Hear the voice of a thief. That of Alexander Graham Bell.

Fonte: http://beyondthirtynine.com/hear-the-voice-of-a-thief-that-of-alexander-graham-bell/
Scritto da: Angelo Paratico

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The real inventor of the telephone was Antonio Santi Giuseppe Meucci (Florence 1808 – New York 1889)

Meucci filed a Patent Caveat in 1871 (5 years before Bell) because he had not sufficient money to pay for a full patent. His notebooks went missing, sold for a few dollars by his wife while he was sick, and then was demonstrated beyond doubt that they ended up in the hands of a friend of Alexander Bell and he had access to them. Here we have not a case of two people coming up with the same idea at the same time, but rather the stealing of a brilliant idea.  There was a famous trial but by then Bell, a skilled but ungrateful businessman had  already set up a company with branches all over the world. The judge, contrary to common expectations, and against evidence ruled in favour of the Scottish turned-Canadian millionare without granting a compensation to the poor Italian immigrant.

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There was a ruling by the US Congress in 2002 correcting that sentence. For those who thinks that I am boasting this out of pure sciovinismo here is an article published by the Guardian on 22 June 2002, written by Rory Carroll:

Historians and Italian-Americans won their battle to persuade Washington to recognise a little-known mechanical genius, Antonio Meucci, as a father of modern communications, 113 years after his death.

The vote by the House of Representatives prompted joyous claims in Meucci’s homeland that finally Bell had been outed as a perfidious Scot who found fortune and fame by stealing another man’s work.

Calling the Italian’s career extraordinary and tragic, the resolution said his “teletrofono”, demonstrated in New York in 1860, made him the inventor of the telephone in the place of Bell, who had access to Meucci’s materials and who took out a patent 16 years later.

“It is the sense of the House of Representatives that the life and achievements of Antonio Meucci should be recognised, and his work in the invention of the telephone should be acknowledged,” the resolution stated.

Bell’s immortalisation in books and films has rankled with generations of Italians who know Meucci’s story. Born in 1808, he studied design and mechanical engineering at the Academy of Fine Arts in Florence, and as a stage technician at the city’s Teatro della Pergola developed a primitive system to help colleagues communicate.

In the 1830s he moved to Cuba and, while working on methods to treat illnesses with electric shocks, found that sounds could travel by electrical impulses through copper wire. Sensing potential, he moved to Staten Island, near New York City, in 1850 to develop the technology.

When Meucci’s wife, Ester, became paralysed he rigged a system to link her bedroom with his neighbouring workshop and in 1860 held a public demonstration which was reported in New York’s Italian-language press.

In between giving shelter to political exiles, Meucci struggled to find financial backing, failed to master English and was severely burned in an accident aboard a steamship.

Forced to make new prototype telephones after Ester sold his machines for $6 to a secondhand shop, his models became more sophisticated. An inductor formed around an iron core in the shape of a cylinder was a technique so sophisticated that it was used decades later for long-distance connections.

Meucci could not afford the $250 needed for a definitive patent for his “talking telegraph” so in 1871 filed a one-year renewable notice of an impending patent. Three years later he could not even afford the $10 to renew it.

He sent a model and technical details to the Western Union telegraph company but failed to win a meeting with executives. When he asked for his materials to be returned, in 1874, he was told they had been lost. Two years later Bell, who shared a laboratory with Meucci, filed a patent for a telephone, became a celebrity and made a lucrative deal with Western Union.

Meucci sued and was nearing victory – the supreme court agreed to hear the case and fraud charges were initiated against Bell – when the Florentine died in 1889. The legal action died with him.

 

 

 

 

La Norvegia al primo posto nell’indice del Global Energy Architecture Performance, solo fortuna?

Fonte: http://www.tuttogreen.it/la-norvegia-al-primo-posto-nellindice-del-global-energy-architecture-performance-solo-fortuna/

timthumb.php  Ancora una volta i paesi scandinavi si dimostrano tra i più virtuosi. In questo caso si parla di Norvegia, che è da poco risultata in testa ad una particolare classifica.

Già in cima alla lista dei Paesi più vivibili e per il modello di welfare proposto ai suoi cittadini, la Norvegia ha da poco superato un nuovo primato, essendo al primo posto del Global Energy Architecture Performance Index, l’indice mondiale elaborato dal World Economic Forum sui 105 Paesi che gestiscono meglio i loro sistemi energetici.

Crescita economica e sviluppo, sostenibilità ambientale, sicurezza e accesso all’energia sono alcuni dei parametri considerati nella classifica dove la Norvegia ha ottenuto il massimo dei punteggi. Solo una fortunata coincidenza dovuta alle preziose riserve energetiche presenti sul suo territorio?

Non sembrerebbe così. Infatti la Norvegia si sarebbe meritata l’importante ruolo mondiale grazie ad un programma chiamato Enova SF, incentrato sulla gestione nazionale dei sistemi energetici.

