CARMELA MELANIA REA OMICIDIO CODICE ECOLOG LE MATAHARI DEL SESSO

Fonte: http://www.corsera.it/notizia.php?id=4256

Caserta 15 Giugno 2011

Afghanistan,il maledetto crocevia del traffico internazionale di droga.Codice Ecolog,in Germania parte un’inchiesta su una società di logistica,che avrebbe realizzato un traffico internazionale di eroina,innestandosi nei servizi logistici delle missioni della NATO.Il 25 Luglio 2011 muore a Kabul il capitano Marco Callegaro,suicidato.A Venzone,caserma Friguglio,un armiere scopre eroina nelle canne dei fucili che tornano dall’Afghanistan.Operazione White-snake,nella gigantesca retata antidroga,rimane coinvolto un caporalmaggiore…..della caserma di Capua,sede del RAV Italia,al cui comando siede niente di meno che il Generale di brigata Attilio Borreca.Il sostituto procuratore di Roma Paolo Ferraro denuncia nel lontano 2008,che vi siano dei riti sessuali tra prostitute e militari dell’esercito,una sorta di sacerdotesse e “rane pescatrici” che si muovono nell’ambito militare.Infine,muore sempre a Kabul in circostanze davvero inspiegabili,il colonnello dei Carabinieri Congiu,esperto di antidroga,che indagava sul traffico internazionale di droga in Afghanistan.La sua morte è un caso,oppure è stato assassinato perchè sapeva troppo?

(IL Messaggero) C’è un ombra che si distende sulla morte del tenente colonnello dei carabinieri Cristiano Congiu. Un’ombra che se trovasse qualche conferma, potrebbe far cambiare radicalmente quanto è accaduto nella valle del Panjshir, nell’Afghanistan nord-orientale. L’ufficiale dell’Arma avrebbe affidato a Facebook, in uno dei suoi ultimi messaggi, un inquietante presagio: «Qualcuno mi vuol far tacere». Congiu era un grande esperto dell’antidroga e in Afghanistan indagava proprio sulla produzione di droga destinata all’esportazione. La sua morte potrebbe quindi essere legata alla sua attività di investigatore, un agguato studiato nei minimi particolari per farlo tacere. Su quel messaggio ci sono due inchieste, una della magistratura e una dell’Arma dei carabinieri.

Emanuele Fiano, presidente del forum Sicurezza e Difesa del Partito Democratico, ha chiesto al ministro della Difesa, Ignazio La Russa, di chiarire «ogni dubbio sul contenuto di uno degli ultimi messaggi Facebook scritto dal tenente colonnello Congiu. La notizia secondo cui il messaggio di Congiu avrebbe contenuto un riferimento al fatto che qualcuno avrebbe voluto farlo tacere per qualcosa che aveva scoperto o appreso – ha aggiunto Fiano – è inquietante ma va ovviamente confermata dalle inchieste. Intanto sarebbe comunque importante sapere se tale messaggio esista veramente e se l’autore sia stato davvero Cristiano Congiu. E’ importante che venga sciolto rapidamente ogni eventuale dubbio sulla sua morte».

L’inchiesta sull’omicidio di Congiu ha comunque qualcosa di strano perché è stata trattenuta in stato di fermo cautelare la donna americana che, secondo la versione ufficiale, sarebbe stata difesa dall’ufficiale caduto poi nell’imboscata mortale. La donna sarebbe stata fermata perché potrebbe offrire elementi utili all’inchiesta. Intanto cinque persone, tutte afghane, sono state arrestate. Sul posto è atteso ora l’arrivo di quattro investigatori italiani. Ancora non è stato comunicato quando la salma di Congiu sarà rimpatriata.

Ieri viene arrestata per favoreggiamento del clan dei casalesi,una soldatessa del 235° Reggimento Piceno.Il clan dei casalesi,la grande banca criminale che controlla il traffico di droga in Campania e al sud.Chi più di loro ha interesse ad innestare le sue attività criminose all’interno dell’Esercito italiano e indicativamente ad utilizzare gli aerei militari per il trasporto dell’eroina in Italia direttamente dall’Afghanistan?

Appare chiaro,che l’interesse della camorra e comunque delle società criminali organizzate,di infiltrare loro elementi tra le soldatesse dell’esercito italiano,è di creare una fitta rete di matahari del sesso,prostitute capaci di interagire con gli alti ufficiali,ottenere informazioni,tentare di organizzare il traffico di droga dall’Afghanistan in Italia.Una fantasia? Chi controlla l’arrivo del materiale militare dall’Afghanistan in Italia? Nessuno a quanto ci risulta,anzi gli stessi militari.Cosa ne pensa il ministro della difesa italiano On.Ignazio La Russa?

