Il disastro delle Cinque Terre- e i suoi responsabili

Scritto da: Marco Martini
Fonte: http://alternativaliguria.blogspot.com/2011_10_01_archive.html

Gli ultimi tragici eventi occorsi in Liguria e in Toscana portano alla ribalta, per l’ennesima volta, la situazione allarmante in cui si trova il nostro Paese sul piano dei dissesti idrogeologici. Le cause hanno origini lontane – si pensi alla cementificazione selvaggia del boom economico di metà secolo scorso -e vicine, che partono da questioni di valenza globale (i cambiamenti climatici) e arrivano al locale, al “micromondo” degli entroterra urbani italiani.

In quest’ultimo senso, almeno per quanto concerne numerose realtà nazionali, un ruolo fondamentale lo gioca l’abbandono delle campagne e la relativa assenza dei  contadini,  cioè di chi, traendo il proprio sostentamento dalla terra, ha sempre svolto un efficace compito di “sentinella”sul territorio in modo da prevenire gravi dissesti in grado di compromettere le proprie attività e, in senso più esteso, il benessere della comunità di appartenenza. La pulizia dei rivi e dei torrenti, con l’eliminazione degli arbusti, dei massi e di tutto ciò che può favorire l’esondazione dei corsi d’acqua durante le alluvioni, così come interventi murari di modesta entità ma utilissimi per il consolidamento dei fronti – un caso emblematico è la tradizione tutta ligure dei muri a secco, tramandatasi nei secoli – sono stati i semplici ed efficacissimi strumenti in mano alle comunità locali per scongiurare l’avvento di disastri di notevole impatto. Circa un anno fa, il quartiere genovese di Sestri Ponente, in  seguito a un violento nubifragio, subì danni rilevanti a causa dell’esondazione dei suoi torrenti, i cui letti, nelle settimane precedenti, non erano stati sottoposti alle necessarie  operazioni di manutenzione e pulizia.
Si noti che la “pigrizia” di certe autorità comunali e provinciali nell’attuare efficaci opere di prevenzione è stata denunciata poco tempo fa da Legambiente, che  ha analizzato le iniziative di mitigazione del rischio idrogeologico nei 54 comuni liguri monitorati. Il risultato assegna una valutazione positiva, ma solo sufficiente, ad appena 12 amministrazioni (il 26%) mentre è negativa per il restante 74%, con 24 comuni giudicati “scarsi” e 17 “insufficienti”. Tra i peggiori Legambiente indica Cogorno, Lavagna e Murialdo «che pur avendo la presenza di diverse strutture in zone a rischio non si sono efficacemente attivati per una concreta opera di contrasto».

Naturalmente, con questo non si vuole ridimensionare quella che è probabilmente la causa principale dei dissesti idrogeologici italiani, ossia la cementificazione indiscriminata del territorio. In nome dello “sviluppo” il territorio italiano – di per sé difficile per la sua conformazione particolare – è stato letteralmente ricoperto da un’enorme colata di cemento, senza che si tenesse conto dei difficili equilibri ambientali che caratterizzano molte nostre regioni. Alla cementificazione “sviluppista” del secondo dopoguerra e dei “palazzinari” anni ’60, si è aggiunto e sovrapposto un diffuso abusivismo edilizio da parte dei privati,in molti casi anche semplici cittadini, del tutto incuranti dei danni che, in molti casi, stavano arrecando agli equilibri idrogeologici dei loro territori. Solo nel 1985 il legislatore ha cominciato a correre ai ripari, con la famosa Legge 431, nota anche come Legge Galasso, che ha posto divieti di edificabilità in ambienti particolari (aree d’alta quota, vulcani, paludi, vicinanze di corsi d’acqua o spiagge) e l’obbligo per le regioni di redigere Piani Paesistici allo scopo di tutelare i propri patrimoni ambientali. Ciononostante, l’abusivismo edilizio continua a prosperare nel nostro Paese, con particolari “punte” nelle aree maggiormente soggette ad infiltrazioni mafiose nelle pubbliche amministrazioni. A titolo di esempio si noti come, secondo i dati di Legambiente, Il business del cemento ha prodotto solo in Campania 60.000 case abusive in 10 anni, e a spartirsi la torta dell’edilizia ‘a tutti costi’ ci pensano 64 clan camorristici. In 20 anni – dal 1991 a oggi – ci sono state nella regione 7 amministrazioni comunali su 10 (67%) sciolte per infiltrazione mafiosa, alla cui base c’e’ proprio l’abusivismo edilizio.
Tornando ai disastrosi eventi di questi giorni, va evidenziato un altro dato allarmante, ossia la tipologia delle precipitazioni che ha colpito le Cinque Terre e le aree limitrofe. Si è trattato di un evento meteorologico di eccezionale gravità, con ben 500 millimetri di pioggia caduti in poche ore, che non trova precedenti nella storia di quelle zone. Un evento che si collega, a detta degli esperti, ai cambiamenti climatici a livello globale, e che potrebbe quindi risultare alla lunga un triste antefatto di molti altri eventi luttuosi per il nostro Paese, le cui “fondamenta” idrogeologiche, come abbiamo visto, sono state già messe in serio pericolo da un mix di incuria, illegalità e negligenza diffuse. Siamo, di fatto, nel pieno di una vera e propria emergenza nazionale continua e silenziosa, latente, ma dal potenziale devastante.

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