La Spagna è in ginocchio e il piano neoliberista quasi concluso

Scritto da: Germano Milite
Fonte: http://www.you-ng.it

L’economia tedesca è tornata a essere molto competitiva. Nessuno ci avrebbe scommesso, ma in Germania c’è stata una vera rivoluzione. Sembrava un paese rigido, incapace di modificare il so mercato del lavoro. Poi il governo si è fatto coraggio e l’Ig Metall, il principale sindacato, ha deciso di accettare la logica della flessibilità: lavorare più a lungo e guadagnare meno”. Con queste parole, Jim O’Neill, managing director e capo economista della Goldman Sachs (che prima della crisi in pochi conoscevano), ha concluso il suo intervento al vertice dei grandi dell’economia di Davos nel 2006. All’epoca O’Neill guadagnava più o meno 10 milioni di dollari l’anno e, dopo le sue parole, chiarissima ed odiosissima sintesi del pensiero iperliberista (e schiavista) legato a Milton Friedman, nessuno osò linciarlo, incendiargli la casa, espropriargli ogni bene e mandarlo in un Gulag per un decina d’anni. Lui e quelli come lui, dopo aver giocato con la finanza casinò ed aver perso, sono stati salvati dai governi, dai fondi pubblici e quindi da quegli stessi cittadini-schiavi e sempre più poveri che ora devono “lavorare di più e guadagnare di meno”.  Tra l’altro, nell’occasione, O’Neil lanciò anche una frecciata precisa all’Italia che “Ha perso oramai tutte le sue occasioni e conta soltanto per calcio e cibo”.
La ricetta della Troika è in effetti proprio questa e, dopo aver bollito già la Grecia (“proposti” turni da 13 ore al giorno per 6 giorni su 6 in modo da recuperare “competitività”?), ora si pensa di cucinare per bene anche la Spagna. Con quasi 170 miliardi di crediti non performanti nelle viscere delle proprie banche, il paese che solo fino a qualche anno fa sembrava la nuova locomotiva neolatina, sembra ora prona a consegnarsi nelle mani stritolanti del neoliberismo.

UN DEBITO SENZA FINE
I crediti inesigibili della Spagna,  dal 2008 ad oggi, sono passati da 63 miliardi a 170 (e continuano a crescere). Situazione non meno critica per le regioni autonome che, secondo il rapporto della Banca De Espana, dal 2008 al settembre 2012 sono passati da poco più di 72 miliardi a oltre 150. E in stato di crescente difficoltà, accerchiati dalla pressione dei mercati e dai declassamenti di rating che incombono costantemente, gli iberici si sono letteralmente tuffati nei prestiti della BCE. Cifre impressionati che vedono crescere gli “aiuti” della Banca Centrale europea dai circa 70 miliardi dell’agosto 2011 agli oltre 388 odierni. Numeri che parlano chiaro: Madrid è in ginocchio, sull’orlo di un precipizio debitorio del quale non si riesce a scorgere la fine.  Il rapporto debito-Pil iberico, è passato dal 40 al record storico che tocca il 75,9% nel secondo semestre del 2006.

RADDOPPIA IL DEBITO ASSOLUTO, DIMINUISCE IL PIL
E se il debito totale è passato da 400 a 800 miliardi, il PIl della Spagna e contemporanemente sceso da 1.087,788 miliardi di euro a 1.059,33. Tutto questo ha prodotto effetti a catena prevedibili, il più immediato dei quali è stato l’incremento vertiginoso degli interessi sui titoli obbligazionari. Nel 2009 quello per i decennali era del 3,9%. Oggi arriva al 7,6. E se pensate che tutti questi dati bastino per presentare l’abisso iberico, allora commettete il grave errore di dimenticare la bolla immobiliare che non è ancora esplosa in tutta la sua potenza. Ma l’aumento del debito Spagnolo ed il contemporaneo decremento del Pil, sono prima di tutto l’ennesima prova che le misure di austerity non solo non funzionano e non servono a risolvere la crisi artatamente create per imporre alla società il piano di ristrutturazione socio-economica voluto da Friedman e dai suoi seguaci; le misure di rigore o “lacrime e sangue”, servono a peggiorare la già precaria situazione dei paesi in difficoltà.

PERCHE’ GLI AIUTI DA BCE ED FMI PEGGIORANO SOLO LA SITUAZIONE
Caduto Zapaterò e salito Mariano Rajoi, nulla è cambiato per il popolo spagnolo: Francia e Germania spingono per convincere Madrid ad accettare altri aiuti (concessi alle banche, ovviamente) da BCE ed FMI. Ma il nodo principale che tiene saldamente in piedi il circolo vizioso, è uno soltanto: la mancata divisione tra banche che fanno attività speculativa e quelle “tradizionali”. Fin quando non si obbligheranno gli istituti di credito ad elargire prestiti ad imprese innovative e valide e famiglie che vogliono comprare una casa, non servirà tutto il denaro del mondo per evitare la proletarizzazione della classe media ed il conseguente contro della società occidentale così come la conosciamo. Se non si avrà il coraggio di effettuare questo primo, sacrosanto passo verso lo strozzamento degli squali della finanza e si permetterà a persone come O’Neil di parlare e vivere indisturbati, non ci saranno manovre “anti-crisi” ma solo crolli a catena ed instabilità sociale crescente e sempre più pericolosa; incanalata verso quella “Terza Guerra Mondiale”, per ora solo finanziaria ed economica, di cui Elido Fazi parla nel suo libro e tanti altri economisti e statisti (come ad esempio Kissinger) hanno accennato e continuano ad accennare in maniera sempre più insistente.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *