EXTRA, abduction aliene nella RAI anni ‘70 – di Davide Rosso

Fonte: http://www.sogliaoscura.org/extra-abduction-aliene-nella-rai-anni-70-davide-rosso/

Extra, sceneggiato Rai degli anni ’70, diretto da uno dei maestri del piccolo schermo, Daniele D’Anza, responsabile di capolavori del giallo, o di quell’oggetto indefinibile che è Il segno del comando. Qui D’Anza scrive con Lucio Mandarà e sceglie di confrontarsi con la fantascienza, genere poco praticato nella nostra cinematografia e, ancor meno, sul piccolo schermo.

Parlandone a bocce ferme, quando ormai quel tempo meraviglioso è terminato, possiamo rilevare che Extra arriva dopo la prova generale di A come Andromeda, sceneggiato derivato da un romanzo inglese, novelization di una serie inglese andata in onda nel 1961 sulla BBC e mai trasmessa in Italia. A come Andromeda rappresentò il primo tentativo tutto italiano di portare la fantascienza sul piccolo schermo, dal gennaio al febbraio del 1972. Prima s’era visto poco. Le schegge fantastiche de Ai confini della realtà e la serie inglese Ufo, trasmessa sulla televisione svizzera alla fine del 1971. Dopo ci sarebbe stato il giallo/fantastico Gamma (1975). A come Andromeda, realizzato con grandi capacità da Vittorio Cottafavi e interpretato da un ispirato Luigi Vannucchi, rimaneva all’interno della fantascienza tradizionale, con il confronto (classico) tra le intelligenze superiori aliene e la razza umana, contradditoria ma sensibile. Francamente questo genere di umanizzazione degli Ufo (penso all’algida e via via sempre più contrastata Nicoletta Rizzi) mi lascia indifferente. Nutro altrettanta ostilità nei confronti della fantascienza spaziale o fantasy alla Guerre stellari, fastidiosamente infantile. Per questo Extra ha un sapore particolare, direi unico, all’interno della nostra Tv. Il solo fatto che sia stato realizzato lascia stupefatti. Come mai D’Anza abbia deciso di confrontarsi con un simile (s)oggetto mi sfugge. Sicuramente ci saranno, nel maremagnum della rete, delle interviste sul tema. Io non le conosco e ignoro le motivazioni dei dirigenti Rai dell’epoca. Extra si ispirava ad un fatto “reale”, qualcosa che riguardava l’abduction, ossia il rapimento alieno, argomento assai più ruvido rispetto al contattismo di A come Andromeda. Bisogna ricordare che nel 1976, a parte la serie capolavoro di UFO, coi suoi alieni boschivi e maniaci, su queste cose, in Tv, s’era visto un tubo. Extra non scivolava né nella fantascienza più sociologica, né nei viaggi spaziali, anzi rimaneva in una strana via di mezzo, mostrandoci un mondo assolutamente contemporaneo a quello degli spettatori di allora. Questo perché Extra nasceva da episodi di cronaca avvenuti in America nel 1973 e raccontava le vicende di due operai (nello sceneggiato sono Giampiero Albertini e Luca Del Fabbro, entrambi nel ruolo di una vita) di 45 e 19 anni che affermano di esser stati rapiti e portati su un disco volante da creature alte poco più di un metro e con delle tenaglie al posto delle mani. Da questo semplice incipit si sviluppa la trama di Extra, film Tv lontano dai plot affollati e confusionari dei tanti gialli di Durbridge, o dai cascami gotici de Il segno del comando. Extra presenta un nucleo di personaggi principali ridotto rispetto ad altre storie televisive. Da una parte i due operai con le loro famiglie e la stazione di polizia a raccogliere le loro prime testimonianze, e dall’altra una mesmerizzata Daniela Surina, moglie di un poliziotto incredulo interpretato dall’ottimo Vittorio Mezzogiorno. La Surina ha vissuto la medesima esperienza dei due operai, solo che, per timore d’esser creduta pazza e di finire nel