Troppa igiene aumenta le infiammazioni

Fonte: http://www.italiasalute.it/4475/h/Troppa-igiene-aumenta-infiammazioni.html

Essere troppo puliti fa male.

L’eccessivo ricorso alle pratiche igieniche aumenta il pericolo di infiammazioni, secondo una ricerca della Northwestern University, negli Stati Uniti. Stando ai dati, circa un terzo degli adulti d’oltreoceano mostra livelli cronici di proteina C-reattiva, una proteina che aiuta a combattere le malattie infettive, ma che espressa in maniera esagerata è associata ad alcune malattie croniche da infiammazione come la demenza, il diabete, le patologie cardiovascolari e quelle gastroenteriche.
Il coordinatore della ricerca Thomas W. McDade, che ha pubblicato gli esiti dello studio sulla rivista American Journal of Human Biology, spiega: “per contrasto, in Ecuador, paese dove le misure igieniche sono minori che negli USA e dove c’è un’altra probabilità di infezioni durante l’infanzia, i livelli di proteina C-reattiva negli adulti sono molto bassi. Queste nuove scoperte si aggiungono a un filone di ricerca che mostra come maggiori livelli di esposizione ai microbi durante l’infanzia si riduce in minori infiammazioni croniche durante l’età adulta. I genitori dovrebbero pensarci due volte prima di sottoporre i loro figli a un’igiene eccessiva, poiché potrebbero esserci delle conseguenze a lungo termine”.
L’eccessiva igiene mette in pericolo anche il nostro intestino, come spiega Renzo Caprilli, presidente e ordinario di gastroenterologia all’Università La Sapienza di Roma: “l’eccessiva pulitura di ambienti e cibi ha come conseguenza una ridotta esposizione alle infezioni intestinali più comuni”. In pratica, il nostro sistema immunitario non si allena a sufficienza a difenderci. E a farne le spese sono soprattutto i bambini.
La conferma della maggiore vulnerabilità dei più piccoli, sempre più colpiti dalle malattie infiammatorie intestinali, arriva anche da uno studio inglese, condotto su oltre 130 bimbi, fra i 7 e i 14 anni, colpiti dal morbo di Chron. L’incidenza della malattia risulta cinque volte maggiore nei bambini cresciuti ‘nella bambagia’, con elevati standard di vita e igienici. E la stessa sorte tocca ai piccoli italiani. ”Fra i 10 mila nuovi casi ogni anno nel nostro paese – sottolinea Caprilli – uno su quattro si manifesta in età pediatrica. In aumento anche segnalazioni in bimbi con meno di 10 anni (5%) e perfino fra i neonati”. Per proteggerli, lo specialista raccomanda un’igiene corretta, ma senza strafare, l’allattamento al seno, lo svezzamento con cibi naturali e latte “corretto” con un paio di cucchiai di crusca. Per tutti, bambini e adulti, è bene ”seguire una dieta ricca di fibre, ‘amica’ dell’intestino, evitare i cibi spazzatura, limitare cioccolato e bibite gasate, e ricorrere agli antibiotici – avverte Caprilli – solo se davvero necessari”.

Giappone: riavviare i reattori nucleari? Il partito di governo lancia una petizione

Scritto da: Laura Pavesi
Fonte: http://www.ilcambiamento.it/inquinamenti/giappone_petizione_partito_governo_reattori_nucleari.html

Un terzo dei politici appartenenti al DPJ (Democratic Party of Japan), il partito di governo giapponese, ha presentato a Yoshihiko Noda, Primo Ministro e presidente dello stesso DPJ, una petizione che chiede la massima prudenza su un eventuale riavvio dei reattori nucleari presenti sul territorio, oggi tutti inattivi, per verifiche e per problemi di sicurezza, in seguito al terremoto e allo tsunami dello scorso anno.

La petizione fa seguito alle dichiarazioni di Noda degli ultimi giorni: il Premier sembra particolarmente ansioso di riavviare almeno 2 dei 4 reattori della centrale nucleare di Ōi, nella prefettura occidentale di Fukui, prima del picco della domanda di energia elettrica previsto per l’estate, a causa dell’utilizzo massiccio dei condizionatori da parte dei giapponesi. Satoshi Arai, ex Ministro giapponese e tra i promotori della petizione, ha riferito alla stampa che i due reattori di Ōi (di proprietà della Kansai Electric Power Co.) non hanno soddisfatto le condizioni minime necessarie per il riavvio.

Prima che terremoto-tsunami dello scorso anno paralizzasse l’ormai tristemente famoso impianto di Fukushima, l’energia nucleare copriva quasi il 30% del fabbisogno energetico giapponese. Ma da allora tutto è cambiato: i 50 reattori che ancora ufficialmente esistono nel Sol Levante a livello amministrativo sono inattivi, dal momento che sono stati fermati uno dopo l’altro per essere sottoposti a verifiche e controlli.

Attualmente, la riattivazione dei reattori è condizionata dall’esito di nuovi test di resistenza e dall’approvazione da parte delle autorità locali. Eppure Noda potrebbe decidere di ricollegarli alla rete ancora entro la fine settimana – nonostante l’opinione pubblica contraria e il rischio di perdere ulteriori consensi.

Da qui, la decisione dello stesso DPJ di raccogliere firme e presentare al Governo Noda una petizione. “Dai sondaggi è evidente che la maggioranza della popolazione ritiene che quest’estate saremo perfettamente in grado di sopravvivere, grazie al risparmio energetico e al trasferimento di energia elettrica da una regione all’altra”, si legge nella petizione stessa. “Vi sollecitiamo a considerare il fatto che il consenso è insufficiente, tanto all’interno del partito quanto tra l’opinione pubblica e le 160.000 vittime della catastrofe, e vi invitiamo ad essere oltremodo cauti riguardo alla decisione di riavviare i reattori”.

