La Stasi e le sue spie

Fonte:  http://www.liberamenteonline.info

Breve storia dei servizi segreti della Germania Orientale.

Anno del Signore 1950. La Germania, a seguito della seconda guerra mondiale, è ormai divisa in due parti e la Porta di Brandeburgo segna fisicamente ma soprattutto idealmente la divisione tra l’est della Germania, controllato dall’URSS, e l’ovest, controllato dagli USA e dalle altre potenze occidentali.

Da una parte e dall’altra già ci si preparava alla Guerra Fredda e i servizi segreti non perdono certo tempo per infiltrare i propri agenti e costituire reti di informatori sempre più grandi ed efficienti. Fu così che l’8 febbraio venne fondato, nella Germania Est, il “Ministero per la sicurezza dello Stato” che si affretterà a creare la “Polizia di Sicurezza dello Stato(SSD), tristemente nota col nome di “Stasi”. Il nuovo servizio affondava le sue radici nella polizia di sicurezza della Germania orientale: il Kommisariat 5 (noto come K-5), fondato nel 1947. Il primo capo della Stasi fu Wilhelm Zaisser, già capo del K-5, agente tedesco veterano del GRU (“Glavnoe Razvedyvatelnoe Upravlenie: servizio informazioni militari sovietico), noto anche come Generale Gomez; comandante della XIII Brigata Internazionale durante la guerra civile spagnola.
Zaisser, modellò la Stasi secondo gli schemi della Gestapo nazista e del KGB sovietico creando un servizio segreto unico al mondo; infatti esso agiva sia come polizia segreta all’interno che come servizio di informazioni all’estero. Proprio per perseguire l’obiettivo estero, il ministero creò, nei primi anni ’50, il “Dipartimento superiore XV” (ribattezzato nel 1958 col nome di “Dipartimento Superiore di Ricognizione”, noto con la sigla HVA): esso fu diretto, fino al 1987, da Markus Johannes Wolf (nome in codice: “Misha”) che si impose nella storia dei servizi segreti sovietici come uno dei capi più capaci e con la maggiore anzianità di servizio. Non stupisce quindi il fatto che appena dopo pochi anni dalla sua fondazione l’HVA contasse oltre duemila infiltrati nella Germania Ovest.

Tra le operazioni più spettacolari, ma mai confermate da fonte ufficiale, spiccano numerose quelle in cui agenti della Stasi avrebbero portato in Germania Orientale numerosi oppositori del neoregime di Pinochet. L’HVA riuscì addirittura ad infiltrare un agente, Gunther Guillaume, nel partito socialista tedesco della Germania Ovest (SPD), capeggiato da Willy Brandt che divenne cancelliere nel 1969. Brandt, che era in debito con Guillaume poiché costui gli aveva salvato la vita durante la guerra, fece entrare il suo salvatore nel proprio establishment alla cancelleria e lo rese suo segretario personale. L’infiltrato ebbe così modo di venire in possesso di numerosissime informazioni e di grandissima importanza sui rapporti che la Germania Ovest stava tentando di costruire coi paesi di oltrecortina. Un altro dei colpi di genio di Wolf, che aveva scoperto il talento di Guillaume, fu la cosiddetta “offensiva delle segretarie”. Essa si basava sulla seduzione di impiegate governative che avevano accesso a documenti riservati: è incredibile la quantità di informazioni che l’HVA riuscì a raccogliere attraverso i “Casanova rossi”.

Ma più ci si avvicinava al fatidico 1989 più i rapporti della Germania Orientale con l’Unione Sovietica tendevano a sfaldarsi. Il nuovo segretario generale del SED (Partito comunista della Germania Est), Erich Honecker, fece immediatamente capire, al contrario dei suoi predecessori, che i rapporti tra la DDR e l’URSS erano ottimi ma non si basavano sul servilismo tedesco al potente alleato russo. Il KGB, che aveva già capito cosa stava per succedere, proprio in Germania Orientale pensò che la situazione potesse essere ristabilita facilmente mettendo Wolf e Mielke, allora ministro per la sicurezza dello stato, contro Honecker. Gli eventi però precipitarono e in seguito alla riunificazione della Germania la notte del 9 novembre 1989, la Stasi e la sua sezione estera, l’HVA, furono smantellati. Si stima che gli agenti della polizia segreta fossero 91.000 e i suoi informatori più di 100.000….vale a dire che circa un tedesco dell’est su cento lavorava per la polizia segreta; probabilmente la percentuale più alta mai raggiunta nella storia dei servizi segreti. Quando furono assaltati dai cittadini tedeschi gli archivi della Stasi essi eruttarono una innumerevole quantità di rapporti (si contano circa 40 milioni di pagine; parte delle quali in stato di ristrutturazione poiché distrutte prima del crollo del muro di Berlino) inerenti la vita e le abitudini di quasi ogni cittadino della Germania Orientale e che spesso rivelano come informatori amici stretti e, addirittura, familiari. Si chiude così, con queste terribili verità rivelate, uno dei capitoli più neri della storia del mondo.

Dietro il fumo di una sigaretta e l’assunzione di droghe esiste un universo fatto di biochimica avanzata, guerre di monopoli, dipendenze, seduzioni e gravi malattie.

Fonte: http://freeskies.over-blog.com/

Il tabacco utilizzato per produrre una sigaretta è il frutto di una attenta manipolazione genetica e di un miscuglio di sostanze per lo più ignote che hanno lo scopo ultimo di aumentare la dipendenza del fumatore nei confronti di questo esotico veleno. Nel film ‘Insider’ si racconta di una storia vera, di un tecnico che era stato incaricato da una multinazionale del tabacco, di manipolare la molecola della nicotina per renderla un vettore di dipendenza dieci volte più potente di quella naturale. Ancora oggi i milioni di fumatori si respirano l’aria mefitica frutto di questo diabolico piano: rendere dipendente l’uomo e lentamente avvelenarlo senza dargli nulla in cambio ma, addirittura, facendosi pagare! Nonostante ciò molte persone continuano a fumare ed a comprare il loro misero parallelepipedo colorato, spendendo tra l’altro somme annue considerevoli.

