FATE PRESTO ARRIVA IL FISCAL COMPACT!

Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2014/04/11/fate-presto-arriva-il-fiscal-compact/

sole24oreFATEPRESTOEra il 10 novembre del 2011 quando la prima pagina del Sole 24 Ore strillava…”Fate presto!” e Monti sembrava il salvatore della Patria che ogni giorno ci urlava che avremo fatto la fine della Grecia senza di lui, si proprio la stessa Grecia che portava come esempio del successo dell’euro… Monti:”La Grecia è il successo dell’euro.” – YouTube

 

Ne è passata di acqua sotto i ponti e laggiù alla diga galleggiano i cadaveri di tutti quelli che in questi due anni hanno previsto il fallimento dell’Italia, spazzatura mediatica, analisti ed economisti compresi.

 

Addirittura siamo arrivati sino al punto di invocare … Schnell, Frau Merkel – Il Sole 24 ORE

 

 

Ma ora no, nessuno ha ben presente cosa significa il e l’idiozia del deficit al 3 %, sono tutti li a dire che faranno i compitini, lasciando inesorabilmente passare il tempo e aprendo la porta alla DEFLAZIONE!

 

Fate presto ora no vero, nessuno ne vuol parlare del fiscal compact ma non solo, tutti fanno finta di niente dai media al servizio di Renzi, solo l’informazione indipendente ne parla!

 

Lo abbiamo condiviso a lungo insieme alla storia, ogni meandro della storia urla la disperazione di milioni di uomini che hanno perso la loro dignità nel corso dei secoli, eppure alcuni continuano a far finta di nulla, a gingillarsi con le ideologie, ma ieri Padoan in un momento di lucidità lo ha detto chiaro a tutti…

 

«Un continente con milioni di disoccupati senza speranza non può restare unito a lungo». Così il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, a un convegno della Bertelsmann Foundation, a margine dei lavori di primavera del Fondo monetario internazionale.

 

«L’Europa – ha auspicato il ministro – deve essere molto seria sul fronte delle riforme strutturali ma anche sul contesto macroeconomico in cui queste vengono attuate». «Per ottenere risultati velocemente – ribadisce Padoan – servono grandi sforzi nell’attuarle ma anche il supporto del ciclo economico». «Se le riforme arrivano senza il supporto del ciclo economico – ha concluso – non si vedranno subito i risultati perché il contesto macroeconomico non è positivo».

 

Più chiaro di così si muore!

 

E’ ora di finirla di raccontare balle alla gente, non sarà possibile in alcun modo una crescita nominale del 3 % nei prossimi anni senza occupazione e Renzi faceva meglio a spendere i famigerati dieci miliardi per creare occupazione invece di fare l’elemosina per quattro voti elettorali!

 

“E’ successo anche martedì scorso e la scena è sempre la stessa. Matteo Renzi inizia a parlare dell’universo mondo, conquista i suoi interlocutori, disegna grandi scenari, sciorina le sue riforme, racconta i suoi obiettivi, spiega quali sono gli impegnativi compiti a casa che il governo si è auto assegnato per combattere con gli strumenti della politica i talebani dell’antipolitica. E poi, a un certo punto, quando il suo interlocutore sussurra quelle quattro paroline magiche seguite da un punto interrogativo, “e il Fiscal compact?”, Renzi sorride, e come in una “supercazzola” di “Amici miei” solitamente scompare in una magnifica bomba fumogena.

 

Succede sempre così, e martedì scorso è successo anche a Londra, alla sede del Financial Times, quando uno degli editorialisti più importanti del quotidiano della City, Wolfgang Münchau, ha guardato negli occhi il presidente del Consiglio e gli ha detto: “Ok Matteo, ma con il Fiscal compact come farai? E soprattutto, come farai a trovare quei 50 miliardi di euro che sulla carta l’Italia dovrà cominciare a risparmiare a partire dal 2015?”. Sorriso di Matteo, bomba fumogena, e via con un’altra domanda. Già. Come farà? La bomba fumogena nasconde un piano o nasconde solo altro fumo? Una risposta ufficiale a questo problema non esiste, e Renzi, che sul tema è sempre prudente, non ne ha mai parlato in modo diretto.”Fiscal compact, chi? 

 

E’ inutile che Renzi usi l’altra metà del cielo per accalappiare due voti in croce alle europee, lui deve dire come stanno realmente le cose, deve ridiscutere ora, subito, adesso inutili limiti e trattati che con una depressione economica non sono in alcun modo sostenibili, ora, subito, adesso!

 

Dice un certo Taddei, responsabile economico del PD in un’intervista sull’Unità … «Sono convinto che di fronte a fatti concreti l’Europa ci sarà tutto il sostegno del caso, sia sotto il profilo del deficit che di una rinegoziazione del Fiscal compact. L’idea di un’Italia depressa e di un’Europa costrittiva è una retorica utile a chi non vuole cambiare nulla. I partner Ue hanno problemi simili ai nostri, e sono pronti a sostenerci».

 

Pura e semplice illusione, cambieranno idea solo quando la depressione busserà anche alle loro porte. Questi signori, viaggiano con le bistecche sugli occhi, dopo aver stracciato trattati ed essersene fregata di limiti come quello relativo ai surplus commerciale, aver attuato dumping salariale la Germania, non ha mani fatto un solo passo nella direzione desiderata, mai uno solo.

 

È immaginabile una proposta italiana di rinegoziazione del Fiscal compatc?
«Il rientro dal debito si può ottenere con la riduzione delle spese o con l’aumento della crescita. Quest’ultimo fattore è decisivo come correttore del debito pubblico. Nessun Paese potrebbe reggere a tagli di spesa per 50 miliardi l’anno, come sono previsti dal Fiscal compact. Sarà un negoziato molto delicato ma inevitabile».

 

Chiaro no! Questa è la verità, la stramaledetta verità che vio nascondono e Voi continuate a perdere tempo dietro le fesserie che quotidianamente vi raccontano i media e le televisioni, tra un sondaggio elettorale tarroccato e l’altro.

 

“Piccolo mio, se non fai il bravo arriva il fiscal compact e ti porta via …”

 

 (ASCA) – Roma, 10 apr 2014 – Sull’Eurozona rischi di deflazione ancora molto limitati. Lo ha dichiarato alla canale televisivo Cnbc il presidente della Bundesbank e membro del Governing Council della Bce. ”Mario Draghi e’ stato molto chiaro su questo punto nella sua ultima conferenza stampa. Noi crediamo che i rischi di deflazione restino abbastanza limitati. Le nostre previsioni sono per una graduale risalita dei prezzi”, ha spiegato Weidmann. In caso di deflazione, il banchiere centrale tedesco ha lasciato la porta aperta alll’adozione di ”misure non convenzionali di politica monetaria” ricordando che ”questi strumenti differiscono in termini di rischio ed effetti, poi vanno considerati i limiti imposti dal nostro mandato e dai trattati”. red/men

 

Cosa aspettiamo che la deflazione invada i paranoici della Repubblica di Weimar, per agire o che la Pasqua risollevi l’inflazione delle zero virgola?

 

Weidmann non è scemo è estremamente furbo come tutti i politici tedeschi, sono quelli italiani che sono un manipolo di fessi, loro e i loro consiglieri.

 

La vedete la dinamica dei tassi a TRE MESI qui sotto, vi sembra quella che prelude una fantastica ripresa globale o quella che testimonia una depressione, una debt deflation, un stagdeflation, una deflazione, chiamatela come meglio credete…

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma certo siamo corrotti, venduti, mafiosi, poco flessibili, poco competitivi, poco produttivi, destinati al declino inesorabile, faremo la fine della Grecia, gonfi di dipendenti pubblici, lavoriamo poco, la nostra sanità è la più cara del mondo e altre balle varie e allora mandiamo a casa tutti i dipendenti pubblici e chiudiamo lo Stato, cancelliamo il welfare, vendiamo tutto, Enel, Eni, immobili statali, demani, isole e via dicendo!

 

Mentre il bambino sta affogando lo sgridiamo e gli insegniamo che doveva entrare in acqua solo dove la profondità era di 3 cm…

 

Ma è mai possibile che non si possa trovare una via di mezzo, non ci si possa sedere ad un tavolo tra persone di buona volontà che guardano al bene comune e rifondare il Paese senza fare demagogia, dire che i ristoranti sono pieni e le voli intasati o vendere quattro autoblu o usare pesciolini e slide per quattro voti in croce, per prendere all’amo milionidi fessi che andranno a votare per 80 euro.

 

Chiudo qui se non vi interessa ascoltare un blogger qualunque, leggete almeno Italia tra fiscal compact e scelte Bce

 

Ve lo ricordate il nostro J.K.Galbraith la sua proverbiale saggezza…

 

Come sempre nella storia capacità finanziaria e perspicacia polita sono inversamente proporzionali. La salvezza a lunga scadenza non è mai stata apprezzata dagli uomini d’affari se essa comporta adesso una perturbazione nel normale andamento della vita e nel proprio utile. Cosi si auspicherà l’inazione al presente anche se essa significa gravi guai nel futuro. Questa è la minaccia per il capitalismo (…) E’ ciò che agli uomini che sanno che le cose vanno molto male fa dire che la situazione è fondamentalmente sana!

 

Ma tanto sono sempre e solo le solite chiacchiere tra quattro amici al bar!

Se vi capita, ogni tanto ricordatevi che questo viaggio ha bisogno anche della Vostra preziosa generosità

Mozambico: il legno illegale in fuga verso la Cina

Fonte: http://www.salvaleforeste.it/

100_1015Da quando nel 1998 la Cina ha vietato la deforestazione e avviato una politica di preservazione delle proprie foreste, la sua economia in rapida espansione è affacciata al continente africano a caccia di legname. E’ il caso del Mozambico, dove l’attività forestale è rapidamente cresciuta alimentata dalla domanda cinese di legname.

 

“La domanda di legname della Cina è drasticamente cresciuta negli ultimi 20 anni, ed oggi oltre l’80 per cento delle esportazioni di legname mozambicano sono destinate alla Cina”, sostengono gli autori di uno studio sul settore forestale nella provincia di Cabo Delgado, condotto dal Centro Internazionale per la ricerca Forestale ( CIFOR ). Gli operatori cinesi acquistano prevalentemente legno di Jambire, molto per fabbricare mobili in stile antico, un articolo molto popolare sul mercato cinese.