Nonostante il governo abbia in precedenza dichiarato alla stampa di non avere intenzione di imporsi con la forza sulle popolazioni locali, proprio lunedì scorso Noda affermava che riaccendere i reattori inattivi sarebbe vitale per il Giappone non solo per poter sopravvivere alla scarsità di energia elettrica prevista per l’estate, ma anche per evitare di danneggiare l’economia nipponica con tariffe più elevate, uno scenario che preoccupa gli imprenditori del posto che già versano in condizioni difficili.

Secondo fonti di agenzia internazionali, in questo momento il governo starebbe cercando in ogni modo di ottenere il consenso delle autorità locali al riavvio dei reattori di Oi, ma – sempre in questi giorni – il governatore della Prefettura di Fukui, Issei Nishikawa, ha “risposto picche” e rispedito la richiesta al mittente.

In Cina apre il primo villaggio clonato al mondo

Scritto da: Verdiana Amorosi
Fonte: http://www.greenme.it/informarsi/citta/7827-hallstatt-citta-clonata-cina

I cinesi hanno clonato un intero paesino austriaco. Si tratta della cittadina di Hallstatt, celebre per sue case color pastello costruite in riva al lago: talmente grazioso e a misura d’uomo da essere stato incluso nel patrimonio UNESCO. Talmente bello, green e turisticamente attraente che i cinesi hanno deciso di copiarlo totalmente, riproducendo l’impianto urbanistico e la sua architettura per costruirne una copia identica nella provincia meridionale di Guangdong.

Ad eseguire i lavori è stata la China Minmetals Corporation, per un costo complessivo di 940 milioni di dollari e un anno intero di lavori.

Alla faccia della biodiversità, della tipicità e dell’autenticità culturale!

Ma c’è di più: oggi il paesino clone – identico all’originale almeno nell’estetica – è aperto ai visitatori ed è diventato quindi una vera e propria attrazione turistica. E non solo.

Le case del villaggio cinese infatti sono state messe recentemente in vendita per 9000 yuan per metro quadrato, ovvero circa 1130 euro al mq.

Ma come l’avranno presa gli abitanti “originali” del paesino austriaco?

Non bene a quanto pare.

Secondo alcuni cittadini intervistati dalle TV cinesi, nei mesi scorsi ci sarebbe stata una squadra di spie cinesi che – abilmente mescolata ai turisti – ha scattato fotografie per immortalare la cittadina in ogni dettaglio e quando hanno saputo del progetto di clonazione sono rimasti alquanto delusi, soprattutto perché nessuno li aveva avvertiti.

Neanche il sindaco di Hallstatt, Alexander Scheutz, che una volta appreso il progetto di clonazione aveva subito esternato una sua forte preoccupazione: i cinesi avrebbero sicuramente copiato tutto. E così è stato.

Non penso sia stata una buona idea.ha detto un abitante locale alla TV cinese NTD – Hallstat è semplicemente unica, centro ricco di cultura e tradizione: cose di questo tipo non possono essere copiate. Ho dato un’occhiata alla relazione e dalle foto la copia sembra oltretutto diversa. Penso che tutto questo sia inaccettabile“.

E come si concilia il paesaggio alpino ricreato artificialmente con il clima della provincia cinese?

Evidentemente male, perché da queste parti le temperature di Hallstatt lasciano spazio ad un clima subtropicale, con tutte le relative conseguenze sul paesaggio, la natura, l’ambiente e la biodiversità.

Insomma, anche questa volta i cinesi hanno copiato e lo hanno fatto male ignari che ci sono cose, come l’identità culturale, che non si possono replicare ovunque!

L’evasione? Un dramma, ma solo da quando c’è l’euro

Fonte: http://www.libreidee.org/2012/06/levasione-un-dramma-ma-solo-da-quando-ce-leuro/

L’evasione fiscale? Una tragedia, certo: ma solo da quando siamo rimasti al verde, cioè senza moneta sovrana, costretti a elemosinare l’euro, a tassi da usura. Da quel momento, sottrarre denaro allo Stato significa toglierlo davvero alla comunità dei contribuenti onesti, visto che l’Italia – come gli altri paesi dell’Eurozona – è ridotta a batter cassa presso i cittadini e le aziende per mandare avanti i servizi pubblici. Ma attenzione: solo adesso. Perché prima, al tempo della lira, lo Stato la sua moneta se la “inventava” creandola dal nulla: per finanziarsi, non aveva nessun bisogno delle tasse. Gli evasori fiscali? «Non erano certo dei patrioti», eppure – all’epoca della sovranità monetaria – persino l’evasione «era una risorsa, non un danno», perché il denaro-ombra finiva per rientrare dalla finestra, producendo crescita, occupazione e consumi. La devastazione, insiste Paolo Barnard, ha un altro nome: si chiama euro. L’ennesima polemica del giornalista bolognese, promotore italiano della Modern Money Theory, si scaglia contro la disinformazione corrente, che denuncia l’evasione fiscale come causa storica del debito pubblico italiano. La sua tesi: in regime di sovranità finanziaria, il debito non è affatto un problema, ma una risorsa per i cittadini. Significa scuole, ospedali, servizi strategici. Il deficit positivo è esattamente il “mestiere” dello Stato sovrano: il suo modo di tutelare la comunità nazionale producendo benessere diffuso per tutti. Certo, anche lo Stato sovrano impone le tasse: ma non per raccogliere denaro. In regime di sovranità, lo Stato pretende il pagamento delle tasse solo per stabilire la propria autorità istituzionale – la sua moneta come unico valore riconosciuto – e, al tempo stesso, per contenere lo strapotere dei super-ricchi, che potrebbe diventare eversivo. Tutto cambia, invece, nel momento il cui lo Stato perde la facoltà di emettere moneta: allora, e solo allora, il debito pubblico diventa una tragedia, perché lo Stato deve indebitarsi coi mercati finanziari privati senza più la possibilità di provvedere in modo autonomo, creando moneta dal nulla. A quel punto, lo Stato ha davvero bisogno di soldi: anche quelli dei cittadini. Ed è lì che l’evasione fiscale, oltre che morale, diventa un problema finanziario.

