Gran Bretagna, il libro proibito

Fonte: http://it.peacereporter.net/

Il ministero della Difesa compra decine di migliaia di copie di un romanzo sull’Afghanistan che svela le brutalità dei soldati britannici

Un libro eretico, che va fatto sparire prima che possa provocare ‘pericolose’ conseguenze. ‘Dead men risen‘, narrazione delle gesta delle Guardie Gallesi in combattimento, sottotitolato ‘La vera storia della guerra britannica in Afghanistan‘, è il volume messo all’Indice dal ministero della Difesa di Sua Maestà. E’ stato il generale Peter Wall, capo di Stato maggiore dell’Esercito, a sollevare il problema: acquistate tutte le stampe della prima edizione o ci saranno rischi per la sicurezza nazionale, un enorme imbarazzo politico, conseguenze per le elezioni in Estonia e il possibile ritiro delle truppe baltiche del Paese mediorientale.
Sono senza dubbio esagerazioni, ma hanno spinto il ministero della Difesa ad acquistare coi soldi dei contribuenti britannici migliaia di copie, spendendo circa 120mila euro per evitarne la pubblicazione nella versione originale. Un negoziato durato quattro mesi tra l’autore, Toby Harnden, il settore stampa e comunicazione dell’esercito e la casa editrice (la Quercus), durante il quale i militari volevano l’eliminazione di intere pagine del libro, ha portato invece alla cancellazione di cinquanta parole, ma la versione definitiva ‘edulcorata’ contiene comunque capitoli assai scomodi, che mettono sotto cattiva luce l’operato dei soldati del reggimento gallese.

Secondo quanto riporta il quotidiano Guardian, che ne ha ottenuta una copia, in Dead Men Risen vi sono resoconti dettagliati di episodi relativi all’uccisione di civili da parte dei militari britannici. Vi si descrive un agricoltore ucciso da un missile terra-aria, sei bambini da una bomba di 200 chili, altri cinque da un razzo lanciato da un Mirage francese chiamato in copertura dalle truppe britanniche. Ma uno degli eventi più brutali è rappresentato dalla cattura di sei talebani, addetti a piazzare ordigni esplosivi, da parte dell’esercito afghano. Gli inglesi erano impegnati nell’addestramento degli afghani, e un ufficiale delle guardie gallesi chiese a un sergente di vedere i prigioneri affinché potessero essere effettuate ricerce sui loro corpi, in cerca di esplosivo residuo, eventualmente incriminati e processati. Gli venne risposto che i prigionieri non c’erano più: tre di loro erano stati strangolati. Agli altri tre era stato sparato nella rotula, ed erano stati costretti a strisciare fino al loro villaggio perchè potessero raccontare cosa sarebbe successo a chi piazzava bombe contro i militari.

Il riferimento ai militari estoni riguarda invece l’incompetenza e la disorganizzazione che hanno contraddistinto le missioni internazionali. Appena arrivati a Camp Pimon, base britanica nella provincia di Helmand, i militari baltici volevano subito entrare in azione a Zorabad. Il capitano inglese Alex Bourne ammonì il caporale estone Toomas Mikk che sarebbe stata una missione suicida. Gli estoni partirono comunque il giorno dopo. Mikk fu crivellato di colpi pur riuscendo a sopravvivere, mentre i suoi uomini terrorizzati da ciò che si trovarono a fronteggiare. Una volta rimessosi, il caporale estone dichiarò che i talebani erano ‘abili, impavidi e per nulla preoccupati dei massicci rinforzi giunti nell’area’. Dichiarazioni che certamente qualche generale avrebbe volentieri evitato di leggere.

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