Tra gli impegni programmatici ci sarebbe quello di renderla carbon neutral entro il 2030, in anticipo quindi rispetto all’originaria scadenza del 2050, grazie anche ai numerosi interventi programmati dal Ministro dell’Ambiente Bard Vegar Solhjell e dal Governo, che avrebbero impegnato alcune decine di miliardi per tagliare i consumi di settori come i trasporti, il sistema manifatturiero ed energetico.

SCOPRI ANCHE: Un’alba in Norvegia: video in time lapse

Gli introiti dei settori, in crescita, dell’energia rinnovabile e delle risorse che provengono dal Mare del Nord, come gas e petrolio, grazie anche ad un patto con Russia, Regno Unito e Germania, sarebbero gestiti in modo oculato dal governo norvegese e reimpiegati verso altri settori produttivi come l’industria ingegneristica e nelle telecomunicazioni.

La forte politica energetica norvegese, frutto non solo di fortuna e ricchezza di risorse, potrebbe fornire un valido esempio da imitare per altre nazioni e uno spunto in più per provare a uscire dalla crisi, seguendo modelli economicamente ma anche energeticamente avanzati, proprio come quello della Norvegia.

AMERICA: PROFITTI E BRIOCHES!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2013/05/07/america-profitti-e-brioches/

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Mentre il popolo qua e la comincia a chiedere pane e lavoro ai governanti, nelle sale ovattate dei consigli di amministrazione americani si decide quotidianamente di tagliare occupazione o di suggerire intanto qualche ….brioches!

Questo è il livello dei profitti delle imprese americane ad oggi, un livello mai visto nella storia della corporatocrazia …

Giusto quel tanto che serve per distribuire qua e la qualche lavoro part-time o a tempo parziale, il tutto rigorosamente con salari negativi in termini reali ovviamente!

Se poi qua e la si apre qualche falla, un minimo di trickle down è assicurato!

 

Non solo, la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti è quotidianamente in atto, si usano i soldi dei contribuenti per continuare a salvare cadaveri finanziari soprattutto e quasi esclusivamente banche, per poi scoprire che non ci sono soldi per le famiglie, la scuola, la sanità e via dicendo…

Vaccinazioni. Fatti e misfatti nel Galles

Scritto da: Eugenio Serravalle
Fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/vaccinazioni-fatti-misfatti.php

vaccinazioni-fatti-e-misfatti-nel-galles_3066L’antefatto
Il Regno Unito di Gran Bretagna ha stabilito di aggiornare il calendario vaccinale. Il nuovo programma, che costerà circa 100 milioni di sterline (circa 120 milioni di euro) prevede che tutti i bambini siano vaccinati contro l’influenza stagionale attraverso uno spray. A iniziare saranno circa 650mila bimbi intorno a due anni, già dal prossimo settembre, poi toccherà a tutti quelli in età scolare entro il 2015. Per i neonati sotto i quattro mesi invece arriverà il vaccino contro il rotavirus, la più comune delle gastroenteriti dell’infanzia. Quasi tutti i bambini la contraggono nei primi cinque anni di vita; nei casi più gravi si cura con terapia reidratante per fleboclisi. Una campagna straordinaria è stata lanciata il 25 aprile per vaccinare e rivaccinare tutti i bambini contro il morbillo: non è mai troppo tardi per vaccinarsi. L’obiettivo è vaccinare almeno un milione di bambini tra i 10 e i 16 anni

Il fatto
Le strategie pubblicitarie sono inesauribili. Cosa c’è di meglio che far diventare qualche caso di morbillo, assolutamente nella norma per diffusione e gravità (tanto che il sito dell’OMS non ne dà praticamente alcun rilievo) in una spaventosa epidemia?

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Questi sono i dati ufficiali riportati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nel 2012 nel Regno Unito sono stati 1083 i casi di morbillo dichiarati, contro i 5188 casi italiani, ma le prime pagine dei nostri giornali hanno bucato la notizia. Oggi raccontano spaventati la “terribile” epidemia del Galles, che così terribile non appare se nel mese di gennaio a fronte di 58 casi segnalati, erano appena 10 quelli confermati in laboratorio , 8 i casi confermati nel mese di febbraio (su 86 notifiche), e 8 nel mese di marzo (su 304 notifiche).

Il fenomeno della sovrastima è noto: durante una epidemia è molto probabile che siano diagnosticati come morbillo anche malattie differenti. Durante una precedente epidemia in Inghilterra su 589 casi di diagnosi clinica (cioè con la visita e l’osservazione del paziente) in cui si è cercata la conferma in laboratorio che si trattasse proprio di morbillo, questa certezza si è avuta solo 8 volte: il tasso di sovra-diagnosi è stato del 7400%.

Di questa epidemia sappiamo che i bambini più colpiti sono i ragazzi tra i 14 e i 15 anni. Nel 2003, quando avevano 5 anni il 92% di loro è stato vaccinato con la seconda dose del trivalente. La malattia colpisce meno i ragazzi tra i 9 e i 10 anni di età, nonostante la copertura vaccinale all’età di cinque anni era inferiore (tra l’85 e l’87% ). Come si può vedere dalla tabella, la copertura in Inghilterra per 2 dosi di vaccino è intorno al 94% e anche negli anni di minore vaccinazione sono stati vaccinati l’87% dei bambini. Ma non sembra essere sufficiente: occorre una terza somministrazione in età adolescenziale, per ora. In futuro si vedrà…

Quello che non sappiamo, ad oggi, è il numero dei malati precedentemente vaccinati. In nessun sito appare questa informazione. Apporranno il segreto di stato?