Il puzzle di avvenimenti che abbiamo davanti e la loro concatenazione,ci devono spingere a riflettere e a muovere le autorità competenti ad investigare in questa direzione.

riportiamo un articolo pubblicato dal CORSERA.IT alcune settimane orsono,e precisamente il 28 Maggio del 2011.L’intera storia sula vicenda di Carmela Melania Rea è nella rubrica cronaca.

In Germania è scoppiato uno scandalo – subito silenziato – che rafforza i sempre più diffusi sospetti sul coinvolgimento delle forze d’occupazione occidentali in Afghanistan nel traffico internazionale di eroina – di cui questo paese è diventato, dopo l’invasione del 2001, il principale produttore globale.

Ecolog, servizi alle basi Nato e traffico di eroina. Un servizio mandato in onda a fine febbraio dalla radio-televisione pubblica tedesca Norddeutsche Rundfunk (Ndr) ha rivelato che la Nato e il ministero della Difesa di Berlino stanno investigando sulle presunte attività illecite della Ecolog: multinazionale tedesca di proprietà di una potente famiglia albanese macedone – i Destani, di Tetovo – che dal 2003 opera in Afghanistan sotto contratto Nato, fornendo servizi logistici alle basi militari Isaf dei diversi contingenti nazionali (compreso quello italiano) e all’aeroporto militare di Kabul. E che, secondo recenti informative segrete e rapporti confidenziali ricevuti dalla stessa Nato, sarebbe coinvolta nel contrabbando internazionale di eroina dall’Afghanistan.
“C’è il rischio che sia stata contrabbandata droga, quindi valuteremo se la Ecolog è ancora un partner affidabile per noi”, ha dichiarato alla Ndr il generale tedesco Egon Ramms, a capo della Nato Joint Force Command di Brussum, in Olanda.
“Siamo al corrente della questione e stiamo investigando con le autorità competenti”, ha confermato un portavoce della Difesa tedesca ai microfoni dell’emittente pubblica.

Dietro l’impresa, il clan albanese-macedone dei Destani. Il servizio della Ndr spiega che già nel 2006 e poi nel 2008, dipendenti della la Ecolog sono finiti sotto inchiesta in Germania con l’accusa di traffico di eroina – centinaia di chili – dall’Afghanistan e di riciclaggio di denaro sporco. E che nel 2002, quando la Ecolog operava in Kosovo al servizio delle basi del contingente tedesco della Kfor, i servizi segreti di Berlino avevano informato i vertici Nato che il clan Destani, strettamente legato ai gruppi armati indipendentisti albanesi (Uck e Kla), controllava ogni sorta di attività e traffico illegale attraverso il confine macedone-kosovaro: dalla droga, alle armi, al traffico di esseri umani.
La Ecolog, che ha la sua sede principale a Düsseldorf (con filiali in Macedonia, Turchia, Emirati Arabi, Kuwait, Stati Uniti e Cina) è stata fondata nel 1998, ed è oggi amministrata, dal giovane Nazif Destani, figlio del capofamiglia Lazim, già condannato a Monaco di Baviera nel 1994 per dettenzione illegali di armi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 90 per cento dei quasi quattromila dipendenti della Ecolog sono albanesi macedoni.

La Ecolog smentisce e fa rimuovere il servizio giornalistico. L’esplosivo servizio della Ndr è stato subito ripreso e amplificato dai mass media tedeschi: dall’emittente nazionale Deutsche Welle al settimanale Der Spiegel.
La reazione della Ecolog è stata immediata e durissima. Thomas Wachowitz, braccio destro di Nafiz Destani, ha bollato come “assurde” e “completamente infondate” le accuse contenute nel servizio, in quanto basate su una “confusione di nomi”, e ha chiesto l’intervento della magistratura.
Il 4 marzo, il tribunale federale di Amburgo ha accolto l’esposto della Ecolog, emettendo un’ingiunzione che, senza entrare nel merito del contenuto del servizio giornalistico, impedisce all’emittente Ndr di “sollevare ulteriori sospetti” sull’azienda. La Ndr, dal canto suo, ha dichiarato di ritenere false le argomentazioni della Ecolog e ha annunciato un ricorso contro l’ingiunzione

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