Mentre il settore forestale del Mozambico si specializzava nella fornitura di legname per questa particolare nicchia, le autorità mozambicane nel 2007 hanno vietato l’esportazione di tronchi grezzi, con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo di un’industrial ovale di prima lavorazione, e creare posti di lavoro nelle segherie del paese.
I ricercatori hanno rilevato che gli importatori cinesi preferiscono acquistare tronchi grezzi , che sono più facili da intagliare nello stile tradizionale. “La lavorazione del legno in Mozambico non soddisfa la domanda cinese, a causa della mancanza delle competenze necessarie per produrre questi mobili “, sostengono i ricercatori .
” Il divieto di esportazione di tronchi sembra essere stato approvato senza la una sufficiente indagine preventiva, e il risultato è che il valore delle esportazioni del Mozambico è” calato” spiega Sigrid Ekman , autore della pubblicazione .
Un’altra conseguenza non prevista del bando, è che questo ha incoraggiato l’esportazione illegale di legname di qualità, attività che risulta essere assai redditizia.
Secondo le stime dello studio, un container di tronchi grezzi esportati illegalmente dalle foreste del Mozambico, frutta molto più profitto di un container di segati, anche considerando le spese per il trasporto e per le dovute tangenti.

Negli ultimi anni , il governo del Mozambico ha promosso agevolazioni per attirare gli investitori nel settore forestale. Secondo le statistiche studiate dal team di scienziati, imprese cinesi controllano nove concessioni su 30 attive nella provincia. Si tratta di concessioni a lungo termine, titoli di taglio su larga scala concessi alle aziende che presentano piani dettagliati di gestione forestale, mentre le licenze breve termine sono riservate ai cittadini del Mozambico. Secondo lo studio cresce l’illegalità delle concessioni controllate dai cinesi, che tendono sempre più spesso ad operare senza piani di gestione: mentre nel 2007 il 64 per cento degli operatori irregolari era mozambicano, due anni dopo la maggioranza era cinese (41 per cento delle irregolarità). Praticamente, un operatore su tre lavora senza le autorizzazioni previste dalla legge.

Nel frattempo i tronchi mozambicani importati in Cina superano di tre o cinque volte (a seconda delle stime) quelli ufficialmente abbattuti secondo le autorità del Mozambico. Secondo lo studio, la scarsa applicazione della legge e gli alti livelli di corruzione aprono la strada all’esportazione illegale.

“Abbattuto aereo della Cia che trasportava virus aviaria da spruzzare nell’aria”. La notizia choc dei reports del Cremlino riportata da un sito indipendente americano

Fonte: http://www.retenews24.it/

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Piena di dettagli e particolareggiata la notizia apparsa ieri sul canale americano http://www.disclose.tv/, riveliamo la verità. A quanto pare un aereo americano sarebbe stato abattuto dai servizi segreti cinesi in quanto contenente un virus altamente tossico per la popolazione. Ecco la traduzione italiana dell’articolo:  

“Da reports circolanti al Cremlino si constata che un velivolo del governo Americano, pilotato da agenti della CIA e trasportante un cargo di virus dell’influenza suina “modificati” destinati ad essere spruzzati in aria, è stato abbattuto nei pressi dell’aeroporto cinese di Pudong, a Shangai, da un gruppo di sabotatori che si pensa faccia parte dei soldati israeliti di Mossad, cercando così di prevenire un attacco statunitense su una delle loro basi dislocate nell’Asia centrale, in particolare nello stato del Kyrgyzstan.

Secondo gli articoli della stampa cinese riguardanti questo fatto, nell’aeromobile colpito (Zimbabwean MD-II) appartenente alla Avient Aviation, compagnia collegata alla CIA, il cui volo era operato da un primo ufficiale militare britannico, di nome Andrew Smith e registrato nel regno unito, sono rimasti uccisi 3 agenti americani della CIA e feriti 4 altre persone che hanno confermato di provenire da USA, Indonesia, Belgio e Zimbabwe.

Una nota molto interessante di questo fatto è che, mentre era sottoposto alle cure delle sue ferrite, l’uomo indonesiano ha “confessato” alle forze di polizia segreta cinese di essere un tecnico assunto dalla marina militare statunitense per collaborare alla loro misteriosa “Ricerca Medica Navale” (Naval Medical Research Unit No. 2 -NAMRU-2) effettuata in Indonesia nonostante il primo ministro indonesiano della difesa Juwono Sudarsono ne avesse già precedentemente richiesto la chiusura “in quanto le sue operazioni erano troppo segrete e dunque incompatibili con gli interessi sulla sicurezza dell’Indonesia”.

Ancora più interessante è notare come questa base segreta della marina americana sulle armi biologiche in Indonesia (la nazione con la percentuale più alta al mondo di musulmani) è divenuta una vera e propria sede, grazie al sostegno dell’Istituto Rockfeller, essendo il principale centro per il Programma delle Malattie Virali Americane (VDP) in cui viene effettuata la ricerca epidemiologica e la ricerca in laboratorio sui virus delle febbri emorragiche, encefaliti, e richeziosi  e dove il capo di questo istituto, David Rockfeller, ne ha sempre desiderato una massiccia riduzione nella nostra popolazione mondiale.

Ed all’agenda al momento in corso per cambiare radicalmente il nostro mondo attraverso la morte di massa della sua popolazione, non c’è bisogno di cercare oltre la spiegazione fornita dalle stesse parole di David Rockefeller pronunciate poco prima dell’incontro segreto della Commissione Trilaterale del giugno 1991, quando egli così disse:.

“Siamo grati al The Washington Post, The New York Times, Time Magazine e alle altre grandi produzioni stampa, dei quali i direttori hanno partecipato ai nostri incontri e rispettato le loro promesse di discrezione per quasi 40 anni. Sarebbe stato impossibile per noi sviluppare il nostro piano per il mondo se fossimo stati sottoposti alla luce della pubblicità durante questi anni. Ma adesso il lavoro è molto più sofisticato e pronto per guidarci verso un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri internazionali è sicuramente preferibile all’auto determinazione degli Stati praticata nei secoli passati.”

Per ciò che riguarda gli aeroplani statunitensi impiegati nella diffusione mondiale del virus influenzale suino mutato, abbiamo maggiori informazioni dalla Cina, come di seguito riportato:

“26 Giugno aeromobili sospetti son stati costretti ad atterrare. Un AN-124 americano ha cambiato il suo segnale di chiamata da civile a militare il quale ha poi innescato un responso dallo IAF riguardo l’ingresso nello spazio aereo pachistano, dunque l’aeroplano fu costretto ad atterrare a Mumbai mentre il secondo fu costretto ad atterrare da jet combattenti nigeriani che riuscirono anche ad arrestare l’equipaggio.

Secondo le notizie, la Cina (China’s People’s Liberation Army Air Force) ha contattato gli ufficiali dell’intelligence indiana e nigeriana circa la presenza di certi aeroplani ucraini operati da americani durante l’accrescente allarme che gli USA stessero diffondendo “agenti biologici” nell’atmosfera terrestre, e qualche ufficiale cinese ha creduto anche che potesse esserci un tentativo di genocidio attraverso il virus dell’influenza suina.

La cosa strana riguardo questi fatti e arresti come anche dell’obbligo di atterraggio immediato degli aerei, è che questi ultimi stavano trasportando sistemi di “smaltimento di scorie” che potevano spruzzare fino a 45000kg di gas da una rete sofisticata di canne che conducono attraverso i bordi d’uscita delle ali e da lì disperdere qualsiasi cosa ci fosse nei serbatoi attraverso il vapore”

I report di questi aeroplani statunitensi sopra l’Ucraina sono stati anch’essi comprovati, come si può leggere di seguito:

“Le autorità della città di Kiev, l’ Ucraina nega qualsiasi spray di “medicine in forma di aerosol” tramite aeroplano sulla città. Questo dopo che è stato denunciato che velivoli leggeri son stati visti volare sulla zona del mercato spruzzando una sostanza aerosol per combattere il virus h1n1 o l’influenza suina.

5 fonti lo confermano e anche i giornali locali di Kiev hanno ricevuto centinaia di chiamate da parte dei residenti e dei venditori che avevano visto gli aeroplani spruzzare una sostanza sospetta. Inoltre fu “consigliato” dalle autorità locali agli uomini d’affari e ai rivenditori locali di rimanere dentro  durante il giorno.

Come se non fosse abbastanza, le autorità governative forzarono le stazioni radio di Kiev di negare gli eventi. Online su forum, siti web e blog furono riportate testimonianze preziose che lo confermano. Ci furono anche testimonianze della presenza di elicotteri che spruzzavano aerosol su Kiev, Lviv, Ternopil e lungo tutta l’Ucraina.

L’effetto più drammatico riguardante lo spray emesso sull’Ucraina di questo virus mutato è il devastante contagio che si è avuto tra la popolazione di queil luogo, come di sotto riportato:

“Quasi 40 000 persone sono state infettate da ieri in Ucraina da ciò che noi ancora chiamiamo “la piaga ucraina” ma I medici hanno recentemente detto che questo è un caso più grave del n1h1 o dell’influenza suina poiché è stato mutato il virus e ciò porta ad una grave infezione ai polmoni, che vengono distrutti e riempiti di sangue.”

Ma la peggior conseguenza di questo virus modificato è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha adesso annunciato che sta uccidendo in Francia, Norvegia, Brasile, Cina, Giappone, Messico, Ucraina e negli USA con un tasso di mortalità alto a livello pandemico globale riportato a circa 8,000 vittime, con la Cina che ha confermato il contagio di questo virus adesso anche tra i cani.

È importante notare come l’obiettivo dell’aereo Americano abbattuto in Cina fosse una base segreta israeliana che si trovava nella nazione del Kyrgyzstan, luogo in cui Ebrei Ashkenazi (gli ebrei Ashkenazi costituiscono circa l’ 80% degli ebrei nel mondo) si considerano nella loro  ‘patria spirituale’ dopo il loro lungo esilio sotto il comunismo sovietico, e dove gli analisti dell’intelligence russa affermano che gli israeliti sono vicini alla fine della lunga e decennale decodificazione dell’antico manoscritto  Epica di  Manas (che ha mezzo milione di versi ed è 20 volte più lunga dell’Odissea e dell’Iliade messi insieme) che loro credono contenere il più antico monito mondiale fino ai nostri giorni e che (coincidenza??) aderisce con le teorie dell’antico popolo Maya riguardo l’anno 2012 e la fine del mondo..

Quale sia il risultato finale di questi eventi non possiamo saperlo; oltre che constatare l’ovvio, ovvero che le verità di queste cose continueranno ad essere ignorate, perfino denigrate, dalle maggior persone la quale sterminazione è già stata a lungo pianificata da quei mostri ed ora effettuata, e che ancora non hanno idea di quanto sia realmente facile per loro essere controllati dalla propaganda dei loro padroni.

Si può solo sperare che la gente si svegli prima che sia troppo tardi, ma i fatti suggeriscono il contrario”.

