Roubini: nel 2013 “tempesta globale perfetta” e banchieri avidi “impiccati nelle strade”

Fonte: http://www.wallstreetitalia.com/

Nulla cambierà. Servono sanzioni legali e contromisure forti. Il rischio è quello di un crollo sistemico, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Cina al Medio Oriente. Pericolo globale da apocalisse

New York – Banchieri avidi. Lo sono sempre stati. Nulla cambierà a meno di sanzioni legali. Il problema spread continuerà a intensificarsi. Necessaria una monetizzazione illimitata e non sterilizzata da parte della Banca centrale europea. Purtroppo impossibile.

Ecco che il 2013 sarà un altro anno difficile, con la possibilità che si abbatta una “tempesta perfetta globale”: crollo dell’Eurozona, nuova recessione negli Stati Uniti, guerre in Medio Oriente, pesante crollo della crescita in Cina e nei grandi mercati emergenti.

Questa la visione pessimista del noto professore di economia Nouriel Roubini. Dr. Doom è tornato.

“Nulla è cambiato dalla crisi finanziaria. Gli incentivi per le banche sono per agire in modo truffaldino – fare cose che sono o illegali o immorali. L’unico modo per evitare questo è rompere questo grande supermercato finanziaro. Non ci sono muraglie cinesi e massicci conflitti di interesse”.

I banchieri

“I banchieri sono avidi – lo sono stati per 1000 anni”.

Sulle sanzioni

“Dovrebbero esserci sanzioni penali. Nessuno è andato in prigione sin dalla crisi finanziaria globale. Le banche fanno cose che sono illegali e nel migliore dei casi vengono schiaffeggiate con una multa. Se alcune persone finiscono in carcere, forse sarà una lezione per qualcuno – o qualcuno verrà impiccato per le strade”.

Banche troppo grandi per fallire

“Ci sono più conflitti di interesse oggi di quattro anni fa. Le banche erano già troppo grandi per fallire, ora sono ancora più grandi. Le cose vanno peggio – non migliorano”.

Sul Summit Ue

“Il vertice è stato un fallimento. I mercati si aspettavano molto di più. O si ha una qualche sorta di debito comune (per ridurre lo spread), o si ha una monetizzazione del debito da parte della BCE, o il bazooka dei fondi EFSF / ESM deve essere quadruplicato – altrimenti gli spread su Italia e Spagna salterebbero in aria giorno dopo giorno. In caso contrario si avrà un’altra crisi più grande non in sei mesi da oggi, ma nelle prossime due settimane”.

Sulla Bce che salva il mondo

“Il solo ente capace di fermare questo è la BCE, che ha bisogno di fare una vera e propria monetizzazione non sterilizzata in quantità illimitata, che è politicamente scorretto da dire e costituzionalmente illegale da fare”.

Sul debito in comune

“Non è solo la Germania a dimostrarsi un paese forte, ma anche altri principali tra cui i Paesi Bassi, Austria e Finlandia. La Finlandia non vuole nemmeno accettare la mutualizzazione indiretta delle passività (fondi EFSF / ESM)”.

Trascinarsi i problemi

“Entro il 2013 la capacità dei politici di rimandare le soluzioni ai problemi diminuirà, e nella zona euro il treno non deraglierà più a rilento, ma a grande velocità. Gli Stati Uniti sembrano vicini a una fase intermedia tra stallo della crescita e recessione economica. La Cina sembra prossima a quanto definito un atterraggio duro, mentre i grandi emergenti (BRIC: Brasile, Russia, India e Cina) registrano un forte calo della crescita. E infine c’è il pericolo di una possibile guerra tra Israele, Stati Uniti e Iran – che raddoppierebbe il prezzo del petrolio nel giro di una sola notte”.

Il 2013 sarà peggio del 2008

“Peggio perché come nel 2008 ci sarà una crisi economica e finanziaria, ma a differenza del 2008 si è a corto di contromisure. Nel 2008 si potevano tagliare i tassi di interesse, fare QE1, QE2, varie misure di stimolo fiscale, e tanto altro. Oggi i QE stanno diventando sempre meno efficaci perché il problema è di solvibilità, non di liquidità. I disavanzi di bilancio sono già troppo grandi e non è possibile salvare le banche, perché 1) c’è una forte opposizione politica, e 2) i governi sono prossimi a essere insolventi – non possono salvarsi da soli, figuriamoci salvare le banche. Il problema è che siamo a corto di conigli da tirare fuori dal cappello”.