La gestione del tabacco è inquietante, si passa dalle lotte per i monopoli, alla gestione delle reti commerciali ed al contrabbando, sino all’incredibile tassa statale sul fumo e l’alcol. Perché mai infatti uno stato dovrebbe monopolizzarne la vendita? Dietro al tabacco però esiste un altro mondo parallelo ad esso che è quello delle droghe psicotrope, alcool e cocaina in primis. Nella gestione delle droghe intervengono grandi gruppi sovranazionali con l’appoggio occulto di settori degli stati che in apparenza contrastano il fenomeno ed in realtà partecipano attivamente al suo controllo. La guerra in Afghanistan pare abbia come reale obiettivo la gestione del papavero da oppio, non certo la cattura di Bin Laden! La miserrima favoletta del ‘cattivone delle grotte’ lascia intravvedere i mezzucci utilizzati per coprire mere operazioni di occupazione di un territorio per le quali qualcuno, addirittura, si prende pure l’Oscar per la pace! Siamo alle comiche finali? Si, siamo alle battute finali di un potere immondo che non ce la fa più a coprire decentemente la sua ferocia, la sua freddezza e la totale indifferenza per la vita umana. Ormai si trucidano popoli interi per motivi ridicoli che sottendono sempre e solo il delirio di dominio incontrollato di quella porzione di pianeta.

In questo gioco al massacro le droghe (ed anche alcuni farmaci psicotropi) rivestono un ruolo particolare. Hanno molteplici funzioni e sono un veicolo importante per la gestione dei poveri cervelli delle persone che ne fanno uso. Nonostante la consapevolezza dell’inganno però, milioni di drogati continuano ad assumerne. Ormai le droghe sono nell’aria e nell’acqua e rappresentano un elemento portante della nostra società: come immaginare infatti le nostre classi dirigenziali senza montagne di cocaina sopra lucenti specchi? Sarebbe davvero difficile. In un contesto tanto squallido la vera vittima è una parte di noi che dalle droghe viene annichilita: la migliore. La cocaina, per esempio, modifica in profondità il carattere di chi ne fa uso rendendolo irritabile, indifferente, anaffettivo e violento. Interessante, no?

Preparativi per la disintegrazione della Siria come in Libia, Iraq e Afghanistan

Scritto da: Lino Bottaro
Fonte: Stampa Libera

La portaerei CVN 77 George H.W. Bush si è posizionata col suo micidiale gruppo navale davanti alle coste della Siria.  Washington invita tutti gli americani ad abbandonare la Siria con gli ultimi voli disponibili prima dell’imposizione della ‘no fly zone’ cioè della guerra intesa a provocare pure l’Iran e che metterà a repentaglio anche la nostra incolumità di europei, ostaggi della superpotenza genocida in bancarotta.

La Turchia minaccia la Siria e la provoca con l’ammassamento di truppe al confine, Israele provoca, gongola e si prepara a sua volta. Gli inglesi sono già schierati e sono infiltrati da tempo, la Francia minaccia mentre  si dice critica circa l’intervento di occupazione e l’Italia con il suo governo illegittimo frutto del golpe dei banchieri Usa, da il suo assenso-consenso all’inizio di quella che potrebbe diventare la terza guerra mondiale, senza nemmeno consultare i partiti. Con il silenzio complice di ogni organo di stampa.

Guerra, guerra, guerra…, con gli europei a ridere nei bar e a farsi intorpidire dalla Tv e dai videogiochi, mentre ulteriori centinaia di migliaia, forse milioni di vite umane, conosceranno immani sofferenze e morte per mano di assassini planetari appoggiati da noi miserabili e ignobili servi collusi.   Quello che faremo a queste genti forse lo subiremo anche noi e in  maniera peggiore e più duratura.

 

Saremo invasi dai popoli in miseria delle nazioni che avremo distrutto e saremo distrutti a nostra volta. Il nostro popolo sarà minoranza e sarà oppresso per secoli! Pessimismo? No è solo la legge biologica planetaria che fa girare la ruota della fortuna. Credete che stia esagerando? Ascoltate qua: a Montecchio Maggiore, un paese del Veneto, la prima classe elementare quest’anno era composta da 21 banbini solo ed esclusivamente figli di emigrati. Già adesso nei dintorni di Padova, la città che ha l’enorme piazza Rabin in onore al fu presidente di Israele, che ha l’enome monumento all’11 settembre e che ha il ponte Darvin (chi può capire capisca!) nella sua zona nord, gli abitanti  abbandonano palazzi e negozi e fuggono. Già ora a sera è come se vigesse il coprifuoco ed i bianchi o si rintanano in casa e sprangano la porta, o sono violentati.  Intanto Monti, l’uomo di Moodys che svaluta il rating dell’Italia, l’uomo della Banca di rapina mondiale Goldman Sachs che ha rapinato l’Italia, l’uomo della Bce che minaccia e indebita l’Italia, con una manovra politica che non gli compete nel modo più assoluto, concede cittadinanza ai figli degli immigrati, ben sapendo che l’azione equivale all’innesco di una bomba ad orologeria che distruggerà la sovranità e l’integrità dello Stato in pochi anni, creando due società divise e contrapposte di assediati e di emigranti sradicati dalla loro patria e per ciò destinati a soffrire ed a combattere l’eterno gioco anglosassone del divide et impera contro di noi stupidi che saremo preda del Potere Mondialista.

Pagheremo caro, pagheremo tutto.  Ancora una volta gli Angli, criminali globali dominati e incalzati oggi dai sionisti, ci trascineranno in guerra e rideranno di questa obnubilata inerme e flaccida Europa, schiava delle banche e in balia della loro finanza criminale, incapace di reazione alcuna, intenti come siamo a coltivare con invidia ognuno il suo giardinetto.