Fonte: http://chemicalskyfall.com/cia-operated-aerial-spraying-plane-carrying-mutated-virus-shot-down-in-china/

Fonte originale : http://www.disclose.tv/forum/chemtrail-plane-shot-down-above-china-t68870.html

Camminare: 10 motivi per farlo almeno 30 minuti al giorno

Scritto da: Marta Albè
Fonte: http://www.greenme.it/vivere/sport-e-tempo-libero/13045-camminare-benefici-salute

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Camminare almeno 30 minuti al giorno è un vero e proprio toccasana per la salute. Soprattutto se non si è molto allenati, meglio preferire la camminata alla corsa. Camminare non richiede uno sforzo fisico eccessivo e permette di fare movimento ogni giorno con costanza senza affaticarsi troppo e senza annoiarsi.

Ogni giorno potete cambiare percorso, decidere di fare una passeggiata in compagnia di persone diverse o di sfruttare la camminata per andare alla scoperta di strade che non avevate mai attraversato. Camminare garantirà al vostro organismo numerosi vantaggi. Vi aiuterà a mantenervi in forma, a perdere peso e a sentirvi più giovani. Ecco i principali benefici di una sana camminata all’aria aperta.

1) Riduce il rischio di Cancro al seno

Camminare un’ora al giorno – magari facendo due passeggiate da 30 minuti – aiuta a prevenire il cancro al seno. Secondo una recente ricerca, le donne che camminano per un’ora al giorno hanno il 14% di probabilità in meno di ammalarsi. A parere degli esperti, la camminata quotidiana di un’ora, anche in assenza di un’attività fisica intensa e più specifica, è già molto significativa per la salute.

Leggi anche: Camminare un’ora al giorno previene il cancro al seno

2) Riduce il rischio di Malattie cardiache

Camminare a passo veloce riduce il rischio di malattie cardiache. E, a parità di energia, la camminata veloce è più efficace della corsa. Lo rivela uno studio pubblicato dalla American Heart Association. La camminata e la corsa coinvolgono entrambe gli stessi gruppi muscolari e basta una semplice camminata, almeno di 30 minuti al giorno, per stare meglio.

Leggi anche: Salute: Camminare a passo veloce è meglio di correre

3) Allunga la vita

Quando uscite a camminare, provate a portare con voi un contapassi o a calcolare la distanza percorsa. Fare 5000 passi al giorno, che corrispondono ad una camminata di circa 3 chilometri, aiuta a vivere più a lungo. L’Oms ha messo in evidenza i rischi per la salute di uno stile di vita sedentario e ha ricordato a tutti di concedersi ogni giorno una bella passeggiata di salute.

Leggi anche: 5000 passi al giorno per vivere di più

4) Perdere peso più velocemente

Il vero segreto per perdere peso è il movimento. Secondo gli esperti, per mantenersi in forma bastano 30 minuti di attività fisica al giorno. Allenamenti troppo lunghi possono risultare  stressanti, mentre lo svolgimento di esercizi moderati incoraggia il calo di peso e la costanza nell’allenamento. Passeggiare a piedi, salire le scale e portare a spasso il cane sono ottimi punti di partenza per non perdere la linea.

Leggi anche: Bastano 30 minuti di esercizio al giorno per perdere peso

5) Prevenire il Diabete

Il diabete si previene camminando. Secondo gli esperti bastano 2000 passi al giorno per contribuire ad allontanare il rischio di diabete di tipo 2. Certo, camminare a lungo non basta per prevenire la malattia, ma può essere d’aiuto. Una maggiore attività fisica, infatti, può ostacolare l’aumento di peso, un fattore determinante del rischio di diabete.

Leggi anche: Diabete: cammina, cammina e previeni i rischi

6) Stimola la Creatività

Quando camminiamo immersi nella natura, la nostra capacità creativa aumenta del 50%. Camminare nel verde è davvero benefico per il cervello, così come lo sono staccare la spina dalle attività quotidiane e fare movimento. L’ambiente naturale, secondo gli esperti, gioca un ruolo fondamentale nel nostro modo di pensare e di comportarci. Il cervello si riposa e si prepara a dare vita a nuovi processi di pensiero creativo.

Leggi anche: Cervello più creativo se cammini nella natura

7) Aumenta la produttività

Avreste mai pensato di poter camminare mentre siete al lavoro alla scrivania? Un esperimento condotto negli Stati Uniti ha evidenziato che gli impiegati che hanno la possibilità di camminare su un tapis roulant posizionato sotto la scrivania migliorano la propria salute e la produttività. Come fare senza un tapis roulant a disposizione? Approfittate della pausa pranzo per fare una bella passeggiata all’aria aperta.

Leggi anche: Tapis roulant in ufficio migliora salute e produttività

8) Previene l’obesità infantile

Come prevenire l’obesità infantile? Uno studio condotto su oltre 1200 bambini tra i 10 e i 12 anni ha evidenziato che l’abitudine al movimento aiuta a prevenire l’obesità fin da piccoli. Nello specifico, gli esperti hanno notato che i bambini che hanno la possibilità di portare a spasso il cane camminano almeno 30 minuti e ne dedicano 140 in più all’attività fisica ogni settimana rispetto agli altri. Camminare è una garanzia per dire stop alla vita sedentaria e all’obesità fin dall’infanzia.

Leggi anche: Obesità infantile: avere un cane aiuta a prevenirla

9) Aumenta le difese immunitarie

Tra i rimedi naturali per non ammalarsi troviamo la camminata veloce. Per mantenersi in buona salute non è sempre necessario correre. Una bella passeggiata di almeno 30 minuti al giorno contribuisce a migliorare l’attività del sistema immunitario e ad allontanare il rischio di ammalarsi. In questo modo potrete fare esercizio fisico con costanza e senza affaticarvi troppo.

Leggi anche: 7 strani rimedi naturali per non ammalarsi

10) Risveglia la Tiroide

Come risvegliare la tiroide quando è troppo pigra? L’esercizio fisico costante è fondamentale per rendere più regolare l’attività della tiroide. Il consiglio principale consiste nel camminare almeno 30 minuti ogni giorno, calcolando circa 3 ore di attività fisica alla settimana. Il movimento aiuta a risvegliare il metabolismo ed è un vero e proprio toccasana quando al malfunzionamento della tiroide si associa un aumento di peso.

I falsi occhiali da sole di Benito Mussolini

Scritto da: Angelo Paratico
Fonte: http://beyondthirtynine.com/i-falsi-occhiali-da-sole-di-benito-mussolini/

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SoleMus-e1396842081192-176x270Alberto Botta, già sindaco di Sant’Abbondio Acquaseria, è uno storico dilettante e un appassionato collezionista di cimeli mussoliniani. Qualche anno fa il quotidiano La Provincia di Como e il Corriere di Como pubblicarono la notizia della sua acquisizione degli occhiali da sole che Benito Mussolini avrebbe indossato, travestito da soldato tedesco, quando fu fermato a Musso e poi portato a Dongo. La giornalista Barbara Daverio cosi’ commentava sul quotidiano La Provincia di Como del 18 marzo 2010:

Oggetti altamente evocativi, ma gli occhiali sono forse il reperto storicamente più significativo dell’intera collezione, perché vanno a integrare un piccolo tassello della controversa ricostruzione di quelle drammatiche giornate dell’aprile 1945.

 

L’ex partigiano Pierino Maffia avrebbe ricevuto il cappotto e gli occhiali in dono da Mussolini. Proprio quelli che, secondo la vulgata resistenziale, sarebbero stati parte del suo travestimento – assieme  all’elmetto tedesco e al cappotto tedesco – organizzato dal tenente delle SS Fritz Birzer prima di convincerlo a salire sul camion dei militi della Flack tedesca.

 

Persol 'Protector' cicogna. I primi occhiali da sole moderni.

Persol ‘Protector’ cicogna. I primi occhiali da sole moderni. Circa 1918.

 

Gli occhiali da sole non erano comuni in quegli anni, perchè venivano associati agli aviatori ma Benito Mussolini, essendo un pilota d’aereo, ne aveva sempre fatto uso.  Il loro impiego non era però comune fra gli ufficiali germanici, che non li avevano in dotazione standard. I primi occhiali da sole per aviatori, i ‘Protector Cicogna’ vennero creati dalla ditta Persol di Torino negli anni ’20, e furono poi adottati da varie aviazioni militari di tutto il mondo.

Pierino Maffia era presente a Dongo, ma come tutti i partecipanti a quella drammatica vicenda racconta solo delle mezze verità. Mettendo da parte tutta la querelle del travestimento di Mussolini e del tipo di cappotto che indossava, riportiamo cosa racconta Guido Buffelli, un finanziere presente a Dongo e testimone altamente credibile che terrà Mussolini in custodia nella caserma di Germasino, raccogliendone gli ultimi commenti, la sera del 27 Aprile 1945:

Il Negri salì sul camion e scorse, immediatamente dietro alla cabina di guida, un individuo in gran parte occultato con una coperta tedesca. Chiesto ai soldati tedeschi chi era, questi risposero: “Camerata tedesco ubriaco”, facendo contemporaneamente il gesto con la mano di chi porta il bicchiere verso la bocca. Ma il garibaldino non si accontentò della spiegazione e tirò un lembo della coperta scoprendo la testa del signor Mussolini che riconobbe.Vinto dalla sorpresa e dall’emozione il Negri ammutolì, scese e si mise alla ricerca del suo comandante, trovato Bill confidò la scoperta. Mentre la notizia si diffondeva rapidamente fra i presenti, Bill, salito sul camion e tolta completamente la coperta invitava il signor Mussolini a scendere dichiarandolo prigioniero della 52ma Brigata Garibaldi. Presente anche il maresciallo della guardia di finanza Nanci Francesco, giunto da Germasino per offrire la sua opera ai volontari. Mussolini, che vestiva la divisa della milizia fascista sotto un pastrano militare tedesco e che era armato di mitra, una pistola automatica “Glisenti” infilata nel cinturone e della pistola d’ordinanza degli ufficiali, scese senza motto saettando sguardi smarriti tutt’intorno dove ormai si era ammassata una folla numerosa che inveiva e imprecava all’indirizzo dell’ex duce.

Dunque nessun elmetto e nessun paio d’occhiali da sole.

Renato Maffia, figlio di Pierino Maffia, così ebbe a dichiarare, dopo la scomparsa del padre:

Gli occhiali, nel 1983, vennero donati da mio padre all’amico Gaetano Poncia di Dongo che li passò, nel 1986, ad Alberto Botta, che stava realizzando una raccolta di cimeli su Mussolini e le sue ultime ore. Il cappotto invece era già stato ceduto, intorno agli anni ’60, a un giornalista di Milano che lo ottenne soltanto per via della sua oppressiva insistenza. Non è mai più ricomparso.

Alberto Botta invece, sentito dal giornalista che aveva scritto il pezzo, così sbotta:

Ma quale giornalista! Il cappotto venne venduto da Pierino, per 5mila Lire, a un ufficiale polacco pochi giorni dopo la cattura.

