Il mio nome è Ostasio, Ostasio II da Polenta.

Scritto da: Enrico Garrou
Fonte:http://enricogarrou.wordpress.com

10257428_1425428951052820_4321235408044556211_n-e1400691558116Sono Ostasio II da Polenta, signore di Ravenna, imprigionato in una lapide nella chiesa di San Francesco. E’ il fato che ha deciso che dovevo essere raffigurato con il saio su una lastra di marmo rosso di Verona, con il viso e le mani scolpite in marmo bianco per accentuare la trasformazione del mio essere in un oggetto funebre. Io grande condottiero addestrato alle armi fin da piccolo, Io che ho comandato in battaglia molti cavalieri, abituato a cavalcare con pesanti corazze, maestro con la spada e la picca, avrei voluto essere raffigurato da morto in ben altra maniera, magari in un grande affresco che celebrasse le mie battaglie, che mi proiettasse nel mondo degli eroi. Invece il destino mi ha riservato una sorte diversa. Sono stato sconfitto nella battaglia di Castagnaro dove al fianco di Giovanni Ordelaffi ho guidato le truppe di Verona contro quelle di Padova. Ho perso la battaglia che avrebbe potuto donarmi l’immortalità dovuta agli eroi, la battaglia dove avrei accettato anche la morte in cambio della vittoria. Ma visitatori che guardate in maniera distratta questa pietra tombale, permettetemi di raccontarvi la verità su come sono andate le cose. Il mio è stato un tempo di continue guerre fra i comuni per annettere nuove porzioni di territorio. Le battaglie erano frequenti e le varie Signorie assoldavano capitani di ventura per guidare le truppe nelle guerre. Io Ostasio, in quegli anni, guidavo le armate di Ravenna a fianco e agli ordini di mio cognato Antonio della Scala signore di Verona, alleato con i Veneziani e i signori di Udine. I Veneziani avevano chiesto il nostro aiuto per cercare di bloccare le mire espansionistiche di Francesco da Carrara signore di Padova a sua volta alleato con i Visconti, signori di Milano. Numerose le battaglie combattute, dove i Padovani cercarono invano di conquistare importanti comuni friulani. Dopo un periodo di stallo, riprendemmo la guerra riuscendo ad arrivare fino alle porte di Padova, ma i Padovani frenarono la nostra avanzata e ci costrinsero alla ritirata. Questa vittoria rese euforici i signori di Padova e quindi l’anno seguente decisero di attaccare Verona. La battaglia decisiva è stata combattuta nella zona di Castagnaro. Io Ostasio II da Polenta con Giovanni Ordelaffi eravamo al comando delle truppe Veronesi e Veneziane mentre le truppe di Padova erano sotto il comando del grande condottiero inglese Giovanni Acuto e di Francesco Novello da Carrara, figlio del signore di Padova. Sappiate che è stata una delle più grandi battaglie all’epoca dei capitani di ventura. Era il 11 marzo del 1387, avevo ai miei ordini diretti 1500 cavalieri, e quando la battaglia ebbe inizio lanciammo le nostre armate contro il nemico che incominciò ad indietreggiare. La battaglia sembrava volgere nettamente a nostro favore e Io e l’Ordelaffi pensammo di avere in pugno la vittoria. Invece fu una ritirata strategica voluta da Giovanni Acuto per attirarci su un terreno acquitrinoso. Fece smontare da cavallo i cavalieri della sua Compagnia Bianca, così chiamata perché i cavalieri indossavano una armatura lucente, e li sistemò su un terreno asciutto e ai lati dispose i balestrieri, gli arcieri, e i cannoni. Noi avanzammo ma perdemmo tempo a riempire un canale, che ci separava dai nemici. Quando riprendemmo la marcia gli arcieri di Acuto incominciarono a colpirci con le frecce che uccisero molti nostri uomini mentre i suoi soldati frenavano la nostra avanzata. Le nostre truppe furono prese dal panico e si disunirono. L’Acuto diede allora l’ordine ai suoi cavalieri appiedati di attaccarci e questi si aprirono un varco nelle nostre file. Fu la nostra fine, ormai padroni del campo i padovani uccisero o catturarono la maggior parte di nostri soldati. Eravamo stati sconfitti da Giovanni Acuto che con la sua strategia rivoluzionaria consegnò la battaglia alla storia. L’utilizzo degli arcieri, la finta ritirata e il far scendere i cavalieri da cavallo evitando l’uccisione degli animali, gli permise di disporre di una formazione di guerrieri che avanzavano fianco a fianco e formavano una forza d’urto straordinaria. Io riuscii a riparare a Ravenna dove due anni dopo divenni legato papale. Invece la fama che Giovanni Acuto aveva di essere il migliore capitano in Italia risultò confermata. Adesso è raffigurato nell’affresco di Paolo Uccello nella cattedrale di Santa Maria del Fiore in Firenze e la sua fama è giunta fino al cielo. Potete capire la mia tristezza.

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Ho combattuto, ho vinto molte battaglie, eppure per coloro che visitano questa chiesa Io sono un frate, non il signore di Ravenna, non il condottiero che ha combattuto la battaglia decisiva. Nessun grande pittore mi ha raffigurato in sella al mio cavallo, nessun scultore ha creato una statua equestre che racconti le mie gesta. Solo ai vincitori è permesso di superare l’oblio e di vivere una gloria imperitura. Visitatori di San Francesco in Ravenna ricordate la mia storia, la storia di un grande capitano di ventura.

La sconfitta di Castagnaro segnò la fine della egemonia degli scaligeri che furono cacciati da Verona dalle truppe viscontee, ma fu una vittoria di Pirro per i signori Carrara di Padova che furono nel 1388 cacciati dai loro domini dai Visconti.

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