«Gli evasori fiscali italiani – scrive Barnard – non hanno mai sottratto un singolo letto d’ospedale, un singolo posto di lavoro, un singolo stipendio di dipendente pubblico, un singolo metro di asfalto, una singola pensione». Mai sottratto ai connazionali «un singolo metro cubo di ricostruzione post-terremoto, un singolo contributo familiare, una singola scuola o asilo, una singola tutela del patrimonio artistico». Beninteso: nell’Italia della lira. «Semplicemente perché le tasse, con una moneta sovrana, non sono mai servite a finanziare la spesa pubblica», che lo Stato sovrano sostiene da solo, creando dal nulla il denaro, senza bisogno di ricorrere al fisco. «Questa – aggiunge Barnard – è una verità di macroeconomia degli stati patrimoniali di un governo che fu persino accettata dal Nobel Milton Friedman nel 1948». Friedman, il profeta del neoliberismo: «Era una carogna, ma non un ignorante. Dopo di lui non c’è banchiere centrale o ragioniere di Stato che non sappia che le tasse, in regime di moneta sovrana, non finanziano neppure un soldo di spesa pubblica: non possono farlo». E non importa se «alcuni, pur sapendolo, mentono per dovere, come Draghi».

In realtà, continua Barnard, dove c’è moneta sovrana – il dollaro Usa, lo Yen giapponese – l’evasione fiscale finisce per creare «liquidità circolante non tassata, che per forza trova poi sfogo in un aumento di consumi», sulla “domanda aggregata”. E questo avviene persino nei casi in cui il patrimonio evaso viene trasferito sottobanco nei paradisi fiscali: infatti, nel complesso degli scambi economici globali in Occidente, una ricchezza spesa altrove finisce per “ritornare”, sotto forma di beneficio, trasformandosi in ultima analisi anche in occupazione. Mentre, all’opposto, «la correlazione contraria, quella fra stretta del fisco e conseguente disoccupazione, è oggi sotto agli occhi di tutti, nella tragedia del regime euro e Monti». Per Barnard, tutto nasce dall’euro: moneta non-sovrana, che lo Stato italiano non può creare: «Prima di spenderla, la deve prendere in prestito a tassi usurai dai mercati di capitali privati, esattamente come il cittadino che si rivolge alla finanziaria sotto casa per poi pagarsi la macchina».

Ciò significa che oggi l’Italia, non potendo più creare la moneta con cui finanziarsi, pagare il debito e spendere, deve quindi trovare i fondi dai medesimi mercati, «tassando a morte cittadini e aziende». A differenza di quanto avveniva in passato con la lira sovrana, «chi oggi evade le tasse in effetti sottrae allo Stato pezzi di spesa pubblica e peggiora il nostro debito, che va restituito applicando ancor più tasse». Un’aberrazione, inaugurata nel 2002 con la moneta comune europea: da allora, «tocca alle famiglie e alle aziende finanziare lo Stato e ripagare il suo debito pubblico». Di qui il regime di “terrore fiscale”, affidato a Equitalia e all’Agenzia delle Entrate. Una tortura medievale, dice Barnard. E soprattutto, un suicidio: perché mai, privandolo di moneta sovrana, abbiamo tolto allo Stato la discrezionalità strategica e decisiva della detassazione? «Con la lira, lo Stato aveva la possibilità cruciale di detassare a piacimento qualsiasi comparto della società: aziende, redditi, contributi, case, lavoro, zone disastrate, gruppi svantaggiati. In caso di emergenza economica, era possibile detassare tutto il Paese, aiutandolo a crescere». Vero, l’Italia non l’ha mai fatto del tutto, però «lo poteva fare». E quindi: lo potrebbe fare oggi più che mai, se appena si decidesse a uscire dalla prigione dell’euro.

Un appello a famiglie, lavoratori e imprenditori: «Le tasse oggi vi uccidono, uccidono la ricchezza di questo paese ingegnoso, che dall’Italia commovente e umile del Maestro Manzi è riuscito in poco tempo – e anche, sì!, evadendo le tasse – a diventare uno dei sette paesi più ricchi del mondo». Non si tratta di fare l’apologia degli evasori, precisa Barnard, ma solo di ristabilire la verità storica: oggettivamente, l’evasione favorisce l’inflazione, che però lo Stato «ha cento altri modi per controllare». L’importante è che si smetta di raccontare che l’amministrazione pubblica ha sempre bisogno delle tasse per finanziarsi: questo è vero solo nel caso dell’Eurozona. La demonizzazione dell’evasione, aggiunge Barnard, è stata utilizzata per nascondere il vero problema: la perdita – drammatica – di sovranità monetaria, che ha trasformato il debito in una tragedia e le tasse in un incubo. «L’evasione fiscale, un non-mostro, è sempre stata dipinta come tale per impoverirci e per convincerci che le frustate a sangue che ci danno ce le meritiamo perché siamo “evasori”».

Le tasse di oggi, davvero indispensabili alle finanze statali, rappresentano «un abominio monetario», nientemeno. Un orrore socio-economico mai visto, nella storia moderna, con un’unica conseguenza di massa: la disperazione di chi soffre senza vedere via d’uscita, perché sa che soffrirà anche domani, nonostante i continui e inutili “sacrifici”. Una trappola, sostiene Barnard, nata col disegno dell’Eurozona, voluto da Francia e Germania «proprio per distruggere la concorrenza delle economie come quella italiana». La “cura” è di quelle che stroncano il malato: tasse, e ancora tasse, per una missione tecnicamente impossibile, finanziare lo Stato. Al contrario: è lo Stato che deve poter finanziare i cittadini, proprio attraverso il deficit positivo per investire nei servizi strategici che producono economia, benessere e sicurezza. «Oggi l’Italia ha bisogno come fosse un paziente in arresto cardiaco di iniezioni massicce di detassazione, a tutto campo, dal lavoro alle imprese, alle case, ai redditi», per poi uscire rapidamente dall’euro. I professori della Modern Money Theory non hanno dubbi: è vitale. Moneta sovrana e detassazione, perché se muore lo Stato è la fine della nazione, lasciata senza difese in balia dei cannibali del libero mercato, della mafia finanziaria, della pura speculazione parassitaria che rovina famiglie e aziende e trasforma i cittadini in sudditi.

Una primavera balcanica?

Fonte: http://osservatorioitaliano.org/read.php?id=101249

Roma – E’ attualmente in atto una regia ad ampio raggio che sta consegnando i Balcani alla mafia, dietro il benestare della comunità internazionale che, dopo il fallimento della strategia di stabilizzazione della regione, ha deciso di scaricare la zavorra della conservazione dell’equilibrio interno alla criminalità organizzata e alle lobbies degli speculatori. I paesi balcanici rimasti fuori dall’Unione Europea sono entrati in una fase post-transizione, che li lascerà nel limbo per molti anni, fino a quando non vi sarà una reale ripresa dell’Europa. In questo periodo, in Stati come questi può accadere di tutto, dal ritorno al nazionalismo sino al più selvaggio liberismo di autodistruzione delle risorse interne. Piccoli gruppuscoli e associazioni non governative stanno orchestrando continue provocazioni, utilizzando i fondi UE e USAID per la ricostruzione e lo sviluppo per fomentare proteste e nuclei di contestazione contro i politici locali o concorrenti scomodi.

Il mercato non lo fa più l’economia, ma le manifestazioni degli indignati e degli anonymous, mentre gradualmente viene dispiegata la lotta armata mascherata da fantomatici anarchici o folli gesti isolati. Non esiste più logica o strategia, ma guerra fratricida pianificata nei più segreti meandri delle intelligence ostili, per difendere percorsi di gasdotti e tagliare rapporti informali non previsti dai patti atlantici. Vogliono una primavera araba alle porte dell’UE, cercano in tutti i modi di capovolgere gli attuali governi, utilizzando ogni sorta di strumento propagandistico e dimostrativo. Le varie ONG della corruzione sono sostenute dalle lobbies che sfornano reportage esclusivi vecchi di anni, indagini esplosive che sono frutto della rielaborazione dell’informazione trasmessa dai media locali in tutti questi anni e rimasti inascoltati. E’ un crimine quello di non aver voluto vedere? Una forma di democrazia strana, un concetto relativo che gli ambasciatori hanno usato per vendere dei prodotti come semplici agenti di commercio. Nel frattempo hanno dimenticato il loro vero ruolo di consulente e assistente dell’internazionalizzazione sostenibile.

Esemplare il caso della A2A, che solo oggi chiede al Governo montenegrino di pubblicare il contratto di privatizzazione della EPCG, ma doveva farlo tanto tempo fa. Adesso è troppo tardi, per il semplice fatto che chi doveva salvaguardare gli interessi nazionali era occupato, oppure ha avuto la presunzione di capire i Balcani, ma puntualmente non ne ha indovinata una. Qualcuno caparbiamente dice ancora “Viva l’Italia”, oltre confine si difendono delle convinzioni di irriducibilità, ma quando ai nostri grandi patrioti verranno ridotti gli stipendi, vedremo se restano al loro posto, o corrono subito dall’avvocato. Purtroppo quando si è in guerra, caro Ministro Terzi, non si fanno comunicati o si mostra ottimismo: i problemi si possono risolvere, ma possono anche aggravarsi. Un Sistema-Italia che nei fatti non esiste, e che non protegge le nostre aziende all’estero, ha la miopia e la presunzione di capire. Di fatto, si negano anche le tragedie economiche, mentre stranamente si accreditano quelle di altri Paesi così lontani da noi, come la Siria. E’ uno strano Paese il nostro, e ha l’unico fato di essere succube, schiavo e servo.

Per aprire un’azienda agricola servono preparazione, programmazione e idee brillanti

Scritto da : Nicoletta
Fonte: http://www.soloecologia.it/31052012/per-aprire-unazienda-agricola-servono-preparazione-programmazione-e-idee-brillanti/3933

L’idea di diventare agricoltori non è più un tabù per molti giovani, che – complice la crisi economica – stanno riscoprendo il privilegio e il piacere di lavorare la terra. L’ultimo rapporto Coldiretti conferma che le giovani imprese stanno crescendo bene, anche se con la metà del credito concesso alle senior.

