Una marea di rifiuti seppellisce la costa croata. … e bombe NATO…

fonte: etleboro.blogspot.com

…in Serbia e in Kosovo sono in corso operazioni dell’aviazione NATO e i piloti, di ritorno alle basi, scaricano bombe e missili nell’Adriatico, nelle acque interne dell’Italia e della Croazia…

Le centinaia di chilometri quadrati di rifiuti, che da sabato hanno sommerso la costa della penisola della Peljesac e il mare nel canale di Mljet, lunedì sono arrivate fino a Korcula, molto probabilmente provenienti dal porto albanese di Durazzo, o da quello di Valona, dove vengono scaricati in grandi quantità. Si presuppone che i rifiuti siano di origine albanese perché la maggior parte delle bottiglie di plastica galleggianti hanno le etichette scritte in albanese e le correnti marine che possono trasportare i rifiuti fino alla costa croata arrivano dall’Albania. Infatti la spazzatura è stata trasportata dalla corrente ciclonica dell’Adriatico orientale, che nel territorio di Dubrovnik si rigira verso le acque croate, e per mezzo del forte Jugo (vento che spira da sud), ha raggiunto le coste croate. Visto che tra i rifiuti si trovano una gran quantità di canne, si presuppone che una parte della spazzatura possa provenire dalla foce del fiume Bojana, in Montenegro.

Come dichiarato per il Jutarnji List, secondo l’oceanografo Ivica Vilibic, la spazzatura ha impiegato circa un mese per raggiungere la Croazia, trasportata dalla corrente ad una velocità tra i 10 e i 30 centimetri al secondo. Questa non è la prima volta che i rifiuti invadono la zona di Mljet e della Peljesac, ma raramente ciò era avvenuto con tali quantità. Nenad Smodlaka, direttore del Centro di ricerca marina dell’Istituto “Rudjer Boskovic”, ricorda che, senza considerare il brutto impatto visivo di tutte queste tonnellate di spazzatura, questa non causerà danni maggiori alla vita nell’Adriatico. L’Agenzia per la protezione e il soccorso ieri ha avvertito i cittadini di non ripulire autonomamente le zone con i rifiuti per possibili ripercussioni sulla salute. “Le enormi quantità di rifiuti non rappresentano un pericolo immediato per la flora e la fauna della penisola, piuttosto si tratta di inquinamento delle spiagge, della cui rimozione sono responsabili i comuni locali. Non sappiamo ancora quanta sia la superficie coperta dai rifiuti, e l’intervento è complicato anche dalla dispersione spaziale della spazzatura”, ha dichiarato il governatore della Contea Nikola Dobroslavic.

Tomislav Jurjevic, sindaco del territorio comunale che amministrativamente appartiene a Trstenjak na Peljescu, con lo sguardo fisso sui cadaveri galleggianti dice di non aver mai visto in vita sua un incidente del genere e una tale quantità di spazzatura. “La pulizia inizierà non appena le condizioni atmosferiche lo permetteranno, al più tardi martedì”. “L’ufficio veterinario fornirà le istruzioni su come procedere. La pulizia sarà avviata dagli addetti comunali quando riceveranno le sufficienti istruzioni, perché si dovrà tener conto anche della loro sicurezza, perché ci sono siringhe e rifiuti ospedalieri”, ha dichiarato il sindaco del comune di Orebic. “Questo è terribile, i cittadini sono indignati e sorpresi. Ci serve aiuto”, ha concluso. I cittadini sono stati avvertiti di non toccare i rifiuti perché potenzialmente pericolosi.

Oltre ai rifiuti un’ulteriore preoccupazione per la pulizia dell’Adriatico è stata provocata dalle affermazioni del giornalista italiano Gianni Lannes direttore di Italiaterranostra.it , che a “Glas Istre” ha detto che in Serbia e in Kosovo sono in corso operazioni dell’aviazione NATO e i piloti, di ritorno alle basi, scaricano bombe e missili nell’Adriatico, nelle acque interne dell’Italia e della Croazia. Secondo lui la NATO mente quando afferma che nell’Adriatico ci sono cinque zone in cui si scaricano le bombe inutilizzate. Egli afferma che le zone siano 24 e si estendano da Trieste, quindi dal nord fino al sud, fino a Santa Maria di Leuca, città davanti alle porte di Otranto. La NATO in seguito a forti pressioni mediatiche ha ammesso che nel 1999 nell’Adriatico sono state scaricate bombe a grappolo, ma che la maggior parte di queste sono state successivamente recuperate. Dalla NATO affermano che le bombe sono state gettate in acque internazionali. Lannes sostiene che le bombe abbiano drasticamente inquinato l’Adriatico. “Sul fondale davanti alla costa pesarese, una cinquantina di miglia dalla costa istriana, si trova un enorme arsenale della seconda guerra mondiale e della missione militare NATO del 1999. La concentrazione di iprite, fosforo e degli altri veleni chimici è spaventosa, mentre le bombe sono soggette ai cambiamenti delle correnti marine. Si tratta di un arsenale mobile di morte”, ha detto Lannes.

La biografia nascosta della famiglia Obama al servizio della CIA

Fonte: Voltairenet

Washington DC (USA) 30 Agosto 2010

Il giornalista investigativo Wayne Madsen ha consultato diversi archivi della CIA per stabilire i collegamenti tra l’Agenzia e le istituzioni e le persone che hanno avuto stretti rapporti con Barack Obama, i suoi genitori, la nonna e il patrigno. La prima parte del suo caso evidenzia la partecipazione di Barack Obama Senior nelle azioni adottate dalla CIA in Kenya. Queste operazioni erano volte a contrastare l’ascesa del comunismo e l’influenza cino-sovietica sui circoli degli studenti, e non solo, hanno anche avuto lo scopo di ostacolare l’emergere di leader africani non allineati.

Dal 1983 al 1984, Obama ha lavorato come analista finanziario nell’International Business Corporation, nota come società di facciata della CIA.

La Business International Corporation, la facciata della CIA in cui ha lavorato il futuro presidente degli Stati Uniti, organizzava conferenze tra i leader più potenti e impiegava i giornalisti come agenti all’estero. Il lavoro che vi ha svolto Obama, dal 1983, è coerente con le missioni di spionaggio per conto della CIA svolte da sua madre, Stanley Ann Dunham, negli anni ‘60, dopo il colpo di stato in Indonesia, per conto di altre società di facciata della CIA, tra cui il East-West Center dell’Università delle Hawaii, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (US Agency for International Development, USAID) [1] e la Fondazione Ford [2]. Dunham conobbe e sposò Lolo Soetoro, il patrigno di Obama, presso l’East-West Center nel 1965. Soetoro fu richiamato in Indonesia nel 1965, come alto ufficiale per assistere il generale Suharto e la CIA nel rovesciamento cruento del presidente Sukarno [3].

Barack Obama senior incontrò Dunham nel 1959, al corso di russo presso l’Università delle Hawaii. Egli fu tra i pochi fortunati di un volo aereo tra l’Africa orientale e gli Stati Uniti, per fare entrare 280 studenti presso diversi istituti accademici statunitensi. Secondo un rapporto della Reuters di Londra del 12 settembre 1960, questa operazione avrebbe beneficiato di un semplice “aiuto” della sola Fondazione Joseph P. Kennedy. Essa mirava a formare e indottrinare futuri agenti d’influenza in Africa, un continente che diveniva il luogo della lotta di potere tra gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica e la Cina, per influenzare i regimi dei paesi nuovamente indipendenti, o in procinto di diventarlo.

Nella scelta degli studenti espatriati, Masinda Muliro, Vice-Presidente del Kenya African Democratic Union (KADU), ha denunciato le preferenze tribali, che favorivano la maggioranza Kukuyu e la minoranza etnica del gruppo Luo. Questo favoritismo privilegiava i sostenitori del Kenya African National Union (KANU), guidato da Tom Mboya, ex sindacalista e nazionalista. Fu Mboya che scelse d’inviare Barack Obama senior a studiare presso l’Università delle Hawaii. Obama senior, allora sposato, padre di un bambino e in attesa di un secondo bambino in Kenya, sposò Dunham sull’isola di Maui il 2 febbraio 1961. Dunham era incinta di tre mesi di Barack Obama, al momento del suo matrimonio con Obama Senior. Questi divenne il primo studente africano ad integrarsi in una università degli Stati Uniti.

Sempre secondo Reuters, Muliro avrebbe anche detto di voler inviare una delegazione negli Stati Uniti per indagare sugli studenti kenioti che ricevevano “regali” dagli statunitensi e di “assicurare che le donazioni agli studenti, in futuro, (fossero) gestiti da persone sinceramente preoccupate per lo sviluppo del Kenya“.
La CIA avrebbe reclutato Tom Mboya nell’ambito di un programma chiamato “liberazione selettiva“, generosamente finanziata con l’obiettivo di isolare il presidente Kenyatta, il fondatore della Repubblica del Kenya, considerato dall’agenzia di intelligence degli Stati Uniti una persona “di cui non ci si può fidare“.

Mboya ricevette all’epoca una sovvenzione di 100.000 dollari dalla Fondazione Joseph P. Kennedy, nel quadro del programma di invito degli studenti africani, dopo aver rifiutato la stessa offerta dal Dipartimento di Stato. Chiaramente, Mboya era preoccupato di suscitare sospetti di una assistenza diretta degli Stati Uniti in Kenya, presso i politici filo-comunisti, già sospettosi dei suoi legami con la CIA. Il programma fu finanziato dalla Fondazione Joseph P. Kennedy e dalla Fondazione degli studenti afro-americani. Obama senior non faceva parte del primo gruppo che volò negli Stati Uniti, ma di uno seguente. Questo programma di aiuti agli studenti africani, organizzato da Mboya nel 1959, includeva studenti da Kenya, Uganda, Tanganika, Zanzibar, Rhodesia del Sud e del Nord e Nyasaland (oggi Malawi).

Reuters riporta anche che Muliro accusava il favoritismo presente alla selezione dei beneficiari degli aiuti americani, “per ostacolare e irritare gli altri studenti africani“. Muliro affermava che “il beneficio venne dato alle tribù maggioritarie [i Kikuyu e i Luo] e che molti studenti selezionati dagli Stati Uniti fallirono gli esami di ammissione, mentre altri studenti non selezionati si dimostravano degni delle migliori raccomandazioni“.

Subito spedito dalla CIA nelle Hawaii, Barack Obama Senior (indossando i leis hawaiani, la tradizionale collana di fiori) posa con Stanley Dunham (a sinistra di Obama senior), il nonno materno del presidente Barack Obama.
Obama senior era un amico di Mboya e un nativo della tribù dei Luo. Dopo l’assassinio di Mboya nel 1969, Obama senior testimoniò al processo del presunto assassino. Obama Senior sosteneva di essere stato l’obiettivo di un tentato omicidio in strada, dopo la sua comparizione in tribunale.

Obama Senior lasciò le Hawaii per Harvard nel 1962, e divorziò nel 1964 da Dunham. Sposò una studentessa di Harvard, Ruth Niedensand, una ebrea statunitense, con il quale tornò in Kenya ed ebbe due figli. Il loro matrimonio finì con un divorzio. Obama ha lavorato al Ministero delle Finanze e al Ministero dei Trasporti del Kenya, così come in una compagnia petrolifera. Obama senior morì in un incidente d’auto nel 1982, i principali politici del Kenya parteciparono al suo funerale, Robert Ouko, che divenne ministro dei trasporti, fu assassinato nel 1990.

I documenti della CIA dimostrano che Mboya è stato un importante agente di influenza per conto della CIA, non solo in Kenya, ma in tutta l’Africa. Secondo un rapporto settimanale segreto della CIA (CIA Current Intelligence Weekly Summary) datato 19 novembre 1959, Mboya sorvegliava gli estremisti alla seconda Conferenza Pan-Africana tenutasi a Tunisi (All-African People’s Conference, AAPC). Il documento riferiva che “[gravi attriti si erano] sviluppati tra il Primo Ministro del Ghana, Kwame Nkrumah e il nazionalista keniano Tom Mboya, che [aveva] partecipato attivamente, nel dicembre [1958], per controllare gli estremisti nella prima Conferenza Pan-Africana, ad Accra”. I termini “ha partecipato attivamente” suggeriscono che Mboya collaborava con la CIA, il cui rapporto fu stabilito con i suoi agenti sul campo, ad Accra e a Tunisi. Fu durante questo periodo di “collaborazione” con la CIA ad Accra e a Tunisi, che Mboya assegnò a Obama una borsa di studio di alto livello e gli offrì l’opportunità di andare all’estero e di entrare all’Università delle Hawaii, dove conobbe e sposò la madre dell’attuale presidente degli Stati Uniti.

In un più datato rapporto settimanale segreto della CIA, del 3 Aprile 1958, appaiono queste parole: “[Mboya] rimane uno dei più promettenti leader dell’Africa.” La CIA, in un altro rapporto settimanale segreto datato 18 dicembre 1958, descrisse il nazionalista keniano Mboya come un “giovane portavoce dinamico e capace“, durante la sua partecipazione ai lavori della Conferenza Panafricana, era considerato un avversario di “estremisti” come Nkrumah, sostenuto dai “rappresentanti sino-sovietici“.

In un documento declassificato della CIA sulla Conferenza panafricana del 1961, il conservatorismo di Mboya, come quello del tunisino Slim Taleb, furono chiaramente definiti un contrappeso alla politica di sinistra del clan Nkrumah. Il filo-comunisti furono eletti a capo del comitato organizzatore della Conferenza Pan-Africana, alla conferenza del Cairo del 1961, a cui assistette Mboya. Nel rapporto della CIA, i nomi di alcuni di questi leader sono citati: quello del Senegalese Abdoulaye Diallo, segretario generale della Conferenza panafricana; dell’algerino Ahmed Bourmendjel, dell’angolano Mário de Andrade, di Ntau Mokhele del Basutoland (Lesotho ex), del camerunese Kingue Abel, di Antoine Kiwewa del Congo Belga (ora Repubblica Democratica del Congo), del Ghanese Kojo Botsio, del Guineano Ismail Touré, di TO Dosomu Johnson della Liberia, del Malino Modibo Diallo, del marocchino Mahjoub Ben Seddik, di Djibo Bakari del Niger, del Nigeriano Tunji Otegbeya, di Kanyama Chiume del Nyasaland, del somalo Abdullahi Ali, di Makiwane Tennyson del Sud Africa e di Mohamed Fouad Galal degli Emirati Arabi Uniti.

I soli partecipanti che hanno ricevuto l’approvazione della CIA erano Mboya (il che è evidente poiché era un informatore della CIA), Joshua Nkomo, originario della Rhodesia del Sud, B. Munanka del Tanganyika, il tunisino Abdel Magid Shaker e l’ugandese John Kakonge.

Nkrumah fu alla fine abbattuto nel 1966, dopo un colpo di stato militare organizzato dalla CIA, durante una visita di Stato in Cina e Vietnam del Nord. Questa operazione venne attuata un anno dopo che l’agenzia condusse contro il presidente Sukarno un altro colpo di stato militare, in cui la famiglia della madre di Obama ebbe un ruolo. Alcuni dati suggeriscono che l’assassinio di Mboya, nel 1969, sia stato organizzato da agenti cinesi che agivano per conto delle fazioni governative incaricati dal presidente del Kenya, Jomo Kenyatta, di combattere Mboya e di eliminare, in tal modo, un politico africano filo-statunitense di primo piano. Tutte le ambasciate a Nairobi avevano messo le loro bandiere a mezz’asta, in omaggio a Mboya, tranne una, quello della Repubblica popolare cinese.

Jomo Kenyatta, primo presidente del Kenya.

L’influenza esercitata da Mboya sul regime di Kenyatta continuerà a lungo dopo la sua morte, finchè Obama senior era ancora vivo. Nel 1975, Josiah Kariuki, membro socialista del KANU (il partito che contribuì a creare con Mboya e Obama senior) venne assassinato. Dopo l’omicidio, Kenyatta licenziò dal governo tre ministri ribelli, che erano “personalmente collegati sia a Kariuki che a Mboya.” Tali informazioni sono state originariamente classificate come segrete (classificazione livello Umbra), e apparvero in più memo della CIA sul Medio Oriente, l’Africa e il Sud Africa. In seguito fu trasmesso sulla rete COMINT il 24 giugno 1975. Le informazioni contenute in questo rapporto, come dimostra il suo livello di classificazione, provenivano dalle intercettazioni effettuate del ministro degli Interni keniano. Nessuno fu mai stato accusato di aver ucciso Kariuki.

Le intercettazioni degli alleati di Mboya e Kariuki sono la prova che la NSA e della CIA mantennero sotto sorveglianza Barack Obama senior, un individuo, che come straniero negli Stati Uniti, poteva prestarsi a qualche intercettazione legale, di cui si incarica la NSA e il Government Communications Headquarters (GCHQ, l’intelligence elettronica del governo britannico).

Alessandro Lattanzio
http://www.aurora03.da.ru
http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/
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http://www.eurasia-rivista.org/5867/la-biografia-nascosta-della-famiglia-obama-al-servizio-della-cia-1a-parte

La biodinamica cambia il volto del deserto egiziano

acritto da: Valerio Pignatta
Fonte: il consapevole

Nella situazione di avanzato degrado ambientale, economico e sociale che stiamo vivendo, le buone notizie, che pure ci sono, stentano a circolare. Così rischia di passare sotto silenzio l’interessante e riuscito esperimento dell’egiziano Ibrahim Abuleish, il cui progetto nel 2003 gli ha valso il Right Livelihood Award, noto anche come premio Nobel Alternativo. Merito di Abuleish è l’aver dato vita a Sekem, una comunità di più di 2000 persone nel cuore del deserto del Sahara.
Sekem, nella cultura dell’Antico Egitto, era il nome attribuito alla forza vitale del sole, così determinante, nel bene e nel male, per le popolazioni di quei territori, e nell’idea originaria di questo allora giovane avventuriero dello spirito era proprio il deserto il luogo in cui avrebbe voluto edificare il suo progetto di comunità armonica di uomini, animali e vegetazione, comunità che ventisette anni dopo è divenuta realtà.
Il sogno di Ibrahim: il riscatto dell’Egitto
Il giovane Ibrahim era figlio di un industriale egiziano del Cairo. Sin da ragazzo manifestò l’interesse per compiere gli studi universitari in Europa e nonostante l’iniziale opposizione dei genitori riuscì a emigrare in Austria dove in pochi anni si costruì una carriera decisamente promettente come ricercatore scientifico nonché una famiglia amorevole. Durante il suo soggiorno in Austria Abuleish entrò in contatto con gli antroposofi e iniziò a scoprire il pensiero di Rudolf Steiner, leggendo le sue opere.
Nel 1975, un viaggio culturale e di ritorno ai propri affetti nel suo paese d’origine lo destò brutalmente rispetto alla situazione tragica in cui versava il suo popolo. Le condizioni erano disastrose da vari punti di vista: assenza di istruzione, agricoltura devastata dal sovraconsumo di concimi chimici che andavano esaurendo la fertilità dei suoli, non corrispondenza tra sentire etico-religioso e azione nel quotidiano dell’élite dirigente, problemi di irrigazione dopo la costruzione della diga di Assuan, lotta nazionalista contro Israele che negava in effetti da ambo le parti l’appartenenza a una comune umanità ecc.
Colpito profondamente da questa situazione, due anni dopo Abuleish prese la decisione di ritornare con la sua famiglia in Egitto dove intendeva costruire un’oasi verde e coltivata in pieno deserto che costituisse un fulgido esempio e uno sprone al riscatto dei singoli individui, della popolazione nel suo insieme e delle istituzioni politiche, economiche e sociali dell’Egitto.
Le difficoltà che sono state affrontate e superate da questo pioniere dell’antroposofia in Africa e che si leggono nel libro di cui sopra sembrano davvero infinite e quasi impossibili da spianare per un essere umano. Eppure oggi Sekem è una realtà molto concreta, lussureggiante e che alimenta una vera comunità locale e internazionale al tempo stesso.
Dal deserto nasce l’oasi
Dopo l’acquisto di settanta ettari di deserto del demanio a circa 80 chilometri dalla capitale egiziana, il primo passo è stato la costruzione dei pozzi per l’acqua. La zona scelta da Abuleish era, se possibile, particolarmente desertica e gli ingegneri che lo assistettero nel sopralluogo gliela sconsigliarono fortemente. Ma egli la scelse appositamente per dimostrare che se fosse riuscito a insediare la vita in quell’angolo inospitale di territorio allora ciò sarebbe stato possibile in ogni luogo del suo paese. Paese che voleva veder rinascere a partire dalle classi più povere che vivevano in uno stato di abbrutimento.
Nel suo percorso a ostacoli Abuleish ha dovuto lottare contro le diffidenze dei beduini e i loro costumi ancestrali. Ha dovuto far capire la complessa programmazione di un piano audace di rivitalizzazione dei suoli ai suoi interlocutori anche istituzionali con grandi difficoltà. (sconosciute ai burocrati egiziani), i mass media, Difficoltà ancora più grandi nella gestione dei rapporti con le banche locali, le squadre di operai edili, i permessi per questioni di vario tipo come il compostaggiogli sceicchi e gli imam che lo accusavano di essere antislamico e adoratore del sole (sulla base di propensioni e concetti antroposofici diffusi nella comunità).
Nonostante tutti questi impedimenti e avversità la visione negli anni è andata realizzandosi e ciò grazie anche al contributo di numerosi scienziati e uomini di cultura provenienti da ogni parte del pianeta che a Sekem hanno dato il loro contributo.
Progettare il futuro
Oggi Sekem costituisce un esempio forse unico al mondo di unità tra economia, cultura e vita sociale, fondato sulla visione steineriana e un concetto di evoluzione olistica. In quest’oasi fiorita e sotto il cappello della “Comunità Sekem” le duemila persone residenti lavorano nell’ambito di sei imprese economiche che comprendono orticoltura, produzione di cotone, agricoltura, trasformazione di prodotti alimentari, industria tessile e produzione farmaceutica.
Il tutto precisamente inserito in un percorso di produzione biologica e biodinamica. Col metodo biologico vengono anche coltivate erbe officinali che sono poi trasformate in fitopreparati. I profitti delle imprese sono in parte accantonati in un fondo pensione e in parte investiti nei settori dell’educazione e della cultura. A Sekem ci sono scuole materne ed elementari e una di formazione professionale che prepara operai specializzati. Vengono anche organizzati tirocini aziendali nelle diverse professioni e istituzioni socio-culturali per i collaboratori. Il principio che domina a Sekem nella selezione degli educatori è stato espresso chiaramente proprio da Abuleish: «Ho sempre considerato le doti intellettuali dei nuovi insegnanti meno importanti delle qualità del loro carattere, perché sono queste ultime a influenzare i bambini aiutandoli a diventare uomini» afferma in Sekem. Un’iniziativa biodinamica cambia il volto del deserto egiziano in cui racconta la sua testimonianza. E non è un particolare di poca rilevanza, ma un fattore di notevole divario tra la realtà di Sekem e le nostre scuole fondate sulla meritocrazia mnemonica e sul nozionismo.
La vita culturale di questa comunità si è arricchita negli ultimi anni anche della costruzione di un grande teatro dove vengono vissuti dall’intera collettività spettacoli che vedono la partecipazione di tutti. Infine, da diversi anni, sono operativi l’Accademia Sekem per le arti e le scienze e un Centro medico che esplica anche una funzione e dei servizi sul territorio come le visite mediche alla popolazione e il suo monitoraggio o l’organizzazione di corsi di aggiornamento sanitario come quello alle ostetriche, sull’igiene, che riscuote molto successo e incide poi abbassando la morbosità e la mortalità dei parti in zona.
Un modello di comunità perfetta
Il fondamento dell’associazionismo presente a Sekem è quello della reciproca fiducia, ossia, come afferma Abuleish, è «un’economia basata sulla fratellanza» (p. 135).
Un passaggio evolutivo senz’altro epocale se paragonato alle leggi selvagge ed egoiche del liberismo economico dominante. L’istituzione-modello Sekem si è infatti conquistata rispetto e ammirazione a livello internazionale.
Scorrere il libro e vedere le foto a colori del deserto pietroso trasformato in giardino lussureggiante, con le abitazioni, la scuola, il teatro, i laboratori ecc. fa veramente riflettere. Idem se ci si ferma a considerare l’insolita commistione tra antroposofia e Islam che si sprigiona dai principi regolatori della comunità e della sua vita sociale ed economica. Forse l’uomo ha ancora possibilità di riuscita se si concentra su ciò che unisce anziché su ciò che divide. Ci sono principi universali e valori etici e morali che possono essere condivisi anche partendo dalla propria identità culturale e religiosa.
E un altro messaggio esce forte e chiaro da questa esperienza: niente è impossibile per degli esseri umani determinati ed elevati sul piano ideale. Il desiderio di avventura
insito nell’uomo potrebbe forse avere buone possibilità di realizzazione e soddisfazione proprio nella progettazione e materializzazione di esperienze collettive finalizzate al benessere dell’umanità e del mondo. Iniziare un percorso di questo tipo può costituire una vera svolta nell’esistenza di molte persone e di intere società. E un nuovo cammino è sempre un’avventura emozionante e fondante. Come dice il poeta: «…in ogni inizio vive una magia che ci protegge e ci aiuta a vivere» (Hermann Hesse).

L’INPS nasconde la verità sulle pensione ai precari per evitare rivolte

Scritto da: Nicoletta Forcheri 
Fonte: http://www.agoravox.it/L-Inps-nasconde-la-verita-sulle.html

L’unico sistema che l’INPS ha trovato per affrontare l’amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.
Ma quello che non si dice sono i proventi da signoraggio che l’INPS riscuote come azionista di bankitalia. NF
Il presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.
I precari, i lavoratori parasubordinati come si chiamano per l’INPS gli “imprenditori di loro stessi” creati dalle politiche neoliberiste, non avranno la pensione. Pagano contributi inutilmente o meglio: li pagano perché L’INPS possa pagare la pensione a chi la maturerà. Per i parasubordinati la pensione non arriverà alla minima, nemmeno se il parasubordinato riuscirà, nella sua carriera lavorativa, a non perdere neppure un anno di contribuzione.
L’unico sistema che l’INPS ha trovato per affrontare l’amara verità, è stato quello di nascondere ai lavoratori che nel loro futuro la pensione non ci sarà, sperando che se ne accorgano il più tardi possibile e che facciano meno casino possibile.
Non si può non notare come anche la politica taccia su questo scandalo, ma non ci si potrebbe attendere altrimenti, perché a determinare questo scandalo hanno contribuito tutti i partiti attualmente rappresentati in parlamento, nessuno escluso.
I precari, tenuti all’oscuro o troppo occupati a sopravvivere, difficilmente noteranno la dichiarazione di Mastropasqua al Corriere della Sera e i media sembrano proprio intenzionati a non rovinare loro la sorpresa. Proprio una bella sorpresa!

L’industria farmaceutica segna una grossa vittoria:le erbe medicinali spariranno dall’Unione Europea

Autore: Andrea Bertaglio
Fonte: Gaia Health

L’industria farmaceutica ha quasi tagliato il traguardo della sua decennale battaglia per spazzar via qualsiasi concorrente. All’arrivo del 1° di aprile 2011 – fra meno di otto mesi cioè – praticamente tutte le erbe medicinali diventeranno illegali nell’Unione Europea. Negli USA la situazione è gestita in modo diverso, ma avrà lo stesso effetto devastante. Le gente non è diventata niente più di un lavandino dove l’industria farmaceutica e quella agroalimentare scaricano qualsiasi brodaglia della quale debbano disfarsi, e la gente non può che pagare il prezzo che loro decidono.

L’industria farmaceutica e quella agroalimentare hanno quasi completato il loro arrembaggio a tutti gli aspetti della salute, dai cibi che mangiamo al modo col quale ci prendiamo cura di noi stessi quando stiamo male. Non dubitate: questo arraffamento ci deruberà di quel poco di salute che ci era rimasto. 1° aprile 2011 L’inizio Con il più beffardo pesce d’aprile di tutti i tempi, la European Directive on Traditional Herbal Medicinal Products (THMPD) è stata emanata il 31 marzo 2004 rendendo operative regole per l’uso dei prodotti erboristici che erano precedentemente commercializzati liberamente.

Questa direttiva richiede che tutte le preparazioni di erbe debbano superare lo stesso tipo di procedure dei farmaci. Non fa differenza se un’erba sia stata liberamente utilizzata per millenni. I costi di queste – nuove – procedure sono ampiamente superiori a quelli affrontabili dalla maggior parte dei produttori – esclusa ovviamente le grandi industrie farmaceutica ed agroalimentare. Per avere un’idea, si parla di costi oscillanti fra i 100.000 ed i 150.000 € per erba; se poi si tratta di un composto, ogni erba deve essere trattata separatamente.

Non conta se un’erba sia stata usata con sicurezza ed efficacia per migliaia di anni, dovrà essere trattata come fosse nuovo farmaco di laboratorio. Naturalmente, le erbe sono ben lungi da essere farmaci di laboratorio, sono invece preparati ottenuti da fonti biologiche che non sono necessariamente purificati – perchè la cosa potrebbe modificarne natura ed efficacia – così come avviene per gli alimenti. Trattarle come prodotti di sintesi è distorcere la loro natura e la natura delle erbe medicinali.

La cosa ovviamente non fa la minima differenza dentro le mura dell’Unione Europea controllata da BigPharma (la grande industria farmaceutica) un’Unione che ha inglobato il corporativismo nella sua costituzione. Il dottor Robert Verkerk della Alliance for Natural Health, International (ANH), così descrive il problema di richiedere procedure di tipo farmacologico per preparazioni di erbe come segue: «Ottenere una classica erba medicinale, se proveniente da una zona tradizionalmente nota per la sua coltivazione di erbe medicinali ma non-europea, dato il – nuovo – protocollo di registrazione europeo diventerà facile come infilare un cubo in un buco tondo.

Questo sistema di regole ignora le tradizioni, e quindi non è stato adeguato a tenerne conto. Questi adeguamenti sono invece urgentemente necessari se la regolamentazione non è volta a discriminare le culture non-europee, violando così i diritti umani». Leggi sul commercio Per meglio comprendere cosa potrebbe succedere, vale la pena inquadrare il fatto che il sistema delle leggi sugli scambi commerciali è stato al centro di manovre per mettere sotto il controllo di BigPharma e dell’industria agroalimentare tutti gli aspetti relativi ad alimenti e medicinali. Se avete seguito quanto sta accadendo negli Stati Uniti relativamente al latte fresco ed alle affermazioni da parte della FDA (Food and Drug Administration) secondo le quali degli alimenti diventano magicamente delle medicine nel momento in cui ne vengono semplicemente citati effetti sulla salute, avrete notato che nella questione è stata coinvolta la Federal Trade Commission (FTC, Commissione Federale sugli Scambi Commerciali, ndt).

Piuttosto di occuparsi degli alimenti e della medicina tradizionale dal punto di vista dei diritti umani, li hanno gestiti come tematiche inerenti il commercio. Così, al centro della legislazione sugli alimenti e le erbe, sono finiti i desiderata della grande industria invece dei bisogni e dei desideri dei popoli. E’ questo ribaltamento che ha prodotto quelle affermazioni assurde ed oltraggiose fatte dalla FDA del tipo che i Cheerios  e le noci diventano automaticamente medicine nel momento in cui vengono specificati i loro effetti sulla salute. E’ questo spostamento – da alimento a farmaco – che ha fatto sì  che la FDA potesse fare quelle dichiarazioni offensive del tipo che i Cheerios fossero medicine solo perchè ci sono indicazioni relative alla salute.

Lo scopo di tutto questo è di rendere il mondo ben sicuro per i commerci dei colossi industriali. I bisogni e la salute della gente non sono assolutamente un fattore del quale tengano conto. Come combattere contro questo attacco alla nostra salute e benessere L’affare non è concluso, perlomeno, non ancora. Se ci tieni a poter usare erbe medicinali, o se ci tieni a poter prendere vitamine ed altri integratori, per favore, agisci. Anche se queste tematiche ti sembrano prive di importanza, pensa alle persone che ti sono care: meritano che sia loro negato il diritto ad un trattamento medico e ad una assistenza scelta da loro?

La ANH (Alliance for Natural Health, ndt) è attiva nel combattere queste violazioni, attualmente è in causa per cercare di fermare la direttiva THMPD. Speriamo ci riescano, ma la storia recente mostra che nessuna manovra legale riesce a fermare questi carri armati. Tuttavia non possiamo permetterci di starcene seduti ad attendere l’effetto dei nostri sforzi, dobbiamo considerare questo loro scenario come uno nel quale ognuno di noi possa giocare un ruolo. Tocca a noi – ad ognuno di noi – agire. Se vivi in Europa, per favore, manda una lettera, un messaggio al tuo rappresentante al Parlamento Europeo. Vai a questa pagina e cerca chi sia costui ed il modo di contattarlo.

Poi spedisci una lettera che affermi, senza ombra di dubbio, che tu sostieni in modo forte le azioni dell’ANH, azioni miranti a sospendere l’entrata in vigore del THMPD e che ti auguri si alzino anche a favore del diritto delle persone a scegliere trattamenti erboristici. Se ti risulta difficile scrivere una simile lettera, clicca qui per un esempio (nel formato universale rtf) suggerito dalla ANH; sei libero di utilizzarlo. Pensa a cosa dirai ai tuoi figli e nipoti se ti chiederanno perchè non lo hai fatto. Come potrai spiegare loro che non eri così interessato nella loro salute?

Come potrai dire loro che era più importante seguire i finti reality in televisione piuttosto che scrivere quella semplice lettera? E’ solo con la protesta attiva che possiamo fermare questa congiura contro la nostra salute. Se ce ne stiamo seduti apatici, vinceranno loro. Il nostro diritto di proteggere la salute nostra e dei nostri figli è in gioco. Se ci tieni alla salute dei tuoi figli e nipoti, allora devi agire. Fatti sentire, il momento della verità è ora. Puoi star lì seduto e non far nulla o puoi farti sentire forte. Poi,  una volta fatto, parla con tutti quelli che conosci. Dì loro che è il momento di agire, non c’è assolutamente tempo da perdere.

Flop al G20: La crisi non ha insegnato nulla

Scritto da:Alberto Berrini
Fonte: www.bancaetica.it

Come era prevedibile, il G20 di Seul (11-12 novembre 2010) non ha portato alcun risultato apprezzabile, in particolare rispetto alla “guerra delle valute” (di cui si era parlato nella rubrica “global vision” del mese scorso) tuttora in corso. Del resto la decisione della Banca Centrale americana, che ha preceduto il summit, di accelerare ulteriormente la creazione di moneta con enormi acquisti di titoli – in parole povere la scelta della Fed di stampare dollari – ha precluso a priori ogni esito positivo del G20 coreano. Si è trattato, infatti, di un atto unilaterale che ha depotenziato qualsiasi “possibilità diplomatica” dell’incontro di Seul. Gli Stati Uniti hanno, tra l’altro, così dimostrato un’incapacità culturale, prima ancora che economica e politica, di comprendere quanto il mondo sia cambiato e che gli altri Paesi, in particolare quelli in condizioni economiche favorevoli, non accettano più senza reagire quanto viene stabilito a Washington. Ma, soprattutto in quest’ultimo G20, sono definitivamente tramontate le ormai tenui speranze di un’uscita “semplice”, perché politicamente coordinata a livello internazionale, dalla crisi. Nella primavera del 2009 (vertice di Londra), al culmine della tempesta economica mondiale, sembrava che il G20, accantonato l’obsoleto G7, potesse diventare l’organismo in grado di svolgere quel ruolo. Ma da allora non si sono registrati che fallimenti negli incontri successivi, come fallimentare è stata la complessiva politica economica internazionale nell’affrontare una crisi che evolve in fasi successive, che vanno a toccare ambiti diversi del sistema economico e che, proprio per questo, è ben lontana da concludersi.
E l’esito di tutto ciò, almeno nella parte cosiddetta “sviluppata” del mondo, sono le decine di milioni di posti di lavoro persi e le scarse prospettive di riassorbire, nel breve come nel medio termine, questa “nuova” disoccupazione con riflessi negativi a livello sociale fin troppo evidenti. Dunque, in definitiva, il summit di Seul segnala che di fronte al disordine monetario internazionale nessuna “Bretton Woods” è all’orizzonte. Ma il problema non è solo “diplomatico”, ossia di relazioni internazionali, ma anche e soprattutto di “paradigma teorico” che ancora è alla base delle politiche economiche nazionali e internazionali. Da questo punto di vista il liberismo non è stato sconfitto dalla crisi, né questa ha riportato in auge, se non in maniera strumentale e limitata all’emergenza, il pensiero keynesiano. Questo implica dei cambiamenti, non solo di obiettivi e di strumenti, ma anche di atmosfera culturale, visioni della società e sistemi di valori che circondano e permeano il nucleo della politica economica. Al punto che l’economista americano Krugman tristemente osserva che “Il Presidente Obama e compagnia sono riusciti in una grande impresa: convincere gli elettori che l’interventismo pubblico ha fallito senza applicare l’interventismo pubblico”. (Obama ha perso e non ha più “stimoli”, Il Sole 24 Ore, 13 novembre 2010) Tornando ai commenti sull’ultimo G20, anche un economista “moderato” come Franco Bruni ha sottolineato che “la crisi dovrebbe aver insegnato che le cose sono cambiate: cambiano le locomotive ma, soprattutto, il modello di sviluppo precedente non si è inceppato per un incidente di percorso, ma perché non era sostenibile”. (Il mondo alla guerra delle valute, La Stampa, 13 novembre 2010).
Peccato che, a distanza di tre anni dalla più grave crisi economica internazionale, paragonabile solo alla Grande Depressione degli anni Trenta, nessuno sembra accorgersene.

La militarizzazione dello spazio

Scritto da: Ammiraglio Vishnu Bhagwat   
Fonte: Globalresearc  Traduzione a cura di Ilaria Poerio

“Possediamo il 50% della ricchezza mondiale ma soltanto il 6% della popolazione mondiale. Questa disparità è particolarmente evidente quanto quella che c’è tra noi e la popolazione dell’Asia. In questa situazione non possiamo non essere oggetto d’invidia e risentimento. Nell’immediato futuro il nostro principale compito sarà quello di elaborare un modello relazionale che ci permetta di mantenere questo divario senza che vada a discapito della nostra sicurezza nazionale. Per fare questo dobbiamo mettere da parte i sentimentalismi e i sogni ad occhi aperti e dobbiamo concentrare la nostra attenzione ovunque sui nostri obiettivi nazionali più immediati. Non dobbiamo illuderci pensando che possiamo permetterci il lusso dell’altruismo e di fare i benefattori del mondo”.
Questa era la teoria politica di George Keenan, senior Planning Officer del Dipartimento di Stato statunitense nel 1948 , poi Ambasciatore USA in Unione Sovietica, 1950 – 1964, e autore della politica di Contenimento dell’URSS all’epoca della Guerra Fredda fino al 1991.
Innanzitutto un breve esame del contesto delle relazioni del potere politico in gioco oggi e il loro impatto sulle forze che stanno incentivando il dispiegamento di armi nello Spazio che verosimilmente porteranno a una corsa all’armamento nello spazio – analoga a quella della guerra fredda – finora “santuario di pace” e, conseguentemente, a una situazione di ‘Mutua Distruzione Assicurata’ (MDA) del pianeta.
L’esperienza storica dell’India ci ha insegnato che la superiorità del sistema di difesa rappresentava l’elemento innovativo della strategia del potere imperiale per rompere l’unità delle società che si cercava di colonizzare. Certamente sappiamo tutti come e perché le bombe atomiche vennero sganciate su Hiroshima e Nagasaki per dominare, intimidire, indurre la paura e minacciare altre nazioni finché l’uguaglianza non fosse stata stabilita. La gente ha visto i risultati della rovinosa guerra fredda e di una corsa agli armamenti senza pari. Non c’è stato alcun vantaggio portato dalla pace come ci avrebbe voluto far credere la propaganda. Infatti la guerra fredda continua con i ‘nuovi nemici’ aggiunti all’‘asse del male’ e una omnipervasiva guerra al terrore per spaventare la gente di tutto il mondo al fine di tutelare i disgustosi profitti delle ‘multinazionali della guerra’. L’attuale situazione è che per mantenere la superiorità del sistema di difesa il Pentagono spende non solo 700 miliardi di $, ma gli Stati Uniti oltre 1400 miliardi di dollari per l’intero apparato di sicurezza, cioè circa tre volte tanto quello che spendono i restanti paesi messi assieme. Con questa premessa procediamo con il gioco internazionale del potere.
Con la capitolazione politica dell’Unione Sovietica, accettata dai rappresentanti di lunga data Mikhail Gorbaciov, Segretario generale del PCUS e Boris Yeltsin, Presidente della Federazione Russa, in totale disaccordo con il referendum tenuto dai membri dell’URSS, di rimanere Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, ci si accordò per completare la transizione verso un ‘mondo unipolare’ con gli USA come ‘potenza egemone’ e l’implementazione formale delle politiche e delle dottrine che erano state annunciate dopo la fine della II Guerra Mondiale.
Il progetto per un Nuovo Secolo Americano (PNAC), era stato definito da un piccolo gruppo politico-finanziario, il gruppo Bilderberg, guidato dai Rockfeller e dai Rotschild. Ciò ha avuto come premessa una serie di teorie sul modello della ben nota dottrina Monroe per l’America Latina, Dottrina Presidenziale USA 59 e le Dottrine Carter e Clinton (la Dottrina Clinton aggiungeva che “gli USA hanno il diritto di ricorrere all’uso unilaterale della forza per proteggere i mercati chiave e le risorse”), dichiarando il Medio Oriente un’area di interesse vitale per gli USA, seguita successivamente dalle dottrine della Pre-emptive war (guerra di Autodifesa Anticipata), della Guerra Senza Limiti, dalla delega all’autorità -nei teatri di guerra- ai comandi militari per l’utilizzo di micro-ordigni nucleari (fino ad armi da 20 Chiloton, tre volte la bomba di Hiroshima) secondo la dottrina USA sulle Armi Nucleari del 2007, per il ricorso su ‘obiettivi che possono resistere ad attacchi non nucleari – tunnel, siti metropolitani e come rappresaglia per armi militari, biologiche, chimiche o nel caso di SORPRENDENTI SVILUPPI MILITARI (contro gli USA) di natura non specificata. George W Bush ha definito i ‘micro-ordigni nucleari, artiglieria convenzionale’. L’apparente giustificazione per una tale dottrina era che – “Nel nome della Pace, della libertà, della democrazia e dei valori civili dovremo intraprendere delle guerre” (Paul H. Nitze in NSC 68 ). In breve, tutte dottrine Imperiali. La dottrina Imperiale come quella definita da Obama, Presidente degli Stati Uniti che, nel suo discorso in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace, ha detto, “Gli strumenti di guerra hanno un ruolo nel preservare la pace …GLI STATI UNITI SI RISERVANO IL DIRITTO DI AGIRE UNILATERALMENTE, SE NECESSARIO, e di scatenare guerre il cui scopo vada oltre l’autodifesa o la difesa di una nazione contro l’aggressore …La Pace non è una pace più lunga, ma piuttosto una guerra permanente che va ben oltre l’Afghanistan e il Pakistan fino a regioni disparate e nemici diffusi”. Egli ha definito tutto questo ‘Sicurezza Globale’.”
Tutto ciò era la politica militare USA che promuoveva l’armamento, sebbene alla fine del suo mandato il Presidente USA Dwight D. Eisenhower diventando per un attimo sentimentale, riguardo al complesso militare – industriale che aveva messo in grave pericolo i cittadini degli Stati Uniti, eccezion fatta per le altre nazioni, in un discorso mentre abbandonava il suo incarico, disse … “Io odio la guerra come solo un soldato che l’ha vissuta può fare, come può fare solo uno che ha conosciuto la sua brutalità, la sua inutilità, la sua stupidità …ogni pistola che è stata fabbricata, ogni nave da guerra varata, ogni razzo sparato, alla fine non è altro che un furto ai danni di chi ha fame e non è sfamato, di chi ha freddo e non è vestito”.
L’intera verità che oggi è davanti agli occhi del mondo, con diverse guerre d’aggressione e bombardamenti brutali di piccoli e, dunque, vulnerabili paesi per la conquista delle risorse e di aree strategiche, è che la Carta delle Nazioni Unite e la nobile Dichiarazione dei Diritti Umani esistono solo sulla carta malgrado parole altisonanti, “Noi popoli delle Nazioni Unite risoluti a salvare le generazioni future dal flagello della guerra, credendo nell’uguaglianza dei diritti degli uomini, delle donne e delle nazioni, grandi e piccole, per stabilire la giustizia e promuovere il progresso sociale derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale”.
La piccola élite finanziaria, che è l’oligarchia delle società politiche chiamate ironicamente democrazie; i banchieri, le compagnie finanziarie, le grandi compagnie petrolifere, i giganti del business degli OGM, le compagnie farmaceutiche e alimentari e i monopoli delle sementi che cercano di controllare il mondo degli alimenti e dell’energia, per dominare le nazioni e i popoli in lungo e in largo per il mondo e per i continenti, hanno effettivamente privatizzato patrimoni pubblici e beni comuni e, quindi, sminuito e castrato la democrazia con l’ulteriore intento di spopolare il mondo. Sono le politiche di quest’oligarchia che individuano nei sistemi di difesa e nella loro espansione nello Spazio le priorità del bilancio nazionale per mirare al pianeta terra, e per servirsene negli oceani, sul fondo marino, ma per prima cosa, dicono nello Spazio. In ogni caso, tutte queste aree del nostro piccolo e vulnerabile pianeta: la terra, gli oceani, l’atmosfera e lo spazio sono intrecciati e interconnessi.
Come possiamo vedere, l’ordine del mondo oggi, le condizioni materiali delle persone, da un continente all’altro, le conseguenze dirette del colonialismo, originano guerre predatorie per le risorse e i mercati, e conflitti all’interno delle nazioni per consolidare ulteriormente un regime di sfruttamento estremo, parassitico e coloniale, per schiacciare gli ‘untermenschens’ o sub-umani – espressione con cui si designa la gente comune – per condannare milioni di persone ad una politica predeterminata di malnutrizione, fame, malattia e morte, come non era mai accaduto prima nella storia del mondo. In India, il Mahatma Gandhi e Jawaharlal Nehru hanno descritto queste condizioni come il “terrore della fame e della disoccupazione”, pensando che fossero caratteristiche inerenti l’epoca coloniale in India e che sarebbero state sradicate una volta che la libertà avesse vinto!
Per riassumere l’autentico carattere dell’accumulazione del surplus in un sistema capitalistico, la sua estrema, parassitica, peculiarità di succhiare il sangue e i frutti della fatica dei lavoratori e di intere colonie, bisogna coltivare politiche che creano sistemi di difesa per stabilire l’egemonia e il dominio. Il Progresso Umano nelle scienze e nella tecnologia, invece di essere utilizzato a beneficio della civiltà, è usato per perfezionare e inventare, non importa quanto costi ai bilanci nazionali, sistemi di difesa robotizzati nella loro capacità di uccidere e mutilare un largo numero di persone, sempre più civili. Questo è stato dimostrato, per fare un esempio, con la tecnologia telecomandata con il suo controllo a distanza, in anticipo sulle successive versioni da impiegare nello Spazio. Questo processo accelera, proprio mentre le persone perdono il controllo sui bilanci militari, proprio mentre non hanno più alcun controllo sui loro sistemi politici. La natura di questo armamento è destinata a distruggere l’habitat umano e l’ambiente e ha pericolose implicazioni sul futuro genetico dell’umanità, sotto forma di OGM e pesticidi delle compagnie dell’Agribusiness.
“Il colonialismo è una condizione necessaria e costante per la crescita capitalista. Senza le colonie, l’accumulazione di Capitale potrebbe arrestarsi”
Dobbiamo comprendere la realtà dell’attuale mondo privo di leggi, dove le Multinazionali guidano le forze militari scatenando pre-emptive war (guerre di Autodifesa Anticipata), invasioni e occupazioni e dove il sistema dell’ONU è paralizzato, la sua Carta è ignorata, i Trattati e le convenzioni, firmati e ratificati, sono disprezzati in ogni momento. È necessario concentrarci sulla cruda verità, cioè che quei trattati e quelle convenzioni non proteggono l’umanità dalle forze che vogliono dominare e sfruttare le risorse del mondo usando qualsiasi sistema di difesa e tutti i mezzi possibili – per terra, per mare, sui fondali marini o nello spazio – e se il sistema mondiale non stabilirà il prima possibile un bilanciamento delle basi militari potrebbero essere collocate nel sistema planetario terrestre.
Vladimir Putin, prima Presidente e ora Primo Ministro russo, intervenendo alla Conferenza sulla Sicurezza Europea tenutasi a Monaco il 10 febbraio 2007, ha detto: “Il mondo unipolare definisce un mondo in cui c’è un capo, un centro dell’autorità, un unico centro del potere, un unico centro dove prendere decisioni. Alla fine dei conti ciò è fatale non solo per quelli che stanno all’interno del sistema ma anche, dall’interno, per lo stesso Sovrano; ciò che è più importante è che lo stesso modello è incrinato perché alla sua base non c’è e non può esserci un fondamento morale per la civiltà moderna (e ancor meno per la democrazia). Stiamo assistendo al disprezzo sempre maggiore dei principi fondamentali del diritto internazionale, al pressoché incontenibile super-uso della forza nell’ambito delle relazioni internazionali, forza che sta spingendo il mondo nell’abisso dei conflitti permanenti. Sono convinto che siamo giunti al punto decisivo in cui dobbiamo seriamente pensare all’architettura della sicurezza globale”.
Dobbiamo smuovere cielo e terra, il potere dell’umanità per smantellare questa élite dominante che prende le decisioni ‘nelle sale dei consigli assembleari militari’, nei sotterranei del Comando Strategico in Nebraska o in più posti a Wall Street, nella City (Londra) o a Tel Aviv .
La domanda senza limiti per stabilire un monopolio sui mercati e le risorse del pianeta terra ha condotto il mondo ad assistere a guerre infinite, talvolta definite ‘guerre lunghe’, se l’espressione può sembrare meno distruttiva, e la caccia infinita alle piattaforme per le armi, per ottenere ‘il dominio dell’intero spettro’ e la ‘Iniziativa della Difesa Strategica’ (SDI) o le Guerre Stellari iniziate con il ‘libero mercato’ del governo Reagan e con il Thatcherismo che hanno accelerato la morte e la distruzione a cui abbiamo assistito in lungo e in largo per il pianeta, in Angola, Congo, Somalia, Afghanistan, Iraq, Palestina, America Latina e Centroamerica, Yugoslavia, Libano, Gaza e ancora prima in Corea, Vietnam e Cambogia, tra gli altri paesi, con l’acquiescenza e, in alcuni casi, il sostegno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU .
Le tecnologie per la rincorsa alla guerra sono le meglio finanziate e spesso giustificate dalla generica espressione ‘Sicurezza Nazionale’. Ci sono piattaforme e testate, le prime stanno diventando sempre più versatili nelle versioni da terra, mare, aria e spazio. Le testate hanno numerose varianti – Uranio Impoverito, micro – ordigni nucleari, fosforo, napalm, bombe grappolo, bunker-buster, laser potenti e raggi di particelle, le ultime specialmente per l’utilizzo nello spazio.
Un sistema di ‘Guerra Permanente’ alimentato da una ‘Economia di Guerra’ permanente, foraggiata dalle pratiche predatorie delle grandi Banche e delle multinazionali (MNC) ha condotto alla fondazione di uno Stato di Sicurezza Nazionale che a sua volta promuove l’interesse privato della oligarchia finanziaria. Le tre regole d’oro, quindi, sono la presenza militare globale USA/NATO, la proiezione globale del potere militare e l’uso della forza in un conflitto o in un altro per minacciare ‘i popoli inferiori’ del mondo con un ‘Dominio a Pieno Spettro’ – incluso lo Spazio. La classe al potere è attualmente un’alleanza della Classe Capitalista Transnazionale (TCC) che si garantisce profitto, potere e privilegi per mezzo di una politica di controllo e armamento. disse Rosa Luxemburg, membro del Partito Socialdemocratico nella Germania pre-nazista. Oggi viviamo nell’era del Neocolonialismo travestito da Globalizzazione, senza bandiere straniere o eserciti, con le Multinazionali che tessono la rete della Classe Capitalista Transnazionale, attraverso il nostro sistema di governo e la nostra economia.

La nuova strategia
La nuova strategia è elaborata da un ‘Consiglio’ costituito dai CEOs (Chief Executive Officers) delle più grandi multinazionali e dai Comandanti di Campo, l’elenco degli obiettivi, le priorità e i piani di guerra finanziati, sono poi tradotti in Documenti sulla Strategia per la Sicurezza Nazionale (NSSD), dottrine Presidenziali/dichiarazioni, minacce e sanzioni. Per esempio è ufficiale che il Piano/Elenco dei Bersagli delle Armi Nucleari era stato preparato congiuntamente dai più alti dirigenti del mondo degli affari e dagli alti comandi militari presso la Offut Air Base del Comando Strategico USA nel 2002 (citazione del Prof. Michel Chossudovsky). Preso in considerazione ciò; per primo il piano di ‘Ricostruzione’ (o affari) e poi il ‘Piano di Distruzione’, o meglio quello che si è stabilito di distruggere in modo che possa essere nuovamente ricostruito per mezzo di appalti del tesoro pubblico.
La Vision 2020 del Comando USA nello Spazio, non è che un’espressione di questa realtà. Allo scopo di prestarsi a questa farsa, gli USA/NATO – servendo il paese, difendendo la Costituzione (questo “maledetto pezzo di carta” come George W. Bush era solito chiamarlo) e la gente, i militari continuano a coprire elmetti e uniformi dei membri delle forze armate con decorazioni e distintivi. L’agenda viene stabilita dall’oligarchia finanziaria, i militari sono cooptati come partner esecutori. In ogni caso ‘compagnie militari private’ (PMC) sono sulla linea di comando e hanno il vantaggio del libero funzionamento al di fuori della regolamentazione del Diritto Militare USA. Entrambi hanno il mandato di sostenere le imprese criminali nel saccheggio e nella devastazione .
Rilevante per la comprensione delle prime decadi del XXI sec., la retorica della Vision del Comando dello Spazio recita: “Basata sull’insuperabile potere e influenza USA ( basato su fiat dollars e finanziamento del debito da Cina, Giappone etc.) che favorisce la libertà umana (per es. l’Operazione Iraqi Freedom) e l’estensione della pace attraverso l’incoraggiamento di società libere e aperte in ogni continente (vedi libere imprese e liberi mercati), rende il mondo sicuro per la democrazia, sviluppa le capacità che rendono possibile il dominio e più aggressive intenzioni”. La “Grande Strategia” è quella di ‘rifare’ il mondo sulle basi dell’inattaccabilità USA (vedi Ultra Capitalismo/TCC), intaccando la sicurezza internazionale e l’umana sicurezza, in lungo e in largo per il mondo. “Il progetto per l’armamento dello spazio è all’avanguardia nel processo oggi in atto. In ogni caso il successo dell’alleanza delle persone contro il progetto, mantiene la promessa, non solo di tutelare il ‘santuario della pace’ ma anche di progredire verso il disarmo e la pace sulla terra”, scrive Wade L. Huntley .

Vision del Comando USA nello Spazio
Incoraggiato dalla ‘Commissione Spaziale 2000’ di Donald Rumsfeld, che abbracciava il mito della‘Pearl Harbour Spaziale’ e lo basava sulla dubbia interpretazione che non c’è nessuna proibizione nascosta nel diritto internazionale riguardo il dispiegamento o l’utilizzo di armi nello Spazio, La Relazione della Commissione per lo Spazio contiene anche l’ammonimento rivelatore che gli “USA devono essere prudenti con gli accordi voluti per uno scopo che si aggiungono a una ampia serie di trattati e convenzioni/regolamenti che potrebbero avere conseguenze impreviste, limitando le future attività nello spazio”. Il documento della vision del Comando dello Spazio USA invoca il dominio della dimensione spaziale delle operazioni militari per proteggere gli interessi e gli investimenti USA. La Vision 2020 è per il dominio della Terra dallo Spazio. I suoi concetti operativi sono:
1. Controllo dello Spazio.
2. Impegno Globale.
3. Integrazione totale delle forze tramite – informazioni, sorveglianza, ricognizione (ISR).
4. Partnership/alleanze Globali.
Il documento della Vision 2020 per il Comando Spaziale USA persegue l’idea di un Global Area Strike System, di cui un elemento chiave potrebbe essere un raggio laser ad alta intensità che dalla terra rimbalza su specchi collocati nello spazio (ground based high energy laser capability), l’installazione di Armi ad Energia Diretta (Directed Energy Weapons, DEW) e Armi ad Energia Cinetica (Kinetic Energy Weapons, KEW), distrattori e falsi bersagli (soft kill jammers). Il quarto rapporto quadriennale della Difesa, periodico del NSSDs e i rapporti sul Comportamento nucleare, l’ultimo dell’aprile 2010, sono degli utili punti di riferimenti per un’analisi dettagliata di idee quanto di intenzioni e piani.
Molto più importante di ogni altra descrizione sulle tipologie di armi e piattaforme per armi programmate per essere dispiegate nello Spazio, c’è il fatto che il Documento della Vision enfatizza “il ruolo dello Spazio NELLA GESTIONE DELL’ECONOMIA GLOBALE… La Globalizzazione (vedi neo–imperialismo/colonialismo) dell’economia mondiale continuerà a generare un gap che aumenta, tra ‘quelli che hanno’ e ‘quelli che non hanno’… L’idea è che controllando lo Spazio e la Terra sottostante gli USA (intendendo per USA i TCC) saranno in grado di tenere in riga ‘quelli che non hanno’”.
Il Comando Spaziale USA è acutamente definito da Bill Sulzman, Direttore dei Cittadini per la Pace nello Spazio, che osserva – “Il Comando Spaziale si sta preparando ad essere ‘La forza dell’ordine’ dell’Economia Globale e della struttura politica”.
La Vision del Comando Spaziale indica gli USA e gli interessi globali, finanziari coinvolti nella determinazione della ‘Dottrina Militare Spaziale’. Il ‘Piano di Lungo Periodo’ del Comando dello Spazio si apre evidenziando questo coinvolgimento – spiegando nei dettagli che esso coinvolge 75 multinazionali a cominciare da Aerojet, Boeing, Lockheed – Martin, Rand, Raytheon, Sparta Corp, TRW fino a Vista technologies, e centinaia di Multinazionali in Europa e in Giappone che lo potenzieranno con degli appalti e salvaguarderanno il loro controllo delle risorse e dei mercati.
La crescita dell’influenza degli affari Finanziari e delle Multinazionali confonderà gli accordi sulla Sicurezza così come controllerà e influenzerà gli eventi mondiali e l’intera architettura della sicurezza globale, Asia inclusa.
Già nel 1996, il Generale Joseph Ashy, Comandante in Capo del Comando Spaziale USA aveva detto ‘Aviation Week & Space Technology’… “È un tema politicamente sensibile… ma accadrà… alcune persone non vogliono neppure sentirlo, ma sicuramente combatteremo nello Spazio, noi combatteremo dallo spazio e nello spazio”.
Un’analisi giustamente conclude “gli USA (TCC) sono preparati a un controllo unilaterale (militare) dello Spazio che sovrasta il Pianeta Terra, i suoi abitanti e i suoi continenti – con questa posizione di vantaggio potrebbero sopraffare qualsiasi avversario”. Inseguendo il profitto hanno dichiarato con spavalderia che ‘avrebbero fatto esplodere il mondo’ se necessario. In ogni caso, come dice un proverbio, anche quando tutto sembra certo qualcosa può sempre andare storto. Dopo il 2007 con la crescente implosione finanziaria, gli indebitamenti e la perdita di potere dell’industria del sistema USA ha preso visibilmente velocità, la fine del gioco potrebbe essere diversa dal previsto!
Conformemente a quanto dichiarato, appena qualche anno fa, da alcuni gruppi di esperti … “Le altre nazioni non hanno i soldi né la tecnologia per competere con gli USA nello sviluppo delle armi dell’era dello spazio, citiamo Friedman come esempio, la Cina e la Russia hanno già superato la soglia”. Infatti la Cina, e in misura minore la Russia, sono creditori del Tesoro USA in bancarotta …La Cina ha finanziato indirettamente le guerre delle multinazionali in Afghanistan e in Iraq…la presenza militare globale USA e le crescenti aspettative del Comando Spaziale. Ma le illusioni possono essere pericolose nel provocare un’incontrollata corsa all’armamento nello Spazio con tutti i rischi connessi e le imprevedibili conseguenze che potrebbero far esplodere il pianeta terra, nonostante il fatto che l’economia USA è in fase terminale mentre i suoi guerrieri delle multinazionali della classe capitalista Transnazionale conservano la loro ricchezza sotto forma di titoli finanziari, quantunque titoli derivati, CDO e CDS e altri titoli di credito in un’enorme rete di imbrogli. Come dicono i cinesi, viviamo davvero in un’epoca interessante.
Dal momento che il Comando Spaziale USA va avanti con la costruzione del sistema spaziale WMD e sinergizzando con la Ballistic Missile Defense, National Missile Defense e i weapon system anti-satellite (ASAT), la Cina e la Russia entreranno con sistemi orientati alla difesa e se lo farà la Cina, l’India la seguirà e il Pakistan anche. L’intero gioco è controproducente e porta a una più grande ‘Mutua Distruzione Assicurata’ (MAD) così come con le armi nucleari … ma non nella mente della classe capitalista Transnazionale che ama il tocco d’oro di Mida.
Il ‘Trattato dello Spazio Esterno’ 1967 , fu firmato e approvato da USA, Unione Sovietica, Cina e India, tra gli altri . Il Trattato dello Spazio Estremo è uno strumento legalmente vincolante. In ogni caso ha una clausola, che omessa permette ‘l’uso militare passivo dello spazio’. I Primi Ministri di Canada e Russia al Summit del Millennium nel settembre del 2000, e, poi in occasione dell’incontro del dicembre 2000, promisero di lavorare in stretta collaborazione per prevenire una corsa all’armamento nello Spazio.
In un documento ben formulato, presentato alla Conferenza sul Disarmo dello Spazio, tenutasi a Mosca nel 2001, la Dott.ssa Rebecca Johnson, Direttore Esecutivo dell’Acronimo Institute for Disarmament Diplomacy convocata per un graduale ‘Ottawa Process’ e consultata per un documento di lavoro costruttivo presentato dalla Francia alla Conferenza sul Disarmo (CD) a Ginevra. La Dott. ssa Rebecca Johnson ha ricordato anche che un certo numero di compagnie americane con interessi nell’industria delle Telecomunicazioni, della Navigazione e dell’Intrattenimento hanno interessi a mantenere in pace lo Spazio; Ha fatto anche un’altra rilevante osservazione ‘la smilitarizzazione dello Spazio è legata alle Relazioni Internazionali’. Richiamando il contributo dello Sri Lanka, per la proposta di una moratoria sulla sperimentazione delle armi ASAT e per una discussione su un ‘Codice della Strada’ per lo Spazio, nel tentativo di prevenire l’armamento dello Spazio stesso, l’ambasciatore dello Sri Lanka alla Conferenza sul Disarmo di Ginevra, Jayantha Dhanapala, già nel 1985, aveva messo in evidenza, con un’insolita lungimiranza, che “prevenire una corsa all’armamento nello spazio estremo è un impegno più facile di quello di tentare di controllare di decelerare tale corsa una volta che questa è già iniziata…perciò, l’urgenza di proibire, per mezzo di negoziati multilaterali, il dispiegamento di armi nello spazio, progettato allo scopo di danneggiare, distruggere o interferire con i veicoli spaziali di qualsiasi paese”.
Ciò sarebbe ideale se anche i progetti BMD e NMD venissero bloccati, se non nella realizzazione della loro pratica futilità, allora semplicemente perché l’arrivo della ‘Più grande Depressione’ dovrebbe indurre ad una migliore analisi in ragione almeno della non praticabilità finanziaria.
Un eminente pensatore e analista del network globale per la preservazione dello spazio santuario ha detto così: “Ai pacifisti non piacerà molto chiedere la fine della guerra in Iraq, Afghanistan, della guerra nucleare, dell’armamento dello spazio… a meno che loro (noi) non mobilizzeranno milioni di persone che chiedano la fine del sistema fondamentale, il profitto è tutto e l’essere umano nulla, che ha prodotto una guerra semi – permanente, il conflitto, la violenza, la tensione e liti settarie (le squadre della morte e PMC personale mascherato da Gruppi Speciali, bombe controllate a distanza al di fuori del controllo di qualsiasi istituzione dell’apparato statale)”
Siamo minacciati dalla distruzione e decimazione della gente e delle nazioni del mondo intero, inclusa la distruzione delle risorse della madre terra, necessarie alla vita.
Per prime Russia e India hanno dichiarato una posizione condivisa fondamentale riguardo al ‘Non armamento dello Spazio’ con la dichiarazione congiunta dei due Primi Ministri, del 25 gennaio 2007 a New Delhi (Per quanto sotto la pressione della preoccupazione di non rimanere troppo indietro e isolata, l’India ha annunciato un Comando Congiunto dello Spazio nel marzo del 2008 (per consolidare la sua capacità ISR – Intelligence, Surveillance, Reconnaissance).
I negoziati sul Trattato per proibire le armi e la guerra nello spazio, come proposto dalla Dott. ssa Rebecca Johnson, avranno tre punti chiave:
I) Divieto di dispiegamento e uso di armi nello spazio come risultato dell’ampliamento e del rafforzamento del Trattato sullo Spazio Estremo del 1967 così che anche le armi ad energia diretta e cinetica siano vietate, grazie al ‘Divieto di dispiegamento’ di ogni futura e offensiva innovazione con un potenziale analogo.
II) Divieto di sperimentare, dispiegare e usare armi ASAT, sia collocate sulla terra che nello spazio.
III) Stabilire un codice di condotta per sostenere la pace, l’uso non aggressivo e non offensivo della forza (anche come blocco, nel breve periodo, e come limite per gli ASAT).
Siamo avvezzi a quanto la scienza e la tecnologia hanno permesso. Ora c’è la possibilità di permettere Poteri Spaziali per finanziare delle guerre, o meglio far esplodere il pianeta terra o costringere e ricattare altri paesi a fondersi e ad autorizzare un’unica ideologia politico-economica del mercato e dell’impresa privata, malgrado la bancarotta finanziaria imponga a più di un paese del mondo condizioni come il “Debito Sovrano!”.
Il Ministro per gli Affari Esteri russo, Sergei Lavrov, ha ufficializzato che certe mosse sulla scacchiera “disturberanno l’equilibrio militare mondiale”. Il 6 settembre 2007, prima dell’Assemblea Generale dell’ONU, la Russia ha emesso una bozza di risoluzione per vietare il dispiegamento di armi nello Spazio Esterno, intitolata ‘Misure sulla costruzione della Trasparenza e della Fiducia nelle attività dello Spazio Esterno’. Una prima proposta della Russia sulla stessa linea era stata avanzata alle Nazioni Unite nel 2002. La proposta includeva anche la convocazione di una conferenza per perseguire congiuntamente, dopo aver analizzato diverse questioni e preparato e negoziato una bozza di trattato per proibire le armi nello spazio, per così dire, per migliorare il Trattato del 1967 in riferimento alla attuale realtà per prevenire l’armamento dello Spazio. Anche la Cina si è unita alla Russia nel chiedere agli USA di osservare il Trattato e di non dispiegare armi nello Spazio.
Neanche l’alleanza della Classe Capitalista Transnazionale si auto-distrugge, obbligata dai lavoratori solidali di tutti i continenti, i quali si oppongono alla guerra e stanno solidalmente assieme come una forza d’opposizione dalla parte dell’umanità o finiremo per precipitare in un abisso profondo. Per ognuno ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le cose come sono o assumersi la responsabilità di contribuire al cambiamento – da un’economia di guerra a una politica economica di pace da condividere, per preservare il nostro ambiente e per appartenere a comunità in cui ogni essere umano ha una parte eguale per i suoi bisogni elementari.

David Cameron provoca la Cina ricordandole le guerre dell’oppio

La guerra dell’oppio è stata per i cinesi peggio delle nostre guerre mondiali ed ha umiliato e schiavizzato la pacifica Cina.
fonte: www.MoviSol.org

Come si sa, spesso gli incidenti diplomatici coinvolgenti la Gran Bretagna non sono involontari.
In visita nella Cina, mercoledì scorso, il primo ministro britannico David Cameron e altri componenti della sua cerchia governativa hanno ostentato dei papaveri di carta sul bavero delle loro giacche.

Formalmente l’occasione sarebbe stata quella della commemorazione dei caduti in guerra, il giorno del 92° anniversario della firma dell’armistizio concludente la prima guerra mondiale. Nonostante ciò, i funzionari cinesi hanno pregato la delegazione britannica di rimuovere ciò che ricorda loro le guerre dell’oppio dell’Ottocento, quando le navi militari britanniche distrussero a suon di cannonate le città costiere della Cina, per costringerla ad accettare il loro “diritto a praticare il libero mercato” dell’oppio proveniente dalla regione indiana del Raj. Difatti, qualche giorno prima, il 3 novembre, si è avuto il 161° anniversario della prima guerra dell’oppio.

“I Cinesi ci hanno informati”, ha affermato all’agenzia AFP un funzionario al seguito di Cameron che preferisce rimanere anonimo, “che sarebbe stato inappropriato indossare i papaveri, a causa delle guerre dell’oppio”.

“Abbiamo loro risposto”, ha continuato, “che per noi [i papaveri] hanno un grande significato e che li avremmo indossati comunque”. Con pari sincerità, avrebbe potuto aggiungere, col fare impassabile proprio dei britannici, che servono per ricordar loro di restare al loro posto

L’altra campana… Comunicato del Comando Supremo dell’Esercito Popolare Coreano

Fonte: KFA – www.korea-dpr.com

Questo martedì, il Comando Supremo dell’Esercito Popolare Coreano ha rilasciato il seguente comunicato:
Il governo fantoccio della Corea del Sud ha insistito con la sua sconsiderata provocazione militare, con colpi di proiettile sparati nelle acque territoriali della Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC) intorno a Yeonpyeong, un isola nel Mare Occidentale della Corea. Dalle 13.00 del 23 Novembre, nonostante i ripetuti avvertimenti della RPDC contro tale messa in scena di una guerra di aggressione, dal nome in codice  “Hoguk“, si è scatenata la tensione in tutta la penisola coreana.
Queste provocazioni militari sono parte di un piano posto in essere dalla Corea del Sud in difesa della “linea di confine settentrionale”, come le continue infiltrazioni nelle acque territoriali nordcoreane, giustificate con il pretesto di intercettare i pescherecci. Le forze rivoluzionari armate della Repubblica Popolare Democratica di Corea che fedelmente  sono di guardia alle inviolabili acque territoriali del Paese hanno preso oggi una decisione militare forte, in risposta alle provocazioni militari del governo fantoccio, con un potente contrattacco.
Si tratta a tutti gli effetti della tradizionale risposta dell’esercito nordcoreano, che respinge così ogni attacco dei provocatori. Ogni volta che il governo sudcoreano sfiderà le acque territoriali della Repubblica Popolare Democratica di Corea anche solo per 0,001 mm., le forze armate rivoluzionarie della RPDC non esiteranno a sferrare un contrattacco.
Sia ben chiaro che questo solenne avvertimento delle  forze armate nordcoreane rappresenta una chiara dichiarazione e che queste parole non sono dette invano. Nel Mare Occidentale di Corea esiste solo una linea di demarcazione della marina militare, la marina della Repubblica Popolare Democratica di Corea

Faggin premiato da Obama: E’ lui il padre del microchip

Fonte: il giornale di Vicenza

Washington.
Considerato il padre del microchip, il vicentino Federico Faggin, da anni residente in California nella Silicon Valley dove ha operato prima come ricercatore e poi come fondatore e amministratore di aziende innovative, è stato insignito della massima onorificenza americana nel settore della tecnologia e dell’innovazione, la National Medal of Technology and Innovation. A premiarlo è stato il presidente Obama in una cerimonia che si è tenuta alla Casa Bianca.

National Medal of Science e National Medal of Technology and Innovation sono i massimi riconoscimenti assegnati dal governo americano a scienziati, tecnologi e inventori che hanno prodotto risultati di altissima rilevanza scientifica e tecnologica. In particolare, la National Medal of Technology and Innovation riconosce individui il cui lavoro ha generato un contributo eccezionale alla competitività e alla qualità della vita.

Federico Faggin condivide il riconoscimento con Marcian Hoff Jr e Stanley Mazor, per un prodotto rivoluzionario, realizzato nel 1971 presso la società Intel (Santa Clara, California), che ha trasformato completamente l’industria microelettronica. Si tratta del primo microprocessore costruito su un singolo chip, denominato Intel 4004.