L’Arabia saudita compra missili balistici in Cina e testate nucleari in Pakistan: nel mirino Iran e Siria

Fonte:http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=16748

Secondo quanto rivela il solitamente ben informato sito israeliano Debrakafile «Fonti militari riferiscono che l’Arabia Saudita ha avviato il percorso per dotarsi di un’arma nucleare e sta negoziando a Pechino l’acquisto di missili balistici Dong-Fen 21 (nome in codice NATO-CSS-5) con capacità nucleare. La Cina, che in linea di principio ha acconsentito alla transazione, potrebbe anche costruire per i nuovi acquisti sauditi una base operativa  vicino a Riyadh». Già nel 2011 Debrakafile aveva rivelato che l’Arabia Saudita aveva raggiunto un accordo con il Pakistan che sarebbe disponibile a cedere alla monarchia assoluta islamica una testata nucleare proveniente dall’arsenale di Islamabad per montarla su un missile balistico.

La situazione è paradossale: la dittatura saudita, alleata di ferro di Usa e Nato, comprerebbe missili balistici dai cinesi e testate atomiche da pakistani (realizzate con l’aiuto  cinese e forse nordcoreano) per difendere la “democrazia” contro due Paesi alleati della Cina: Iran e Siria, sospettati e boicottati dall’Occidente perché antidemocratici e sospettati di  volersi dotare di armi nucleari.

Secondo Debrakafile «Riyadh ha un interesse diretto nelle due più attive questioni mediorientali: Iran e Siria. Il programma di armamento nucleare iraniano è andato avanti per due decenni, a prescindere dagli innumerevoli tentativi di contenimento, realizzati con ogni strumento diplomatico alla luce del sole e con un livello crescente di sanzioni, senza alcun risultato. Teheran va avanti a prescindere dagli impedimenti. A Istanbul, martedì 3 luglio, le 6 potenze e l’Iran hanno fallito il quarto tentativo di raggiungere un accomodamento sul programma nucleare iraniano. Il sovrano siriano Bashir al Assad  rimane ugualmente imperterrito di fronte alla condanna internazionale. Sabato 30 giugno gli Stati Uniti e la Russia ancora una volta non sono  riuscito a concordare un piano d’azione comune in Siria. Le forze saudite sono stati pronte all’azione in Siria ai confini giordani ed irakeni e il Segretario di Stato americano Leon Panetta ha visitato Riyadh a fine giugno».

Secondo il sito israeliano le forze armate saudite hanno raddoppiato la loro preparazione ad un intervento militare dal primo luglio, quando l’Unione europea ha inasprito il suo embargo petrolifero contro la Repubblica Islamica: «I sauditi,la Quinta flotta e l’intera regione del golfo si stanno preparando alle rappresaglie iraniane che potrebbero comportare la chiusura dello Stretto dio Hormuz da parte di Teheran, vitale per la navigazione, cioè blitz contro le facilities di esportazione di petrolio degli emirati del Golfo».

A proposito di sanzioni e ritorsioni, la National iranian oil company  (Nioc) ha sospeso un contratto di 107 milioni dollari con la società petrolifera italiana, Edison per lo sviluppo del giacimento di petrolio Dayyer a Bushehr nel sud dell’Iran.  L’agenzia Mehr News spiega che «La decisione e’ dovuta all’incapacità e al mancato rispetto della società italiana riguardo i propri impegni contrattuali. L’accordo era stato stipulato circa 6 anni fa per l’esplorazione e lo sviluppo del giacimento offshore di  Dayyer nel Golfo Persico. La Nioc ha dovuto revocare il contratto a causa dei frequenti ritardi e della lentezza dei progressi nel progetto». La ritorsione per l’embargo occidentale è più che evidente.

La tensione è nuovamente salita quando i guardiani della rivoluzione islamica, i pasdaran iraniani, hanno avviato un’esercitazione di tre giorni , simulando attacchi  missilistici contro basi “nemiche”, che prevedevano rappresaglie contro le forze statunitensi e le loro basi in Turchia ed Israele.

Ma gli americani non sono da meno: la mattina dell’8 luglio la Quinta flotta Usa di stanza in Bahrain (altra monarchia assoluta sunnita che ha represso nel  sangue la rivolta della maggioranza sciita) ha annunciato l’ingresso nelle acque del Golfo Persico della nave da guerra Uss Ponce. Secondo il network satellitare iraniano Press Tv, «Il comunicato del portavoce della quinta flotta spiega che la nave ha raggiunto la base giovedì scorso e che il suo principale obbiettivo è fornire servizi di riparo alle altre navi. Dalla fine di giugno è la quinta grande nave Usa che raggiunge la base navale nel Bahrain, elemento che non può passare inosservato considerando le mire espansioniste di Usa ed alleati nella regione. Da ricordare che gli Usa hanno rafforzato la loro presenza pure in Kuwait con circa 15 mila uomini; truppe Usa sono presenti anche in Emirati Arabi Uniti e Qatar. Il Pentagono ha informato recentemente di voler tenersi “pronto ad un eventuale conflitto” nella regione del Golfo Persico. Alcuni esperti credono che si tratti dei preparativi per pianificare un attacco militare all’Iran»

Intanto il governo iraniano ribadisce di essere pronto «A difendersi dinanzi a qualsiasi aggressione. Sono in corso, infatti, in questi stessi giorni, diverse manovre militare in Iran» e la radio internazionale iraniana Irib informa che «L’ultima, conclusasi qualche giorno fa, ha portato al test dei principali missili a lunga gittata iraniani che raggiungono fino i 2.000 km di distanza».

