero che se avesse «danzato» schivando i colpi gli avrebbero tolto la licenza. Johann doveva perdere, e basta. Johann lo sapeva.

Quel che segue fa di Trollmann uno dei più straordinari eroi della storia dello sport. Un eroe tragico, quasi nel senso greco del termine: “Rukelie” si presentò sul ring con i capelli tinti di biondo-oro e con tutto il corpo cosparso di farina. Consapevole di andare a farsi massacrare, con questo gesto provocatorio e smisurato coraggio si prese gioco di tutta la retorica del «combattente ariano» con cui la propaganda nazista aveva gonfiato e avvelenato il paese: piantato come una quercia, per cinque round venne preso a cannonate da Eder, finché non crollò a terra, avvolto da una nube candida di farina che si alzò per aria.

Gli anni seguenti furono un rapido viaggio nell’inferno del nazismo. Ancora qualche sporadico combattimento: «Sdraiati, zingaro», gli ululavano le camicie brune dall’angolo, «altrimenti prendiamo te e la tua famiglia». Per qualche anno comparve alle fiere di paese combattendo per pochi spiccioli, in altri periodi addirittura visse nascosto nei boschi. I sinti e i rom – che vennero degradati al livello «non-umano» degli ebrei soltanto nel ’38 – furono obbligati in molti casi a farsi sterilizzare: idem Trollman. Che, per di più, divorziò dalla moglie pur di evitare che la sua famiglia fosse destinata alla deportazione.

Nondimeno, il pugile fu richiamato dalla Wehrmacht e mandato al fronte. I nazisti continuarono ad infierire: al suo ritorno, nel ’42, venne arrestato dalla Gestapo e deportato nel lager di Neuengamme, vicino Amburgo. Qui, racconta Repplinger, dovrebbe aver incontrato un collega sportivo, l’ex stella del calcio Tull Harder, «l’ariano» Tull Harder, nel frattempo diventato ufficiale delle SS. Storie parallele di sportivi tedeschi: messo sotto accusa dopo la guerra per aver comandato un sottocampo vicino Hannover, dove migliaia di ebrei polacchi furono resi schiavi e poi portati alla morte, Harder dichiarò durante il processo di non essere a conoscenza di quello che accadeva nel suo lager. Venne condannato a 15 anni, ma già per il Natale del ’51 era un uomo libero.

Ebbe anche una pensione: un privilegio che ai pochi sinti e rom sopravvissuti all’olocausto non fu concesso mai, perché diversi tribunali avevano sentenziato che gli zingari erano stati preseguitati non per la razza, ma erano finiti nei lager in quanto «criminali». Solo nel 2003 agli eredi Trollmann fu consegnata la cintura da campione di “Rukelie”, in una triste cerimonia disertata dai dirigenti dell’Unione dei pugili professionisti tedeschi. Gustav Eder, che aveva abbattuto l’inerme Johann coperto di farina, morì di vecchiaia nel ’93. Trollmann finì nel fango di Neuengamme, con addosso solo i suoi guantoni da boxe.

1921 Il Dirigibile ZEPPELIN “AUSONIA”

Scritto da: Gianluigi Zarantonello
Fonte: http://www.ausoniaschio.it/zeppelin_ausonia.asp

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Questa è l’affascinante storia del dirigibile Zeppelin dal nome “Ausonia” , il più grande dirigibile che l’aeronautica italiana abbia avuto.

Una storia poco conosciuta che merita un giusto risalto visti i collegamenti diretti con il pioniere dell’aeronautica Nico Piccoli e la sua città; Schio.

Dirigibile tedesco Zeppelin LZ 90 “LZ 120”

In origine lo Zeppelin “Ausonia” era un dirigibile tedesco di tipo militare, costruito nelle officine della Luftschiffbau Zeppelin di Friedrichshafen sul lago di Costanza.

Il primo volo di questo dirigibile fu effettuato il 31 gennaio del 1917.

Era il 90° Zeppelin costruito dalla famosissima casa tedesca (numerazione LZ 90); in seguito assegnato all’esercito germanico assunse la numerazione tattica “ LZ 120”.

Era un dirigibile di tipo “rigido” ,aveva una lunghezza di 196 metri e nella sezione mediana raggiungeva un diametro di 23,7 metri.

