Sequestrate le armi della “polisia veneta”

Scritto da: Alessandro Mognon
Fonte: http://www.ilgiornaledivicenza.it

L’INCHIESTA. Parte da Treviso l’operazione che ieri ha portato alla denuncia per associazione paramilitare di 18 aderenti al Movimento per la liberazione del Veneto. Nelle case dei 3 vicentini coinvolti gli agenti della Digos hanno trovato pistole, fucili e carte  di identità con scritte in dialetto.

Vicenza. Quando gli agenti della Digos ieri si sono presentati alla porta non hanno fatto resistenza ma tutti avevano la stessa frase pronta: «Non riconosco l’autorità dello Stato italiano». Poi hanno lasciato che i poliziotti si portassero via pugnali, pistole, proiettili, carabine (tutti con regolare permesso), documenti e carte d’identità “venete”. Loro sono i 18 aderenti al gruppo separatista Movimento di liberazione nazionale del popolo veneto finiti nell’inchiesta della Direzione centrale della polizia di prevenzione del ministero dell’Interno e della Procura di Treviso, epilogo di circa sei mesi di indagini della Digos della questura di Treviso. Un’inchiesta che oltre a 13 trevigiani, un padovano e un veronese ha coinvolto tre vicentini, accusati di associazione paramilitare. Con tanto di creazione di un corpo armato, la “polisia veneta”. Un po’ come i Serenissimi che con il tank artigianale assaltarono piazza San Marco nel 1997. Si tratta di Davide Giaretta, operaio di 28 anni residente a Trissino; Giancarlo Carlesso, 32 anni, autotrasportatore del Bassanese e Luciano Benetti, 54 anni, piccolo imprenditore di Montecchio Maggiore.  A Carlesso sono stati sequestrati documenti, 4 pugnali da 30 centimetri, 50 coltelli, uno sfollagente, una carabina ad aria compressa e adesivi del Mlnv. Dall’abitazione di Benetti i nove agenti coordinati dal capo della Digos di Vicenza Nevio Di Vincenzo hanno portato via una pistola Beretta 9,21 con 2 caricatori (uno vuoto), una Beretta cal. 22 con il caricatore vuoto, 24 proiettili, una carabina semiautomatica Remington da tiro sportivo e varie scatole di proiettili, un fucile ad aria compressa e due carte “d’identità e licensa de guida de la Repubblica veneta” con tanto di foto. Infine a Giaretta sono state sequestrate una tessera con foto (dove si definisce capodipartimento), un coltello da lancio tipo ninja, una spilla con una svastica e 291 vademecum dove si spiega “come comportarsi in caso di controlli della polizia”.  Come ha spiegato il questore di Treviso Carmine Damiano si tratta della prosecuzione di un’inchiesta di tre anni fa con armi sequestrate e 13 indagati (alcuni sono gli stessi). Ma l’iter giudiziario si era arenato un anno dopo a causa dell’abolizione del reato di costituzione di associazione paramilitare decisa nel 2010. Processo cancellato, fino a quando nel febbraio scorso il Governo Monti ha reintrodotto il reato. Così le indagini sono ripartite e «anzi – spiega sempre Damiano – c’è stata un’esasperazione verso il fanatismo e l’introduzione di elementi comunicativi che lasciavano intendere uno sviluppo pericoloso».  Come quel “monito” al presidente della Repubblica Napolitano in occasione della sua visita in Veneto che compare sul sito web del movimento: «La sua sicurezza e incolumità personale non saranno garantite, fermo restando il legittimo ricorso al diritto di rappresaglia. Il Veneto non xe la to italia, ocio». Forse anche da qui la decisione di intervenire.

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