Dunque Alberto Botta, che acquistò poi gli occhiali da Gaetano Poncia, sa bene che di Pierino non c’era da fidarsi e, infatti, siamo convinti che quegli occhiali siano falsi e non abbiano nulla a che fare con Benito Mussolini.

Pubblicita' Persol 1940

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Steve McQueen

Si tratta infatti di un paio di occhiali da sole pieghevoli, con cerniere sia sulle stanghette che in mezzo alla montatura, che è di colore marrone. Questo è un modello inventato negli anni ’60 dalla Persol, azienda fondata a Torino nel 1917 da Giuseppe Ratti e oggi di proprietà della Luxottica.

Questo tipo di occhiali erano prima sconosciuti, salvo certi primitivi modelli americani che paiono fatti con il fil di ferro. La Persol li lanciò alla fine degli anni ’60, sotto al nome “Persol Ratti 714/T”. Incontrarono subito una grande successo tanto che furono imitati da altre marche – come la RayBan – e molte altre occhialerie italiane che li riprodussero anonimamente. Oggi sono ancora in produzione e sono soprattutto noti per il fatto che divennero i favoriti dall’attore Steve McQueen, anche quando non recitava.

In conclusione pensiamo che Pierino Moffa – se davvero entrò in possesso del pastrano e degli inesistenti occhiali portati da Benito Mussolini – forse li cedette entrambi al fantomatico ufficiale polacco e poi, trovati un paio di occhiali anonimi da sole negli anni ’70, li abbia ceduti – con tanto di dichiarazione giurata – all’amico Poncia, il quale poi, in buona fede, li passò al Botta.

 

Occhiali Persol Ratti anni '60

Occhiali Persol Ratti anni ’60

– See more at: http://beyondthirtynine.com/i-falsi-occhiali-da-sole-di-benito-mussolini/#sthash.fkodNcz5.dpuf

Alberto Botta, già sindaco di Sant’Abbondio Acquaseria, è uno storico dilettante e un appassionato collezionista di cimeli mussoliniani. Qualche anno fa il quotidiano La Provincia di Como e il Corriere di Como pubblicarono la notizia della sua acquisizione degli occhiali da sole che Benito Mussolini avrebbe indossato, travestito da soldato tedesco, quando fu fermato a Musso e poi portato a Dongo. La giornalista Barbara Daverio cosi’ commentava sul quotidiano La Provincia di Como del 18 marzo 2010:

Oggetti altamente evocativi, ma gli occhiali sono forse il reperto storicamente più significativo dell’intera collezione, perché vanno a integrare un piccolo tassello della controversa ricostruzione di quelle drammatiche giornate dell’aprile 1945.

 

L’ex partigiano Pierino Maffia avrebbe ricevuto il cappotto e gli occhiali in dono da Mussolini. Proprio quelli che, secondo la vulgata resistenziale, sarebbero stati parte del suo travestimento – assieme  all’elmetto tedesco e al cappotto tedesco – organizzato dal tenente delle SS Fritz Birzer prima di convincerlo a salire sul camion dei militi della Flack tedesca.

 

Persol 'Protector' cicogna. I primi occhiali da sole moderni.

Persol ‘Protector’ cicogna. I primi occhiali da sole moderni. Circa 1918.

 

Gli occhiali da sole non erano comuni in quegli anni, perchè venivano associati agli aviatori ma Benito Mussolini, essendo un pilota d’aereo, ne aveva sempre fatto uso.  Il loro impiego non era però comune fra gli ufficiali germanici, che non li avevano in dotazione standard. I primi occhiali da sole per aviatori, i ‘Protector Cicogna’ vennero creati dalla ditta Persol di Torino negli anni ’20, e furono poi adottati da varie aviazioni militari di tutto il mondo.

Pierino Maffia era presente a Dongo, ma come tutti i partecipanti a quella drammatica vicenda racconta solo delle mezze verità. Mettendo da parte tutta la querelle del travestimento di Mussolini e del tipo di cappotto che indossava, riportiamo cosa racconta Guido Buffelli, un finanziere presente a Dongo e testimone altamente credibile che terrà Mussolini in custodia nella caserma di Germasino, raccogliendone gli ultimi commenti, la sera del 27 Aprile 1945:

Il Negri salì sul camion e scorse, immediatamente dietro alla cabina di guida, un individuo in gran parte occultato con una coperta tedesca. Chiesto ai soldati tedeschi chi era, questi risposero: “Camerata tedesco ubriaco”, facendo contemporaneamente il gesto con la mano di chi porta il bicchiere verso la bocca. Ma il garibaldino non si accontentò della spiegazione e tirò un lembo della coperta scoprendo la testa del signor Mussolini che riconobbe.Vinto dalla sorpresa e dall’emozione il Negri ammutolì, scese e si mise alla ricerca del suo comandante, trovato Bill confidò la scoperta. Mentre la notizia si diffondeva rapidamente fra i presenti, Bill, salito sul camion e tolta completamente la coperta invitava il signor Mussolini a scendere dichiarandolo prigioniero della 52ma Brigata Garibaldi. Presente anche il maresciallo della guardia di finanza Nanci Francesco, giunto da Germasino per offrire la sua opera ai volontari. Mussolini, che vestiva la divisa della milizia fascista sotto un pastrano militare tedesco e che era armato di mitra, una pistola automatica “Glisenti” infilata nel cinturone e della pistola d’ordinanza degli ufficiali, scese senza motto saettando sguardi smarriti tutt’intorno dove ormai si era ammassata una folla numerosa che inveiva e imprecava all’indirizzo dell’ex duce.

Dunque nessun elmetto e nessun paio d’occhiali da sole.

Renato Maffia, figlio di Pierino Maffia, così ebbe a dichiarare, dopo la scomparsa del padre:

Gli occhiali, nel 1983, vennero donati da mio padre all’amico Gaetano Poncia di Dongo che li passò, nel 1986, ad Alberto Botta, che stava realizzando una raccolta di cimeli su Mussolini e le sue ultime ore. Il cappotto invece era già stato ceduto, intorno agli anni ’60, a un giornalista di Milano che lo ottenne soltanto per via della sua oppressiva insistenza. Non è mai più ricomparso.

Alberto Botta invece, sentito dal giornalista che aveva scritto il pezzo, così sbotta:

Ma quale giornalista! Il cappotto venne venduto da Pierino, per 5mila Lire, a un ufficiale polacco pochi giorni dopo la cattura.

Dunque Alberto Botta, che acquistò poi gli occhiali da Gaetano Poncia, sa bene che di Pierino non c’era da fidarsi e, infatti, siamo convinti che quegli occhiali siano falsi e non abbiano nulla a che fare con Benito Mussolini.

Pubblicita' Persol 1940

Pubblicita’ Persol 1940

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Steve McQueen

Si tratta infatti di un paio di occhiali da sole pieghevoli, con cerniere sia sulle stanghette che in mezzo alla montatura, che è di colore marrone. Questo è un modello inventato negli anni ’60 dalla Persol, azienda fondata a Torino nel 1917 da Giuseppe Ratti e oggi di proprietà della Luxottica.

Questo tipo di occhiali erano prima sconosciuti, salvo certi primitivi modelli americani che paiono fatti con il fil di ferro. La Persol li lanciò alla fine degli anni ’60, sotto al nome “Persol Ratti 714/T”. Incontrarono subito una grande successo tanto che furono imitati da altre marche – come la RayBan – e molte altre occhialerie italiane che li riprodussero anonimamente. Oggi sono ancora in produzione e sono soprattutto noti per il fatto che divennero i favoriti dall’attore Steve McQueen, anche quando non recitava.

In conclusione pensiamo che Pierino Moffa – se davvero entrò in possesso del pastrano e degli inesistenti occhiali portati da Benito Mussolini – forse li cedette entrambi al fantomatico ufficiale polacco e poi, trovati un paio di occhiali anonimi da sole negli anni ’70, li abbia ceduti – con tanto di dichiarazione giurata – all’amico Poncia, il quale poi, in buona fede, li passò al Botta.

 

Occhiali Persol Ratti anni '60

Occhiali Persol Ratti anni ’60

– See more at: http://beyondthirtynine.com/i-falsi-occhiali-da-sole-di-benito-mussolini/#sthash.fkodNcz5.dpuf

Benito Mussolini Monaco 1943

Benito Mussolini  a Monaco nel 1943

Alberto Botta, già sindaco di Sant’Abbondio Acquaseria, è uno storico dilettante e un appassionato collezionista di cimeli mussoliniani. Qualche anno fa il quotidiano La Provincia di Como e il Corriere di Como pubblicarono la notizia della sua acquisizione degli occhiali da sole che Benito Mussolini avrebbe indossato, travestito da soldato tedesco, quando fu fermato a Musso e poi portato a Dongo. La giornalista Barbara Daverio cosi’ commentava sul quotidiano La Provincia di Como del 18 marzo 2010:

Oggetti altamente evocativi, ma gli occhiali sono forse il reperto storicamente più significativo dell’intera collezione, perché vanno a integrare un piccolo tassello della controversa ricostruzione di quelle drammatiche giornate dell’aprile 1945.

 

L’ex partigiano Pierino Maffia avrebbe ricevuto il cappotto e gli occhiali in dono da Mussolini. Proprio quelli che, secondo la vulgata resistenziale, sarebbero stati parte del suo travestimento – assieme  all’elmetto tedesco e al cappotto tedesco – organizzato dal tenente delle SS Fritz Birzer prima di convincerlo a salire sul camion dei militi della Flack tedesca.

 

Persol 'Protector' cicogna. I primi occhiali da sole moderni.

Persol ‘Protector’ cicogna. I primi occhiali da sole moderni. Circa 1918.

 

Gli occhiali da sole non erano comuni in quegli anni, perchè venivano associati agli aviatori ma Benito Mussolini, essendo un pilota d’aereo, ne aveva sempre fatto uso.  Il loro impiego non era però comune fra gli ufficiali germanici, che non li avevano in dotazione standard. I primi occhiali da sole per aviatori, i ‘Protector Cicogna’ vennero creati dalla ditta Persol di Torino negli anni ’20, e furono poi adottati da varie aviazioni militari di tutto il mondo.