La difficoltà maggiore per i giovani imprenditori è la vendita dei prodotti. Ci sta lavorando Coldiretti mediante i mercati Campagna Amica, rivendite a chilometro zero dove la vendita avviene dal produttore al consumatore, con reciproca soddisfazione. La concorrenza estera è però spietata sui prezzi, nonostante gli esorbitanti costi derivanti dai trasporti e la scarsa freschezza dei prodotti provenienti da lontano.

Per diventare imprenditore agricolo bisogna stilare un progetto fissando obiettivi precisi, prepararsi con una solida formazione, capire le tendenze del mercato, Confrontarsi con persone anziane o di lunga e provata esperienza, Pensare a una diversificazione dell’azienda, ovvero non puntare tutto una coltura, ma cercare di avere una gamma di prodotti che coprano il più possibile l’arco dell’anno. E poi riuscire a ottenere un finanziamento e adempiere gli obblighi burocratici.

Aprire un’azienda agricola implica dunque molto lavoro, sia fisico che mentale. Ma ci vogliono anche idee brillanti e un po’ di coraggio per risultare vincenti. Tra le idee di giovani italiani che di recente hanno prodotto eccellenti risultati c’è la coltivazione dei fiori di zafferano in Lombardia. E poi le nuove piantagioni di banane a Palermo che cavalcano il peraltro grave problema dell’aumento delle temperature del globo e della scarsità di precipitazioni. Ma ci sono grandi opportunità di mercato per le potenziali coltivazioni di antiche varietà agricole che rischiano l’estinzione oppure di frutti quasi  introvabili presso i produttori italiani, come nespole e melograni che provengono quasi esclusivamente dalla Spagna. Ma c’è anche spazio per porri e carote che ci arrivano quasi sempre dall’Olanda. Qualche altra idea? Lo spazio Commenti qui sotto è a vostra totale disposizione, anche per scambi di idee tra agricoltori.

False Flag U.S.A.: L’attacco alla Uss Liberty 1967.

Fonte: http://storiadossier.blogspot.it/2012/02/false-flag-usa-lattacco-alla-uss.html

Foto : (Wikipedia, la nave dopo l’attacco.)

L’otto giugno 1967, nel pieno della «Guerra dei Sei Giorni», la USS Liberty, una nave per la ricognizione elettronica della marina militare degli Stati Uniti, navigante in acque internazionali del Mediterraneo meridionale, subì un serie di attacchi da parte della marina e dell’aviazione israeliana che provocarono 205 vittime tra morti e feriti.

All’inizio degli anni ’60, il capo staff, Limitzer, organizzò un piano per un operazione “False Flag”. Il pretesto, era quello di invadere Cuba dichiarando guerra all’Unione Sovietica. Nell’“Operazione Northwoods” i vertici americani pensarono di condurre aereoplani telecomandati, per poi farli schiantare al suolo ed incolpare Cuba. Il documento conteneva diversi altri attacchi terroristici già pianificati. Tra questi, vi era un’operazione che prevedeva la distruzione di una nave americana, al fine di dare la colpa ad un nemico prescelto, ed avere il pretesto per l’entrata in guerra degli Stati Uniti.
La presidenza Johnson rese il piano Northwoods operativo l’8 luglio 1967, durante la guerra dei sei giorni tra Israele e le nazioni arabe. In quel periodo la Uss Liberty era in navigazione nel mediterraneio meridionale, con l’obiettivo di raccogliere informazini. La nave americanan si trovava a 14 miglia dalle coste israeliane, in acque internazionali. Il Comandante della Uss Liiberty William Mc Conagle dichiarò in una conferenza successiva all’attacco:  “Poco tempo dopo che gli attacchi aerei furono terminati, tre imbarcazioni torpedo ci avvicinarono ad alta velocità, in un apparente assetto d’attacco”. I caccia israeliani volarono bassi vicino alla Liberty, identificandola chiaramente come nave americana.
L’attacco alla Uss Liberty.
Alle ore 2 dello stesso giorno, la Uss liberty venne attaccata da tre bombardieri che ne bloccarono elettronicamente i sistemi di comunicazione. I tre bombardieri, tipo “Mirage” sprovvisti di distintivi ottici per l’identificazione. Similmente agli undici aerei che successivamente vennero identificati come appartenenti all’aereonautica militare israeliana, anche i bombardieri mitragliarono in picchiata la nave, bombardandola con napalm. Dopo interminabili minuti, i tre Mirage terminarono l’attacco ma solo per lasciare la Liberty in balia di altri bombardieri. Dopo i bombardieri, la Liberty venne attaccata da tre imbarcazioni Torpedo, queste ultime battenti bandiera israeliana. I Torpedo lanciarono siluri contro la Liberty, mitragliando anche i gommoni di salvataggio. Uno dei siluri lanciati, colpì la nave perforandola da parte a parte. Poi le torpedini mitragliarono i gommoni in mare (vero e proprio crimine di guerra).
Lyndon Johnson: Affondate la Liberty!
L’attacco durò per ore, durante le quali la Uss Liberty inviò svariati S.O.S. a tutta la Sesta Flotta americana, che era vicina al teatro dell’attacco. Due portaerei (Uss. Saratoga e Uss America) risposero alla richiesta di aiuto facendo decollare i propri caccia, ma vennero immediatamente richiamati dalla Casa Bianca, messa nel frattempo al corrente della situazione.
Fu lo stesso ammiraglio Geiss, comandante delle portaerei della Sesta Flotta, a chiamare Washington per confermare l’ordine di richiamata dei caccia, partiti in soccorso alla Uss Liberty. Il presidente degli Stati Uniti Lyndon Baines Johnson intervenne direttamente rispondendo all’ammiraglio Geiss: “Voglio quella fottuta nave affondata, niente aiuto, richiamate gli aerei.”
Furono i russi a salvare la Liberty ed il suo equipaggio.
Nonostante gli americani avessero ritirato i soccorsi, lasciando la Liberty al suo triste destino, fu la presenza di una nave spia sovietica a disturbare provvidenzialmente l’attacco israeliano. Questa unità, apparì all’orizzonte, proprio nel momento cruciale dell’attacco. Fu probabilmente la presenza dei russi che fece desistere gli israeliani dall’attacco, che ne frattempo si era protratto per tre ore. In tal modo, la Uss Liberty, ridotta ormai a rottame e con 34 morti e 171 feriti a bordo, potè incredibilmente sfuggire all’attacco.
Finalmente ecco la verità.
Dopo 40 anni, gli archivi vennero desecretati e la vicenda, finalmente, emerse in tutta la sua cruda realtà. Le interviste che scaturirono interessarono l’ex portavoce Thomas Moorer,  personale dello J.a.g. al quale era stato precedentemente ordinato di falsare i rapporti dei testimoni e delle commissioni. Addirittura emersero anche di alcuni militari israeliani che parteciparono all’attacco della Liberty, come ad esempio un ex pilota israeliano, il quale dichiarò di esseresi rifiutato, per ben tre volte, di attaccare una nave alleata in acque internazionali. Cedette solo sotto la minaccia di essere mandato davanti alla corte mariale.
La ricostruzione del False Flag.
Da quanto emerso dagli archivi e dalle informazioni raccolte, la vicenda venne così ricostruita: Il presidente degli Stati Uniti  Lyndon Johnson aveva il controllo diretto sulla nave, decise di “parcheggiarla” in un punto esatto del mediterraneo. Lo stesso governo americano si era precedentemente accordato con quello israeliano, affinchè la Uss Liberty venisse attaccata e affondata, senza lasciare sopravvissuti (testimoni). Ad affondamento avvenuto, l’attacco sarebbe stato imputato all’Egitto e gli Usa avrebbero potuto entrare in guerra per impossessarsi così di tutto il medio oriente. Dal momento che l’intero piano fallì, non restò che intimidire il capitano della Liberty ed tutto l’equipaggio , affinchè non trapelasse nulla. Gli uomini della Liberty vennero minacciati di morte o di carcere a vita.
Al comandante della Liberty, William L. Mc Gonagle, venne insignito segretamente della medaglia d’onore dal Congresso, a patto di non rivelare mai a nessuno, nè l’onorificenza, nè la verità sull’attacco alla Liberty.

