Supernotes Agente Kasper; Carletti Luigi

Fonte: http://www.ibs.it/code/9788804639831/agente-kasper/supernotes.html

Titolo: Supernotes
Autore: Agente Kasper; Luigi Carletti
Editore: Mondadori

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Descrizione

“L’inferno esiste e io ci sono stato.” Sono queste le parole con cui l’Agente Kasper, un ex carabiniere divenuto agente dei sevizi segreti e poi del ROS, comincia a raccontare la sua vicenda a Luigi Carletti. La vicenda sembra incredibile: l’ex carabiniere italiano ha trascorso tredici mesi in un campo di concentramento cambogiano. Con lui dovevano sparire i risultati del suo lavoro, un’indagine lunga e difficile, con un nome che forse, prima di questa storia, non diceva molto ma ora significa tantissimo: supernotes. L’inferno dell’Agente Kasper comincia in Italia ma si consuma in Cambogia, dove nel marzo del 2008 viene sequestrato per essere eliminato. È sbattuto in prigioni improvvisate e in una caserma, poi in un ospedale-lager. Infine, a Prey Sar: un autentico campo di concentramento. Nessuno fa niente, qualcuno ha posto un veto. Troppo grande e troppo grave quel che l’Agente Kasper ha scoperto con la sua meticolosa indagine: banconote da cento dollari per milioni e milioni, stampate fuori dal territorio americano. Queste sono le supernotes. Ma chi le stampa? Quella che Kasper scopre è una verità quasi incredibile. Documenti, testimonianze, riscontri e reperti: il materiale che Luigi Carletti e l’Agente Kasper riescono a mettere insieme nella loro attenta ricostruzione è impressionante. Ma sopra ogni cosa c’è l’esperienza diretta del protagonista, narrata con il ritmo e la forza di una spy story che intreccia e svela anche pagine inedite della recente storia italiana.

La recensione di IBS

La copertina di questo libro non lascia alcun dubbio: nel gagliardetto in tinta fluo, un teschiaccio parà a campeggiare sopra il simbolo del dollaro americano, e due ali a incorniciare il vessillo con il motto “E pluribus unum”. Nell’unione, la forza. Più o meno.
Peccato che l’agente Kasper, protagonista delle vicende narrate in questo marzialissimo memorandum, sia abituato a cavarsela da solo; un tipaccio più coriaceo del carapace di una testuggine, volitivo come un rinoceronte e fumantino come un toro davanti a un drappo rosso.
Kasper, però, non è una chimera da strapazzo: è un agente segreto, da oggi un po’ meno segreto poiché la sua ultima prodezza è messa nero su bianco con il prezioso ausilio del giornalista Luigi Carletti, stampata su carta e diffusa in tiratura da centinaia di migliaia di copie.
Rotto a ogni esperienza, il nostro ha sgominato cartelli di narcos e mandato a gambe all’aria intere filiere del crimine organizzato, nel corso di decenni di onorata carriera. È dagli anni ottanta, infatti, che Kasper riaffiora qua e là nel bel mezzo delle operazioni più segrete cui i Servizi Segreti italiani abbiano preso parte; ma forse nemmeno lui era preparato a scoprire quello in cui si è imbattuto durante una sua indagine dall’altra parte del mondo.
Una zecca gigantesca ma invisibile, comodamente appollaiata sulla schiena dello Stato più canaglia fra tutti; una zecca che non ciuccia sangue al suo ospite, ma pompa ininterrottamente miliardi di dollari in banconote da cinquanta e cento dollari su commissione statunitense, con la complicità del governo nordcoreano, al quale vengono corrisposte copiosissime provvigioni.
Banconote fantasma, ma reali; supernotes che non appaiono nelle mappe dell’economia, indistinguibili dai dollari ufficiali; una riserva parallela e copiosissima, indispensabile per finanziare tutte le attività dei servizi segreti USA che la disastrata economia americana non potrebbe più permettersi di foraggiare. Così, mentre gli States e Pyongyang si guardano in cagnesco e fanno la voce grossa, usando come cassa di risonanza i media di tutto il mondo, sarebbero intenti a passarsi brevi manu e sottobanco la più sporca delle mazzette. Un simile patto col diavolo è troppo anche per Kasper.
Persino un elemento come lui, che certo non può essere tacciato di simpatie sinistrorse e che gode di ottime entrature presso i servizi segreti americani, rappresenta un pericolo troppo grande, se a conoscenza di questo segreto indicibile. Così, complice un’accusa di evasione fiscale, montata a bella posta dai servizi cambogiani, Kasper finisce nel campo di Prey Sar, autentico gulag in salsa indocinese. Temperature da tropico, e umidità proporzionata. Ma se il clima è infernale, non si può dire che la compagnia sia paradisiaca.
Ogni parola va soppesata. Ogni incertezza bandita. Si eseguono gli ordini dei kapò, sperando che la solerzia nel rispondere a quei comandi perentori e sibilati fra i denti stretti possa regalare un giorno in più: la morte è presenza palpabile, e può essere evocata da un semplice battito di ciglia. Sembra che in quella plaga dimenticata dal mondo non sia passato più che un battito di ciglia, dai tempi di Pol Pot e dei khmer rossi. Su tutto, domina un’incertezza sovrana, che deriva all’agente Kasper dalla consapevolezza di aver ficcato il naso in un affare troppo grande, e quella sensazione di essere una pedina che nessuno ha più veramente interesse a muovere. È il capolinea?
Supernotes è il resoconto del personalissimo killing field di Kasper, e un atto d’accusa nei confronti di una realtà che, se mai fosse confermata, potrebbe avere conseguenze simili a quelle che ebbe l’affare Watergate, quarant’anni fa.
Il libro, complice il lavoro di un giornalista esperto come Carletti e delle testimonianze di prima mano, vive di un registro a metà fra la fiction e il réportage, confondendo le acque ad arte, così che stabilire dove passa il confine fra narrazione e verità riesce davvero difficile.

A cura di Wuz.it

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