Riempito con gas idrogeno raggiungeva una capacità complessiva di 55206 metri cubi.

Il gruppo motopropulsore era costituito da sei motori HSLu da 240 cv ciascuno, alimentati a benzina. Aveva una capacità di trasporto di 32447 Kg. Il suo equipaggio tra ufficiali, motoristi, specialisti, radiotelegrafisti, ecc… era di 23 persone.

Questo dirigibile poteva raggiungere i 5000 metri di quota ad una velocità massima di circa 100 kmh.

Durante la Prima Guerra Mondiale l’esercito tedesco lo impegnò in operazioni sul Mar Baltico, compì, fino alla fine del conflitto, 17 missioni da ricognizione, 3 missioni da bombardamento scaricando sul suolo nemico un totale di 11250 Kg di esplosivo.

Fu uno dei pochi dirigibili Zeppelin a restare integro fino alla fine della guerra.

Lo Zeppelin in Italia ribattezzato “Ausonia”

Dopo la Prima Guerra Mondiale la Germania fu costretta a cedere alle nazioni alleate, come conto risarcimento danni, ciò che rimaneva della flotta di dirigibili Zeppelin.

Lo Zeppelin LZ 90 “LZ120” fu assegnato all’Italia; il volo di trasferimento dalla Germania all’aeroporto di Ciampino, a Roma, avvenne il 24 dicembre 1920. Il 18 gennaio 1921 in un hangar di Ciampino fu svolta una solenne cerimonia durante la quale il dirigibile Zeppelin fu ribattezzato “Ausonia” in ricordo del piccolo dirigibile floscio costruito da Nico Piccoli a Schio nel 1910, le cui prove furono effettuate, con ampio successo, nel gennaio del 1911. Ma non solo, gli alti comandi dell’aeronautica dell’epoca erano molto grati per quanto Nico Piccoli aveva fatto nella Prima Guerra Mondiale, dalle missioni come comandante di dirigibile militare alle intuizioni sull’utilizzo tattico dei dirigibili, incarichi svolti sempre in modo esemplare meritando una decorazione.

Fu principalmente per questi motivi che il grande dirigibile fu ribattezzato “Ausonia”.

In seguito lo Zeppelin “Ausonia” effettuò diverse ascensioni , degna di nota fu un’ascensione fatta nella notte tra il 25 e 26 aprile 1921, in cui fu svolto un volo no-stop andata e ritorno tra Roma e Firenze.

Nelle intenzioni dei comandi aeronautici di allora si pensava di utilizzare lo Zeppelin “Ausonia” per trasporto passeggeri. Sulla base di questa decisione fu scelta come volo inaugurale la rotta Roma – Ciampino – Cagliari.

La partenza da Ciampino avvenne a mezzanotte tra il 10 e l’11 maggio del 1921. Sorvolando Civitavecchia e il mar Tirreno ad un’altezza di 700 metri il dirigibile giunse sopra Cagliari alle 7,25 del mattino seguente.

L’intera città andò in delirio per lo spettacolo aereo visto in quei momenti. Una grande folla raggiunse il campo di atterraggio per vedere da vicino il grandissimo dirigibile nel quale a prua spiccava a caratteri giganteschi il nome “Ausonia”.

Dopo una breve sosta lo Zeppelin “Ausonia” riprese il volo di ritorno giungendo nella capitale e nel suo hangar di Ciampino nel tardo pomeriggio.

Sia il volo di andata che il volo di ritorno furono compiuti in poco più di sette ore.

Il primo volo civile fu un successo. Ma non tutto era favorevole alle rosee intenzioni dei comandi aeronautici, in effetti il dirigibile aveva urgente bisogno di una revisione generale.

Lo Zeppelin “Ausonia” reduce dalla Prima Guerra mondiale aveva i motori usurati che non riuscivano ad arrivare a più di 180cv di potenza ciascuno, i pallonetti interni che racchiudevano il pericoloso gas idrogeno erano logori causando quotidiane fuoriuscite di gas al punto tale da rischiare l’incendio.

In vista di un possibile servizio per trasporto passeggeri si decise allora di provvedere alla revisione generale; il dirigibile fu ricoverato in un hangar di Ciampino dove iniziarono dei lavori di sistemazione.