Mi ero ripromesso di proporre soluzioni, che pur esistono, ma la sproporzione fra noi Stampalibera e la stampa criminale  di regime che diffonde menzogne e depista ogni giorno di più  è troppo grande e la nostra voce si perde nel vento…

Scusate lo scoramento, ho ancora sotto gli occhi il sangue dei libici, che già i mostri criminali si avventano sulla piccola,  popolosa e nobile Siria, ultimo baluardo di democrazia in Medio Oriente, altro che regime!….,

Sardegna: manager lascia la carriera per aiutare i bambini in difficoltà

Scritto da: Laura Pavesi
Fonte:http://www.buonenotizie.it/misc/2011/11/21/sardegna-manager-lascia-la-carriera-per-aiutare-i-bambini-in-difficolta/

Ugo Bressanello è l’ideatore di “Domus de Luna Onlus”, fondazione no profit con sede a Cagliari, che si occupa del sostegno, della cura e del recupero di bambini e ragazzi vittime di situazioni di grave disagio familiare e di degrado sociale. Bressanello (nella foto), che ha lavorato per molti anni nei settori della finanza, telecomunicazioni e internet, attraverso l’adozione di uno dei suoi figli è entrato in contatto col mondo dei tribunali minorili e delle comunità protette ed ha deciso di dare una svolta radicale alla sua vita.

Nel 2005 Bressanello lascia la carriera e, insieme alla moglie Petra e ad un gruppo di amici, fonda “Domus de Luna”, la cui attività vera e propria inizia l’anno seguente con la relizzazione della “Casa delle Stelle” – struttura di accoglienza per minori e mamme che hanno urgente bisogno di aiuto, in grado di ospitare bambini da 0 ai 12 anni e garantire loro cura e assistenza, sia psicologica che legale. Alla prima struttura, nel giro di pochi anni, si affiancano la “Casa Cometa” (centro anti-violenza, dedicato all’accoglienza e alla cura di minori e madri vittime di abusi) e la “Casa del Sole”, nata per dare sostegno a piccoli nuclei familiari mamma-bambino in situazioni di grave disagio, assicurando loro assistenza sanitaria e legale, sostegno psicologico e avvio di percorsi finalizzati all’autonomia. Ma le forme di disagio minorile e giovanile sono molteplici: si calcola in Italia ci siano almeno 60.000 minori abbandonati o allontanati dalle famiglie di origine. Per questo, “Domus de Luna” si occupa anche di prevenzione del disagio attraverso numerose attività nelle scuole (contro il bullismo, le nuove dipendenze, il razzismo), nei centri di aggregazione e nei campi rom, svolgendo attività di inclusione sociale e laboratori di musica, arte, teatro, sport.

La Fondazione lavora nel carcere minorile di Quartucciu (con laboratori settimanali di graffiti, musica rap e hip-hop), dove ha realizzato un campo da calcio a cinque utilizzato per gli allenamenti settimanali di calcetto e per i tornei con squadre amiche – come il Cagliari Calcio – ed ha aperto anche la “Casa Pegaso”, comunità educativa per minori tra i 14 e i 18 anni sottoposti a misure giudiziarie. Quest’ultima ha come obiettivo il recupero integrale dei ragazzi sia sul piano sociale che professionale, attraverso programmi personalizzati finalizzati al completamento degli studi e all’inserimento nel mondo del lavoro. Inoltre, la Fondazione sta ristrutturando un ex mercato civico per trasformarlo in un centro di aggregazione giovanile, che si chiamerà ExMe e offrirà ai ragazzi un servizio ricreativo orientato ad una “buona gestione del tempo libero”.

Infine, esiste un ultimo progetto al quale sta lavorando Bressanello: la “Casa dei Sogni”, una moderna colonia sociale per dare la possibilità ai ragazzi ospedalizzati, bisognosi di cure lunghe e invasive, e a tutti i bambini che vivono nelle comunità protette e case-famiglia di tutta Italia di trascorrere momenti di serenità. “I nostri non sono istituti, ma vere e proprie case, dove vogliamo che gli ospiti trovino tutto il calore e il sostegno possibile” ha dichiarato Bressanello “Il tema sociale mamma-bambini in difficoltà è pressante. Il mio augurio è che si riesca a fare sempre più prevenzione, conoscere i problemi e lavorarci prima che le situazioni esplodano”.

Mussolini e la massoneria

Scritto da: Stefania Nicoletti
Fonte: http://poteriocculti.mastertopforum.biz/1-vt165.html?start=0

Il rapporto fra fascismo e massoneria è a dir poco ambiguo e, al di là dei proclami propagandistici di Mussolini, fu tutt’altro che conflittuale, a cominciare dal finanziamento offerto da alcune logge milanesi alle squadre fasciste che si apprestavano a marciare su Roma[i]. Il programma del movimento, per la parte sociale, si poneva il piano della massonica “democrazia del lavoro” e fu elaborato dal “fratello” Alceste De Ambris[ii]. Impossibile elencare qui tutti i fascisti massoni: sono davvero troppi, anche tra gli stessi fondatori dei Fasci di Combattimento nel 1919. Tra i più noti: Italo Balbo, Dino Grandi, Roberto Farinacci, Michele Bianchi, Emilio De Bono, Giacomo Acerbo, Achille Starace. E Licio Gelli, la cui ascesa iniziò proprio in seno al regime fascista[iii]. Nel dopoguerra, nel carcere romano di Regina Cœli, il futuro fondatore della Loggia P2, che mai rinnegò il suo profondo credo fascista, condivise la cella e strinse amicizia con il principe Junio Valerio Borghese[iv], l’autore del futuro tentato golpe del ’70.