Come andò a finire?

Nel 1980, Adlai Stevenson III, senatore degli Stati Uniti, annunciò in una conferenza stampa la volontà di aprire un’inchiesta ufficiale al fine di stabilire esattamente chi furono gli autori dell’attacco alla USS Liberty. Venuto a conoscenza di tali intenzioni, il governo israelinano non tardò a contattare la Casa Bianca, offrendosi di versare sei milioni di dollari, quale contributo dei 40 inferti. L’allora Vice-Presidente Walter Mondale accettò prontamente ed il Dipartimento di Stato diramò subito un comunicato, con il quale venne annunciato, sulla prima pagina dal New York Times, che il dossier sulla Uss Liberty era definitivamente chiuso. Da allora fu impossibile rinnovare l’interesse sul caso al Congresso. Israele pagò i sei milioni di dollari in tre rate annuali di 2 milioni l’una, ma in seguito, il Segretario di Stato Dean Rusk dichiarò che il risarcimento era da considerarsi nullo, dal momento che il Congresso aveva deciso di aumentare i fondi destinati ad Israele per un importo pari a quella cifra

Terremoti: dal 3 al 6 giugno possibile sisma. Semplice Allarmismo o preoccupazione fondata?

Scritto da: Davide Difazio
Fonte: http://www.canicattiweb.com/2012/05/30/sicilia-terremoti-dal-3-al-6-giugno-possibile-sisma-allarmismo-o-preoccupazione-fondata/

Dopo il gravissimo Sisma che ha interessato l’Emilia Romagna, Alessandro Martelli, presidente del centro ricerche Enea di Bologna, ha affermato che un altro forte terremoto potrebbe interessare il Sud Italia, in particolare la Sicilia e la Calabria.

“A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5”, a lanciare l’allarme catastrofico su un possibile terremoto a Sud Italia sarebbe stato Alessandro Martelli, presidente del centro ricerche Enea di Bologna: “Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia di questi giorni o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni”. Una previsione quella del presidente dell’Enea, dimostrata da i risultati di alcuni algoritmi utilizzati da diversi team sulle previsioni dei terremoti. Con gli stessi strumenti, era stato previsto il terremoto che il 20 maggio si era verificato al Nord e che sta facendo tremare la terra proprio in queste ore. Per questo è importante lanciare l’allerta al Sud, prima che sia troppo tardi.”

La notizia sta creando non poche preoccupazioni in tantissima gente me compreso. Nelle ultime ore, ho effettuato una serie di ricerche riguardanti alcune teorie cosmiche sull’orine dei terremoti dalle quali  sono emerse  previsioni, scritte lo scorso febbraio, che affermano quanto segue:

“Il 5 giugno 2012 ci sarà un evento astronomico davvero particolare: il transito di Venere davanti al Sole, un avvenimento estremamente raro. Precedenti si sono avuti nel 1639, 1761, 1769, 1874, 1882 e nel recente 2004. La volta successiva sarà nel lontano 2117, tra più di un secolo.