tritacarne mediatico (cosa che accadrà alla coppia Albertini/Del Fabbro, ridotti a fantocci nelle mani della stampa e dei militari), preferisce non confessare a nessuno i suoi tormenti. Tormenti psicologici che la gettano in uno stato di terrore profondo, anticipando i pazienti traumatizzati della Jovovich ne Il quarto tipo, altro grande film sui rapimenti alieni. E la paura si concretizza in modo sottile, fruttando al meglio il mezzo televisivo: D’Anza costruisce una provincia americana anonima, fatta di gas station, statali desertificate, già pronte per una copertina onirica di Karel Thole. E viene proprio in mente un Urania del 1967, Le strade dell’invasione, prima antologia fantascientifica uscita nella collana mondadoriana e dedicata alle micro-invasioni, mono-invasioni aliene sul nostro pianeta. L’invasione di Extra avrebbe potuto figurare benissimo in quella meravigliosa raccolta (doppiata dal suo seguito, Nuove strade dell’invasione): gli alieni di Extra non si vedono mai, forse nemmeno esistono, prodotti dalle alterazioni della mente. A parte dei televisori sfarfallanti, degli strani rumori e le parole dei rapiti, nessuno può garantirci che non si sia trattato di una burla, o di un caso d’isteria collettiva. D’Anza è bravo nel rimanere sul vago, costruendo un’atmosfera rarefatta e pesante, sempre cupa, notturna (su Extra il sole sembra non splendere mai), dove i contorni delle cose, delle persone, sono indefiniti, doppi, menzogneri. Il sospetto cala sulla comunità del Mississipi, dividendo gli abitanti in ufologi e non ufologi. Il caso finirà nelle fauci crudeli della stampa, o nelle autopsie psicologiche di vari esperti. Tra di loro s’aggirano figure inquietanti, persone che sembrano saperla lunga e accennano a segreti governativi, organizzazioni occulte di uomini in nero, anticipando praticamente tutto X-files e Martin Mystere. E qui Extra tocca i suoi punti più alti, anticipando appunto, in Italia e non solo, tutto quel che sarebbe venuto dopo. Che gli alieni di Extra siano cannibali come quello di Prey di Norman J. Warren (1978), o comunque interessati agli organi umani come quelli di UFO, poco importa. Forse non hanno l’aspetto (ingannevole) di una fighissima Johansson in Under the skin, comunque paiono malevoli e letali, interessati a seminare zizzania e scombinare il cervello delle persone che rapiscono. Essi rimangono, come gli uomini in nero, nel buio del folklore, agitando da dietro le quinte, le paure ancestrali della comunità. D’Anza dunque, in modo molto moderno e controcorrente con le regole della tv classica, sceglie di non scegliere, non svelando nulla degli invasori occulti e giocando coi dubbi e le paure inconsce dei suoi personaggi, uomini e donne qualunque, piccoli anti-eroi (operai, casalinghe, impiegati, scribacchini) di un universo provinciale, tagliato fuori dalle grandi arterie del progresso capitalista. Da dove vengono gli UFO? Cosa vogliono da noi? Perché sono qui? E da quanto sono arrivati? Accadrà ancora? Su queste strade il cinema tornerà più volte in questi ultimi anni (basti pensare a quell’immenso edificio di miti moderni che è X-files, o anche Twin Peaks, erroneamente considerato un serial thriller e non un oggetto non indentificato dove gli alieni hanno un ruolo forse non secondario…). Nella televisione italiana, invece, prodotti tanto originali e innovativi come Extra spariranno per sempre. Oggi si piange quel cinema di genere italiano scomparso, ma ancor di più dovremmo piangere questo sceneggiato, opera inquieta e unica nel suo genere, ingiustamente sparito dalla circolazione fino alla riprogrammazione memorabile su Rai Premium poco tempo fa.