Ma la cosa che più preoccupa è l’avvio contemporaneo e coordinato di  esercitazioni militari in Iran e Siria dedicate allo stesso obiettivo: respingere un intervento militare straniero. Gli iraniani sono molto preoccupati dalle rivelazioni dei servizi  segreti  russi che hanno detto che un intervento militare in Siria servirebbe a creare una testa di ponte per attaccare l’Iran.

Secondo il comandante dell’aeronautica iraniana Alireza Sabahifard le esercitazioni, che coprono un’area di 50.000 km2 servono a «Difendere la Repubblica Islamica, gli interessi vitali dell’Iran e la sicurezza nazionale» e i radar, missili, intercettazioni e artiglieria messi in campo puntano ad una “Valutazione dei sistemi di difesa aerea nella guerra elettronica».

Intanto il dittatore siriano Assad, in un’intervista alla televisione tedesca Ard, ha accusato gli Usa  di fomentare la rivolta contro il suo governo: «L’America sta collaborando con i terroristi… con armi, denaro o sostegno pubblico e politico presso le Nazioni Unite. Non mi dimetterò di fronte alle sfide nazionali», il riferimento al duro avvertimento inviato ad Assad dalla segretaria di Stato Usa Hillary Clinton è più che evidente.

Le esercitazioni siriane hanno avuto inizio con la marina di Damasco che ha simulato il respingimento di un attacco dal mare, seguite da esercitazioni  terrestri. La Tv di Stato del regime nazional-socialista trasmette filmati con il lancio di missili da parte di veicoli, elicotteri  e navi da guerra e l’agenzia ufficiale Sana assicura che «Gli obbiettivi sono stati colpiti con la massima precisione».

Anche se la Clinton ha detto che la mediazione Onu della Lega Araba è fallita e che il regime è vicino al collasso, il portavoce del governo siriano, Jihad Makdissi, ha detto che oggi «È confermato che Annan sarà in visita, nel quadro della sua missione, per discutere con i responsabili siriani del suo piano».  Ma il tempo per fermare la strage ed evitare una guerra potrebbe essere davvero scaduto, e le compere di missili ed ogive nucleari potrebbero prepararne uno ancora peggiore per il Medio Oriente.

L’Italia ha davvero bisogno della Fiat?

Fonte: http://www.ilcambiamento.it/editoriale/italia_ha_davvero_bisogno_fiat.html

Per aiutare la Fiat in crisi viene insistentemente chiesto ai consumatori di comprare automobili

Gran dibattito sulla crisi della Fiat, orgoglio e vanto italiano. Affinché la Fiat non chiuda o non trasferisca i suoi santuari fuori dall’Italia, si dovrebbe continuare a comprare automobili a ritmo vertiginoso; e già siamo ai vertici mondiali come automobili procapite con seicento auto ogni mille abitanti.

Se domani per assurdo si vietasse di acquistare automobili nuove, con il solo usato che c’è a disposizione potremmo andare avanti per i prossimi decenni tranquillamente. Siamo già un immenso garage, ci sono più veicoli a motore che persone con la patente, fino a dove vogliamo arrivare per far piacere a Marchionne e ai suoi amici?

Un mercato così saturo non può che entrare in crisi ma nonostante ciò ci dicono che dobbiamo continuare a comprare automobili e ovunque ci martellano con pubblicità di automobili nuove e scintillanti che sprintano solitarie su paesaggi incantati e deserti, quando recentemente si è dimostrato che a causa del perenne traffico dantesco, la velocità media di un’automobile è quella delle carrozze a cavallo del ‘700.

Simpatico questo paragone, tra l’altro questa è proprio una delle critiche che vengono rivolte a chi parla di riduzione dei consumi e gli si dice (spesso schiumanti di rabbia) che se riducessimo i consumi ritorneremmo alle carrozze a cavallo, appunto. Ci siamo già tornati grazie proprio alla modernità, vanto del nostro sistema. Continuando così, sempre grazie alla modernità, è inevitabile il ritorno all’età della pietra.