Il misfatto
E’ la campagna di stampa che, mescolando cifre reali a proiezioni fantasiose, dipinge il morbillo come una terribile malattia. Non se ne distingue la pericolosità tra i bambini denutriti e immunodepressi (per questo è elevata la mortalità tra i bimbi africani) e il basso indice di complicanze tra chi gode di buona salute, vive in condizioni igienico-sanitarie soddisfacenti, ed ha facile accesso alle cure mediche. E’ lo sfruttare una notizia per diffondere la paura tra i genitori, che devono poter scegliere liberamente se vaccinare i propri figli. E’ la propaganda alla vaccinazione non ricordando mai che i vaccini sono farmaci, e che pertanto possono avere affetti collaterali e causare reazioni avverse anche molto gravi. Guai a chi fornisce questa informazione.

 

EURO: un cambiamento significativo

Fonte: http://vocidallestero.blogspot.it/2013/05/euro-un-cambiamento-significativo.html#more

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La dichiarazione di Oskar Lafontaine del 30 aprile scorso è un evento storico [1] . E’ la prima volta che un ex attore di primo piano nella creazione dell’euro ammette che è stato un errore. Questa dichiarazione segna un cambiamento nella posizione dell’élite europea di cui Oskar Lafontaine fa parte. Preannuncia che ormai altre affermazioni dello stesso tipo si moltiplicheranno nei prossimi mesi.

Le ragioni del cambiamento

Questa dichiarazione è particolarmente interessante per quel che riguarda i motivi della sua conversione ad un’uscita dall’euro. Ricordiamo che Oskar Lafontaine, come presidente del SPD, è stato uno dei più ferventi sostenitori della moneta unica negli anni ’90. Ha anche detto esplicitamente di aver creduto in un sistema di unificazione dei salari su scala europea, ma che questo meccanismo è stato svuotato del suo contenuto per l’azione di diversi governi. La posizione di Oskar Lafontaine non è quindi una posizione di rifiuto della moneta unica per principio. Ma egli osserva che nella configurazione attuale dei rapporti di forza in Germania, non vi è alcuna possibilità di un’inversione dell’attuale politica di dumping salariale. Da questo punto di vista, conviene citare esattamente il testo:
La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più in crisi le stesse istituzioni democratiche.
I tedeschi non hanno ancora capito che gli europei del sud, tra cui la Francia, presto o tardi saranno costretti dall’impoverimento economico a contrattaccare l’egemonia tedesca.Essi sono particolarmente sotto pressione per il dumping salariale della Germania in violazione dei trattati europei sin dall’inizio dell’unione monetaria.Merkel si sveglierà dal suo sonno del giusto quando i paesi che soffrono il dumping salariale tedesco si metteranno d’accordo per imporre un cambiamento nella politica di gestione della crisi a scapito delle esportazioni tedesche “.
Questo passaggio è particolarmente istruttivo perché mostra come la politica attuale, la cui origine sta in quella che Lafontaine chiama l'”Egemonia tedesca”, porterà a dividere l’Europa in due e riunirà contro la Germania i paesi dell’Europa meridionale e la Francia. La preoccupazione di Lafontaine è dunque quella di evitare un conflitto di questo tipo che realmente rovinerebbe la costruzione europea. E’ quindi proprio per salvare l’Europa che egli considera la fine dell’euro, una posizione io avevo difeso in un documento del luglio 2012 che era stato inviato al Presidente della Repubblica [2] . Anche in questo lavoro veniva considerata la possibilità di forti aumenti salariali e di una fiammata inflazionistica in Germania. Ma si dimostrava come questi meccanismi non avessero in realtà alcuna possibilità di verificarsi e se ne deduceva la necessità di una forte svalutazione.
La conversione di Oskar Lafontaine alla dissoluzione della moneta unica non è poi così sorprendente. Oskar Lafontaine crede nell’Europa, ma, lui, non vive nel mondo incantato di cui si compiacciono i socialisti di tutte le tendenze, compreso il Front de Gauche, l’equivalente francese di Die Linke, il partito a sinistra della SPD di cui Lafontaine è stato uno dei fondatori. E’ per senso di realismo che Lafontaine arriva alla soluzione di uno scioglimento dell’eurozona.

Come procedere a uno scioglimento della zona euro

Egli parte dalla constatazione che le svalutazioni interne (le politiche deflazionistiche come si sarebbe detto negli anni ’30) da sole non saranno in grado di cambiare la situazione. Esse dovrebbero essere accompagnate da un aumento volontario di TUTTI i salari tedeschi di almeno il 20%, il che è impossibile oggi, a causa dello stato dei rapporti di forza in Germania. Egli precisa poi come concepisce questa dissoluzione della zona euro e, in particolare, considera la necessità di un controllo dei capitali (e senza dubbio inizialmente un controllo dei cambi) per realizzare questa politica. Qui è sorprendente constatare come un politico possa concordare con le posizioni espresse dagli economisti accademici e come concepisca, ancora una volta in modo molto realistico, un meccanismo di cui l’Europa ha già dato  esempio con la crisi di Cipro. Ancora una volta, vale la pena citare Oskar Lafontaine per esteso:
“Se i riaggiustamenti reali verso l’alto o verso il basso non sono possibili, diventa necessario abbandonare la moneta unica e tornare a un sistema che rende possibili le svalutazioni e rivalutazioni, come è avvenuto con il predecessore della moneta unica, il sistema monetario europeo (SME). Si tratta fondamentalmente di rendere di nuovo possibili delle svalutazioni e rivalutazioni attraverso un sistema di cambi controllati dall’Unione europea.A tal fine, un rigoroso controllo dei capitali sarebbe la prima misura inevitabile, per tenere sotto controllo i flussi dei capitali.Dopo tutto, l’Europa ha già attuato questa misura a Cipro.
Tutto questo è preso in considerazione senza drammi, ben lontano dalle previsioni catastrofiche a cui si abbandonano i politici francesi, compreso Mélenchon, che avrebbe fatto meglio a ispirarsi alle riflessioni del suo amico Lafontaine piuttosto che a condividere in pieno Attali. Ancora, il testo di Lafontaine fa eco in maniera singolare alle proposte contenute nel nostro documento di lavoro del luglio 2012, quando  menziona la necessità di garantire un sostegno ai paesi del Sud Europa per consentire loro di avere successo nelle loro svalutazioni [3]. È esattamente lo stesso percorso da seguire. Su questo punto, posso solo ripetere qui quello che ho scritto nel luglio 2012:
” Gli ultimi negoziati europei hanno avuto il merito di far prendere coscienza degli enormi ostacoli sulla strada di una possibile sopravvivenza della moneta unica.Le istituzioni dell’UE potrebbero, tuttavia, svolgere un ruolo significativo nell’attuazione dello scioglimento della zona euro. E’ importante che questo scioglimento sia presentato come un elemento della politica europea, concertato e combinato, e non come un ritorno al “ciascuno per sè”. La popolazione francese potrebbe essere preparata all’idea di uno sciglimento della zona euro valorizzando l’alternativa tra una recessione prolungata o una depressione, e una regolazione molto più rapida attraverso una svalutazione con significative prospettive di crescita nel medio termine. Tuttavia, tale soluzione comporterebbe:
(A) Una decisione collettiva, dopo un vertice UE. Sembra quasi impossibile poter tenere segreta questa decisione per più di 24 ore. Potrebbe essere presa un Sabato o una notte tra Sabato e Domenica. E’ quindi importante che il governo abbia già preparato un piano su come agire in questo caso.
 
• (B) La trasformazione del MES in parte in fondidi stabilizzazione bancaria e in parte in un “Fondo monetario europeoil cui compito sarebbe quello di risolvere le crisi di bilancia dei pagamenti nei paesi europei (che era il compito originale del FMI) che potrebberoo sorgere in seguito, e la trasformazione della BCE in un organismo di controllo sulle regole comuni e le nuove parità annunciate da parte degli Stati e approvate dal Consiglio europeo (ECOFIN). Queste parità dovrebbero essere riviste annualmente per tener conto dei diversi andamenti di inflazione strutturale e dei guadagni di produttività. La BCE potrebbe anche amministrare l’Unione banca per l’adozione di norme prudenziali comuni in particolare per i servizi bancari alla clientela.
 
• (C) Il sistema monetario europeo sarebbe ripristinato provvisoriamente per garantire delle fluttuazioni comuni dei tassi di cambio. Sarebbe tuttavia diverso dallo SME, in quanto sarebbe accompagnato da misure di controllo dei flussi di capitali per evitare attacchi speculativi. E’ possibile che uno o più paesi rifiutino queste condizioni, e il nuovo SME potrebbe iniziare a funzionare su un gruppo più ristretto di paesi rispetto all’Euro attuale. Tuttavia, i benefici in termini di stabilità del ricostituito SME dovrebbero essere sufficienti per attirare gradualmente più valute.”
Confrontiamo il testo di Lafontaine:
Durante un periodo di transizione, sarà necessario aiutare i paesi le cui valute soffriranno di sicuro una svalutazione per sostenere il cambio, anche per mezzo di un intervento da parte della Banca Centrale Europea, al fine di evitare un collasso.
Questa dichiarazione costituisce un evento politico importantissimo nella crisi dell’euro. Essa preannuncia ulteriori conversioni. La proliferazione dei partiti e dei politici che prendono posizione in Europa per una “fine dell’Euro”, è oggi un fatto importante. E’ chiaro, da questo punto di vista, che come il movimento si intensificherà nei prossimi mesi, i primi a fare il grande passo beneficeranno di una qualche credibilità presso l’opinione pubblica e i loro elettori.
TESTO di Oskar Lafontaine
Oskar Lafontaine : Abbiamo bisogno di un nuovo sistema monetario europeo
La politica europea di Angela Merkel è sempre più sotto pressione. Il presidente della Commissione europea Manuel Barroso, ma anche il primo ministro italiano Enrico Letta, hanno criticato la sua politica di austerità che domina l’Europa e che conduce al disastro. I leader europei sanno che le cose non possono continuare così. La situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più in crisi le istituzioni democratiche.
I tedeschi non hanno ancora capito che gli europei del sud, tra cui la Francia, presto o tardi saranno costretti dall’impoverimento economico a contrattaccare all’egemonia tedesca. Essi sono particolarmente sotto pressione per il dumping salariale della Germania in violazione dei trattati europei sin dall’inizio dell’unione monetaria. Merkel si sveglierà dal suo sonno del giusto quando i paesi che soffrono il dumping salariale tedesco si metteranno d’accordo per imporre un cambiamento nella politica di gestione della crisi a scapito delle esportazioni tedesche
Una moneta unica avrebbe potuto essere sostenibile se i partecipanti avessero concordato una politica salariale coordinata e orientata verso la produttività. Negli anni ’90 pensavo che un tale coordinamento sarebbe stato possibile ed ero d’accordo con la creazione dell’euro. Ma i governi hanno eluso le istituzioni create per questo coordinamento, in particolare il dialogo macroeconomico. Le speranze secondo cui la creazione dell’euro avrebbe portato a un comportamento economico razionale da parte di tutti sono state vane. Oggi il sistema è fuori controllo. Come Hans-Werner Sinn ha scritto di recente in Handelsblatt, paesi come la Grecia, il Portogallo e la Spagna devono tagliare i costi di circa il 20-30% rispetto alla media dell’Unione europea per raggiungere un livello approssimativamente equilibrato di competitività e la Germania dovrebbe aumentare il livello salariale di circa il 20%.
Abbandonare la moneta unica

Tuttavia, gli ultimi anni hanno dimostrato che una tale politica non ha alcuna possibilità di essere attuata. Un aumento dei salari, necessario nel caso della Germania, non è possibile con le organizzazioni dei datori di lavoro e il blocco dei partiti neoliberisti, formato da CDU / CSU, SPD, i liberali e i Verdi, che non fanno che seguirli. Una diminuzione dei salari, che significa una perdita di reddito nell’Europa meridionale, e anche in Francia, dal 20 al 30%, porterà al disastro, come vediamo già in Spagna, Grecia e Portogallo.
Se i riaggiustamenti reali verso l’alto o verso il basso non sono possibili, diventa necessario abbandonare la moneta unica e tornare a un sistema che rende possibili le svalutazioni e rivalutazioni, come è avvenuto con il predecessore della moneta unica, il sistema monetario europeo (SME). Si tratta fondamentalmente di rendere di nuovo possibili delle svalutazioni e rivalutazioni attraverso un sistema di cambi controllati dall’Unione europea. A tal fine, un rigoroso controllo dei capitali sarebbe la prima misura inevitabile, per tenere sotto controllo i flussi dei capitali. Dopo tutto, l’Europa ha già attuato questa misura a Cipro.”
 
Durante un periodo di transizione, sarà necessario aiutare i paesi le cui valute soffriranno di sicuro una svalutazione a sostenere il cambio, anche per mezzo di un intervento da parte della Banca Centrale Europea, al fine di evitare un collasso.
 
Una condizione per il funzionamento di un sistema monetario europeo sarebbe di riformare il settore finanziario con una rigorosa regolamentazione, ispirandosi alle casse di risparmio pubbliche. Gli speculatori devono scomparire.
Il passaggio a un sistema di svalutazioni e rivalutazioni controllate sarebbe graduale. Si sarebbe già potuto cominciare con la Grecia e Cipro. L’esperienza del “Serpente monetario europeo” e dello SME avrebbero dovuto essere prese in considerazione.
30, aprile 2013.
[1] Il testo originale si trova nel giornale Neues Deutschland à l’indirizzo seguente : http://www.neues-deutschland.de/artikel/820333.wir-brauchen-wieder-ein-europaeisches-waehrungssystem.html e anche sul blog di Oskar Lafontaine : http://www.oskar-lafontaine.de/links-wirkt/details/f/1/t/wir-brauchen-wieder-ein-europaeisches-waehrungssystem/
[2] J. Sapir, « La dissolution de la zone Euro : une solution raisonnable pour éviter la catastrophe », Document de Travail, CEMI-EHESS, juillet 2012.
[3] Idem. A questo stadionon ho nessuna informazione su  una possibile traduzione in tedesco di questo testo e  non posso che constatare les impressionanti convergenze di vedute tra la dichiarazione di Lafontaine et il documento di lavoro.

Chuck Hagel: un “game changer” in soccorso di Obama

Scritto da : Antonio De Martini
Fonte: http://corrieredellacollera.com

pentagono-586x294Chuck Hagel ( che mi ostino a chiamare Hagen) sta iniziando a imprimere le sue idee politiche sul Pentagono ed i suoi  strateghi, alcuni dei quali inseriti da Donald Rumsfeld e Richard Pearle ( soprannominato l’angelo della morte dai suoi stessi amici).

La prima unghiata, il nuovo segretario alla Difesa l’ha data alla Cina mostrando al mondo che questa sta quietamente cercando di cambiare la sua strategia assumendone una piu offensiva, grazie  all’omissione di una semplice frase dalla dottrina ufficiale.

Il presupposto per l’uso di missili balistici era di risposta ad un primo colpo inferto da un ipotetico nemico.  Nella nuova libretta dttrinaria ( un white paper), il concetto di risposta al colpo non c’è piu. Se ne può dedurre sia che la Cina stia rispondendo strategicamente all’accerchiamento americano in atto da ormai due anni,  sia che d’ora in poi, i cinesi terranno le mani libere per – ad esempio – un eventuale intervento a favore di un paese alleato, anche in assenza di un attacco diretto al territorio nazionale.

Questa ambiguità di interpretazione, sta suscitando perplessità in seno agli Stati Maggiori. e ormai anche la  recente decisione del governo australiano –  di dare il via a un programma di riarmo navale con la costruzione di dodici sottomarini ( nucleari?) ed altro naviglio minore –   non si sa piu di quale valenza strategica ( difensiva o offensiva) sia parte.

La seconda unghiata di questo spirito indipendente ( gli americani dicono “maverick” ossia un vitello che rifiuta la marchiatura) è ancora più significativa in quanto tocca il nervo scoperto di Israele, ma sempre improntata al più rigido professionalismo.

Nell‘Annual Report on the Military Power of Iran di quest’anno, il documento del Pentagono che valuta il potenziale militare di ogni paese  strategicamente interessante –  dopo aver confermato che l’Iran espande la propria sfera di influenza – specie tra i paesi un tempo  cosiddetti non allineati  –  conferma:

a) che il finanziamento di movimenti e gruppi guerriglieri nel mondo fa parte da anni di una strategia di guerra asimmetrica che non risulta essere stata abbandonata;

b) che entro il 2015 l’Iran testerà un missile balistico intercontinentale suscettibile di essere adattato per veicolare armi nucleari

c) che la Marina iraniana è certamente in grado di bloccare lo stretto di Hormuz come ha ripetutamente minacciato, ma non in grado di mantenere il blocco impedendo il traffico marittimo;

d) che gli studi e le sperimentazioni nucleari non sono passati al livello di realizzazione, ma si mantegono a quello di studi di aggiornamento, essendo i tentativi di realizzazione cessati nel 2003.

e) che il tipo di addestramento della FFAA e di indottrinamento delle milizie mostrano che la strategia iraniana è di tipo difensivo e mira essenzialmente alla difesa del territorio nazionale da una possibile invasione.

Non si tratta evidentemente di una frasetta con significato eminentemente militare. Il senso politico è chiaro: il Pentagono d’ora in poi inizia una fase di disintossicazione dalla disinformazione praticata dalla “Israeli lobby” e consente ai tecnici del Pentagono di mettere in luce elementi ben noti che finora non venivano messi in evidenza, dato che la comunicazione con i media non era di loro pertinenza.

Siamo al centesimo giorno del rinnovo del mandato presidenziale di Barak Obama e sembra che soltanto il Pentagono sia governato da un ministro attivo. Su tutto il resto delle attività di governo, l’Amministrrazione, a partire dal piano di assistenza sanitaria , sembra essere in ritirata.Ad opporsi alla nomina di Chuck Hagel i repubblicani avevano le loro ragioni.

FOTO: GETTY

Come organizzare un “restart party” (festa in cui si impara a riparare gli oggetti)

Scritto da: Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it

Restart_party-300x225Il restart party è una delle migliori risposte che si possono dare all’obsolescenza programmata, ovvero agli elettrodomestici che vanno prematuramente in usura, ma anche all’eccesso di rifiuti da smaltire e alla crisi economica che ci lascia sempre meno denaro in tasca.

I restart parties sono nati a Londra: sono incontri-laboratorio (workshop) nei quali i partecipanti danno il loro contributo per rimettere in vita degli oggetti che non funzionano più. In questo modo si impara gratuitamente a riparare il proprio gadget elettrico o elettronico. Oltre all’oggetto stesso, con queste iniziative si tenta di recuperare la manualità, un’abilità sempre più rara in Occidente. L’idea è venuta a Ugo Vallauri e Janet Gunter, 35 e 33 anni rispettivamente, che, avendo vissuto in Africa e altri paesi poco sviluppati, hanno visto con i loro occhi come si vive con il bisogno impellente di riparare ogni singolo oggetto che si possiede. Così hanno pensato di applicare il principio anche in patria e hanno fondato il Restart Project, un’associazione senza scopo di lucro il cui obiettivo è preparare il terreno per un’economia futura di manutenzione e riparazione, che addestra e supporta gli imprenditori del settore riparazione e aiuta le persone di qualsiasi background socio-culturale a diventare più resilienti. Senza negare l’importanza del riciclo, dà la precedenza all’intervento di manutenzione prima dello smaltimento.

