Fonte: http://icebergfinanza.finanza.com/2018/07/09/il-destino-di-deutsche-bank-e-segnato/
La fake news del giorno è che JPMorgan è disponibile ad entrare nel capitale di Deutsche Bank ormai il nulla con la disperazione intorno.
E’ forse nascosto nei caveau di Deutsche Bank il segreto russo di Trump? Mi Is e in mente un altro segreto nascosto a Tripoli che portò la Francia a invadere e distruggere la Libia.
JPMorgan Chase ha negato di essere interessata all’acquisto di parte delle azioni di Deutsche Bank. Il magazine settimanale tedesco WirtschaftsWoche aveva scritto che la banca di affari americana sarebbe stata pronta a investire del denaro in Deutsche, cosa che aveva fatto salire le azioni del gruppo di quasi il 6%.
“Neghiamo questa notizia, non è vera”, ha detto un portavoce.
Certo che devono essere messi davvero male se la carta straccia tedesca è costretta ad inventarsi una simile bufala per resuscitare il cadavere di Deutsche Bank.
Nel frattempo in America qualcuno si esalta per il continuo aumento degli occupati s termine Usa mentre il tasso di disoccupazione è salito dal 3,8% al 4% contro attese per un dato invariato.
Stando a quanto riferito dal dipartimento al Lavoro, i salari orari – attentamente monitorati perché indicano l’assenza o meno di pressioni inflative – sono saliti dello 0,19% (o di 0,05 dollari) su base mensile a 26,98 dollari; le previsioni erano per un +0,3%. Su base annuale sono saliti del 2,7%. E’ tuttavia dalla fine della recessione nel 2009 che l’incremento annuo non arriva al 3%. A gennaio si era avvicinato, toccando il +2,9%; quest’ultimo era stato il balzo maggiore dal 2009, cosa che aveva fatto temere un’accelerazione dell’inflazione e dunque una Federal Reserve
Meno 0,4% addirittura nei guadagni orari del settore retail e meno 0,2% per quanto riguarda il settore trasporti!
In parole povere per l’ennesima volta fallisce la speranza di vedere salire i salari con conseguente apprezzamento dei nostri tesorucci che tecnicamente abbattono l’ennesimo diaframma portando il rendimento del trentennale vicino ai minimi da circa 5 mesi!
Mentre il mondo intero insieme a Godot attende che la Cina si liberi definitivamente di tutti i titoli di Stato americani di cui ha un bisogno disperato come dell’aria, i giapponesi hano ridotto le loro posizioni ad un minimi come non si vedeva da sette anni…
L’articolo di Bloomberg ci racconta che i rendimenti dei treasuries sono stati pessimi per anni, come se quelli dei titoli di Stato giapponesi avessero offerto meraviglie, i costi altissimi per coprire la volatilità del cambio suggeriscono che in fin dei conti è meglio restare a casa, continuare a comprare rendimenti pari a ZERO o meglio negativi.
Ma ciò non significa che abbiano rinunciato del tutto all’America. In effetti, gli investitori del Giappone hanno acquistato quantità record in azioni statunitensi, obbligazioni societarie e titoli garantiti da agenzie immobiliari, spingendo gli investimenti in quelle attività oltre i 1000 miliardi di dollari per la prima volta quest’anno. Questo è in netto contrasto con il grande ritiro dei Treasury, che ha ridotto le posizioni del Giappone a un minimo di sette anni.
“Il crescente costo delle coperture ha spinto gli investitori giapponesi fuori dal loro prodotto estero preferito: i titoli del Tesoro USA”, ha detto Tetsuo Ishihara, uno stratega statunitense a Mizuho Securities USA. “In generale, hanno dovuto correre più rischi per compensare tale aumento”.
Ovviamente questa è la necessità di tutti coloro che vivono di breve termine, coprirsi sempre e ovunque come se non ci fossero alternative, nel frattempo sono così furbi di imbottirsi di titoli corporate o meglio ancora azioni, per mirare alla devastazione futura dei loro portafogli.
Gli amici di Machiavelli sanno la differenza tra il breve e il lungo termine, conoscono bene i rischi e le opportunità di un titolo sovrano come quello americano.
Nel frattempo in America si fa viva la solita Federal Reserve, ma come sempre can che abbaia non morde!