“Un mercato così saturo non può che entrare in crisi”

Ma volendo anche trovare qualcosa di positivo, cosa sta facendo la Fiat di sensato? Vuole chiudere il suo unico stabilimento che costruisce mezzi per il trasporto pubblico, la Irisbus di Avellino. Non riprende nemmeno per sogno la possibilità di produrre sistemi di microcogenerazione da lei stessa sviluppati addirittura negli anni settanta. Non punta su automobili che abbiano bassissimi consumi, anzi fa il contrario, produce assurdi cassoni succhiacarburanti come la Freemont.

Ci continua a propinare auto di mezzo secolo fa come la 500, e meno male che siamo moderni.

A tutto ciò aggiungiamo la sua proverbiale capacità di sfruttare e ricattare contrattualmente i lavoratori. Parlare poi di un qualche suo impegno per l’ambiente è utopia pura dato che produce pervicacemente auto con motori di derivazione ottocentesca.

Una industria del genere quali vantaggi reali dà al paese? Non ci resta che sperare che emigri in massa al più presto negli USA o dove vuole. Orrore! Scandalo! Follia! E come faranno tutti i poveri operai e lavoratori della Fiat? Come faranno i mitici e combattivi operai della Fiom?

Qualcuno mi spieghi perché per fare lavorare le persone dobbiamo produrre merci superflue (visto che le automobili non sappiamo più dove metterle) e nocive per l’ambiente e le persone stesse. E questo quando ci sarebbero alternative a portata di mano da poter realizzare subito. Il futuro non è la Fiat, il futuro sono semmai altre imprese lungimiranti e serie che decideranno di produrre merci che tengono in reale considerazione lavoratori, persone e ambiente. Imprese in cui ha anche senso lavorare.

Più noi con il nostro lavoro sorreggeremo dei dinosauri e più la possibilità di un cambiamento sarà lontana. Lasciamoli quindi andare ad estinguersi nei loro luoghi deputati. Mezzi di trasporto pubblici di tutti i tipi, car sharing, car pooling, biciclette normali ed elettriche, auto elettriche, pattini, monopattini, politiche per l’andare a piedi, questi sono i settori da sviluppare e in questi settori c’è tanto da lavorare, così tanto che non ci basterebbero tutte le persone che oggi lavorano per il dinosauro Fiat. Marchionne non ci arriverà mai, il sindacato ci arriverà prima o poi?

 

Igenia: una spugna ecologica per catturare il calcare in lavatrice

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/05072012/igenia-una-spugna-ecologica-per-catturare-il-calcare-in-lavatrice/4096

Qualche tempo fa spiegavamo come il calcare dell’acqua non fa male alla salute, mentre invece può danneggiare seriamente i nostri elettrodomestici, in primis la lavatrice. Nella nostra continua ricerca di prodotti ecocompatibili che possano migliorare la nostra qualità di vita abbiamo trovato Igenia, una spugnetta che, inserita nel cestello della lavatrice, è in grado di catturare il calcare rendendo dolce l’acqua naturalmente “dura” per il lavaggio di qualunque tipo di indumento.

I benefici per l’ambiente (e per il portafoglio) sono molteplici: con l’eliminazione del calcare si può ottenere un bucato soddisfacente, pur riducendo del 50% l’utilizzo del detersivo e azzerando quello dell’ammorbidente (una delle sostanze più inquinanti in assoluto), senza rilasciare altri tipi di additivi chimici nell’ambiente. Inoltre, quando le serpentine della resistenza sono prive di incrostazioni calcaree, si consuma meno energia e si prolunga la vita della lavatrice. La spugnetta, che misura circa 16×2,5×10 cm, costa 19,99 euro ed è sufficiente per almeno 120 lavaggi. Purtroppo non può essere utilizzata in lavastoviglie.

Riciclo delle plastiche: come valorizzarle e riportarle a nuova vita

Scritto da: Paola Peron
Fonte: http://www.howtobegreen.eu/greenreport.asp?title=612

Riciclo delle plastica e valorizzazione. Novità di particolare importanza è l’impianto per la valorizzazione delle plastiche, ultimo nato in casa Eso Recycling; questo sistema inaugurato nel 2011 consta di una tecnologia inedita ideata e progettata in sede aziendale. Gli obiettivi di questo progetto sono i seguenti:

– recupero e valorizzazione plastiche e metalli dagli elettrodomestici, macchine da ufficio e altri manufatti a fine vita, scarti di produzione

– selezione accurata dei polimeri distinguendo anche i materiali caricati per una produzione di materie plastiche pronte per essere riutilizzare per stampare nuovi manufatti di alta qualità

– materiali selezionati in uscita dall’impianto ABS,PS,PP,SILICONE,SCHEDE ELETTRONICHE ABS caricati, PS caricati, POMM,PEHD,PELD,PVC,RAME,ACCIAIO INOX,FERROSI, ALLUMINIO etc.