La Massoneria di Piazza del Gesù (Gran Loggia Nazionale d’Italia, di rito scozzese, separatasi dal Grande Oriente nel 1908), guidata in quegli anni da Raoul Vittorio Palermi, appoggiò l’ascesa del fascismo. Ma anche l’allora Gran Maestro del GOI Domizio Torrigiani augurò il successo al governo di Mussolini dopo la Marcia su Roma. In seguito, Palermi continuò ad appoggiare il fascismo, arrivando a conferire a Mussolini la sciarpa e il brevetto di 33esimo grado[v]. Palermi figurò anche tra gli informatori dell’OVRA[vi], la polizia politica fascista. Torrigiani invece se ne discostò, pur continuando a mantenere presenze massoniche del GOI nei gangli finanziari dello Stato[vii] (emblematico il caso del massone Beneduce a capo dell’IRI).

Se è vero ciò che diceva Antonio Gramsci, che la Massoneria fu il vero e autentico partito della borghesia italiana[viii], non si fa fatica a capire come mai appoggiò l’ascesa al potere del fascismo. Il movimento di Mussolini, infatti, si presentava sia come anticapitalista (pur ricevendo finanziamenti dai più grandi gruppi industriali e bancari esteri, soprattutto francesi, inglesi e americani; ma, si sa, pecunia non olet), sia come antibolscevico, anticomunista e antiproletario. Mussolini, nei suoi discorsi demagogici, attaccava sia i grandi industriali sia i proletari. Si presentava quindi come il difensore della piccola e media borghesia, che fu infatti il maggiore sostenitore del fascismo, vedendo in pericolo i propri interessi economici dopo l’occupazione delle fabbriche nel cosiddetto “biennio rosso”. Si unirono così gli industriali del Nord e i latifondisti del Sud, che minacciati dalle lotte degli operai e dei braccianti, trovarono nel fascismo un naturale alleato. Nel blocco confluirono elementi dell’esercito e della burocrazia: quindi una parte non indifferente della base massonica italiana.

Nel febbraio del 1923, Mussolini dette però il via a una campagna antimassonica, impartendo agli iscritti del Partito Fascista la direttiva di sciogliere ogni vincolo con le logge. Nel 1925 presentò una legge contro le associazioni segrete, la cosiddetta “Legge contro la massoneria”, che in realtà non cita mai esplicitamente la massoneria, ma parla solo di “associazioni segrete ed operanti anche solo in parte in modo clandestino od occulto e i cui soci sono comunque vincolati da segreto”. Infatti Antonio Gramsci, che in quell’occasione tenne il suo unico discorso alla Camera, ebbe a dire: «La realtà dunque è che la legge contro la massoneria non è prevalentemente contro la massoneria; coi massoni il fascismo arriverà facilmente ad un compromesso. […] Poiché la massoneria passerà in massa al Partito Fascista e ne costituirà una tendenza.»[ix]

Nel discorso alla Camera del 16 maggio 1925, Mussolini affermava che la società italiana era dominata da un manipolo di uomini mediocri, divenuti potenti solo perché massoni[x]. Ma in un’intervista tessé le lodi della massoneria tedesca, inglese e americana[xi]. Tre giorni dopo la legge fu approvata dalla Camera, con 289 sì e solo 4 no. Fra gli assenti al voto, i massoni Aldo Finzi e Dino Grandi. Lo stesso Dino Grandi che il 25 luglio 1943, spinto dai massoni americani (che ebbero un ruolo fondamentale nello sbarco degli Alleati in Sicilia), orchestrò la caduta di Mussolini presentando l’ordine del giorno che lo sfiduciò.

E, a proposito di Gran Consiglio del Fascismo, c’è da sottolineare che i quattro quinti del Gran Consiglio che dichiarò fuori legge la massoneria erano formati da massoni[xii]. Mussolini sembrava irriducibile nei confronti della libera muratoria: era uno dei pochi socialisti a non aver indossato il grembiulino. Tuttavia affidava i destini finanziari e industriali del Paese a figure come Alberto Beneduce (suocero di Enrico Cuccia), socialista e massone, che il Duce scelse per creare l’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, e in seguito per riorganizzare la Banca d’Italia.

Dopo la legge del ’25, oltre ai massoni apertamente antifascisti, ci fu anche chi scelse la via della moderazione e del tiepidismo, rinunciando a esprimere qualsiasi forma di dissenso: così facendo, alcuni massoni continuarono a godere nella società italiana di posizioni anche altamente prestigiose. Questo è il caso, per esempio, oltre che del già citato Beneduce, anche del favorito di Giovanni Agnelli: Vittorio Valletta, direttore generale e amministratore delegato della Fiat dal 1929 al 1946, quando ne divenne presidente.

Ma se il Duce, almeno a parole e negli atti pubblici e ufficiali, si scagliava contro la massoneria, non fu così duro nei confronti dei Rosa Croce. Una figura chiave nei rapporti tra Rosa Croce e Mussolini fu Giuseppe Cambareri. Teosofo, rosacruciano ed esoterista, si presentò quale antimassone, giacché i massoni erano ormai troppo invischiati nella politica e quindi contro-iniziati. Fu lui a proporre a Mussolini di utilizzare la “Fraternitas Rosicruciana Antiqua” quale strumento per attenuare l’isolamento dell’Italia, o quantomeno aggirare l’ostacolo delle sanzioni economiche deliberate dalla massonica Società delle Nazioni dopo l’aggressione italiana all’Etiopia[xiii]. L’Italia era accusata di aver bombardato obiettivi civili, di aver fatto uso di gas asfissianti e di aver colpito bersagli protetti dalla (massonica) Croce Rossa. Il tentativo andò avanti per alcuni anni, almeno fino al 1938. Il 5 marzo 1937 Mussolini ricevette a Palazzo Venezia 120 rosacroce statunitensi dell’AMORC di Harvey Spencer Lewis[xiv]. Attraverso la mediazione e l’attivismo di Cambareri molti antichi massoni tornarono a ronzare attorno ai poteri forti. Un percorso culminato nella massonica Conferenza di Monaco.