AUTOSTRADE / TRUCCHI, REGALI, MILIARDI E ANCHE IL SEGRETO DI STATO

Scritto da: Andrea Cinquegrani
Fonte: http://www.lavocedellevoci.it/2018/01/07/autostrade-trucchi-regali-miliardi-e-anche-il-segreto-di-stato/

Autostrade, la super lobby va sempre in gol. Gol pesanti, miliardari, quelli messi a segno dai signori del pedaggio eterno, oggi beneficiati con l’ennesimo aumento tariffario, e da un regalo trovato sotto l’albero di Natale, per quanto riguarda una bella fetta dei lavori di manutenzione, da gestire attraverso società collegate e controllate.

Ma la ciliegina sulla torta è ancora un’altra: i contratti di concessione sono coperti dal più assoluto riserbo, nessun cittadino né utente né associazione dei consumatori può ficcarci il naso. Perchè sono coperti – udite udite – nientemeno che dal segreto di Stato.

UN SEGRETO COMODO COMODO

E cominciamo proprio da questo ultimo, incredibile tassello nel mosaico affaristico dei padroni del casello. Racconta un funzionario del ministero dei Trasporti: “Avete mai provato a chiedere di esaminare i contratti stipulati dal concedente, ossia il ministero dei Trasporti mentre prima era l’Anas, e i privati? Non vi verrà mai fornito, perchè sono contratti protetti dal segreto di Stato. Lo stesso succede, in un ambito diverso, per i prodotti finanziari, spesso titoli spazzatura, venduti dalle banche ai loro risparmiatori: nessuno può vederli, anche in quel caso c’è il segreto di Stato. Ma vi rendete in quale democrazia taroccata viviamo? Non c’è un partito che alzi un dito per protestare e viglia cambiare le cose. Tutti allineati e coperti. E i cittadini, al solito, derubati e calpestati come pezze da piedi”.

Forse ricorderete la vicenda dei contratti ‘finanziari’ sui quali la Voce scrisse un’inchiesta poco più d’un anno fa. E di una folle sentenza del Consiglio di Stato che difendeva, con acrobatiche motivazioni, l’apposizione del Segreto di Stato, perchè alla stampa – veniva sostenuto – quindi alla pubblica opinione, ai cittadini, non è giusto far sapere cosa le banche approntano alle loro spalle, quali trappole – come si è visto in questi anni – allestiscono i Bankster di casa nostra per veder rimpinguare i loro profitti, sempre sulla pelle dei risparmiatori.

Non c’è due senza tre, ed eccoci alla terza vicenda che i lettori della Voce conoscono bene. I dossieraggi ordinati dal governo Berlusconi ad inizio anni 2000 ai danni di magistrati, giornalisti e gruppi ‘scomodi’, spiati per anni, pedinati, delegittimati nelle loro attività: il tutto venne organizzato dai Servizi di Nicolò Pollari e venne alla luce nel corso dell’inchiesta sul rapimento Abu Omar. Ma il processo di Perugia che ne è scaturito è finito in flop, per via del Segreto di Stato apposto da tutti i premier che negli ultimi dieci anni si sono succeduti, da Prodi a Berlusconi fino alla quaterna dei non eletti (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni). Una vicenda di spionaggio privato trasformata in una alta questione di difesa nazionale, l’unica che può giustificare il Segreto di Stato.

E figurarsi, ora, per le autostrade, cosa mai può giustificare il Segreto di Stato? Pericoli per la sicurezza del nostro Paese? Perchè se caso mai ne viene a conoscere il contenuto la Francia si scatena la rivoluzione? A proposito di Francia, va notato en passant che tutti i contratti di concessione che regolano il settore autostradale transalpino vengono regolarmente pubblicati sul sito del ministero.

Da noi, invece, quello guidato da Graziano Delrio resta un sepolcro imbiancato.

Continua il funzionario: “sono in buona parte contratti vecchi, risalenti agli anni ’90, una parte poi è stata riveduta tra il 2008 e il 2010, un’altra ancora è stata rinnovata alla chetichella e si tratta ogni volta di prolungamenti ultraventennali. Il segreto sta proprio in quel che prevedono, che è bene non far conoscere ai cittadini, perchè altrimenti si accorgerebbero delle truffe alle quali sono sottoposti. Nei contratti, infatti, le società private devono dettagliare i loro piani di investimento, i quali giustificano il mantenimento dei pedaggi e gli eventuali rincari. Ora, se si scopre che certi investimenti non sono stati fatti, oppure sono stati promessi e non fatti, cade ogni giustificazione per pedaggi e aumenti, e quindi si scopre finalmente che il re è nudo. Per cui il Segreto di Stato serve a coprire il meccanismo truffaldino”.

A quanto pare in Italia esiste, tra le tante Autorithy, anche una per i Trasporti. Ma che ci sta a fare se non esige un minimo di trasparenza nel suo settore? Si trincerano all’Autorità: “abbiamo più volte più volte manifestato la necessità di renderli pubblici, i contratti”.