Il 19 giugno 1921 iniziarono le operazioni di sgonfiamento del dirigibile, ad operazione ultimata la struttura metallica del dirigibile cadde rovinosamente a terra rendendosi inutilizzabile.

Un incidente tecnico che fortunatamente non causò vittime. A quel punto, lo Zeppelin “Ausonia” non più utilizzabile, fu definitivamente smantellato.

Si concluse così, amaramente, dopo sole 12 ascensioni in sei mesi di permanenza in Italia, l’avventura del più grande dirigibile che l’Italia abbia mai posseduto.

Un dirigibile grandissimo, affascinante e maestoso; a prua spiccava il nome “Ausonia”, inciso sul tessuto a caratteri molto grandi.

Oggi, nel ricordare la storia dello Zeppelin “Ausonia”, resta il vanto che il più grande dirigibile che l’aeronautica italiana abbia avuto, portava un nome reso famoso dal grande pioniere italiano Nico Piccoli.

Schio, sua città natale, a lui ne è molto grata.

Fonti Bibliografiche:
– Dirigibili tragici, D.Pariset, Vito Bianco editore, 1961
– Dirigibili italiani , G.Pesce, Mucchi editore, 1982
– Dirigibili, G.Zanrosso, editrice Veneta, 2004

Il Qatar minaccia un intervento militare in Siria accanto “ai fratelli turchi e sauditi”

Fonte: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13114

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All’inizio di questa settimana, il ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir ha inviato il seguente messaggio a Teheran:
“Vogliamo che l’Iran cambi la sua politica e smetta di immischiarsi negli affari di altri paesi della regione, in Libano, Siria, Iraq e Yemen. Ci confronteremo con le azioni dell’Iran e useremo tutto il nostro potere militare, politico, economico per difendere il nostro territorio e le persone “.

Come ricostruisce il blog Zerohedge, Riyadh e i suoi alleati a Doha e negli Emirati Arabi Uniti sono a disagio per il fatto che l’accordo nucleare rimuoverà efficacemente l’Iran dalla lista degli Stati paria proprio ora che Teheran sta espandendo la sua influenza regionale attraverso le sue milizie sciite in Iraq, l’operazione di terra in Siria, e attraverso gli Houthi nello Yemen.

I sauditi sono stati in grado di contrastare efficacemente le forze anti–Hadiin Yemen senza rischiare un conflitto diretto con l’Iran, ma attenzione, l’obiettivo non è Sana’a. Lo Yemen è uno spettacolo marginale. La vera lotta è per il futuro politico della Siria e per il controllo dell’Iraq, una volta che gli Stati Uniti si ritireranno per sempre.

L’Iran sta vincendo su entrambi questi fronti ma sarebbe un errore pensare che Washington, Riyadh, Ankara e Doha rimarranno semplicemente ad aspettare dopo anni spesi a fornire supporto a diversi gruppi estremisti sunniti per destabilizzare Assad. C’è troppo in gioco.

Ed ecco infatti, come riporta ArabPress, che il Qatar ha annunciato che potrebbe intervenire a livello militare nel Paese, anche se una soluzione politica è sempre preferibile, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Khalid al-Attiyah.

In un’intervista alla CNN, il ministro ha dichiarato: “Se un intervento militare proteggerà il popolo siriano dalla brutalità del regime, allora lo faremo”. Attuyah ha aggiunto che il Qatar farà “appello al dialogo da una posizione di forza, poiché crediamo nella pace e che il cammino più diretto sia quello del dialogo”.
Da parte sua, il vice ministro degli Esteri siriano, Faisal Mekdad, ha risposto che “se il Qatar mette in pratica la sua minaccia di intervenire in Siria, allora la considereremo un’aggressione diretta… La nostra risposta sarà molto dura”.
Ancora più dura la reazione di Wiam Wahhab, politico libanese del partito pro-Hezbollah Tawhid, il quale in un tweet ha scritto che “se il Qatar mette in atto le sue minacce militari in Siria, Doha verrà bombardata”.
 Il Qatar è uno dei maggiori sostenitori dei ribelli in Siria, nonché sostenitore dei gruppi islamisti d’opposizione durante le rivolte del 2011 in Siria e Libia.