Pierino Maffia era presente a Dongo, ma come tutti i partecipanti a quella drammatica vicenda racconta solo delle mezze verità. Mettendo da parte tutta la querelle del travestimento di Mussolini e del tipo di cappotto che indossava, riportiamo cosa racconta Guido Buffelli, un finanziere presente a Dongo e testimone altamente credibile che terrà Mussolini in custodia nella caserma di Germasino, raccogliendone gli ultimi commenti, la sera del 27 Aprile 1945:

Il Negri salì sul camion e scorse, immediatamente dietro alla cabina di guida, un individuo in gran parte occultato con una coperta tedesca. Chiesto ai soldati tedeschi chi era, questi risposero: “Camerata tedesco ubriaco”, facendo contemporaneamente il gesto con la mano di chi porta il bicchiere verso la bocca. Ma il garibaldino non si accontentò della spiegazione e tirò un lembo della coperta scoprendo la testa del signor Mussolini che riconobbe.Vinto dalla sorpresa e dall’emozione il Negri ammutolì, scese e si mise alla ricerca del suo comandante, trovato Bill confidò la scoperta. Mentre la notizia si diffondeva rapidamente fra i presenti, Bill, salito sul camion e tolta completamente la coperta invitava il signor Mussolini a scendere dichiarandolo prigioniero della 52ma Brigata Garibaldi. Presente anche il maresciallo della guardia di finanza Nanci Francesco, giunto da Germasino per offrire la sua opera ai volontari. Mussolini, che vestiva la divisa della milizia fascista sotto un pastrano militare tedesco e che era armato di mitra, una pistola automatica “Glisenti” infilata nel cinturone e della pistola d’ordinanza degli ufficiali, scese senza motto saettando sguardi smarriti tutt’intorno dove ormai si era ammassata una folla numerosa che inveiva e imprecava all’indirizzo dell’ex duce.

Dunque nessun elmetto e nessun paio d’occhiali da sole.

Renato Maffia, figlio di Pierino Maffia, così ebbe a dichiarare, dopo la scomparsa del padre:

Gli occhiali, nel 1983, vennero donati da mio padre all’amico Gaetano Poncia di Dongo che li passò, nel 1986, ad Alberto Botta, che stava realizzando una raccolta di cimeli su Mussolini e le sue ultime ore. Il cappotto invece era già stato ceduto, intorno agli anni ’60, a un giornalista di Milano che lo ottenne soltanto per via della sua oppressiva insistenza. Non è mai più ricomparso.

Alberto Botta invece, sentito dal giornalista che aveva scritto il pezzo, così sbotta:

Ma quale giornalista! Il cappotto venne venduto da Pierino, per 5mila Lire, a un ufficiale polacco pochi giorni dopo la cattura.

Dunque Alberto Botta, che acquistò poi gli occhiali da Gaetano Poncia, sa bene che di Pierino non c’era da fidarsi e, infatti, siamo convinti che quegli occhiali siano falsi e non abbiano nulla a che fare con Benito Mussolini.

Pubblicita' Persol 1940

Pubblicita’ Persol 1940

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Steve McQueen

Si tratta infatti di un paio di occhiali da sole pieghevoli, con cerniere sia sulle stanghette che in mezzo alla montatura, che è di colore marrone. Questo è un modello inventato negli anni ’60 dalla Persol, azienda fondata a Torino nel 1917 da Giuseppe Ratti e oggi di proprietà della Luxottica.

Questo tipo di occhiali erano prima sconosciuti, salvo certi primitivi modelli americani che paiono fatti con il fil di ferro. La Persol li lanciò alla fine degli anni ’60, sotto al nome “Persol Ratti 714/T”. Incontrarono subito una grande successo tanto che furono imitati da altre marche – come la RayBan – e molte altre occhialerie italiane che li riprodussero anonimamente. Oggi sono ancora in produzione e sono soprattutto noti per il fatto che divennero i favoriti dall’attore Steve McQueen, anche quando non recitava.

In conclusione pensiamo che Pierino Moffa – se davvero entrò in possesso del pastrano e degli inesistenti occhiali portati da Benito Mussolini – forse li cedette entrambi al fantomatico ufficiale polacco e poi, trovati un paio di occhiali anonimi da sole negli anni ’70, li abbia ceduti – con tanto di dichiarazione giurata – all’amico Poncia, il quale poi, in buona fede, li passò al Botta.

 

Occhiali Persol Ratti anni '60

Occhiali Persol Ratti anni ’60

 

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Lorenzo il Magnifico

Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=5&biografia=Lorenzo+il+Magnifico

Lorenzo_il_MagnificoFiglio di Pietro di Cosimo il Vecchio e di Lucrezia Tornabuoni, Lorenzo De Medici nacque il giorno 1 gennaio 1449 a Firenze. Sin da piccolo ricevette un’educazione umanistica e, appena sedicenne, si rivelò un abile uomo politico nelle missioni che gli furono assegnate a Napoli, Roma e Venezia.

Nel 1469, anno della morte del padre, si sposò con la nobile Clarice Orsini, accettando contemporaneamente di diventare signore di Firenze. Sul piano politico, Lorenzo mostrò di essere un fine diplomatico ed un accorto politico, compiendo una profonda trasformazione dell’ordinamento interno dello Stato che gli permise di ottenere un potere più saldo e più legale e di assegnare alla città il ruolo di stato moderatore della politica italiana.

Nel 1472 guidò Firenze nella guerra di Volterra per rafforzare il dominio della città nella penisola italica. Sventò infatti, con l’aiuto dei fiorentini, la congiura dei Pazzi che, sostenuti dal Papa, volevano destituirlo; Sisto IV lanciò la scomunica a Lorenzo e successivamente l’interdetto contro la città: in breve, si ebbe la guerra.

Firenze si alleò con la Repubblica di Venezia e con il Ducato di Milano per contrastare il Papa e il suo alleato Ferdinando di Napoli, ma la situazione per Firenze si era fatta critica. Cosi il Magnifico si recò il 6 Dicembre del 1479 a Napoli per cercare di stipulare un patto di non belligeranza con Ferdinando, che accettò, rendendosi conto della potenza che avrebbe potuto assumere lo stato della Chiesa negli anni futuri. Sisto IV, ormai solo, fu costretto a cedere.

Questa situazione rafforzò il prestigio di Firenze e di Lorenzo de Medici: a partire dal 1479 iniziò in Italia una politica di alleanze con Firenze da parte di città come Lucca, Siena, Perugia, Bologna; e da parte di Firenze, una politica di acquisizioni territoriali come Sarzana e Pian Caldoli. Nel 1482 Lorenzo il Magnifico si alleò con il Ducato di Milano per contrastare la città di Ferrara; poi si alleò con il Papa contro la Repubblica di Venezia. Quando il Papa Innocenzo VIII mosse guerra a Ferdinando di Napoli, decise di allearsi con quest’ultimo.

La pace nel 1486 tra Papa Innocenzo VIII e Ferdinando fu merito di Lorenzo il Magnifico. In questo periodo storico si dimostrò “l’ago della bilancia” d’Italia, conferendo con la sua straordinaria abilità politica e diplomatica una politica di pace e di equilibrio in tutta l’Italia. Lorenzo, oltre ad essere un grande mediatore, fu elogiato per il suo il generoso mecenatismo; aveva infatti infiniti interessi culturali, e fu anche poeta, seppur non eccellente.

Scrisse le Rime e il Comento, sonetti d’amore sullo stile della Vita Nuova di Dante, in cui raccontò il sorgere dell’amore per Lucrezia Donati; l’Ambra in cui riprese le Metamorfosi ovidiane.

Morì nella villa di Careggi nel 1492, lasciando un grande vuoto nel ruolo di ago della bilancia della storia d’Italia, che aveva ricoperto così eccezionalmente.

 

Quando i gas diventano ingredienti aumenta la scadenza: i misteri delle atmosfere modificate in un libro di Food Packages. Scaricalo gratis

Scritto da: Margherita Fronte
Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it/gas-alimentari-ingrediente-libro.html

Schermata-2014-01-31-alle-13.37.01Pochi sanno che i gas alimentari hanno un ruolo importante per molti alimenti che mettiamo nel carrello della spesa. Accorgersene è difficile perché si tratta di una presenza non percepibile, si fatica a considerarli degli ingredienti alimentari, anche se sul piano giuridico sono riconosciuti come tali.

Certo i gas non si toccano, non si vedono, spesso sono inodori ma il loro impiego nella trasformazione e nel confezionamento di alimenti e bevande è ormai molto diffuso. Eppure non si applica la stessa attenzione in merito ai requisiti igienici, alla tracciabilità e rintracciabilità. Per far luce sull’importanza dei gas alimentari e sulle normative che ne regolano l’impiego, l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Bra-Cuneo), con il supporto dell’azienda Rivoira S.p.A, ha realizzato il libro “Più che gas: alimenti”, curato da un team composto da: Michele Fino avvocato esperto di diritto alimentare e docente all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Luisa Torri tecnologa alimentare e ricercatrice presso all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, e Gianluca Porto ingegnere chimico e marketing manager di Rivoira.

 

I gas impiegati nell’industria alimentare sono una decina. A volte (come per la birra o lo champagne) derivano da processi di fermentazione e restano quindi intrappolati durante la produzione, più spesso però sono aggiunti appositamente, come avviene per le  bibite gasate. In questi casi possono essere prodotti da aziende specializzate e trasportati fino al luogo di utilizzo, oppure ottenuti in situ direttamente dalle imprese che necessitano di grandi quantità.

 

gas alimentari carne macinato vaschetta 87498063

I gas alimentari si trovano anche nelle vaschette in atmosfera protettiva di hamburger, pasta fresca o pesce per mantenere più a lungo le caratteristiche del prodotto

La qualità dei gas va considerata al pari degli altri ingredienti alimentari, perché, come si spiega nel primo capitolo del libro «… se contaminati, i gas non sono meno rischiosi per la salute di qualsiasi altra materia prima contaminatachi agirebbe con leggerezza nell’approvvigionarsi di acqua, zucchero o estratti per dare aroma e sapore al proprio prodotto? – si chiedono gli autori – Come nessun produttore alimentare assennato si sognerebbe di trarre l’acqua per le proprie produzioni da un torrente, senza scrupolose analisi per garantire che sia potabile, così nessuno dovrebbe pensare che l’anidride carbonica o l’azoto possano essere semplicemente prelevati dall’atmosfera e usati nelle preparazioni alimentari (eppure in molti casi è così, come avviene in enologia per i gas prodotti in situ). Non sussiste infatti né tecnologicamente né giuridicamente alcuna differenza tra ingredienti gassosi, liquidi o solidi».

 

I gas alimentari non sono usati solo come ingredienti, ma si trovano anche come additivi nelle vaschette in atmosfera protettiva di hamburger, di pasta fresca o di pesce per mantenere più a lungo le caratteristiche del prodotto. Ci sono anche insalate e formaggi confezionati in vaschette con atmosfere protettive per raddoppiare l’intervallo di scadenza. C’è il protossido di azoto che fa da propellente della panna spray, mentre l’anidride carbonica è un coadiuvante tecnologico usato per l’estrazione della caffeina nella produzione di decaffeinato, come pure l’azoto liquido impiegato nel gelato istantaneo. Solo in quest’ultimo caso la presenza non va segnalata sull’etichetta, a meno che non si tratti di sostanze allergeniche, come per esempio l’anidride solforosa. Va anche precisato che, a seconda dell’impiego, variano le modalità attraverso cui il consumatore finale può entrare in contatto con queste sostanze, e le probabilità effettive che ciò avvenga.