L’eclisse di sole parziale si manifesterà attraverso il passaggio di una macchiolina nera davanti al disco solare per una durata di circa 6 ore. Si potrà osservare a occhio nudo anche se è fortemente consigliabile impiegare mezzi di protezione per gli occhi durante l’osservazione del fenomeno il quale sarà visibile in tutto l’emisfero terrestre illuminato dal Sole.

Venere durante il transito del 2004 . Nessun pianeta del sistema solare si avvicina alla Terra quanto Venere a soli 38 milioni di km e dal punto di vista geometrico il transito di Venere nel Sole è uno dei momenti di maggior vicinanza.

Dato che il pianeta ha dimensioni reali appena inferiori a quelle terrestri (e apparenti forse superiori) è bene valutarne l’impatto della sua attrazione sul sistema delle zolle tettoniche terrestri. Come postulato nella teoria “bendandiana” sull’origine cosmica dei terremoti, il maggior effetto non potrebbe sussistere il 5-6 giugno, al momento del suo massimo avvicinamento, ma nei giorni precedenti e successivi col rapido cambiamento del suo influsso (che varia col quadrato della distanza).

Il 3 giugno ci sarà inoltre un perigeo lunare molto ravvicinato. Pertanto, ribadendo l’ ipotesi, terremoti di estrema intensità ( >= 7 grado Richter) potrebbero avvenire nel periodo compreso tra la fine di maggio e la prima decade di giugno a causa della somma algebrica dell’azione della Luna e di Venere. Con un massimo della perturbazione nel periodo 3-6 giugno”

Secondo queste previsioni dunque, dal 3 al 6 giugno potrebbe accadere qualcosa di catastrofico, in quale parte del mondo però non è possibile prevederlo con certezza.

Secondo l’opinione di molti Internauti, Alessandro Martelli: “ha  avuto “il coraggio” di portare avanti una serie di studi, considerazioni oggettive sul territorio tra Sicilia e Calabria che hanno fondamento storico, geologico e statistico”. Il “non creare allarmismo” è sempre relativo e soggetto a considerazioni soggettive. Le istituzioni preposte hanno il dovere di fare chiarezza ed aggiornare al più presto le popolazioni interessate dalle zone succitate per capire, oggi, qual’è la situazione reale non per creare panico ma per tenere alta l’attenzione.

Cento possibili allarmi, su base scientifica e se fondati, valgono quanto uno non dato che invece crea distruzione, lutti e traumi irreparabili.

L’Italia è il paese  a più altro rischio sismico in Europa e in particolare nel sud c’ è un rischio di mortalità per evento sismico che è 100 volte più alto di quello medio giapponese.

Il Sud del nostro paese è fortemente attenzionato dagli scienziati, che parlano di un rischio molto alto di scosse di magnitudo superiore a 6.

Ci sono mappe del rischio sismico che variano nel tempo, e nel Sud Italia c’è un chiaro segnale di rischio dalla Sicilia alla Campania.

Cosa ci si può attendere?
Terremoti di fortissima intensità, di  magnitudo  fino a 7.5 . Se le previsioni si avverassero,  potrebbe verificarsi  un vero e proprio cataclisma.

Va chiarito che  nel seguente editoriale non c’è nessun intento  allarmistico. L’obiettivo della pubblicazione è quello di divulgare notizie, già note e  supportate da studi e ricerche  scientifiche, al fine di sensibilizzare le autorità competenti a fare una seria campagna di  prevenzione.

La carota, elisir di salute

Fonte: http://www.riza.it/dieta-e-salute/cibo/3253/la-carota-elisir-di-salute.html

Questa radice è un prezioso alleato contro i radicali liberi e la degenerazione cellulare; i suoi principi attivi aiutano occhi, pelle e sistema immunitario

La carota è considerata da sempre un ortaggio-farmaco grazie alla concentrazione di vitamine, sali minerali, carotenoidi e flavonoidi che possiede. È soprattutto ricca di betacarotene, il precursore della vitamina A, ovvero il principio attivo che dà colore alla radice. Il betacarotene è un potente antiossidante: combatte la formazione dei radicali liberi, i maggiori responsabili della degenerazione cellulare, e favorisce la salute degli occhi e in particolare della pelle grazie all’estensina, una proteina che agisce sull’idratazione epidermica. Inoltre la carota rinforza il sistema immunitario e consumarla quotidianamente riduce il rischio di contrarre tumori soprattutto ai polmoni, alla pelle e al colon.

Un toccasana anche per il fegato

La carota possiede anche sali minerali (potassio, sodio, calcio, fosforo), vitamine del gruppo B, D, E, fitoestrogeni e fibre, che migliorano il metabolismo di intestino e del fegato. Per chi soffre di colon irritabile la carota svolge un ruolo normalizzante riducendo le diarree e regolarizzando le evacuazioni.

Sceglile biologiche e mangia anche la buccia

Più il colore è intenso, maggiore è il contenuto di betacarotene. Quando acquisti le carote, accertati che siano sode e prive di macchie e provenienti da colture biologiche: è garanzia di una maggiore quantità di principi attivi e assenza di pesticidi. In tal caso, mangia anche la buccia, la parte più ricca di betacarotene.

Non tenerle in frigo più di 7 giorni

In un sacchetto in frigorifero, le carote si conservano per 5-7 giorni. Cerca di consumarle subito appena tagliate o poco dopo la cottura: la cattiva o la lunga conservazione dopo la cottura può sviluppare nitrosamine, sostanze cancerogene.