Uno sguardo all’estero: il regime fascista di Mussolini fu sostenuto dagli anglo-americani fino a quando l’Italia entrò in guerra a fianco di Hitler (anch’egli finanziato da capitali esteri). Essere sostenuto dagli anglo-americani significa sostanzialmente essere sostenuto dalla massoneria anglo-americana, che è il vero governo-ombra. Solo per fare alcuni esempi: si sa già tutto sull’ “intensa simpatia” che il massone Winston Churchill nutriva nei confronti di Mussolini. Inoltre l’ambasciatore americano in Italia, William Philips, disse che Mussolini aveva “portato ordine dove c’era il caos”[xv]. Frase non casuale, dato che ricalca il motto massonico “ordo ab chao” (=“ordine dal caos”).

Infine, i simboli. Fondamentali per capire sia la massoneria che il fascismo. Solo per fare un esempio, il sigillo del Rito Simbolico Italiano (formatosi ufficialmente a Milano nel 1876), oltre a contenere i soliti simboli massonici (stella, squadra, compasso), è costituito da un aquila che sovrasta un fascio littorio ( http://www.ritosimbolico.net/attivita/attivita_017.gif ). Molto simile allo stemma della Repubblica Romana del 1848-49, e identico all’aquila con il fascio littorio che si trova al centro della bandiera della Repubblica Sociale Italiana ( http://www.ilduce.net/foto%20gadgets/tricolore.jpg ), lo Stato fantoccio creato dai nazisti e da Mussolini a Salò, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Un caso? Tra l’altro: “Rito Simbolico Italiano”=RSI. “Repubblica Sociale Italiana”=RSI. Ma questa sarà sicuramente una coincidenza…

Siamo finiti, se i padroni del nostro debito saranno inglesi

Fonte: http://www.libreidee.org/2011/11/siamo-finiti-se-i-padroni-del-nostro-debito-saranno-inglesi/

«Sarà come avere le casse piene di cipolle e dover pagare una Ferrari in dollari comprandoli a forza di tonnellate di cipolle». Stando alle “loro” condizioni, una volta detto addio all’euro, con la nuova lira sovrana dovremmo fare il triplo dello sforzo, ma non sarà ancora la fine del mondo: la fine, quella vera, sarà incarnata dal governo che verrà, «troppo ignorante o troppo in malafede» per adottare le politiche di spesa a deficit positiva che ci potrebbero salvare: quelle che hanno resuscitato l’Argentina dopo il fallimento. Mentre il pubblico osserva le prime mosse di Mario Monti, i mercati stanno già “tranciando i cavi”: «Stanno operando affinché la giurisdizione legale del nostro debito esterno sia spostata dall’Italia alla Gran Bretagna. Così per noi sarà impossibile ri-denominare il debito in Lire e siamo fottuti, ma fottuti come nessuno si immagina».

E’ l’ultimo Sos lanciato da Paolo Barnard sul suo blog all’indomani dell’insediamento dell’esecutivo tecnico: «Non ha nessun senso seguire gli eventi di questo governo ora», premette il reporter-saggista, dando per scontato l’esordio di Monti: «Ci aggancerà in via definitiva al velivolo che sta precipitando a spirale verso lo schianto e che si chiama Austerità, cioè meno spesa pubblica, cioè deflazione economica, cioè disoccupazione montante, cioè debito pubblico che aumenta per finanziare gli ammortizzatori sociali, cioè ancora più sfiducia dei mercati, cioè tassi sui nostri titoli che saranno sempre più alti, cioè altre chiamate per ancor più Austerità, e il giro a vite infernale ricomincia da capo. Naturalmente tutto condito in Euro, cioè The Ultimate Armageddon Currency».

Poi, scommette Barnard, «ci sarà lo schianto dell’Eurozona, appena prima del quale verrà espulsa la Grecia, poi noi, poi la Spagna, poi la Francia, poi la Germania, che sarà quella che spegnerà le luci prima di saltare per ultima dalla carcassa dell’aeromobile». Un copione già scritto, secondo l’autore de “Il più grande crimine”, che cita l’economista americano Randall Wray: «Chiunque abbia comprato dei titoli di governi dell’Eurozona è stato, nelle memorabili parole di Kenneth Boulding, o un filantropo o un idiota. Probabilmente entrambi». Già ora, «i grandi investitori (leggi i golpisti) si stanno attrezzando per infliggerci un destino confronto al quale la condizione economica dell’Italia di oggi sembrerà la Belle Epoque».

Dimentichiamoci lo scenario di oggi, Mario Monti e i suoi “tecnici”, la patrimoniale e la non-patrimoniale, il dibattito sull’Ici. «Per essere semplice: quando l’Italia sarà costretta a saltare dall’aereo che precipita a spirale, dovrà sperare di poter azionare il paracadute. Ma i mercati stanno attrezzandosi per tranciarle i cavi. I consigli sull’uso del tronchese li ha illustrati la banca giapponese Nomura Holdings, a firma di Jens Nordvig». Tecnicamente: “saltare dall’aereo” significa «lasciare l’Euro e riprendersi la Lira», magari azionando il paracadute, cioè: «Poter ri-denominare il proprio debito esterno in Lire per poterlo poi negoziare coi creditori a condizioni di almeno sopravvivenza».

Dettaglio, questo, tutt’altro che scontato: perché chi sta “tranciando i cavi” in previsione del disastro sta cercando di trasferire il nostro debito verso la Gran Bretagna: a quel punto, con una lira super-svalutata a causa del panico generale, ci toccherà davvero “comprare una Ferrari con tonnellate di cipolle”. «Il governo di allora dirà: Austerità! E i milioni di italiani che si sono appena schiantati al suolo, verranno imbarcati a calci su un altro aereo che parte con le ali segate. E tutto ricomincerà da capo». L’Institute of International Finance, la lobby bancaria di Washington «che raccoglie una quantità di squali finanziari che neppure il Pacifico potrebbe contenerli», secondo Barnard «è già attivamente al lavoro a distribuir tronchesi». Vie d’uscita? Una sola: archiviare l’euro. «Basta fare i cittadini ed esercitare la propria funzione sovrana, chiedendo ai politici di fare le cose come si deve».

