Pazzo Giappone: ok alla carbon tax dal 2016, ma riprende la costruzione di una centrale nucleare

Scritto da: Umberto Mazzantini
Fonte: http://greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=18074

Sciolta l’Atomic energy commission.

Studio ventennale sul fallout radioattivo nelle foreste della no-entry zone di Fukushima

Il governo giapponese, fresco di rimpasto, ha istituito «Un tributo ambientale per contribuire a contenere l’uso di combustibili fossili e combattere il global warming». Si tratta di una carbon tax che colpirà i combustibili fossili, a partire da petrolio e gas naturale, che secondo le stime ufficiali costerà circa 1.200 yen in più ad ogni famiglia giapponese a partire dall’anno fiscale 2016.

L’introduzione della tassa è in linea con il programma del Partito democratico del Giappone e della coalizione di governo di centro-sinistra che punta a ridurre, entro il 2020, le emissioni di gas serra del 25% rispetto ai livelli del 1990. La Keidanren-Japan Business Federation, la Confindustria giapponese, si oppone ferocemente alla carbon tax e ha chiesto al governo di fermare il suo piano che prevede di aumentare ulteriormente il prelievo fiscale sulle imprese inquinanti a partire dall’aprile 2014.

Mentre il governo parlava di una futuribile carbon tax che dovrebbe essere applicata nel 2016 da un governo che probabilmente non avrà la stessa maggioranza, la Electric company power development (J-Power ) annunciava il riavvio dei lavori di costruzione di una centrale nucleare ad Ohma (Nella foto) nella prefettura di  Aomori, si tratta della prima decisione del genere dopo il disastro nucleare di Fukushima Daiichi dell’11 marzo 2011.

Ieri, durante una sessione speciale dell’assemblea cittadina Ohma il presidente della J-Power, Masayoshi Kitamura, ha annunciato che la sua compagnia ha deciso di riavviare il progetto grazie ad un recente chiarimento della posizione del governo sugli impianti nucleari non ancora completati prima del terremoto/tsunami del 2011. La J-Power ha iniziato a costruire l’impianto nucleare di Ohma nel 2008, ma ha interrotto i lavori  dopo il disastro di Fukushima Daiichi. La struttura è completata per quasi il  40%. L’assemblea municipale di Ohma ha accolto con favore la decisione e la J-Power ha inviato anche i consiglieri di Hakodate, una città di Hokkaido, per spiegare loro la decisione di riprendere la costruzione della contestata centrale nucleare. Hakodate è a circa 230 km dall’impianto nucleare e la sua popolazione è fortemente contraria al progetto nucleare. Il sindaco di Hakodate, Toshiki Kudo, ha detto: «La mia città non potrà mai accettare la decisione, in quanto il progetto ha ricevuto l’approvazione del governo Ohma basata sui criteri definiti prima dell’incidente di Fukushima. La città adirà alle vie legali per fermare il progetto».

Intanto è stato sciolto Il gruppo di lavoro governativo che stava tentando di formulare un quadro per una nuova politica nucleare giapponese, un compito che l’Atomic energy commission non era riuscita a svolgere in 50 anni, prigioniera delle pressioni della lobby nucleare.  Oggi si è deciso di eliminare la conferenza di esperti che dal 2010 doveva verificare la scurezza della struttura nucleare giapponese. Come risposta al disastro nucleare di Fukushima Daiichi, il governo centrale di Tokyo a settembre aveva annunciato che la nuova politica  nucleare del Paese sarebbe stata decisa da una conferenza ministeriale su energia ed ambiente, i membri dell’Atomic energy commission hanno detto che, «Data la nuova politica energetica, il ruolo della Commissione dovrebbe cambiare». Però tra loro c’è anche chi si è detto dispiaciuto dello scioglimento di una Conferenza di esperti di energia atomica. Dal 1956, l’Atomic energy commission doveva formulare ogni 5 anni le linee guida per l’energia atomica, ma gli innumerevoli incidenti e problemi nascosti che sono venuti alla luce dopo  l’11 marzo 2011  dimostrano che questo compito è stato svolto poco e male. In realtà l’Atomic energy commission giapponese era considerata un vero e proprio pilastro della potentissima industria nucleare e le sue decisioni del passato sono sotto esame della politica e della magistratura. Lo scioglimento dell’organizzazione era tra le opzioni possibili.  La nuova politica energetica del governo prevede di investire tutte le risorse disponibili negli sforzi per realizzare un Paese libero dal nucleare entro il 2030, ma intanto si permette il  riavvio delle attuali centrali nucleari, la ripresa della costruzione di impianti come  Ohma e il riciclaggio continuo di combustibile nucleare.

Mentre in Giappone riparte la discussione dal nucleare e sulla gattopardesca posizione di un governo che parla di uscirne mentre permette di costruire nuove centrali, il Paese fa i conti con la pesantissima eredità di Fukushima Daiichi. Oggi il network radiotelevisivo Nhk ha reso noto che «Un’agenzia di ricerca nucleare giapponese condurrà uno studio a lungo termine sul  fallout radioattivo sulle foreste di Fukushima, per vedere quali siano gli effetti della contaminazione sugli habitat umani».

La Japan Atomic Energy Agency, emanazione del governo, pensa di avviare lo studio entro ottobre, la ricerca riguarderà le foreste che coprono un’area di 20 km intorno alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, cioè la no-entry zone istituita dopo la tragedia atomica. «Lo studio dovrà anche monitorare i fiumi sotterranei che raccolgono acqua delle sorgenti dell’area – spiega la Nhk – I ricercatori misureranno per circa 20 anni i livelli di cesio radioattivo e di altre sostanze  nel suolo e nell’acqua. Sperano che il monitoraggio a lungo termine consentirà loro di prevedere come i contaminanti vengano trasportati nelle foreste dall’acqua e dal vento e come influenzano gli habitat umani».

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