Manifestato a chi? A se stessa? Una sorta di autoproclama, peraltro disatteso?

IL REGALO DEL 40 PER CENTO

Ma eccoci al regalo di Natale, confezionato con cura dal governo Gentiloni, dal ministro Delrio e dal segretario Pd Matteo Renzi. Un emendamento alla legge di Bilancio, infatti, riconferma la quota del 40 per cento dei lavori di manutenzione, che era stata messa in discussione – per la sua evidente anomalia – dal Codice degli Appalti approvato due anni fa e che prevedeva invece una riduzione al 20 per cento.

A quella riduzione i big delle autostrade – gruppi Benetton e Gavio in testa – si sono ovviamente ribellati e hanno trovato facili e morbide sponde governative, attraverso le quali riuscire a imprimere nell’asfalto quella quota fatidica, il 40 per cento di tutti i lavori di manutenzione autostradale da smistare alle loro società collegate o controllate senza dover passare per nessuna gara d’appalto. Cose che neanche nella Turchia di Erdogan.

Un affare da circa 15 miliardi di euro, quelli che possono spartirsi le numerose sigle che popolano il ricco arcipelago autostradale.

In pole position Pavimental e Spea sul fronte della Autostrade per l’Italia fa capo al gruppo Atlantis dei Benetton. Il nome di Pavimental è venuto alla ribalta, alcuni anni fa, per i subappalti concessi ad alcune sigle in forte odore di camorra e concernenti caselli autostradali e viadotti.

Alla potente SIAS dei Gavio, invece, fanno capo svariate altre sigle, a partire dalla storica Itinera, per poi passare a Abc, Interstrade, Sea, Sicogen e Sina. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Globalmente, il numero degli addetti ai lavori in questo lussureggiante arcipelago è di circa 3000 addetti. Il sindacato, dal canto suo, pensa alla difesa dei posti di lavoro e poco è interessato a regole & trasparenza.

 

No ai cibi stracotti perchè perdono le loro virtù

Scritto da: Marianese Torrisi,dietista.
Fonte: http://www.italiasalute.it/9982/No-ai-cibi-stracotti-perch%C3%A8-perdono-loro-virt%C3%B9.html

Esistono alcuni semplici accorgimenti per sfruttare al meglio le sostanze presenti negli alimenti, in particolare in quelli vegetali. Intanto dovrebbero essere introdotti nella dieta gradualmente e in quantità sempre più sostenute, in modo tale che l’organismo si abitui ad assimilarli. E, come regola generale, vanno poco cotti: solo in questo modo non si distruggono le vitamine e gli enzimi che rinforzano il sistema immunitario, né si compromettono i sapori. Evitando così di esagerare con i condimenti.
Si consiglia di consumare 6 porzioni al giorno di verdura e frutta: tradotto in grammi, significa 250 g di verdure e ortaggi da cuocere, 100 g di insalate con ortaggi freschi, un frutto grande (arancia o mela) oppure 100 g di frutti medi o piccoli (prugne, ciliegie, fragole).E’ possibile raddoppiare le porzioni per esempio mangiando 2 arance o consumando carote o frutta per spuntino, anziché merendine, crackers o caramelle.
Per coprire le 3-4 porzioni prescritte di legumi e cereali, si può scegliere per esempio tra 60 g di pane integrale, 40 g di fiocchi d’avena, 80 g di pasta o riso integrale, 60 g di polenta di semola, 100 g di chicchi di mais freschi, 100-120 g di legumi freschi o surgelati, 35-50 g se secchi.
Spesso per motivi di lavoro si è obbligati a mangiare in mense aziendali, bar e ristoranti dove è molto difficile trovare i cibi proposti dalla nostra dieta.
In mensa conviene scegliere un primo di legumi e un’insalata mista con rucola, pane integrale e frutta fresca.
Al bar ordinate il panino più integrale pregando di farcirlo con pomodoro rosso, una fettina di cipolla e magari una striscia di doppio concentrato di pomodoro. Come bevanda una spremuta fresca di arancia.
A casa bisogna mangiare il più crudo possibile, perché per effetto del calore si perde la vitamina C. Il betacarotene ( presente nelle verdure verdi e arancio) resiste alle brevi cotture al vapore, la carota si gusta cruda. Invece il licopene del pomodoro resiste anche alla cottura, gli anticancro di cereali e legumi non temono il calore.