[DESCRIZIONE DEL PROCESSO]

Il materiale in arrivo viene codificato e stoccato separatamente per tipologia. Gli elettrodomestici, macchine da ufficio, altri manufatti e scarti di produzione vengono prima processati su di una linea di disassemblaggio ove avviene un primo recupero di metalli valorizzabili, separazione di vetro di varie tipologie, estrazione di materiali pericolosi o dannosi per l’ambiente.

Le plastiche separate sommariamente passano a una linea di triturazione per la preparazione alla selezione e valorizzazione. Il processo prevede più sistemi di estrazione delle polveri fini, sistemi di estrazione dei metalli ferrosi e non ferrosi anche di piccolissime dimensioni e delle selezionatrici ottiche ad alta velocità per il riconoscimento dei vari polimeri.

Il riconoscimento dei vari polimeri è il cuore dell’impianto in quanto l’operatore può selezionare a sua discrezione il polimero da selezionare sul flusso e la qualità del materiale voluto su ciascuna macchina. Una serie di processori elaborano i dati provenienti dai vari sensori: vengono confrontati i dati con gli algoritmi di calcolo preparati per ciascun materiale da riconoscere. Una volta che è stato individuato il polimero desiderato viene estratto dal flusso da dei getti d’aria ad altissima velocità con precisione millimetrica e, prima di entrare nei sacconi di stoccaggio, può essere controllato visivamente. Tramite un estrattore di metalli di nuova concezione è inoltre possibile separare chirurgicamente eventuali metalli ancora presenti nelle plastiche selezionate, ad esempio: etichette in alluminio, inserti metallici etc. andando così ad espellere solamente il pezzo interessato dalla presenza di metalli.

L’impianto sito a Pianezze (Vicenza), unico nel suo genere in tutta Italia, può trattare annualmente fino a 18.000 tonnellate, con una capacità di ingresso di 3 ton/h. I destinatari del prodotto trattato sono dunque tutte quelle ditte che lavorano le plastiche triturate divise per polimero e le preparano in granulati termoplastici che poi utilizzano per l’estrusione di

Yoshitaka Fujii e la frode scientifica da record

Fonte: http://news.sciencemag.org/scienceinsider/2012/07/a-new-record-for-retractions-1.html
Tradotto da: http://www.ditadifulmine.com/2012/07/yoshitaka-fujii-e-la-frode-scientifica.html

L’ambiente scientifico è notoriamente scettico, e ha la tendenza ad essere poco incline alle bufale, talvolta anche senza preoccuparsi, per partito preso, di indagare un fenomeno considerato non ortodosso. Ma la scienza non è affatto esente da truffe e truffatori, anche in situazioni ben lontane dalla linea di confine tra il reale e l’incredibile, come dimostra il caso di Yoshitaka Fujii.

Yoshitaka Fujii è un anestesiologo giapponese che ha pubblicato negli ultimi 19 anni un discreto numero di ricerche. I suoi 249 studi, anche se considerati di scarso impatto nell’ambiente medico, gli hanno garantito posti di lavoro per lui e i suoi conoscenti, nuove occasioni di business, e conferenze pubbliche.
La Japanese Society of Anesthesiologists si è recentemente accorta di un piccolo inconveniente nella carriera accademica di Fujii: 172 delle sue ricerche sono state totalmente inventate dal nulla, e non sarebbero corredate da alcun dato reale ottenuto sul campo.
L’investigazione sulla carriera di Fujii è iniziata lo scorso 8 marzo dall’analisi di una pubblicazione dell’anestesista sulla rivista Anaesthesia. Il comitato creato per condurre le indagini si è concentrato su 212 delle 249 pubblicazioni dell’anastesiologo giapponese, tentando di recuperare i dati raccolti durante le ricerche, gli appunti di laboratorio, e le informazioni relative ai pazienti umani o animali coinvolti negli esperimenti.
Si è scoperto che 126 pubblicazioni contengono informazioni totalmente inventate. Nessun esperimento è mai stato eseguito, nessun metodo scientifico, nessun dato reale. Le restanti ricerche tra le 172 considerate false contengono almeno un grave errore nel metodo, errore tale da invalidare l’intera pubblicazione, o sono ancora in corso di analisi per verificare la loro autenticità.
Sfruttando la sua posizione in istituti come il Tokyo Medical and Dental University, la University of Tsukuba e la Toho University, Fujii avrebbe confuso i dati, supportando i suoi studi facendo leva sul buon nome di questi centri di ricerca.
Fujii ha iniziato a pubblicare ricerche fasulle nel 1993, continuando nella sua carriera da falsificatore durante ogni incarico lavorativo ricoperto. In alcuni casi, l’anestesiologo non ha soltanto tentato di nascondere il suo operato all’ambiente scientifico, ma anche ai co-autori delle ricerche, arrivando a falsificare le firme di ricercatori neanche lontanamente informati dell’utilizzo del loro nome.
Alcuni dei co-autori, come Hidenori Toyooka della University of Tsukuba, sarebbero invece stati ben consapevoli dell’operato di Fujii. Nel caso specifico, Toyooka fu per diverso tempo il supervisore di Fujii, e risulta co-autore di molte delle ricerche dell’anestesiologo giapponese.
Sebbene Fujii e Toyooka continuino a sostenere che parte delle loro ricerche è valida (senza tuttavia specificare QUALI sezioni degli studi), 23 editori di altrettante riviste scientifiche, tra le quali Anaesthesia e ScienceInsider, non sono affatto dello stesso parere.
Le 172 ricerche falsificate costituiscono un nuovo record in ambiente scientifico. Il precedente primato apparteneva a Joachim Boldt, anestesista tedesco accusato di aver falsificato ben 89 delle sue 102 pubblicazioni. L’accusa, avanzata dagli editori di ben 16 riviste scientifiche, gli è costata il titolo di professore all’Università di Giessen.