Come consumarle

Le carote si mangiano crude, tagliate a julienne nelle insalate o a fiammifero in pinzimonio. Attenzione: le carote si ossidano facilmente all’esposizione di luce e aria e diventano scure. Per evitare ossidazione (e mantenere inalterati colore e vitamine) è indispensabile condire le carote con un po’ di olio d’oliva e limone.

Le carote sono ottime lessate, stufate con un battuto di cipolle, porri e pomodoro, e aggiunte nelle zuppe e nelle minestre.

Il consiglio in più: A differenza di altre verdure che perdono parte del contenuto vitaminico e minerale con la cottura, la carota cotta (per poco tempo e non ad alte temperature) vede aumentare la biodisponibilità di betacarotene (come succede anche al pomodoro che durante la cottura libera una maggiore quantità di licopene).

Venere davanti al Sole: uno spettacolo unico

Scritto da: Aldo Comello
Fonte: http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/06/05/news/spettacolo-unico-venere-passera-davanti-al-sole-1.5205530

PADOVA. Il 6 giugno con l’allineamento Terra-Venere-Sole potremo assistere ad un evento straordinario che si verifica ogni 105 anni e quindi si ripete dopo 8 anni. Otto anni fa, l’8 giugno 2004, Venere è comparsa sullo sfondo del Sole e ne ha attraversato tutto lo specchio in 6 ore e 40 minuti. Questo spettacolo cosmico che ci aspetta il 6 giugno è piuttosto raro. L’allineamento si è prodotto nel dicembre del 1874 e, 8 anni dopo, nel dicembre del 1882. Passato il 6 giugno trascorrerà oltre un secolo perché il fenomeno si ripresenti. Insomma, o lo vediamo adesso o mai più.

Venere, dopo la Luna, è il corpo più luminoso del cielo notturno, i picchi di brillantezza si verificano poco prima dell’alba quando Venere impersona Lucifero e poco prima del tramonto (Vespero). Si dice che nel Medioevo, quando l’aria era trasparente Venere fosse visibile anche in pieno giorno. Questo pianeta che a livello simbolico è rappresentato dalla mano di Venere che regge uno specchio è, in realtà, un terribile inferno. Poco più piccolo della Terra (81,54% della massa terrestre) Venere ha una temperatura di 450 gradi centigradi, per cui un metallo come lo stagno diventa liquido; la pressione atmosferica è 92 volte superiore di quella terrestre, soffiano venti che in 3 giorni fanno il giro del pianeta, l’atmosfera è opaca, densa, con nuvole di acido solforico, soffre di un effetto serra esacerbato. Insomma, un umano sul pianeta della dea dell’amore sarebbe fritto e disossato in un nanosecondo.

L’Osservatorio Astronomico di Padova ha organizzato un meeting di osservazione del fenomeno dell’allineamento sia in diretta che via Internet e attraverso i social network. Se ne occupa un gruppetto di giovani astronomi guidati dal professor Leopoldo Benacchio: Simone Zaggia, Caterina Boccato, Valeria Zanini. Il sito in cui si assisterà in diretta al transito di Venere sulla superficie solare si chiama lanottedivenere.it. Gli astronomi forniranno anche immagini del fenomeno come apparirà in Australia, alle Hawai, in Giappone. Viene anche organizzata una visita speciale: dalla Sala della Meridiana, alla Specola, a 25 metri di altezza, un gruppo di visitatori potrà seguire il fenomeno dal vivo.

Al sorgere del sole che spunta dietro la Sala della Ragione alle 5 e 25 si potrà seguire per un’ora e mezza il transito del pianeta, non più di un cerchietto (Venere è la trentesima parte dell’astro che la illumina) che sembra muoversi sulla superficie solare. Alla visione stellare sono stati invitati il sindaco Zanonato e il Rettore Zaccaria; c’è posto per altre 23 persone, il limite di 25 è stato fissato dai Vigili del Fuoco. Si può assistere per prenotazione. Il fenomeno è allo studio anche di Hst il telescopio che viaggia a 350 chilometri dalla superficie terrestre, per evitare la fusione si usa la luna come specchio. Una raccomandazione che gli esperti non si stancano di fare: chi assiste al fenomeno deve essere attrezzato con occhiali speciali, guardare il sole a occhi nudi può provocare danni permanenti alla vista.

Nel 1874 la giovanissima monarchia italiana inviò una spedizione scientifica in India per studiare il transito di Venere. Partirono da Venezia diretti in Egitto, il Canale di Suez era stato aperto da poco (1869). Trasportavano casse con strumenti scientifici, materiale per costruirsi dei ricoveri-laboratorio, cibo. Erano diretti a Muddapur, India, e attendevano un passaggio da un piroscafo inglese che però non arrivò mai all’appuntamento per un malaugurato guasto alle eliche. Recuperarono un’altra imbarcazione che però attraccò a Bombay. Da lì per raggiungere Muddapur che si trova all’altro capo dell’India presero il treno che li condusse a destinazione dopo 70 ore di viaggio. Insomma, un calvario che tuttavia non scoraggiò questi vagabondi delle stelle. E, infatti, i risultati ottenuti furono soddisfacenti tanto che si decise di tornare in India 8 anni dopo, nel 1882. Sarebbe stato interessante confrontare i dati delle due osservazioni. La ricerca era portata avanti da Angelo Secchi, grande astronomo e spettroscopista. Interessava gli esperti la parallasse del Sole, primo passo per misurare le distanze cosmiche e la cromosfera sopra il Sole. Ma una disastrosa alluvione aveva svuotato le casse dello Stato, il ministro Guido Boccelli pose il veto alla spedizione e la nuova avventura fu cancellata, non c’erano soldi.