Una rete di fortificazioni militari dell’Età del Bronzo scoperta in Siria

Fonte : https://ilfattostorico.com/2018/01/02/una-rete-di-fortificazioni-militari-delleta-del-bronzo-scoperta-in-siria/

CNRS

Università Lione 2

L’Orient-Le Jour

Qal'at al-Rahiyya hama syria età bronzo

Vista, verso Est, del muro settentrionale a Qal’at al-Rahiyya (M.-O. Rousset mission Marges arides)

Un’eccezionale rete militare dell’Età del Bronzo Medio (II millennio a.C.), completa di fortezze e torri, è stata scoperta nel Nord della Siria da missione archeologica franco-siriana.

La struttura, eccezionale per la sua estensione, fu eretta per proteggere le aree urbane e le terre circostanti. È la prima volta che in questo territorio viene scoperto un sistema fortificato così esteso.

Qal'at al-Rahiyya

Rampa d’accesso a Qal’at al-Rahiyya, vista verso Nord-Ovest (M.-O. Rousset mission Marges arides)

La regione esplorata dalla missione franco-siriana “Marges arides de Syrie du Nord” si trova ad Est della città di Hama e si estende per 7.000 km². All’epoca, ad Ovest vi erano le regioni sedentarie densamente popolate della Mezzaluna fertile, a Est le steppe aride abitate dai nomadi. La regione non fu abitata con continuità: «Abbiamo constatato che questa regione, difficile da sviluppare, veniva rioccupata in tempi di crisi. Tra l’alto, recentemente, il sito dell’epoca romana è stato rioccupato dagli abitanti in fuga da Hama e Homs», afferma uno degli autori, Marie-Odile Rousset, ricercatrice presso il Centre français de la Recherche scientifique (CNRS).

Qui gli archeologi hanno scoperto dei siti ben conservati, tra cui una rete di sorveglianza risalente al secondo millennio a.C. (2.000-1.550), dotata di fortezze, fortini, torri e recinti. «È la prima volta che viene portato alla luce un sistema fortificato di tale grandezza. Questa struttura corre lungo il rilievo che domina la steppa della Siria centrale e proteggeva gli insediamenti e le terre più attrattive durante l’Età del Bronzo Medio», dice Rousset. «Di quell’epoca conosciamo soprattutto le fortificazioni urbane, ma qui si tratta di fortificare un intero territorio per proteggere le strade principali e le terre». Le fortezze erano composte da grossi blocchi di basalto grezzo e i loro muri erano alti e larghi diversi metri. «Inoltre, ogni sito fortificato era stato progettato in modo da poter comunicare visivamente con gli altri grazie a segnali luminosi (luci notturne) o fumo, così da trasmettere rapidamente le informazioni ai centri di potere», precisa la studiosa.

La rete di fortificazioni è stata scoperta grazie alle immagini aeree e satellitari. I ricercatori francesi del Laboratoire Archéorient (Environnements et sociétés de l’Orient ancien-CNRS/Université Lumière Lyon 2) e della Direzione Generale delle Antichità e dei Musei della Siria, avevano già condotto delle analisi sul campo dal 1995 al 2002 e nel 2010 (dunque prima della guerra), datando anche le ceramiche raccolte sul posto. L’accesso alle osservazioni aeree e satellitari, dal 1960 ad oggi, ha però permesso di ricostruire la rete oltre i confini della zona esplorata, che dunque è stata rilevata lungo una distanza da nord a sud di circa 150 chilometri. Lo studio è stata pubblicato sulla rivista Paléorient il 19 dicembre 2017.