Economisti tedeschi: “Merkel, troppi regali all’Italia”

Fonte: http://www.linkiesta.it/appello-economisti-tedeschi-merkel-basta-aiuti-eurozona
Scritto da: Giovanni Del Re

Centosettanta economisti tedeschi, ispirati da Hans-Werner Sinn, direttore dell’istituto di ricerca Ifo, hanno scritto una lettera aperta, pubblicata oggi sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, indirizzata ad Angela Merkel. Oggetto delle critiche l’unione bancaria e gli aiuti diretti del fondo salva-Stati agli istituti in difficoltà. Un altro macigno sulle spalle del Cancelliere, ma non tutti gli accademici sono d’accordo.

«Cittadini! Parlate con i parlamentari del vostro collegio, i nostri rappresentanti devono sapere i rischi che corre la nostra economia!». Su Angela Merkel, già subissata di critiche per i (presunti) cedimenti al vertice di Bruxelles della scorsa settimana, piomba adesso come un macigno un appello ai cittadini tedeschi a rivoltarsi contro i risultati del summit del 28-29 giugno.

Un appello anzitutto contro gli aiuti diretti alle banche dei fondi salva-stati, e in generale l’unione bancaria, lanciato non dai soliti euroscettici o dai cristianosociali bavaresi, ma da circa 170 seri economisti. Colpisce il peso dei firmatari, tra cui figura ad esempio Kai Konrad, presidente del consiglio scientifico che assiste il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, o altri economisti notissimi in Germania come Juergen Dongens, Klaus Zimmermann o Robert von Weizsäcker.

Se l’iniziativa è stata lanciata formalmente dal professore di Statistica di Dortmund Walter Krämer, ispiratore dell’appello è Hans-Werner Sinn, direttore dell’istituto economico Ifo di Monaco (uno di quelli che prepara i rapporti economici annuali per il governo), che da tempo fa fuoco e fiamme contro i fondi salva-stati, gli aiuti agli stati in difficoltà, e insiste che la Grecia debba assolutamente lasciare l’eurozona. «La signora Merkel – diceva il 2 luglio all’emittente radiofonica Deutschlandfunk – al summit si è battuta come un leone fino all’ultimo. Ma (gli altri ndr) erano tutti d’accordo: volevano prendersi i soldi tedeschi, e lei era sola». Chiosa Krämer in un’intervista all’agenzia Dapd: «Tra 10-15 anni dovremo saccheggiare il nostro sistema pensionistico per salvare qualche banca ormai decotta».

L’appello è stato pubblicato sotto forma di lettera aperta a tutta pagina dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, divenuta ormai da tempo il pendant “intellettuale” al tabloid Bild sul fronte dello slogan: gli europei del sud vogliono continuare a spendere e spandere a spese di noi tedeschi. «Le decisioni che è stata costretta ad accettare la cancelliera al vertice Ue – recita la “lettera aperta”, che inizia con il classico “Cari concittadini” – sono sbagliate. Noi economisti dei paesi di lingua tedesca (c’è anche qualche austriaco, ndr) vediamo con grande preoccupazione il passo verso l’unione bancaria, che implica una responsabilità collettiva per i debiti delle banche del sistema dell’euro. I debiti delle banche sono quasi tre volte i debiti pubblici, e nei cinque paesi in crisi (inclusa l’Italia, ndr) si aggirano intorno a varie migliaia di miliari di euro. I contribuenti, i pensionati, i risparmiatori dei paesi d’Europa ancora solidi non possono essere chiamati a rispondere per garantire questi debiti». Secondo gli economisti, «le banche devono poter fallire».