Per essere chiari. Se l’Arabia Saudita e il Qatar inizieranno a bombardare le forze iraniane dallo spazio aereo vicino alla base russa a Latakia, la situazione precipiterebbe.
L’Iran non lo tollererebbe e Mosca nemmeno. Naturalmente se un caccia russo dovesse abbattere un aereo da guerra saudita sulla Siria, Washington non avrà altra scelta, e sarà costretta ad entrare in guerra.
Infine, ZH fa notare l’assurdità di questa situazione: Qatar e Arabia Saudita stanno essenzialmente dicendo di essere disposti ad entrare in guerra con Russia e l’Iran per conto di al-Qaeda, se questo significa facilitare la cacciata di Assad. La concezione occidentale di “bravi/cattivi” è stata ufficialmente capovolta.

Dimensioni parallele

Scritto da: Fausto Intilla
Fonte: http://oloscience.com/scienza-di-confine.shtml

Una dimensione parallela o universo parallelo (anche realtà parallela, universo alternativo, dimensione alternativa o realtà alternativa) è un universo (nel senso scientifico del termine, nella stragrande maggioranza dei casi immaginati identificabile con un altro continuum spazio-temporale) ipotetico separato e distinto dal nostro ma coesistente con esso. L’insieme di tutti gli universi paralleli è detto multiverso. Alcune teorie cosmologiche e fisiche dichiarano l’esistenza di universi multipli, forse infiniti, in alcuni casi interagenti, in altri no. Così come il viaggio nel tempo, il passaggio in una o più dimensioni parallele è un tema classico della fantascienza. Una realtà parallela, nell’ambito della fantascienza e del fantastico, è chiaramente un espediente che lascia infinite possibilità, poiché se nella nostra realtà certe cose si sono evolute in altre, in quella parallela potrebbe non essere successo così. L’invenzione di trame basate su una linea storica alternativa ha dato origine al genere distinto dell’ucronia; in tale filone non è generalmente contemplata la compresenza di più dimensioni, seppure con qualche eccezione (vedi La svastica sul sole di Philip K. Dick). A volte il tema della dimensione parallela si lega a quello del viaggio nel tempo, a causa dei paradossi che quest’ultimo può generare. Una delle teorie sugli universi paralleli più citate dai fisici moderni è l’interpretazione dei “molti mondi” della meccanica quantistica, proposta da Hugh Everett III nel 1956. Uno dei maggiori sostenitori della teoria è il fisico David Deutsch, dell’università di Oxford.

Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica:

L’interpretazione a Molti Mondi della Meccanica Quantistica (abbreviata spesso in MWI, Many Worlds Interpretation) è una delle strade nate per dare una spiegazione al significato ultimo della Meccanica quantistica. L’interpretazione in questione ha visto la luce nel 1957 ad opera del fisico Hugh Everett III e da allora ha incontrato momenti di forte risonanza, così come momenti di totale oblio. Va detto che fino a non molto tempo fa (e per certi aspetti ancora oggi) questa idea era bollata dai più dal marchio del “troppo assurda per essere vera”. Basta pensare, ad esempio, che nella maggior parte dei testi di base alla meccanica quantistica, questo argomento non è non diciamo trattato, ma neppure sfiorato, per di più presentando l’interpretazione “classica” – detta solitamente interpretazione di Copenhagen – come se fosse l’unica e sola possibile.