IL RICATTO DELLE BANCHE CENTRALI: BACK TO MESOPOTAMIA!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2017/12/07/il-ricatto-delle-banche-centrali-back-to-mesopotamia/

Prima di riprendere il dibattito che si è sviluppato tra le righe nel forum sul debito e le banche centrali, vorrei focalizzare anche solo per un istante il dato di ieri che ai più è passato inosservato, ma non certo ai “bond vigilantes” che hanno fatto nuovamente volare i prezzi dei titoli americani vicini ai massimi di settembre…

[Chart]

Usa: +3% produttività III trim., sotto stime ma top 3 anni, costo lavoro -0,2%, sotto stime. La produttività negli Stati Uniti è salita più delle previsioni nel terzo trimestre e al passo più rapido in tre anni, segno che l’economia americana, comincia a migliorare anche sul fronte industriale.

E qui abbiamo già il primo errore, come vedremo poi, l’economia americana non migliora da nessuna parte…

 Il costo unitario del lavoro, – il dato relativo è reso noto insieme alla produttività e rappresenta un importante termometro delle pressioni inflazionistiche, – è stato rivisto al ribasso a -0,2% (stima intermedia, quella preliminare era +0,5%), mentre gli analisti attendevano una crescita dello 0,3%. (…)  Nel secondo trimestre la produttività era salita dell’1,5% e il costo del lavoro era sceso dell’1,2% (rivisto al ribasso dal +0,3% precedente).

Il prossimo ” OUTLOOK 2018 EPIC MOMENT” non mancherà di sorprendervi con dettagliate analisi empiriche sulle dinamiche salariali e demografiche, un pozzo di storia dal quale gli amici di Machiavelli potranno trarre le giuste conclusioni!

Ricapitoliamo!

Questi prevedevano un aumento del 0,5 % ed è uscito un MENO 0,2 % dal costo del lavoro, il trimestre precedente avevano fatto uscire un dato preliminare per una crescita del 0,3 % e ora lo hanno rivisto addirittura  a MENO 1,2 %.

Sintesi finale!

Nessuna speranza per salari e inflazione, ZERO ASSOLUTO, l’aumento della produttività avviene a scapito delle retribuzioni della classe media americana, le quali scendono per 2 trimestri consecutivi, cosa che non si vedeva dal 2014.

Conclusione!

La Federal Reserve ha perso la sua battaglia, devono arrendersi non hanno speranze, l’unica possibilità che hanno è quella di focalizzare l’attenzione sulla famigerata pallottola d’argento per uccidere la deflazione da debiti…

DEFLAZIONE DA DEBITI: LA PALLOTTOLA D’ARGENTO …

Rileggetevi interamente questo articolo, se volete comprendere meglio, prendetevi tutto il tempo che serve, la sintesi sta tutta qui sotto…

Nel mondo ebraico antico, tanto per fare un esempio, esisteva, prescritto dalla legge mosaica dell’Antico Testamento, l’istituto del giubileo. Ogni “sette volte sette anni” durante l’anno giubilare l’intero organismo sociale si raccoglieva nel perdono il cui risvolto economico prevedeva la restituzione delle terre agli antichi proprietari e la remissione dei debiti. Il giubileo era quindi l’istintivo rimedio che la società israelitica aveva trovato per impedire che di producessero danni sociali dalla indefinita possibilità di accumulare ricchezza.

Si lo so, cose di altri tempi, inimmaginabili oggi, ma questo è il grande ricatto del debito e della crisi che continuano a tenere in piedi.

Ovviamente non stiamo auspicando di rimettere il debito della miriade di banche fallite o imprese zombie che stanno approfittando di questa crisi per arricchire un manipolo di psicopatici, stiamo auspicando che la politica, non quella mercenaria al servizio della finanza, ma quella con la P maiuscola si rendi conto che è possibile un …

EUROPA: QUANTITATIVE EASING FOR THE PEOPLE. 

 

È chiaro, quindi, che la Bce deve sviluppare una strategia consona al peculiare sistema dell’eurozona, invece di continuare a seguire le orme della Fed. Tale strategia dovrebbe basarsi sull’affermazione di Friedman che il “denaro fatto cadere dall’elicottero” – la stampa di grosse quantità di moneta e la loro distribuzione al pubblico – riesce sempre a stimolare l’economia e combattere la deflazione. Tuttavia, al fine di massimizzare l’impatto di un’operazione del genere, la Bce dovrebbe anche escogitare un modo per garantire un’equa distribuzione.

Una soluzione semplice sarebbe quella di distribuire i fondi ai governi, ai quali poi spetterebbe di decidere come meglio spenderli nei rispettivi paesi. Questo approccio, però, non è perseguibile per via della norma europea che vieta il ricorso alla Bce per finanziare la spesa pubblica.