 

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L’anidride carbonica viene aggiunta alle bibite per renderle gasate: il gas è un vero e proprio ingrediente

Qualunque sia l’utilizzo una cosa è certa: i gas alimentari devono seguire le stesse norme di rintracciabilità e igiene imposte agli altri alimenti, e rispettare precisi requisiti di purezza imposti dal regolamento europeo varato ad hoc dalla Commissione nel marzo 2012 (le caratteristiche richieste a ciascun gas sono presenti in appendice al volume).

Gli autori del libro fanno notare che in realtà gli standard europei non sono particolarmente restrittivi, e che spesso, anzi, l’industria alimentare ha bisogno di un grado maggiore di purezza. I fornitori di gas possono dimostrare l’elevato standard qualitativo dei processi produttivi richiedendo la certificazione europea FSSC22000:2010.

 

Certo non è un libro da sfogliare prima di andare a letto, ma è l’unico testo che analizza un argomento tanto importante quanto invisibile, destinato ad avere un ruolo di primo piano in un mondo dove tutti vogliono prodotti freschi con una lunga shelf life.

Il volume, edito da Artek nella collana Food Packages Free Press, è scaricabile gratis qui: ”Più che gas: alimenti“.

 

Foto: Photos.com

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Patriarca caldeo: il futuro fosco dei cristiani d’Oriente, ricchezza in via di estinzione per Occidente e Islam

Scritto da: Mar Louis Raphael I Sako
Fonte: http://www.asianews.it/

FRANCIA_-_IRAQ_(s_-_IT)_0402Le guerre in Iraq, Libia e Afghanistan hanno peggiorato la condizione dei popoli, in particolare le minoranze. Le politiche fallimentari promosse dall’Occidente. Cresce il fondamentalismo, la Primavera araba svuotata dagli estremismi. Il ruolo delle autorità musulmane nella tutela di diritti e libertà religiosa. La presenza dei cristiani in Medio oriente è fondamentale per i musulmani.

Lione (AsiaNews) – Il Medio Oriente si sta svuotando dei cristiani. Ciò avviene a causa di fondamentalismi regionali, di impaccio delle autorità locali, di inerzia della comunità internazionale e dell’Occidente. La fuga dei cristiani causerà impoverimento sociale, economico e culturale alla regione e instabilità per il mondo intero. E’ l’appello accorato che Mar Louis Raphael I Sako ha lanciato nei giorni scorsi in un seminario promosso dall’università cattolica di Lione, in Francia, sulla “Vocazione dei cristiani d’Oriente”. Il Patriarca caldeo invita a “non considerare” i cristiani come una “minoranza, ma come cittadini a tutti gli effetti”. Nel suo lungo intervento Sua Beatitudine illustra la situazione generale dei cristiani in Medio oriente, sottolineando l’importanza della loro presenza, spiegando il ruolo delle autorità musulmane e delle Chiese orientali. Egli invita a esercitare pressioni sui governi perché siano riconosciuti e garantiti pari diritti, rilanciando ancora una volta la richiesta di fermare l’esodo dalle loro terre di origine. Ecco, di seguito, l’intervento integrale di Mar Sako (Corsivi e grassetti sono dell’originale. Traduzione a cura di AsiaNews).

I cambi di regime che hanno avuto luogo in diversi Paesi hanno aperto un abisso al loro interno; gli interventi in Afghanistan, in Iraq, in Libia non hanno affatto contribuito a risolvere il problema dei loro popoli ma, al contrario, hanno determinato situazioni caotiche e conflitti che non permettono affatto di immaginare un avvenire migliore, in particolare per i cristiani! Le divisioni confessionali divengono sempre più marcate e forti, soprattutto fra sciiti e sunniti. Diversi partiti politici di carattere settario si stanno organizzando e tutto viene a essere suddiviso in base alla confessione religiosa. Credo che in Iraq il cammino finirà con una divisione del Paese, perché il terreno è già preparato tanto dal punto di vista psicologico, quanto sotto il profilo geografico. La pulizia [etnico-religiosa] dei quartieri e delle città tra sunniti e sciiti va proprio in questa direzione.

1 – Situazione generale dei cristiani in Medio oriente

Fino a 50 anni fa i cristiani del Medio oriente rappresentavano il 20% del totale della popolazione. Oggi si parla di un misero 3%. Quando le potenze coloniali hanno dato vita a queste nazioni, non lo hanno fatto partendo da basi storiche, geografiche o etniche: in questo modo non vi è stata né omogeneità, né un vero progetto di cittadinanza in cui tutti possono essere integrati. L’accordo Sykes-Picot del 1916 non ha tenuto in considerazione l’emergenza delle frontiere di Paesi come il Libano, la Giordania, la Siria, l’Iraq e altri ancora. Le decisioni sono state prese in funzione degli interessi delle grandi potenze, e questo ha aperto la via a conflitti confessionali, religiosi, etnici con i quali abbiamo a che fare ancora oggi. Non vi è pace tra israeliani e palestinesi; il Libano è stato frantumato e resta sempre sotto la minaccia della guerra civile; la Siria è sul punto di crollare, con nove milioni di persone che hanno abbandonato le loro abitazioni, l’Iraq è devastato, l’Egitto esploso. Milioni di cristiani d’Oriente, rifugiati, fuggono da una regione all’altra.

Oggi si parla sempre più di un piano che intende dar vita a un nuovo Medio oriente. Per noi è fonte di preoccupazione e di paura. 1400 anni di islam non ci hanno potuto strappare dalle nostre terre e dalle nostre chiese, mentre oggi la politica occidentale ci ha disperso ai quattro angoli della terra.

I cristiani sono sempre più vittime: il loro esodo dai Paesi del Medio oriente è inarrestabile. Attualmente, secondo le stime sono – in tutto – tra i 10 e i 12 milioni su una popolazione complessiva di 550 milioni di abitanti, pari al 3% circa. La pressione esercitata contro i cristiani e le minoranze religiose in Medio oriente è aumentata nel corso degli ultimi decenni, alle volte in modo sommesso e, in altri momenti, in modo aperto, pubblico. Le discriminazioni, ingiustizie, sequestri, emarginazioni, intimidazioni in molte parti del mondo arabo-islamico danno loro l’impressione di essere destinati all’estinzione.

Tutto questo deriva dall’instabilità della maggior parte di questi Paesi e dalla crescita dell’islamismo radicale, sotto il manto di ciò che è conosciuto con il nome di “islam politico”; quanto alla “Primavera araba”, essa è stata esautorata dagli estremismi. Il progetto “politico” dell’islam è di far rinascere il califfato tanto a Damasco quanto in Iraq! Il loro modo di pensare e di fare guerra è un ritorno al Medio Evo! I cristiani sono ammessi a restarvi come cittadini di seconda classe!

L’invasione americana dell’Iraq ha portato alla morte di un vescovo [mons. Paulos Faraj Rahho, morto nelle mani dei sequestratori nel marzo 2008, ndr], sei sacerdoti assieme a più di mille fedeli, 66 chiese sotto attacco e 200 casi di rapimento. Circa la metà dei cristiani irakeni, che in precedenza erano un milione e mezzo, hanno lasciato il Paese per il timore di violenze e la persecuzione religiosa, soprattutto dopo il massacro che ha avuto luogo a Baghdad nel 2010, nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo soccorso e l’attacco agli studenti cristiani di Qaraqosh, diretti all’università.

L’appropriazione dei beni appartenenti ai cristiani, considerati come privi di diritti perché non musulmani, le lettere di minaccia ricevute dai cristiani, così come da membri di altre minoranze non musulmane, spingono i cristiani a sentirsi come cittadini di serie B. Dunque, la domanda è questa: questi uomini e queste donne che hanno un passato grande e illustre alle spalle, sono destinati a scomparire dalla Mesopotamia e dalla terra dei loro avi?

In Siria, i cristiani sono esposti agli attacchi dei ribelli islamisti. Questi ultimi hanno spazzato via Maaloula, una storica città cristiana in cui gli abitanti parlano l’aramaico, la lingua di Gesù. Due vescovi, numerosi preti, dodici religiose sono stati rapiti e liberati di recente: 1200 cristiani sono stati uccisi, il 30% delle chiese sono state distrutte e 600mila cristiani hanno lasciato il Paese e quelli che sono rimasti vivono nell’inquietudine e nella paura!

Il pastore presbiteriano ed ex presidente del Consiglio delle Chiese del Medio oriente Riad Jarjour ha dichiarato: “Se la situazione continua in questo modo, verrà un momento in cui non ci saranno più cristiani in Siria”.

I Copti in Egitto hanno subito i peggiori attacchi. I kamikaze musulmani hanno assassinato almeno 85 fedeli nella Chiesa di Tutti i Santi e un centinaio di chiese sono state oggetto di attacchi.

Il Libano è l’unico Paese della regione in cui i cristiani hanno ancora un peso politico e una certa libertà di azione, anche se il loro potere è parzialmente in declino a partire dall’accordo di Taëf, che rimane in bilico!

In poche parole, tutti i cristiani pensano all’emigrazione, almeno per un periodo di tempo determinato.

2 – L’importanza della presenza cristiana in Medio oriente

Il cristianesimo affonda le sue radici nel Medio oriente. In Palestina, Siria, Libano, Iraq ed Egitto i cristiani sono stati maggioranza ben prima dell’ingresso dell’islam. Erano ben organizzati e hanno contribuito alla costruzione della civiltà arabo-islamica accanto ai loro fratelli musulmani, ecco perché la loro presenza nel mondo arabo e musulmano è essenziale, anche per il solo stesso fatto della diversa religione, della loro apertura e delle loro competenze. In generale, i cristiani costituiscono una élite!

I cristiani non sono una minoranza e devono ricoprire a pieno titolo un posto e un ruolo nella vita pubblica, perché il venir meno di questo ruolo marcherebbe la fine della loro presenza. Il presidente libanese Michel Sleiman, inaugurando il primo Congresso generale dei cristiani d’Oriente, che si è tenuto a Raboué (Libano) il 28 e 29 ottobre 2013, ha affermato in proposito: “L’avvenire dei cristiani dipenderà dalla loro capacità di rafforzare la logica della moderazione, dell’apertura e del dialogo al loro interno, così come i loro sforzi per costruire uno Stato forte e inclusivo, che apre la via alla partecipazione di tutte le componenti della società nella vita politica e nell’amministrazione pubblica, senza tener conto del peso demografico delle comunità. Il ripiegamento verso se stessi e l’isolamento, così come il ricorso alla protezione militare straniera, diventa pericoloso“.