La Febbre del Sabato Sera

Scritto da: Ernesto Maria Volpe
Fonte: http://www.pagine70.com/vmnews/wmview.php?ArtID=705

Ci fu febbre più contagiosa di quella del sabato sera negli anni settanta? No di certo, e il merito di questa malattia dal decorso assolutamente privo di conseguenze fu di un gradevole film diretto dall’allora sconosciuto John Badham e interpretato dall’ancor più sconosciuto John Travolta. ‘La febbre del sabato sera’ esce nel 1977 e riscuote un gran successo negli Stati Uniti prima e poi in tutta Europa. L’era delle discoteche era già avviata da un bel po’ di anni, e già imperversavano le varie Ritchie Family, Gloria Gaynor e i Santa Esmeralda, ma il film di Badham colpì l’immaginario collettivo perché nessuno aveva mai pensato alle discoteche come ai luoghi in cui si gareggia, ai luoghi in cui si va vestiti con giacca e pantalone bianco, si beve e, qualche volta, ci si può anche sballare. Il Tony Manero di John Travolta (doppiato nientemeno che da Flavio Bucci!) era un personaggio speciale, non il figlio di genitori borghesi che va nelle discoteche per conquistare la ragazzina di turno, ma l’onesto operaio che vive una realtà lavorativa e familiare non proprio esaltante, che cerca nella discoteca, nel ballo, un aiuto per distrarsi, per sfogare quanto ha di represso dentro di sé. Nacque in tutto il mondo il ‘Travoltismo’, pochi hanno avuto tanti imitatori come il Tony Manero del sabato sera; se ne videro di tutti i generi, naturalmente nessuno sapeva ballare bene come l’originale, ma molti approfittarono della somiglianza e della conoscenza di qualche passo di danza per conquistare giovani cuori femminili ben disposti a concedersi alle migliori imitazioni su piazza.
Un’altra grande rivoluzione del film fu rappresentata dalla eccezionale colonna sonora: un gruppo musicale, i Bee Gees, che già aveva mietuto grandissimi successi (‘My word’, ‘Massachussets’, ‘Run to me’) in un dignitoso genere commerciale, si lanciava nel ballabile allo stato puro. Quelle canzoni conquistarono la hit parade di tutto il mondo, ‘Night fever’ è ancora oggi uno dei pezzi più belli che le discoteche abbiano mai proposto. I Bee Gees divennero immortali, ma non fu lo stesso per Travolta.

Dopo aver ballato e cantato l’anno dopo in ‘Grease’, John fu dimenticato ed entrò in una lunga e profonda crisi durante la quale interpretò qualche mediocre filmetto, e comprese che per tornare sugli schermi non gli restava che una sola cosa da fare: imparare a recitare. L’attore del New Jersey si mise a studiare, e fece il suo ritorno alla grande con Tarantino in ‘Pulp fiction’. Adesso si è saputo creare una nuova verginità artistica, può anche scegliere i film da interpretare e quelli da evitare (molto buono il recente ‘Codice: swordfish’), ma tutti noi, quando lo vediamo sullo schermo con quel suo sguardo da eterno fanciullone e gli occhi vitrei, non possiamo far a meno di desiderare che, da un momento all’altro, alzi al cielo l’indice della mano destra e riprenda i passi e il ritmo della dolcissima ‘How deep is your love’.

La febbre del sabato sera

CREDITI
Anno: 1977
Nazione: Stati Uniti
Durata: 119 m
Regia: John Badham

CAST
John Travolta
Karen Lynn Gorney
Barry Miller
Joseph Cali
Bruce Ornstein

Marea nera in Brasile: la Chevron ammette la responsabilità, ma affonda il petrolio in mare?

Scritto da: Francesca Mancuso
Fonte: http://www.greenme.it/informarsi/ambiente/6289-mare-nera-brasile-chevron

Si teme ancora in Brasile, dove a largo delle coste di Rio de Janeiro c’è stata lo scorso 9 novembre, una grossa perdita di petrolio causata da un guasto al campo sottomarino di Frade.

La principale indiziata è la compagnia petrolifera statunitense Chevron che fin dall’inizio aveva informato della marea nera l’Agenzia nazionale di petrolio brasiliana (Anp) che si occupa della gestione delle attività petrolifere, del gas naturale e dei biocombustibili in Brasile.

Ma la solerzia iniziale della Chevron, che da subito aveva fatto sapere di avere avviato le procedure per la chiusura del pozzo, con una bella colata di cemento, come si legge sul sito, è stata contraddetta dalle autorità brasiliane. Secondo la polizia federale, l’azienda non starebbe affatto rimuovendo il petrolio che fuoriuscito ma lo starebbe affondando in mare, attraverso la tecnica della dispersione meccanica.

Ieri sul proprio sito, la Chevron aveva fatto il punto della situazione, ammettendo la piena responsabilità per l’incidente, avvenuto nel campo petrolifero di Frade, a circa 1.200 metri di profondità. L’azienda aveva inoltre aggiunto di collaborare col governo carioca per ridurre ed eliminare il petrolio rimanente.

Chevron assume la piena responsabilità per questo incidente“, ha detto George Buck country manager per il Brasile. 18 navi sono in funzione, mentre la Chevron è all’opera per stimare il volume totale di petrolio rilasciato a causa del guasto. Secondo l’ANP, si tratta di 5.000-8.000 barili.

Ma dal canto suo, non accetta le accuse mosse dal governo, che ha minacciato sanzioni molto severe qualora fosse accertato che la Chevron stia affondando il petrolio, invece di recuperarlo. Ad annunciarlo il Ministro dell’Energia Edison Lobao.

