Proposto allevamento di pollame in stile Matrix

Fonte: Food project proposes Matrix-style vertical chicken farms
Tradotto da: http://www.ditadifulmine.com/2012/02/proposto-allevamento-di-pollame-in.html

L’allevamento di pollame in batteria prevede che i pennuti vengano posizionati all’interno di gabbie metalliche alte circa 45 centimetri in gruppi composti da diversi individui, raggiungendo una densità pari a 22 uccelli per metro quadrato. Inutile dire quanto possa soffrire un animale in queste condizioni: poco spazio per muoversi, stile di vita alienante anche per un cervello grosso come un’arachide, per non parlare di alcune pratiche, ora bandite, come la mutilazione del becco, volte ad evitare che gli animali si scannassero tra loro per via del poco spazio a disposizione.Rispetto a pochi anni fa, oggi le condizioni del pollame sono leggermente migliorate, ma l’allevamento in batteria non potrà mai rimpiazzare quello a terra o quello biologico in termini di condizioni di vita degli animali. Ma la produzione in batteria è ciò che sostanzialmente alimenta il mercato di massa, e rinunciarvi richiede lo sviluppo di alternative valide dal punto di vista commerciale.Ogni anno, ad esempio, il Regno Unito alleva e uccide 800 milioni di polli. Sono polli cresciuti al chiuso, lontano dalla luce naturale, e selezionati per crescere e morire in fretta tramite un meccanismo “a scadenza” indotto proprio dal loro stesso metabolismo: cuore e polmoni non riescono a reggere il carico di sviluppo dell’organismo, e dopo circa 8 settimane portano alla morte dell’animale.

Dal punto di vista commerciale, la fine di questi volatili è un fendente di scure sul collo per i grossi allevatori. Chi non avrebbe qualche remora a mangiare un pollo in umido dopo aver visto le condizioni di vita del pennuto all’interno di un allevamento in batteria?
Per risolvere questo problema di immagine, Paul Thompson, filosofo della Purdue University, suggerì qualche tempo fa una soluzione chiamata “The Blind Chicken Solution” (La soluzione del pollo cieco): Thompson sostenne l’esistenza di un pollo, sviluppato in laboratorio in modo accidentale, completamente cieco e impossibilitato a sperimentare stress in condizioni di sovrappopolazione delle gabbie.
Thompson, quindi, propose di utilizzare polli ciechi per l’allevamento, risolvendo il problema di collocare più di cinque polli in un metro quadrato di spazio e dando un tocco di “umanità” all’intera questione.
Uno studente di architettura, André Ford, si è spinto ben oltre l’idea di Thompson proponendo la “Soluzione del pollo senza testa”. La ricetta è relativamente semplice: rimuovere la corteccia cerebrale di un pollo per inibire il suo sistema sensoriale, e stivare decine di polli in uno spazio attualmente riservato a qualche unità. 

Solo il tronco cerebrale dei polli verrebbe mantenuto intatto, per consentire loro di continuare a crescere fino a raggiungere le dimensioni e il peso necessari per la commercializzazione.
Ford ha proposto la creazione di enormi allevamenti urbani che si sviluppano in verticale, e contenenti ciascuno circa 1.000 pennuti connessi a macchine che li alimentano, li desensibilizzano, e li portano a maturazione in modo veloce e (teoricamente) indolore.
Se la proposta di Ford sembra una versione di “The Matrix” per galline, aspettate di sentire il resto. “Le somiglianze [con il film] sono evidenti” spiega Ford, “anche se in ‘The Matrix’ la specie dominante era così gentile da fornire alla specie sottomessa una realtà alternativa, molto migliore del loro mondo post-apocalittico”.
I piedi dei polli verrebbero rimossi per poter creare gruppi super-densi di pennuti all’interno delle gabbie.
Cibo e acqua sarebbero somministrati tramite una rete di condotti connessi direttamente con l’apparato digestivo degli animali, e un altro tubo si occuperebbe di liberarsi degli escrementi.
In questo modo sarebbe possibile raggiungere densità di 11,7 polli per metro cubo, invece che gli attuali 3,2 negli allevamenti in batteria.
Sorge tuttavia una domanda fondamentale: ciò che mangiamo del pollo è la muscolatura, e un pollo senza zampe in una gabbia che gli impedisce di muoversi non svilupperà mai una muscolatura sana.
Per Ford, questo è l’unico problema reale, ma del tutto risolvibile: ha proposto di utilizzare l’elettrostimolazione della muscolatura già sperimentata in altre ricerche sulla carne sintetica.
Disgustati? Sotto shock? Inorriditi? Secondo Ford, il suo metodo di allevamento non sarebbe peggiore di quelli attualmente in uso in tutto il mondo. “La realtà degli attuali sistemi di produzione è ugualmente spaventosa, ma sono nascosti dietro alla maschera di sentimentalismo delle scene di allevamento tradizionale, ciò che noi consumatori ricordiamo e vediamo sulle confezioni”.
“Ci sono numerose differenze tra il sistema corrente di produzione e quello che propongo io, ma la differenza fondamentale è la rimozione della sofferenza. Se la mia proposta possa essere il modo adatto per ottenere la rimozione della sofferenza è una questione aperta all’interpretazione. In realtà, questa decisione dovrebbe essere presa dal singolo consumatore”.
Secondo Ford, la “soluzione del pollo senza testa” è identica nei suoi intenti agli esperimenti di creazione di carne in laboratorio. “Le intenzioni sono le stesse, la sintesi di proteine animali senza causare sofferenza”.

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