Sul sito danno anche alcuni utili consigli su come gestire un restart party, che riassumeremo in breve per voi:

* Gli eventi devono essere gratuiti e aperti a tutti, ma si può suggerire ai partecipanti di fare una piccola donazione per coprire le spese di affitto e per i materiali necessari alle riparazioni.
* Gli eventi non sono una “riparazione gratuita”, ma un processo di apprendimento collaborativo – in pratica non si tratta di competere con i professionisti offrendo un affare migliore.
* Si tratta di feste, perciò ben vengano bevande e stuzzichini da mangiare – e possibilmente un gradevole sottofondo musicale.
* Agli eventi dovrebbero partecipare almeno 3 o 4 volontari capaci di effettuare le riparazioni e che si tratterranno fino alla fine.
* Una persona dovrebbe fare gli onori di casa, dando il benvenuto ai partecipanti e organizzando una lista di attesa con una descrizione dei problemi da risolvere.
* Il riparatore deve lavorare insieme alle persone, spiegando loro passo passo in che modo sta lavorando.
* Si incoraggia la partecipazione di riparatori professionisti che risiede nella zona: con il loro contributo possono anche promuovere la loro azienda.
* Gli eventi devono essere pubblicizzati presso le associazioni e i circoli ambientalisti della zona, così come sui social media e mediante mailing list.

 

Is it right to put Winston on the new 5 pounds note?

Fonte: http://beyondthirtynine.com/is-it-right-to-put-winston-on-the-new-5-pund-note/
Scritto da: Angelo Paratico (Articolo in lingua inglese)

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It was announced last Friday at Chartwell – W. Churchill former residence – that the new 5 pounds note will bear his effigy, replacing Elisabeth Fry. The new note will be put in circulation on 2016.

The Churchillian myth will thus survive well into the next century.

The portrait used will be the great 1941′s shot by Yousuf Karsh (1908 – 2002). He took this photograph while Churchill was in Canada, speaking at the Canadian Parliament. It became one of the iconic images of the twentieth century. In it he appears like a fighting bulldog, ready to bite off an arm of Adolf Hitler.

Karsh was commissioned to shoot a portrait of the Great Man during a pause of the session at the Parliament, but Churchill was in no mood for it. Finally he sat down facing the camera and lit a cigar. He kept puffing at it, not caring for the photographer. Here are Karsh’s recollections:

“Churchill’s cigar was ever present. I held out an ashtray, but he would not dispose of it. I went back to my camera and made sure that everything was all right technically. I waited; he continued to chomp vigorously at his cigar. I waited. Then I stepped toward him and, without premeditation, but ever so respectfully, I said, “Forgive me, sir,” and plucked the cigar out of his mouth. By the time I got back to my camera, he looked so belligerent he could have devoured me. It was at that instant that I took the photograph.”

In a few words he was mad at Karsh, not at the Nazi.

On the back of the picture there will be his Nobel prize medal. Churchill was hoping in the Nobel prize for Peace but in 1953 he got the one for Literature, for which he could’t care less. As a matter of fact this Nobel prize was awarded to him because of his hugely successful 6 volumes ’History of the Second World War’ which made him rich.
Fact is that he did not write it, as professor David Raynolds has clearly proved in his ‘In Command of History. Churchill fighting and writing the Second World War’ London, 2004. They were written by a team of historians, Deakin at their head, under his supervision. They did agree to remain silent and were paid a pittance but had access to secret documents that Churchill, without permission, had taken away from the War Office.

Winston Churchill had been a great speaker, but also a man of monumental mistakes that caused disasters during WW1 and WW2. I am not sure if he deserves to be offered as an example to the next generations of Britons and Europeans. It is true that he defeated Nazi Germany, but he was also one of those politicians who scattered the seeds of Nazism before, during and after WW1. Is it not time for Britain to stop dreaming about her imperial past, close those bloody pages and look forward to a better and common future?

Read more at http://petapixel.com/2013/03/08/in-his-iconic-portrait-winston-churchill-is-scowling-over-a-lost-cigar/#6F3KQMkeiLiDyFfC.99

A funny note to close:

The main Italian daily newspaper, Corriere della Sera, on 27/04/2013 announces that Churchill will replace Queen Elisabeth on the 5 pounds banknote. Not Elisabeth Fry, and here is the link:

http://www.corriere.it/esteri/13_aprile_26/churchill-banconota-cinque-sterline_175d3abe-ae73-11e2-b304-d44855913916.shtml

Gli armamenti Usa aumentano il rischio di guerra in Medio Oriente

Fonte: http://www.clarissa.it/editoriale_n1888/Gli-armamenti-Usa-aumentano-il-rischio-di-guerra-in-Medio-Oriente

