La Guerra di Libia sta diventando la dimostrazione che la teoria del generale Giulio Douhet sulla supremazia aerea, ha una falla di recente costruzione.
Per chi non lo sapesse, Douhet è un generale italiano ( di Caserta, classe 1869) che negli anni trenta ha scritto un bel libro in cui ha spiegato che nella guerra moderna la supremazia aerea sarebbe stato l’elemento fondante di ogni vittoria.
Questo stesso concetto è stato espresso negli anni cinquanta da Alexander De Severesky ( origine russa, americano, progettista di elicotteri) che scrisse il libro : “Supremazia aerea chiave della sopravvivenza” in cui identificò per primo anche il fenomeno de “l’isterismo atomico” basandosi sulle foto di Hiroshima e Nagasaki che mostrano manufatti in cemento a seicento metri dal punto di scoppio erano rimasti quasi intatti.
Non teneva conto che i giapponesi dentro l’edificio erano morti comunque. Non aveva considerato il “fattore Umano”.
E’ stata la prima di una serie di sottovalutazioni delle persone cui la politica USA ci ha abituato, specie se si tratta di arabi. ( vedi blog di ieri sulla galassia degli arabi).
La falla che ha causato il buco strategico alleato in Libia, si chiama l’esmpio della Serbia.
Gli alleati – tra cui l’Italia – piegarono la Serbia con una serie di bombardamenti mirati a infrastrutture, impianti industriali, ponti e persino l’ambasciata cinese che un analista della CIA non sapeva avesse traslocato. La guerra di Serbia si esaurì senza morti per l’alleanza. Questo portò alle stelle l’entusiasmo USA circa le lezioni da infliggere ai “dittatori prepotenti”.
La Serbia, guidata da un mezzo dittatore, era comunque un paese industrializzato , antiquato, ma industrializzato. I serbi, europei non rozzi. Il dittatore, privo di carisma ed assurto ai fasti del potere attraverso la trafila della nomenclatura del partito unico. Per far carriera non ebbe bisogno di carisma o delle doti, anche militari, che fanno di un uomo, un uomo di carattere.
Vedendosi impotente a reagire militarmente e non riuscendo a difendersi dalla guerra elettronica a distanza , Milosevic si arrese. Anche nei Balcani la popolazione non fu entusiasta del trattamento, ma il prezzo della libertà prima o poi si deve pagare. Pagarono, sia pure imbrogliando sul resto. All’appello manca ancora Mladic e qualche altro spiccio.
La lezione era servita e l’obbiettivo di ottenere la resa, raggiunto. La coalizione inviò le truppe a occupare Serbia e Kosovo facendo la cosiddetta “guerra col gesso” ( il detto nasce dalla invasione di Carlo VIII di Valois in Italia, che richiese – all’andata – solo lo sforzo logistico di segnare col gesso i luoghi di rifornimento delle truppe).
Nel caso libico, il fatto che delle persone avessero in animo di resistere, fu considerata una stranezza da dittatore folle, che sarebbe presto stato abbandonato dai più, sotto la pressione psicologica creata dalle defezioni provocate dall’intelligence e dell’opinione pubblica mondiale guidata dall’ONU, con una buona dose di bombe.
La situazione libica si è invece mostrata radicalmente diversa:
- intanto non è un paese industriale e i soli impianti petroliferi sono proprio quelli che servono intatti agli attaccanti, che tendono a risparmiarli.
- non ci sono ponti abbattuti che non si possano aggirare con i 4X4 che tutti posseggono , bombardare il deserto è come bombardare il mare.
- l’idea della strategia di guerra con zero morti – lanciata durante la campagna di Serbia – ha fatto invece due vittime: una è la verità e l’altra è la strategia stessa. Infatti la pubblica opinione mondiale, adesso vuole sempre bombardamenti senza vittime e questo ha rallentato la forza di persuasione dei bombardamenti, che è forte su territori industrializzati e ricchi di infrastrutture e debole in zone popolate e inermi. La foto di un bambino morto tra le braccia di una mamma può far cadere un governo.
Alla coalizione è mancata la corretta valutazione del fattore umano: hanno sottovalutato il nemico e sopravvalutato gli “alleati”, inrealtà un branco di “smandrappati” e mi si perdoni la definizione romanesca. Quella letteraria : “putant quod cupiunt” In italiano: sono poco realistici.
I caratteri valutati realisticamente sono i seguenti:
Il dittatore : non è un burocrate anche se la sua carriera militare non annovera impegni superiori all’accompagnamento della nazionale militare ai giochi militari del Mediterraneo. Però già allora dimostrò di non essere sciocco.
Realizzò un colpo di Stato senza sparare un colpo e con quattro gatti. Si impose col carisma, non con le primarie o lanci di palloncini colorati o, peggio con un grigio congresso di partito. In più , da bravo arabo innamorato dell’idea del nomadismo, ha uno spiccato senso dell’onore ( vedi “la galassia degli arabi alla voce beduini, sottovoce, Sharaf) e qualcuno non ha calcolato che Gheddafi poteva decidere di resistere per dignità ( tema peraltro già accennato da Mubarak , dal presidente yemenita e culminato ieri dalla frase di Assad ” se ci sarà da combattere, combatteremo”). L’ex allenatore della nazionale sportiva militare, si è rivelato un buon motivatore e un tattico furbo e deciso. Il suo esempio – anche questo lo avevamo scritto – è stato contagioso.
Il popolo: i libici hanno notoriamente un carattere non facile, negli affari sono dei ricattatori, sono rozzi, ma hanno dimostrato di sapersi battere e di saper incassare colpi senza afflosciarsi. Hanno fatto una guerra sgangherata, ma l’hanno fatta. La strategia di Gheddafi è semplice : sa che le democrazie non possono permettersi perdite umane e non vogliono scendere a terra per combattere e sa che alla fine di ogni bombardamento la fanteria deve avanzare occupando. Ha convinto i suoi ad aspettarli con le armi in pugno.
In Serbia ci vollero 60mila soldati NATO sia pure in assenza di cenni resistenza. Quanti ce ne vogliono per snidare i libici? Lui ha persone disposte a morire, magari solo i suoi figli, ma li ha. Anche chi si sentiva suddito , adesso si sente un patriota che combatte da uomo contro quelli che Omero chiamerebbe “guerrieri da balestra” che non osano affrontare il corpo a corpo e fidano nel potere della guerra a distanza.
La pubblica opinione internazionale: viziata oltremisura da una comunicazione globale , specie pubblicitaria, che privilegia i punti di vista culturali femminili. Le donne sono le responsabili degli acquisti delle famiglie e il mondo si regola ormai quasi solo sui consumi e l’individualismo che non premia i sacrifici per idealità , i governi della coalizione non riescono a imporre una linea di sacrifici e di guerra, sia pure temporanea e a basso costo di vite: La pubblica opinione vuole la pace a gratis e non in offerta speciale.
I governi della coalizione, comprati molti diplomatici in sedi estere – in saldo anche il ministro degli Esteri – bombardate le truppe, devono fare l’ultimo sforzo per vincere questa guerra per procura, ma – causa la sopravvalutazione degli alleati locali – sembra che ormai debbano decidere di farsi avanti di persona con truppe NATO. Le foto dei morti, deprimono le vendite al consumo e fanno cadere i governi. E’ per queste ragioni che la “conferenza di Londra” è stata un minuetto privo di senso.