Quello che la legge vieta, va cambiato, tante regole sono state cambiate durante questa crisi, tutte a favore della finanza, nessuna a favore degli stati o del popolo, solo austerità e deflazione salariale è stata imposta, perché se non lo hai ancora capito Bellezza, loro sono i tuoi padroni e tuo sei il loro servo, loro decidono e tu obbedisci, l’ignoranza è un’arma letale, e tu sei ignorante, ovvero ignori o fai finta di ignorare…

Una strada più percorribile sarebbe, quindi, quella di fornire a tutti i lavoratori e pensionati in possesso del codice fiscale (o dell’equivalente locale) una somma di denaro, erogata dalla Bce, che i governi dovrebbero semplicemente aiutare a distribuire. Un’altra alternativa è quella di fare riferimento alle liste elettorali, una banca dati pubblica che la Bce potrebbe utilizzare indipendentemente dai governi.

Dei circa 275 milioni di adulti possessori di codice fiscale (o identificativo equivalente) nell’eurozona, circa il 90% è iscritto nelle liste elettorali. Basandoci sull’esperienza degli Stati Uniti nel 2001, quando un rimborso previdenziale pari a trecento dollari a persona ebbe l’effetto di aumentare la spesa del 25% circa del totale distribuito, un assegno di cinquecento euro (640 dollari) emesso dalla Bce potrebbe aumentare la spesa di circa 34 miliardi di euro, cioè l’1,4% del Pil. Per di più, il gettito fiscale aggiuntivo derivante da questo rimborso ridurrebbe in modo significativo il disavanzo pubblico.

No, come abbiamo visto nel forum ma soprattutto in …

BACK TO MESOPOTAMIA! 

…esiste un’altra via!

Cancellare il debito? Si può, secondo due economisti del FMI. Underblog

Eliminare il debito pubblico degli Usa con un colpo, e fare lo stesso con Gran Bretagna, Italia, Germania, Giappone, Grecia eccetera. E nello stesso tempo alimentare la crescita, stabilizzare i prezzi e spodestare i banchieri. In modo pulito e indolore, e più rapidamente di quel che si può immaginare. Con una bacchetta magica? No. Con una legge semplice, ma capace di sostituire l’attuale sistema attraverso il quale a creare denaro dal nulla sono le banche private.

Ripeto sta tutto scritto qui …

BACK TO MESOPOTAMIA! 

…è molto più semplice di quello che vogliono farvi credere, ma si sa, loro sono bravi a convincervi del contrario, tu devi espiare la tua colpa con l’austerità e la deflazione salariale, ma in fondo questa è la nostra colpa, perché non dimenticatevelo mai, il popolo con la sua ignoranza, la sua credulità, la sua apatia e tolleranza sta aiutando un manipolo di psicopatici ad impadronirsi del potere, cancellando la democrazia, si chiama plutocrazia Bellezza e tu non puoi farci nulla, se non almeno esserne consapevole!

Se non sai cosa rispondere dai un’occhiata qui sotto, non serve aggiungere nulla…

 

Chi era Newton Knight?

Scritto da: Michele Parrinello
Fonte: http://www.quellidelledomande.it/index.php/2016/11/29/chi-era-newton-knight/

Un vero eroe americano.