In particolare, il sospetto è stato sollevato dall’oceanografo David Zee, il perito nominato dalle autorità brasiliane, secondo cui prima della dispersione meccanica dovrebbero essere attuate altre soluzioni “dopo una valutazione preliminare, un monitoraggio della macchia e una raccolta del petrolio“.

Ma la Chevron, tramite Buck, ha precisato: “Il nostro team è formato e preparato ad affrontare una potenziale fuoriuscita in caso di incidente”. Continua: “Abbiamo immediatamente attivato il nostro piano di risposta d’emergenza e lo spiegamento di risorse necessarie per gestire in modo sicuro la situazione. Ci siamo mossi velocemente per iniziare a sigillare la sorgente”.

Ma sarà davvero così?

Il Cairo prepara un’altra marcia

Fonte: http://www.ilpost.it/2011/11/22/il-cairo-prepara-unaltra-marcia/

Ma stavolta senza i Fratelli Musulmani, che si sono fatti da parte.

Dopo quattro giorni ininterrotti di scontri, 33 morti e oltre 1700 feriti, le organizzazioni a capo della protesta in Egitto hanno indetto per oggi una nuova marcia verso piazza Tahrir per chiedere alla giunta militare di lasciare subito il potere a un esecutivo di civili. I Fratelli Musulmani hanno annunciato che non parteciperanno alla nuova manifestazione. La motivazione ufficiale è che non vogliono «trascinare il popolo verso nuovi scontri sanguinosi con le parti che cercano ulteriori tensioni», ma secondo gli analisti la scelta è stata dettata soprattutto dalla paura che nuovi scontri possano costringere a rinviare le elezioni del 28 novembre, in cui il loro Partito della Libertà e della Giustizia dovrebbe stravincere.

Contro la gestione della situazione domenica si era dimesso il ministro della Cultura. Lunedì sera tutto il governo e il primo ministro Essam Sharaf hanno presentato le dimissioni alla giunta militare che, dopo Mubarak, governa di fatto l’Egitto. In un primo momento si è diffusa la notizia che il Consiglio militare avesse accettato le dimissioni, ma il ministro dell’Informazione egiziana Osama Heikal l’ha smentita in una dichiarazione alla tv pubblica: sembra che il Consiglio militare voglia trovare un nuovo accordo sul primo ministro prima di accettare le dimissioni di Sharaf. Rimane la data delle elezioni parlamentari fissata per il 28 novembre.

La manifestazione cominciata venerdì era stata indetta dai Fratelli Musulmani, ma subito si erano uniti tutti gli schieramenti politici egiziani. La nuova occupazione è stata avviata dalla bozza di riforma costituzionale presentata dal governo che nega la possibilità di controllare il bilancio dell’esercito e soprattutto le sue azioni militari, prevedendo addirittura punizioni per chiunque ne critichi l’operato. Questo divieto ha causato negli ultimi mesi migliaia di arresti tra blogger e oppositori del nuovo regime. Almeno ventimila persone sono rimaste a protestare in piazza Tahrir anche questa notte, ma si tratta ancora evidentemente di numeri molto inferiori a quelli che si riversarono in strada lo scorso gennaio nei giorni della rivolta contro il regime di Mubarak. «Vogliamo la fine del governo dei militari», è lo slogan che si sente ripetere più spesso dai manifestanti.

ITALIA: SOPRA LA BANCA IL GOVERNO CAMPA…SHOCK ECONOMY!

Scritto da: Andrea
Fonte: http://icebergfinanza.splinder.com/

Era il lontano 22 luglio 2008 quando l’ Independent scrisse a proposito di Goldman Sachs, che di qualunque cosa si trattasse, di un credit crunch possibile, di una stretta creditizia o di pianificare il business di una olimpiade, statene certi nell’elenco dei Goldman Sachs Boys sicuramente vi sarà un candidato che potrà gestire e gestirà l’avvenimento.

E’ affascinante osservare la Speranza della gente comune e dei mercati che quotidianamente si accende dietro i suggerimenti e i consigli di coloro che hanno contribuito a causare questa immensa depressione, che si tratti di un fantasmagorico fondo salvastati sputasoldi o di un magico eurobond o ancora della possibilità che la banca centrale europea stampi dal suo cilindro magico trilioni di euro che possano cancellare la più imponente follia collettiva che la storia della finanza abbia mai vissuto dalla notte dei tempi.

Sia ben chiaro per Icebergfinanza quello che contano sono i fatti, le parole sono come nebbia al sole e sui fatti verrà giudicato questo governo tecnico dal quale purtroppo non ho ascoltato un solo riferimento alla FAMIGLIA, nessun sostegno, nulla di nulla.

Quello che invece ho compreso è che il protagonismo di alcuni tecnici si è spinto sino a suggerire la resurrezione del nucleare e qua e la il ritorno della leggenda metropolitana degli OGM e del contributivo spinto all’amerikana! Qui conflitti di interesse non ce ne sono suppongo il popolo non ha deciso nulla sul nucleare e in Amerika i pensionati tornano al lavoro grazie al contributivo supportato dai mercati azionari che annulla le loro pensioni.

La scorsa settimana l’ Independent torna a chiedersi se il prezzo della democrazia sia il ritorno dei tecnocrati di Goldman Sachs.

A scanso di equivoci vista la ovvia campagna di delegittimazione delle televisioni e dei media nazionali, Icebergfinanza non vi parla di poteri forti o occulti, di Trilaterali o di formaggi Bildeberg, ma di un problemino che viene dalla notte dei tempi, ovvero di rischio evidente di conflitto di interesse, l’argomento preferito dei giornali italiani.

Secondo l’Independent il progetto di Goldman Sachs che controlla buona parte del governo americano attraverso i suoi ex collaboratori è quello di “abbracciare” i governi promuovendo ovviamente i propri interessi con i politici o i regolatori che potrebbero ostacolare il leggendario “libero mercato” anche se questo non è un semplice e basilare gioco di lobbismo puro.