Non basta. «I politici – prosegue la “lettera aperta” – sperano forse di riuscire a limitare le somme garantite, e di evitare abusi attraverso una sorveglianza bancaria comune. Non ci riusciranno, finché i paesi debitori disporranno di una maggioranza nell’eurozona. Se i paesi solidi accettano la condivisione della responsabilità per i debiti delle banche, saranno sottoposti sempre più alle pressioni per aumentare queste garanzie, o per allentare le condizioni per ottenere gli aiuti. Inevitabili le liti e i dissidi con i vicini».

Per i 170 economisti, «l’estensione alle banche della protezione (dell’Esm, con il finanziamento diretto ndr) non aiuterà né l’euro, né il pensiero europeo. Piuttosto aiuterà Wall Street, la City di Londra – e alcuni investitori anche in Germania – e una serie di banche decotte estere e interne, che ora potranno continuare i propri affari a spese di cittadini di altri paesi che hanno ben poco a che fare con tutto questo».

La lettera si chiude con l’appello ai cittadini a rivolgersi ai propri deputati (con cui abbiamo aperto questo articolo) che, come scrive oggi la Süddeutsche Zeitung, può diventare un “big bang” politico, viste oltretutto le elezioni il prossimo anno in Germania (e in Austria). Tanto più che l’appello ha trovato eco positive ad esempio nei socialdemocratici all’opposizione. «Le decisioni del summit – dice Carsten Schneider, responsabile per la politica di bilancio dell’Spd, che giudica «ragionevole e sensato» l’appello – rischiano di trasformare radicalmente il fondo salva-stati Esm, mutandolo in un fondo salva-banche». Duro anche Alexander Dobrindt, segretario generale della Csu bavarese al governo con la Merkel. L’appello, ha commentato, è «un monito affinché l’attuazione delle decisioni del vertice Ue, troppo facilmente soggette a interpretazioni, non vada nella direzione sbagliata». E cioè «non possono imporsi in Europa colora che, con la loro irresponsabile politica debitoria, vogliono caricare oneri finanziari sulle future generazioni».

La cancelliera, a dire il vero, ha prontamente risposto. «Al vertice – ha dichiarato – non sono stati presi impegni che vadano al di là di quanto già previsto dai trattati». Soprattutto, «non ci sono responsabilità aggiuntive con le regole attuali» – l’allusione è al fatto che, per poter finanziare direttamente le banche, ci vorrà un supervisore centrale Ue, e al no secco agli eurobond. Del resto ci sono anche economisti tedeschi che bocciano senza mezzi termini l’appello dei 170.

Ad esempio Peter Bofinger, uno dei cinque saggi del governo federale, fautore del fondo di redenzione per i debiti pubblici sopra il 60% del pil con tanto di eurobond. «Questo appello – ha detto a SpiegelOnline – danneggia il prestigio pubblico delle Scienze economiche tedesche. In una discussione che naturalmente è segnata da paure ed emozioni, il compito della scienza deve essere quella di contribuire a ritornare su un piano oggettivo attraverso una sobria diagnosi dei problemi e un’analisi dei pro e i contri di possibili terapie. Non è quello che fa questo appello».

«La lettera aperta è irresponsabile e non ha niente a che fare con argomentazioni economiche, si fonda solo su emozioni» ha tuonato anche Michael Hüther, direttore del DIW, il più grande e importante istituto economico in Germania. Adesso, scrive SpiegelOnline, una serie di altri economisti capeggiati da Bofinger e da Gustav Horn (direttore dell’Istituto di macroeconomia, vicino ai sindacati) sta preparando un contro-appello. Resta tutto da vedere, però, se riusciranno a trovare altri 170 firmatari, e convincere i tedeschi.

CIPRO: IL PRESIDENTE DI TURNO DELLA UNIONE EUROPEA MINACCIA DI CHIEDERE PRESTITI A BUON MERCATO ALLA RUSSIA.

Scritto da: Antonio De Martino
Fonte: http://corrieredellacollera.com

L.’ultimo paese d’Europa ad essere diviso da un muro sorvegliato da truppe, ormai da una settimana è il presidente dalla Unione Europea e questo è già emblematico.