Infine, Habib Ephram nel corso del medesimo congresso ha lanciato un appello commovente finalizzato a preservare l’identità dei cristiani d’Oriente nel rispetto della storia, del diritto e dell’umanità stessa.

C’è da sperare che questa lunga tradizione storica possa aiutare i cristiani della Siria e altri a preservare il loro ricco patrimonio e a continuare a offrire il loro prezioso contributo alle diverse culture esistenti.

I cristiani del Medio oriente possono giocare oggigiorno un ruolo essenziale nel dialogo tra l’Occidente e l’islam, possono essere un ponte che avvicina e unisce. Per questo l’Occidente è chiamato a mantenerli nei luoghi di origine. Robert Fisk in un articolo pubblicato sul quotidiano britannico “The Indipendent” descrive il fenomeno dell’emigrazione dei cristiani del Medio oriente, equiparandolo a un colpo per la civiltà arabo-islamica, e a una tragedia all’interno di un Paese considerato come un simbolo di pluralismo e coesistenza.

3 – Il ruolo delle autorità musulmane

Le autorità religiose musulmane  del Medio oriente hanno un ruolo insostituibile nel promuovere i valori della dignità umana, i diritti umani, la cittadinanza, la convivenza, la libertà religiosa, il dialogo concreto per promuovere il rispetto della persona umana. Riconoscere l’altro, che non è musulmano, come un cittadino eguale in tutti i suoi diritti e doveri rinforzerà la fiducia fra tutti i cittadini.

Per questi motivi le autorità musulmane devono dare priorità all’aspetto religioso e ai programmi di insegnamento della religione in un modo consono, al fine di difendere e proteggere i diritti di tutti e la sacralità stessa della vita.

Le voci moderate dell’islam devono unirsi e dire in modo chiaro “no” alla violenza contro i cristiani.

4 – Il ruolo delle Chiese orientali

Le Chiese devono incoraggiare i cristiani del Medio oriente a mantenere la loro presenza storica e a non fuggire verso l’ovest. Questi ultimi devono essere sufficientemente coraggiosi per continuare a portare la loro testimonianza nei loro rispettivi Paesi ed essere un vero segno di speranza e di pace per i loro concittadini. Devono allo stesso tempo avere il coraggio di rivendicare i loro diritti civili e il diritto alla cittadinanza. Questo obiettivo importante è stato sottolineato da Papa Francesco nel corso dell’udienza con i Patriarchi delle Chiese orientali in Vaticano, il 21 novembre 2013, quando ha dichiarato che la Chiesa cattolica “non accetterà mai un Medio oriente senza cristiani”.

Invito la Chiesa ad adoperarsi per dar vita a un nuovo documento indirizzato ai soli musulmani. È importante chiarire con loro le nostre paure e le nostre speranze, così come il principio inalienabile della libertà religiosa come è formulata nella Dignitatis Humanae, la Dichiarazione sulla libertà religiosa del Concilio Vaticano II.

Al tempo stesso è ugualmente essenziale ritrovare un linguaggio teologico nuovo e comprensibile, per spiegare loro la fede cristiana, così come i nostri Padri hanno fatto durante il regno degli Omayyadi e degli Abbasidi.

5 – Il ruolo dei cristiani orientali in Occidente

I cristiani d’Oriente in Occidente possono giocare un ruolo importante per sostenere i loro fratelli in difficoltà in Oriente, mostrando loro solidarietà. È compito loro aiutarli a restare nelle terre di origine. Essi possono esercitare pressioni sulle comunità musulmane che vivono in Occidente, per diffondere la cultura del rispetto di tutte le religioni, e soprattutto il rispetto della libertà religiosa per i cristiani in Oriente; chiedere ai loro governi di riconoscere gli stessi diritti dei cittadini musulmani, in particolare il diritto di partecipare a una politica attiva e costruttiva, al servizio del bene comune per creare una vera democrazia. La presenza dei cristiani in Oriente è garanzia di un islam moderato, capace di vivere con gli altri in pace e armonia!

Non è forse possibile riunire questi cristiani d’Oriente in Occidente sotto un solo nome, come “Unione dei cristiani d’Oriente”, per farsi carico delle sfide dei loro fratelli e sorelle orientali e cercare soluzioni ai loro problemi. Creare una sorta di lobby! Questi cristiani della diaspora devono mantenere il loro diritto di voto, così prezioso al momento delle elezioni, in modo da aumentare il numero di deputati appartenenti alla nostra comunità.

Essi non devono affatto incoraggiare l’emigrazione e privare il Paese dei suoi giovani. Essi possono informare i cristiani dell’Occidente sulle sfide che affrontano ogni giorno. E, forse, possono investire e creare progetti nei Paesi di origine, per fornire opportunità lavorative alla gente.

6 – Il ruolo dell’Occidente

A mio avviso, la responsabilità della triste situazione attuale dei cristiani d’Oriente ricade in parte sull’Occidente, per la sua politica squilibrata nella regione. Al tempo stesso è triste osservare che la maggioranza dei cristiani in Occidente non ha una vera coscienza della dolorosa situazione in cui versano i cristiani del Medio oriente, quando hanno invece l’opportunità di attirare l’attenzione sulla loro reale condizione e sensibilizzare i politici; perché qui c’è in gioco la coesistenza pacifica stessa nella regione e nel mondo intero. I cristiani d’Oriente si interrogano sulla ragione dell’indifferenza e del silenzio dell’Occidente sulla loro sorte. Essi contano sul sostegno e la solidarietà dei loro fratelli e sorelle d’Occidente!

I takfiristi che considerano la democrazia contraria alla sharia lanciano in modo sistematico azioni aggressive contro i cristiani. Questi gruppi sono senza dubbio anche una reale minaccia allo stesso islam moderato! È necessario che l’Occidente faccia pressione sui Paesi vicini e sugli altri perché smettano di sostenere e di spedire combattenti e miliziani nelle nostre terre.

Bisogna inoltre esercitare pressioni per la modifica delle costituzioni dei Paesi arabi e musulmani. Ecco un esempio di discriminazione: la conversione all’islam è considerata una norma, mentre la conversione al cristianesimo è considerata una infrazione che può comportare molti rischi, ivi compresa la morte [per apostasia]. E quando uno dei due coniugi passa all’islam, i suoi figli sono registrati automaticamente fra i membri della religione musulmana. La Costituzione di una nazione deve essere fondata sulla coesistenza sociale e sulle libertà individuali e pubbliche, al fine di creare uno Stato per tutti e una vera cittadinanza. La nuova Costituzione della Tunisia è un segno di speranza, così come la decisione dell’Autorità palestinese di rimuovere la religione dalle carte d’identità e dai passaporti. Questo costituisce un cambiamento positivo.

Solo un sistema socio-politico che rispetta la diversità e le libertà individuali e pubbliche, basate su una reale cittadinanza, può rassicurare i cristiani e far loro intravedere una partecipazione effettiva al potere, come partner a pieno titolo.

In tutte le regioni e in tutte le amministrazioni, il governo dovrebbe poter garantire la sicurezza, la protezione della libertà religiosa e la diversità etnica per tutti.

Nell’esortazione Evangelii Gaudium, “La gioia del Vangelo”, Papa Francesco – all’interno di questo documento importante del suo magistero – ha affrontato la questione dei diritti in tema di religione, esprimendosi in questi termini: “Prego, imploro umilmente i Paesi musulmani, affinché assicurino la libertà religiosa ai cristiani, tenendo conto della libertà di cui i credenti dell’islam godono nei Paesi occidentali“.

Infatti, i musulmani all’estero dispongono in un modo sempre più ampio delle loro tradizioni e della libertà religiosa, mentre per i cristiani a casa loro in Oriente diminuiscono sempre più. Un elemento che potrebbe portare alla loro fine in tutto il Medio oriente!

Sono tutti terroristi!

Scritto da: Marco cedolin
Fonte:http://ilcorrosivo.blogspot.it/2014/04/sono-tutti-terroristi.html#more

Marco Cedolin
Che le banche impegnate a governare questo disgraziato paese tramite i propri camerieri (oggi il minus habens Renzi, ieri Letta e ieri ancora Mario Monti) detestassero in maniera viscerale chiunque osasse profondersi in un qualche anelito di contestazione, dovrebbe ormai essere un fatto assodato. Ciò che invece in tutta evidenza non è ancora chiaro a tutti, sembra essere il punto fino al quale questo stato mafioso e clientelare sembra disposto a spingersi, pur di eliminare sul nascere qualsiasi forma di critica o contestazione.
Se molti avevano pensato che la folle accusa di terrorismo, gettata sulle spalle di un manipolo di No Tav, colpevoli di aver difeso la terra in cui vivono, costituisse un’eccezione nella quale era maldestramente incespicata la magistratura, tutti costoro da oggi in poi saranno costretti a ricredersi e ad ammettere che giudici, banchieri e mestieranti politici hanno ormai fatto della persecuzione una regola, finalizzata ad impedire qualsiasi forma di dissenso……

Questa mattina infatti, alle prime luci dell’alba, i carabinieri dei Ros di Brescia hanno portato a termine 24 arresti e 33 perquisizioni (la maggior parte delle quali in Veneto) con l’accusa demenziale di terrorismo ed eversione, nei confronti di un gruppo di persone a vario titolo legate all’indipendentismo.
 
Non si tratta, come lascerebbero intendere le accuse, di una congrega di teppisti facinorosi, di bombaroli avvezzi a nascondersi nell’ombra, di spietati killer prezzolati o di saguinari sterminatori di donne e bambini. Bensì semplicemente di persone normali che in varia misura inseguivano il “sogno” dell’indipendenza del proprio paese, a prescindere dal fatto che si tratti di un proposito più o meno condivisibile.
Fra di loro molte persone anziane, cinque donne e perfino quel Lucio Chiavegato che, anzichè nascondersi nell’ombra ha capeggiato la tanto vituperata protesta dei Forconi dello scorso dicembre.
 
Come nel caso dei No Tav, quello che immediatamente salta all’occhio è l’enorme sproporzione fra le presunte colpe degli arestati e l’enormità di un’accusa (terrorismo ed eversione) che non avrebbe alcuna ragione di esistere, se non in un’accezione punitiva, attraverso la quale si vuole in tutta evidenza “educare” chiunque carezzi il proposito di contestare le scelte che i banchieri ed i loro camerieri politici amano calare dall’alto.
 