FOMC: “i prezzi del petrolio più elevati continueranno a sostenere gli investimenti in quel settore… anche se i vincoli di approvvigionamento per il lavoro e le infrastrutture limiteranno i piani di espansione”
FOMC: “i partecipanti hanno continuato generalmente a vedere i cambiamenti recenti di politica fiscale come appoggio allo sviluppo economico durante i prossimi anni ed alcuni hanno indicato che la politica fiscale ha rappresentato un rischio al rialzo”
FOMC su Europa e rischi Paesi emergenti : “molti partecipanti hanno visto i potenziali rischi negativi per la crescita economica e l’inflazione associati con gli sviluppi politici ed economici in Europa e alcuni Paesi emergenti”
FOMC sulla curva del rendimenti: “un certo numero di partecipanti ha pensato che sarebbe stato importante continuare a monitorare la pendenza della curva di rendimento, data la regolarità storica con la quale una curva invertita ha indicato un aumentato del rischio di recessione negli Stati Uniti.”
“I partecipanti hanno anche discusso una presentazione di un indicatore del rischio di recessione sulla base della diffusione tra il livello attuale del tasso dei fondi federali e il tasso dei fondi federali attesi diversi trimestri in anticipo derivati dai prezzi di mercato futuri.”
Diversi partecipanti hanno ammonito che il movimento della curva di rendimento dovrebbe essere interpretato all’interno del contesto più ampio di condizioni finanziarie e le prospettive, e sarebbe solo uno tra molte considerazioni nella formazione di una valutazione di politica appropriata “.
La parte più importante: “alcuni partecipanti hanno suggerito che il Comitato potrebbe desiderare di discutere ulteriormente su come possa attuare la politica monetaria in modo più efficace ed efficiente quando la quantità di saldi di riserva raggiunge un livello sensibilmente inferiore a quello visto di recente ”
Usa: incertezze commercio potrebbero nuocere a investimenti e fiducia (Minute Fed)
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – New York, 05 lug – Le incertezze sulla politica commerciale potrebbero nuocere agli investimenti e alla fiducia. E’ quanto emerge dai verbali del meeting dell’12 e 13 giugno scorso, quando i tassi furono alzati per la seconda volta nel 2018, portandoli all’1,75-2%.
Il Federal Open Market Committee (FOMC) – braccio di politica monetaria della Fed – sostiene che diverse aziende hanno espresso “preoccupazione per i possibili effetti negativi sulle future attivita’ di investimento dei dazi e di altre restrizioni ai commerci, sia negli Stati Uniti che all’estero”. Inoltre hanno indicato che alcuni “investimenti sono stati ritardati o diminuiti a causa dell’incertezza delle politiche commerciali”, si legge nel documento. Infine diversi membri del Fomc hanno sottolineato di vedere intensificarsi i rischi e l’incertezza a causa delle politiche commerciali.
Lavoro, settore privato Usa: a giugno +177.000 posti, sotto le stimeA giugno, crescita al di sotto delle previsioni dell’occupazione nel settore privato statunitense. Secondo il rapporto mensile redatto da Macroeconomics Advisers e dall’agenzia che si occupa di preparare le buste paga, Automatic Data Processing, il mese scorso sono stati creati 177.000 posti di lavoro, mentre le stime erano per un +185.000; giugno è stato il quarto mese consecutivo sotto i 200.000 posti di lavoro creati.
NEW YORK – L’ora “X” per il commercio globale è arrivata. Scatterà un minuto dopo la mezzanotte (americana) di oggi. Con l’entrata in vigore degli iniziali pesanti dazi statunitensi contro la Cina, e di conseguenza con la risposta di Pechino a base di altrettante sanzioni. Decine di miliardi di dollari di interscambio che sono il primo, grande colpo di una guerra economica che potrebbe coinvolgere presto centinaia di miliardi di dollari di business in una escalation drammatica e con riflessi globali – la Wto ha ammonito ieri contro rischi per la ripresa mondiale.
Auto, Usa offrono soluzione ‘zero dazi’ all’UeGli Stati Uniti appoggiano una soluzione ‘zero dazi’ sulle auto con l’Unione europea. Secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, l’ambasciatore statunitense in Germania, Richard Grenell, ha riunito i massimi dirigenti di Daimler, Volkswagen e Bmw a Berlino, per presentare la propria offerta, che ha soddisfatto il comparto auto tedesco. Il diplomatico era stato incaricato da Washington di cercare una soluzione con Berlino e Bruxelles nella disputa sui dazi relativi al settore auto, ha riferito Grenell ai manager, secondo quanto riferito da Handelsblatt. Trump, che ha minacciato dazi sulle auto provenienti dall’Unione europea nella continua escalation con gli alleati, vuole aspettare un parere del segretario al Commercio, Wilbur Ross, sugli effetti del possibile accordo a ‘zero dazi’ sulle auto, che dovrebbe giungere, scrive Handelsblatt, non prima della fine del mese.
Settimana davvero decisiva per le sorti dei mercati azionari!