Negli anni ’20 a coloro che si possono a buon merito definire i pionieri della teoria quantistica, si presentava un dilemma tutt’altro che banale: se davvero ogni sistema fisico è completamente determinato da un vettore in uno spazio di Hilbert (e questo è il postulato di base della Meccanica Quantistica), allora anche combinazioni lineari di vettori sono “buoni” stati per un sistema; questo non è altro che il principio di sovrapposizione, che è lungi dall’essere messo in discussione, data l’enorme mole di riscontri sperimentali che ha avuto nel corso dei decenni. Tuttavia, se è valido questo principio allora perché in natura si osservano solo stati definiti e mai strane combinazioni di stati? Fu lo stesso Schrödinger che per primo espresse il problema: se oggetti microscopici come elettroni possono stare in combinazione di diversi stati perché non dovrebbe essere così anche per quelli macroscopici? Dopotutto basta pensare ad un qualsiasi evento “puramente quantistico”, ad esempio il decadimento di uno stato metastabile, che ne influenzi uno “classico” come la morte o meno di un gatto. Il celebre esperimento mentale del gatto di Schrödinger ci pone davanti agli occhi il problema in tutta la suo ovvietà. La “ricetta” per uscire da questa impasse è l’interpretazione di Copenhagen: la misura, l’atto dell’osservatore “rompe” l’evoluzione dinamica quantistica (guidata dall’equazione di Schrödinger) e causa il collasso dello stato quantistico: l’osservatore vedrà uno stato definito per il sistema (il gatto vivo o morto) e non una combinazione di stati perché la misura ha proiettato il sistema in uno stato specifico. Quale sia lo stato in cui il sistema collassa è noto solo probabilisticamente, secondo quanto suggerito per primo da Max Born. Una volta aggiunto questo postulato, si elimina il problema del perché la natura “sembri classica”. Fin qui nulla di nuovo dato che quella che si è brevemente descritta è l’interpretazione “ortodossa”. L’idea di Everett parte da una premessa davvero semplice: in effetti si tratta semplicemente di rimuovere il postulato del collasso quantistico. Quello che potremmo chiamare il postulato di Everett (anche se in realtà è più un non-postulato) si può enunciare banalmente: tutti i sistemi isolati evolvono secondo l’equazione di Schrödinger. Questo postulato riproduce esattamente le stesse previsioni, per un’operazione di misura, dell’interpretazione di Copenhagen.

Tuttavia va ammesso che, una volta digerito lo stupore che inizialmente si prova di fronte alle conseguenze della MWI, la teoria è senza dubbio di un’eleganza e semplicità sorprendenti. È opportuno sottolineare che l’interpretazione di Everett riproduce esattamente le stesse previsioni di quella ortodossa. Il probabilismo intrinseco nella prescrizione di Born e della scuola di Copenhagen (il “Dio che gioca a dadi” di Einstein) viene rimpiazzato da un comportamento che apparentemente è probabilistico, ma intrinsecamente è perfettamente deterministico: ogni osservatore dopo una misura è ignaro dei suoi alter ego e di quello che hanno percepito: dal suo punto di vista la Natura è casuale. Dal punto di vista esteriore invece – cioè da un punto di vista che prescinde dall’osservatore medesimo – prima della misura si è perfettamente in grado di dire quel che accadrà, semplicemente applicando l’evoluzione alla Schrödinger.

Evidentemente la faccenda non è esaurita qui, in effetti viene naturale chiedersi perché in Natura si osservino sempre macrostati che sono autostati dell’operatore posizione o impulso e non invece autostati di altri operatori. Questo è un problema serio della teoria quantistica, che in realtà non è peculiare della sola MWI, ma è di più ampio respiro. Solo recentemente si è trovato che esiste un meccanismo noto come decoerenza quantistica, che sembra dare una risposta netta ed elegante alla questione. Ma questo non è l’unico “intoppo”. Ad esempio si è detto che la MWI è una teoria deterministica al contrario della meccanica quantistica “ortodossa”. Questo è tecnicamente esatto, ma se lo si analizza più da vicino si comprende che, in fin dei conti, non cambia nulla: la MWI è deterministica solo dal punto di vista della funzione d’onda universale, ossia per un ipotetico osservatore che potesse seguire l’evoluzione di tutti i mondi; per un osservatore reale però la teoria ha la stessa indeterminazione a cui ci ha abituati la Meccanica quantistica. Tuttavia a questa osservazione si può rispondere che le due indeterminazioni non sono proprio uguali: quella dell’interpretazione di Copenhagen è ontologica essendo parte stessa della natura, quella dell’interpretazione a molti mondi e invece solo gnoseologica, poiché è un’indeterminazione solo ciò che noi sappiamo. Un altro problema piuttosto evidente è che l’interpretazione non risponde alla domanda importante sul meccanismo fisico secondo il quale i mondi si diramerebbero, e neppure spiega come questo possa essere in accordo con principi altamente condivisi come la conservazione dell’energia ecc… Ci sono inoltre numerosi altri “problemi tecnici” e anche di natura più “filosofica” che rendono questa interpretazione (come tutte le altre) non universalmente accettata dalla comunità scientifica. Si veda la bibliografia per spunti di approfondimento.