Ma di quale America?
Da spettatori esterni si sarebbe portati a rispondere che Newton Knight potrebbe essere l’eroe di un’America che si opponga ai muri da erigere al confine con le nazioni limitrofe, vieti la fondazione di riserve per pellerossa e nativi, rifugga la ghettizzazione della popolazione di colore.
La storia che ha preso vita dalla fondazione delle tredici colonie inglesi, come quella di ogni stato che senta una forte identità nazionale e un intenso trasporto patriottico, ha le sue luci abbaglianti e le sue ombre profonde al netto delle analisi faziose.
Lo schiavismo è (stato) una macchia indelebile nella storia della civiltà moderna e i suoi strascichi, a un secolo e mezzo dalla sua (formale) abolizione, fanno ancora sentire tutta la loro forza trascinante e inaridente.
In quest’ottica, perché quindi Newton Knight può essere considerato un eroe?
Nato nel 1837 nella contea di Jones, in Mississippi, ha preso parte alla guerra di secessione arruolato nell’esercito sudista. Complici le condizioni proibitive cui i soldati erano assoggettati all’indomani della battaglia di Corinth e indignato dall’approvazione da parte del Congresso dei Confederati della Legge dei Venti Schiavi, diserta il fronte. La nuova legislazione permetteva infatti a chi possedesse almeno venti schiavi di evitare il reclutamento forzato, e tale principio si estendeva a ulteriori membri della famiglia per ogni successiva ventina di servi. Braccato dalle autorità, si rifugia nelle paludi del fiume Leaf e, insieme a un gruppo sempre più nutrito di disertori e schiavi di colore sfuggiti alle grinfie dei propri padroni, fonda l’embrione di una comunità multirazziale egalitaria che si sarebbe evoluta nello Stato Libero di Jones. Diventa un Unionista del Sud e, col tempo, un cosiddetto Scalawag.
Gli anni del presidente Abraham Lincoln e quelli immediatamente successivi alla fine della guerra civile sono stati storicamente considerati come la culla di una società più equa e più attenta ai diritti umani. Pochi sanno però che il Proclama di Emancipazione, promulgato da Lincoln nel Settembre 1862 e reso operativo dal primo giorno di Gennaio dell’anno successivo, essendo stato emanato in tempo di guerra, fu una misura straordinaria che non solo bypassò il congresso ma liberò gli schiavi dei soli dieci Stati sudisti in guerra aperta con l’Unione.
Una misura atta a destabilizzare l’ordine sociale dei territori ribelli, privandoli del motore produttivo costituito dalle migliaia di schiavi di colore che lavoravano la terra e raccoglievano il cotone. Misura però che all’atto pratico non ha abolito la schiavitù, che sarebbe divenuta definitivamente fuorilegge solo con la ratifica del XIII Emendamento, datato 1865.

Illuminismo politico o fine strategia militare?Come sempre la verità si nasconde nelle pieghe equidistanti dai due estremi. Ne è riprova il fatto che il diritto, normativo e politico, di libertà di autodeterminazione prima e di voto poi, si ritrovò a cozzare con l’inerzia di una società non pronta né realmente preparata al cambiamento. Il razzismo trovò terreno fertile nell’iniziale assenza di un impianto statale in grado di essere garantista, con la naturale conseguenza della nascita della prima incarnazione del Ku Klux Klan.
Newton Knight è cresciuto come un uomo comune. È diventato un soldato, il capitano di una brigata di banditi e infine un paladino dell’ideale di uguaglianza. È stato uno dei primi uomini a sfidare la legge sposando una ex schiava di colore, intestando poi a lei tutti i propri possedimenti come conseguenza dell’impossibilità di una comunione di beni.  La sua epopea è stata rievocata, con licenze narrative propedeutiche al grande schermo, nel film Free State of Jones, di Gary Ross. Una pellicola che gode di una ricostruzione storica lussureggiante, realistica e coerente nella messa in scena, sebbene risulti fallace nella struttura narrativa e in un disequilibrio ritmico che ne rende disomogenei i differenti segmenti. Ha però l’onesto merito di non ricadere nella pomposa retorica né nella cieca propaganda a stelle e strisce, veicolando un messaggio che viene purtroppo parzialmente smorzato dall’imperfezione del mezzo cinematografico: Newton Knight ha vissuto la propria esistenza nella convinzione di un ideale e per esso era disposto a morire.
Sulle sue mani è scorso il sangue di molti nemici e altrettanti amici.
Sangue che ci ricorda quanto siamo tutti uguali, non avendo colori che si differenzino da un cupissimo carminio.

Highlights

-Free State of Jones è stato presentato al 34° Festival di Torino. Il regista Gary Ross ha utilizzato come fonti i libri “the free state of Jones” di Victoria E. Bynum e “The state of Jones” di Sally Jenkins e John Stauffer.

-Matthew McConaughey ha lavorato molto sulla propria presenza fisica e di scena, riuscendo a ottenere un’ottima somiglianza con il vero Newton Knight.

-La pellicola è spesso intervallata da foto d’epoca e didascalie quasi documentaristiche.