La nostra Goldman è li per fare consulenza ai governi attraverso i propri specialisti e per fornire finanziamenti, per soddisfare le sue esigenze. Non solo Goldman ovviamente ma il pericolo maggiore, aggiungo io, è nascosto nelle scuole di pensiero, nei fondi a sostegno delle scuole di manager, delle università del pensiero unico…”Business as usual

Il progetto è quello di creare un profondo scambio tra uomini, idee e denaro, al punto tale da rendere impossibile o quasi, comprendere la differenza tra l’interesse pubblico e l’interesse di Goldman Sachs & Company”.

Probabilmente molti di Voi ricorderanno il post di inizio anno dal titolo “Shock Economy 2011” come lo ricorderanno tutti coloro che intervenirono alla conferenza di Milano a Marzo.

Come ho scritto nel mio libro, “Shock Economy” la chiamava la nostra Naomi Klein ricordando il pensiero di Milton Friedman maestro nel prospettare lo shock al Cile di Pinochet, uno shock tale da costringere qualunque popolo ad accettare qualunque soluzione pur di veder finire in fretta l’inferno che si intravvede all’orizzonte!

Lo shock in Italia c’è stato, loro gli speculatori tanto amati dai Chicago Boys del buon Milton e dai discepoli della Bocconi, lo hanno creato con la complicità evidente di un gruppo di speculatori politici che in questi anni ha depredato il nostro paese. Hei ragazzi non passa giorno che i giornali non si riepiano di valige piene di soldi che entrano o escono dalle casse dei partiti o senza la notizia di qualche ministro che prima di abbandonare lo scranno si è affrettato a sistemare alcuni amici degli amici.

Friedman è stato aspramente criticato da Naomi Klein spiegando come le riforme ultraliberiste volute dallo stesso Friedman e dai suoi discepoli siano applicabili solo per mezzo di shock violenti che catturino l’attenzione dell’opinione pubblica. I seguaci della Scuola di Chicago quindi, secondo le teorie no-global della Klein, si sono resi complici di colpi di stato e di torture perpetuate dopo di questi nei confronti dei ribelli che hanno osato opporsi alle scelte neoliberiste spesso a favore di multinazionali straniere.(Wikipedia)

Pinochet Docet!

Se volete per non urtare la Vostra sensibilità torno a parlare di cosa farà il dollaro o di dove andrà l’economia reale come abbiamo fatto in questi anni, ma se non si comprende il peccato originale, l’origine della metastasi di questo sistema è meglio occuparsi d’altro.

State tranquilli torneremo a parlare di fondamentali e macroeconomia quelli che ci hanno permesso di intravvedere prima di molti questa tempesta perfetta. A proposito l’Arca di Noè è pronta ma non c’è fretta i tempi non sono maturi via sarà dato il tempo per salirvi buttando a mare il superfluo. Chiedo scusa se mi diverto con le metafore ma questo non è il luogo ne l’occasione di fare consulenza generalizzata.

Una premessa prima di passare oltre è necessaria. Credo che Icebergfinanza sia probabilmente l’unico in Italia ad aver dimostrato di non aver sposato alcuna scuola di pensiero economico a credere che tutte potrebbero contribuire a migliorare l’economia. Non è possibile generalizzare, non tutti si esprimono e pensano allo stesso modo anche all’interno di una stessa scuola economica ma gli esaltati vanno isolati.

Pensate che sul FattoQuotidiano c’è addirittura il blog di un simpatico Chief Economist Fondo d’investimenti dell’Oman un altro simpatico Chicago Boys, uno di quelli che fa una fatica immane a lasciare un grammo di autocritica sulla sua scuola preferita, sulla sua ideologia, che si diletta nel suo magistrale umorismo a cancellare la riflessione su un mondo fallito sostenuto quotidianamente da un manipolo di falliti, drogati dalla celestiale sensazione di libertà infinita…

(…)Ricordo quando si materializzò l’ologramma di Bini Smaghi, un Chicago Boy come me, nel mio ufficio con vista mozzafiato sulla Casa Bianca, al Fondo Monetario Internazionale proprio il pomeriggio in cui ero placidamente intento a distruggere l’economia indonesiana lanciando testate multiple di neo-liberismo.

Senza preamboli, mi disse: “Sei stato implacabile nella guerra in Croazia e le bancarotte di paesi da operetta. Valutiamo che sei pronto per una vera Mission Impossible! Sarai trasferito alla Bce. Prendiamo il controllo dell’Euro” (…).

Affascinante no, affascinante! Ma ricordatevi che e’ importante non generalizzare perchè in molti credono veramente in quello che vivono, quello che hanno appreso da anni di indotrinamento ideologico.

Il problema è un’altro ovvero il sequestro della vita sociale delle comunità e del futuro delle giovani generazioni ad opera di economisti, politici e finanzieri esaltati che disseminando di elettroshock l’economia in questi anni sta suggerendo il reparto di rianimazione preferito e il luogo di villeggiatura della convalescenza!

Nei prossimi mesi altri dieci incontri in tutta Italia ci attendono per confrontarci sulla possibilità di un’alternativa di …massa e per fine anno sarà probabilmente pronto il manifesto di Icebergfinanza!

Nel frattempo come comunicato ieri sembra che Splinder stia per chiudere e quindi dovremo traslocare. Sto valutando alcune opportunità ma quello che è importante è il Vostro supporto per non disperdere un lustro di avventure nei mari della finanza e dell’economia, visto che molto probabilmente significherà partire da zero soprattutto come visibilità sul WEB.

Circa 1300 lettori sono già in collegamento con noi via mail ma il Vostro supporto sarà fondamentale attraverso Facebook, Twitter, i siti e i forum che frequentate per condividere il nuovo indirizzo…un caro saluto e vento in poppa per le vele del marinaio che sa dove andare!