Diventa paradossale se questo stesso paese, chiede un prestito alla Russia spiegando che le condizioni – definite dal vertice di Bruxelles che ha visto ” trionfare ” Mario Monti – dei prestiti della UE potrebbero essere più dure.
“Abbiamo chiesto il prestito contemporaneamente alla UE e alla Russia e le condizioni russe potrebbero essere più interessanti.”
Il Presidente Christofias , ex comunista, ospita oltre quarantamila russi e poco più numerosi inglesi che hanno trasformato l’ex base militare cardine della NATO nel Levante, in un centro finanziario privilegiato per l’Oriente slavo.
Su una cosa Christofias ha certamente ragione , in contraddizione con se stesso , dice che una cosa è il libero mercato e un’altra è un mercato senza regole.
Cipro ha chiesto dieci miliardi di euro al fondo salva stati e si trova a due ore di aliscafo dalla Siria
Nelle sue acque è stato trovato – da una joint venture israelo-americana – il giacimento Leviathan , unico che possa competere in dimensioni con il giacimento siberiano di Gazprom.
Il paese è uno dei centri di elusione fiscale del Mediterraneo assieme a Gibilterra e Monaco.
Per i prossimi sei mesi gestirà l’Agenda dell’Unione Europea nel momento più delicato della sua esistenza.
E poi , i vari Merkel, Monti & Partners vogliono che li prendiamo sul serio .

Pedofili in fuga…

Fonte: http://www.massimilianofrassi.it/blog/

Mentre continuiamo a tenere alta l’attenzione sul pedofilo in fuga, Giovanni Bocchio (proprio nei giorni scorsi pare gli abbiano pignorato i mobili di casa; qua trovate la storia: http://www.massimilianofrassi.it/blog/category/giovanni-bocchio ) che dopo la condanna per non andare in carcere (ma non sarebbe il caso di introdurre una legge per cui se la Cassazione ti condanna immediatamente finisci dentro?), riportiamo una storia simile, con ennesimo pedofilo fuggito, stavolta pare con certezza, all’estero.
Dalla Liguria all’Emilia Romagna, Correggio per l’esattezza.
Dove un patrigno ha picchiato e maltrattato i figli della compagna (in sua assenza) e abusato sessualmente la “figliastra” più grande.
Ora è giunta al condanna a ben 6 anni di reclusione. I fatti risalgono al 2008: tre bimbi vengono allontanati da casa per i gravi maltrattamenti a cui sono sottoposti. Una volta fuori trovano la forza di raccontare tutto. E la bimba più grande di anni 12 (gli altri hanno 11 e 8 anni) aggiunge un girone in più all’inferno subito. L’abusante il patrigno, 36enne di origini sudamericane.
Il caso è stato seguito con la professionalità nota agli addetti ai lavori, da parte della Pm Pantani (che ha già seguito il caso La Monica). Dopo le varie perizie a cui i bimbi sono stati sottoposti si è arrivato al rinvio a giudizio dell’abusante ed ora alla condanna (la dr.ssa Pantani aveva chiesto 10 anni ma i giudici si sono fermati a sei anni, accogliendo di fatto la tesi difensiva per chiedeva “l’equivalenza tra aggravanti e attenuanti”).
Nota dolente: l’uomo è all’estero. E non si sa dove sia. Pertanto la pena risulta sospesa.

Le mandorle per la cura della pelle e dei capelli

Fonte: http://www.piusanipiubelli.it/

La mandorla è un frutto oleoso di piccole dimensioni, ma molto nutriente e prezioso per la salute e la bellezza. È un’ottima fonte di vitamine del gruppo B, benefiche per il fegato, per la pelle e i capelli, e di minerali tra cui il potassio e lo zinco.

Il ferro è presente in buona quantità: questa caratteristica rende la mandorla un alimento indicato anche se soffri di anemia. Il binomio calcio-fosforo aiuta la crescita e lo sviluppo armonico di ossa e muscoli; per questo le mandorle sono una buona risorsa per i bambini, le gestanti, per chi ha problemi di osteoporosi o per le donne in menopausa.

In più è ricca di proteine vegetali, di carboidrati e fibre e contiene un enzima, l’emulsina, che favorisce la digestione dei cereali. Ma la sua principale caratteristica è l’abbondanza di acidi grassi essenziali (chiamati anche vitamina F) che aiutano a mantenere la pelle morbida ed idratata, grazie alla loro azione di ricostruzione del film idrolipidico cutaneo. Questi grassi “buoni”, che costituiscono circa l’80% delle calorie delle mandorle, sono benefici per l’apparato circolatorio.

Uno studio recente, pubblicato sulla rivista Archives of Internal Medicine ha dimostrato come il consumo di 65 grammi al giorno di frutta secca, tra cui mandorle, intervenga nell’abbassamento del colesterolo e dei trigliceridi.

Poichè gli acidi grassi si deteriorano facilmente, soprattutto se esposti a luce e calore, assicurati di comprarle freschissime e conservarle in ambiente asciutto e poco illuminato per non far perdere le sue preziose caratteristiche. Si tratta di un alimento che fornisce energia, ma che contiene una notevole quantità di calorie (circa 603 ogni 100 grammi): attenzione a non esagerare con il loro consumo!