Dopo i terroristi No Tav i terroristi secessionisti, e poi? Sarà la la volta dei terroristi anti europeisti o di quelli che inneggiano alla decrescita? Verrebbe quasi voglia di sorridere, se sullo sfondo di tanta schizofrenia non ci fosse il dramma di persone rinchiuse nelle patrie galere e di famiglie rovinate dalla mano di un giudice. In quelle stesse patrie galere dove i decreti svuota carcere regolarmente sbattono fuori chi è colpevole di reati ben differenti da quelli di opinione, gli unici sempre pronti a trasformarsi in terrorismo.

Alle elezioni in Turchia vince l’Akp, ma festeggia solo Erdoğan

Scritto da: Filippo Cicciù
Fonte: http://temi.repubblica.it/limes/alle-elezioni-in-turchia-vince-lakp-ma-festeggia-solo-erdogan/60025
Nel voto amministrativo del 30 marzo, il partito di governo, pur indebolito, ha vinto. Tutto merito del suo leader, che a luglio potrebbe diventare il primo presidente eletto della Repubblica.

Erdoğan batte gli scandali e vince le amministrative


[Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan saluta i suoi sostenitori. Foto tratta da euronews.com]

L’Akp non ha trionfato alle elezioni locali che si sono svolte in Turchia il 30 marzo.

 

L’unico vincitore di questa agitata tornata elettorale è Recep Tayyip Erdoğan. Sebbene ci siano molti voti contestati e schede elettorali da ricontare – e, a causa di ciò, disordini ad Ankara e in altre aree del paese –  l’Akp di Erdoğan, al governo in Turchia dal 2002, ha incassato il 45.6% dei consensi su scala nazionale alle ultime amministrative. Il partito che alle elezioni locali del 2009 aveva sfiorato il 39% e alle politiche del 2011 si è imposto con quasi il 50% dei consensi non è più quello che aveva piacevolmente impressionato l’Occidente.

 


[I risultati delle amministrative turche, raggruppati per provincia. Carta tratta da seçim.haberler.com]

L’Akp oggi non è più la formazione che, per anni, è riuscita ad unire conservatori musulmani e liberali realizzando una notevole crescita economica e riforme rivoluzionarie: l’avvicinamento all’Unione Europea, il tentativo di limitare l’ingombrante controllo dell’apparato militare sullo Stato, il riconoscimento pubblico dell’esistenza di una questione curda e il tentativo di risolverla.

Negli ultimi anni, Erdoğan è diventato un leader sempre più autoritario e il suo partito ha gradualmente perso la componente liberale e moderata che lo aveva caratterizzato fin dagli inizi. Il primo ministro turco ha reagito alle difficoltà incontrate negli anni cercando di mantenere la base elettorale più conservatrice e religiosa a discapito dei voti provenienti dai liberali di centro o da elettori di sinistra stanchi dei rigidi schemi propri del kemalismo ormai antiquato del maggiore partito di opposizione, il Chp.

La reazione di Erdoğan durante la crisi di Gezi park nel maggio del 2013 palesa questa posizione. Negli ormai 12 anni di governo, l’Akp ha creato i presupposti dell’evoluzione in senso presidenziale della politica turca, creando i classici effetti di questo fenomeno: un aumento delle risorse nella mani del leader del partito, una maggiore autonomia del leader dal governo, ma anche dal suo stesso partito, e una personalizzazione per cui tutta la campagna elettorale è stata modellata sulla personalità del candidato primo ministro.

Sono tendenze che si avvertono anche nel mondo occidentale, ma nel caso turco questa situazione si è lentamente tramutata in un asservimento di ciò che resta dell’Akp verso il suo fondatore.

Sulle note di una canzone che ripete ossessivamente il suo nome, la sera del 30 marzo Erdoğan si è presentato sul balcone della sede centrale dell’Akp ad Ankara tenendo 4 dita della mano alzate: è il segno della rabia, un gesto di solidarietà verso la popolazione egiziana colpita dal golpe militare che nel luglio scorso ha rovesciato i Fratelli musulmani. Il primo ministro turco utilizza questo gesto in ogni occasione pubblica e i suoi seguaci lo salutano allo stesso modo.

Dopo aver ringraziato i suoi elettori,  Erdoğan ha parlato della rivincita che il risultato elettorale gli permette di avere sulla cemaat (confraternita) del predicatore islamico Fethullah Gülen. L’ex imam turco, residente in Pennsylvania da 15 anni e fondatore della comunità Hizmet, è infatti accusato dal primo ministro di essere a capo di uno Stato parallelo che starebbe destabilizzando la Turchia. Un tempo forti alleati, Erdoğan e Gülen sono oggi nemici giurati e la campagna elettorale delle elezioni amministrative è stata caratterizzata da uno aspro scontro a distanza tra i due.

Con la vittoria del 30 marzo, Erdoğan ha dimostrato che può governare anche senza il supporto di Gülen e della sua comunità. Non si tratta di un dettaglio da sottovalutare: la marginalizzazione della comunità del predicatore islamico – un processo già iniziato e che porterà alla chiusura delle scuole private associate al gruppo di Gülen – potrebbe creare ulteriori divisioni nella società turca, già fortemente polarizzata, nella quale gli affiliati a Hizmet sono anche rappresentanti di importanti gruppi di interesse, uomini e donne che lavorano a vari livelli all’interno dello Stato, firme di importanti quotidiani e intellettuali di spicco.

Dal Kurdistan turco viene un altro dato molto importante sulle elezioni. Esattamente un anno fa il governo dell’Akp ha coraggiosamente intrapreso un percorso di dialogo con il leader del Pkk, Abdullah Öcalan, per cercare di arrivare a una risoluzione del decennale conflitto tra il suo partito e l’esercito turco. Con la primavera del 2013 è iniziato il processo di pace che ha portato a un cessate il fuoco (ancora in vigore) tra i guerriglieri curdi e i soldati turchi. All’epoca delle ultime elezioni locali, nel 2009, la situazione era molto diversa e il conflitto mieteva vittime su entrambi i fronti. Perciò il voto in queste ultime elezioni può essere letto anche come un giudizio su quanto fatto dal governo nell’ultimo anno per la popolazione curda.

In questa prospettiva, il risultato del partito di Erdoğan non è confortante: ci si sarebbe potuti aspettare che l’Akp, in quanto principale responsabile del processo di pace e della normalizzazione, venisse premiato dai curdi, rafforzando il suo sostegno in quelle zone e conquistando molte province del Kurdistan. Al contrario, l’Akp ha perso le province curde di Bitilis e di Mardin, dove il partito di Erdoğan governava nel 2009, e il partito di sinistra filo-curdo Bdp (ex Dtp), già fortissimo in quella zona, ha aumentato il suo bacino elettorale ottenendo successo in 9 province, laddove 5 anni fa ne governava 8. L’Akp ha conquistato l’area curda di Şanlıurfa ma il partito di Erdoğan ha registrato un crollo dei voti nelle province curde dove già governava nel 2009 e su cui è riuscito a mantenere il controllo. Gli sviluppi del processo di pace non hanno quindi portato l’Akp a guadagnare incisivamente nel Sud-est anatolico; i partiti di sinistra filo-curdi, o le liste di candidati indipendenti vicine alla stessa area politica, sono invece cresciuti.

Le elezioni locali non rappresentano la svolta nemmeno per il Chp (Partito repubblicano del popolo), in crisi da molto tempo. La maggiore forza di opposizione in Turchia ha guadagnato pochi voti a livello nazionale – passando dal 23,1% del 2009 all’attuale 25,6% delle preferenze – e ha anche perso alcune roccaforti come la provincia di Antalya. Il segretario del Chp, Kemal Kılıçdaroğlu, ha perso tutte le elezioni da quando ha ricevuto l’incarico nel 2010 e potrebbe fare un passo indietro per rilanciare il partito fondato dal padre della Repubblica Mustafa Kemal Atatürk. Uno dei papabili alla successione sarebbe Mustafa Sarıgül. Candidato sindaco a Istanbul per il Chp, ha perso ma si è affermato come alfiere di una visione leggermente diversa rispetto alla rigida ideologia kemalista del suo partito.

 

I segnali di difficoltà all’interno dell’Akp permangono anche dopo la vittoria elettorale: da tempo ricorrono voci sulla possibile nascita di un nuovo partito costituito da membri passati e presenti dell’Akp. Nel giorno del voto, un parlamentare del partito di Erdoğan ha rassegnato le sue dimissioni postando le motivazioni di tale gesto su Twitter. Il 21 marzo il popolare social media era stato chiuso dal governo; questa misura è stata superata nel giro di poche ore dallo stesso presidente della Repubblica e membro dell’Akp, Abdullah Gül. Prima del voto, anche YouTube è stato reso inaccessibile in Turchia.

In entrambi i casi è stata applicata una legge, recentemente approvata, che consente a un organo statale (TİB) di bloccare siti web che contengono contenuti ritenuti dannosi. Le limitazioni ai popolari social network sono scattate in seguito alla massiccia diffusione via web di intercettazioni che, se ritenute attendibili, mostrerebbero una sistematica corruzione che coinvolge personalità vicine a Erdoğan e al suo governo.

Il blocco di Twitter e YouTube ha suscitato molte critiche all’interno del paese e altrettante polemiche a livello mondiale. L’infuocato dibattito sulla censura dei social network ha però sottratto spazio ai contenuti stessi delle intercettazioni, che sono passati in secondo piano.

 

I potenziali attacchi provenienti dalla rete sono anche la motivazione ufficiale per cui nella sala stampa della sede dell’Akp di Ankara la connessione wi-fi è stata spenta durante l’intera giornata delle consultazioni elettorali. Questa situazione ha creato sconcerto tra i reporter stranieri presenti soprattutto perché i giornalisti turchi sul posto assicuravano che generalmente la rete wi-fi è disponibile nella sala stampa, soprattutto in occasione di appuntamenti elettorali. Un’allusione alla possibilità che la rete fosse stata spenta per cercare di limitare le comunicazioni. Del resto, proprio nel giorno delle elezioni, si sono verificati numerosi black out elettrici in tutta la Turchia: nella motivazione offerta a riguardo dal ministro dell’Energia, Taner Yıldız, si parla di un gatto che sarebbe entrato nel centro di distribuzione dell’energia elettrica e l’avrebbe danneggiato.

Il risultato elettorale in Turchia palesa la discrepanza tra il duro giudizio dell’opinione pubblica occidentale sul capo del governo e la scelta di gran parte della popolazione che continua a sostenerlo. Poco interessati agli scandali di corruzione o alle pesanti limitazioni della libertà di espressione sul web, gli elettori dell’Akp ripongono grandissima fiducia nel leader Erdoğan, più che nel suo partito indebolito e in crisi.

L’alto numeri di voti raccolto da Erdoğan a queste elezioni locali potrebbe anche assicurare al primo ministro il sostegno necessario per competere e vincere alle elezioni presidenziali della prossima estate quando, per la prima volta nella storia repubblicana, sarà il popolo a votare direttamente per il capo dello Stato.