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L’amministrazione Obama ha dato via libera pochi giorni fa alla vendita di armamenti avanzati, per un valore di 10 miliardi di dollari, destinati all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e ad Israele: nel caso dello Stato ebraico, poi, gli Usa attivano contestualmente un linea prestito di 3 miliardi di dollari per finanziare gli acquisti.
Andiamo a vedere di che tipo di armi si tratta, per capire meglio l’importanza di questa fornitura militare, che arriva in un Medio Oriente proprio quando la tensione è altissima per il rischio crescente che la destabilizzazione della Siria e le minacce di intervento israeliano contro l’Iran diano luogo ad una nuova stagione di conflitti armati.
Nel caso dell’Arabia Saudita, che già nel 2010 aveva avuto la possibilità di acquistare ben 84 caccia americani F-15, anche se in una versione non di ultima generazione, essa ha ora la possibilità di armare questi aerei da combattimento con un numero non specificato di missili guidati anti-radiazione AGM-Maverick, fra l’altro in grado di colpire installazioni terrestri anche se protette da sofisticati sistemi radar di difesa. Gli Emirati Arabi Uniti potranno acquistare 26 aerei da combattimento F-16 e un numero non specificato degli stessi missili Maverick.
Israele, unico Stato estero, potrà invece approvvigionarsi in primo luogo del nuovissimo velivolo da trasporto truppe OV-22 Osprey, prodotto dalla Boeing: si tratta di un convertiplano, vale a dire di un velivolo i cui motori possono ruotare sul proprio asse per fornire al mezzo sia la capacità di decollo verticale tipica di un elicottero che la velocità ed il raggio operativo di un aereo ad ala fissa. In grado di trasportare 24 uomini oppure un massimo di 20.000 libbre di carico utile, è uno strumento ideale per operazioni speciali in territorio nemico, e viene per questo attualmente largamente impiegato dal corpo dei Marines statunitensi.
Lo Stato ebraico potrà poi dotarsi di aerei rifornitori di ultima generazione K-135, in grado di ampliare ulteriormente il raggio d’azione dell’aviazione israeliana: uno strumento fondamentale nel caso proprio in cui Israele debba colpire l’Iran, dove la grande distanza avrebbe potuto obbligare Tel Aviv a complicare la propria pianificazione prevedendo punti di appoggio logistico per i propri aerei da attacco.
Anche i missili Maverick ed i nuovi radar da installare suoi suoi caccia che saranno così acquistati da Israele si adattano perfettamente alle richieste dello Stato ebraico di armamenti destinati ad operazioni offensive, richieste che erano state avanzate ad Obama già dal ministro della difesa Ehud Barak e che sono state ora quindi pienamente accolte.
Non casualmente, la fornitura di un simile quantitativo di armamenti ad Israele viene annunciata insieme a quella destinata ad Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, facendo sì che in Medio Oriente si spenda ormai in media 1 dollaro su 10 dell’intera spesa militare mondiale (per un importo totale di 166 miliardi di dollari nel 2012): si vuol lanciare un evidente, aggressivo monito all’Iran. Ma, così facendo, il governo Usa non si limita più a mantenere il “limite qualitativo” (qualitative edge) della capacità militare israeliana, che da anni giustifica politicamente le sue decisioni di armare Israele. Con questa fornitura, infatti, come hanno dichiarato funzionari della difesa Usa che hanno voluto mantenere l’anonimato, questo limite è stato ampiamente superato, dando allo Stato ebraico un’autonoma capacità militare offensiva che gli Stati Uniti non saranno più in grado di controllare.

 

Agnello transgenico fosforescente in Uruguay: curera’ l’uomo

Scritto da: Roberta Ragni
Fonte: http://www.greenme.it/spazi-verdi/animal-instinct/815-agnello-transgenico-fosforescente-uruguay

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A prima vista sembrano normali agnelli. Sono nati, cresciuti e si comportano come ogni pecora. Ma non sono animali “qualunque”. Sono transgenici e se esposti a luce ultravioletta in determinate condizioni, assumono un colore verde fluorescente.

Nati in Uruguay per opera del dottor Alejo Menchaca dell’Instituto de Reproducción Animal Uruguay (Irauy), hanno il compito di curare varie malattie in tutto il mondo a costi bassissimi. “Si sceglie un gene di interesse, come quello responsabile della produzione dell’ormone della crescita negli esseri umani. Si inserisce in un embrione di una mucca, di una pecora o di una capra, e questo animale lo incorpora nel suo DNA. In futuro, questo animale produrrà nel latte l’ormone della crescita”, spiega il ricercatore.

Insomma, l’animale funzionerebbe come una farmacia, producendo latte dotato di sostanze di interesse farmaceutico. Ma perché quando i 9 agnelli nati in Uruguay vengono esposti alla luce ultravioletta diventano di color verde fluorescente? Perché il gene che è stato incorporato nei loro embrioni è responsabile della produzione della proteina fluorescente verde della medusa Aequorea victoria.

Insana luminescenza, creata alle spalle di chissà quante altre creature sacrificate per mischiare il dna delle pecore con quello delle meduse…

“Un’atrocità non è minore per il fatto che viene commessa in un laboratorio ed è chiamata ricerca medica: resta sempre un’atrocità”. G.B. Shaw