Il generale Giáp e la “sortita fallita” dei francesi in Vietnam

Scritto da: Salvatore Santangelo
Fonte: http://temi.repubblica.it/limes/il-generale-giap-e-la-sortita-fallita-dei-francesi-in-vietnam/27396

Nel 1953 la Francia cercava il controllo sull’Indocina, sottovalutando però l’afficacia dell’esercito vietnamita e del suo generale, Võ Nguyên Giáp. La vittoria degli asiatici arrivò in meno di tre mesi. Una debole colonia per la prima volta sconfiggeva una grande potenza.

Non c’è accordo unanime sulla sua data di nascita (secondo la biografia ufficiale sarebbe il 25 agosto 1911, per altri il 1 settembre del 1910, anno del cane, secondo altri ancora sarebbe nato nel 1912), certo è che il centenario generale Võ Nguyên Giáp è una leggenda vivente. Un simbolo. Un’icona. Fondatore e capo di un esercito che ha sfidato e sconfitto, nell’ordine: i giapponesi, i francesi, gli americani, i sudvietnamiti, per non parlare dei cambogiani di Pol Pot e dei cinesi. Il suo nome evoca le giungle, gli altopiani montuosi dell’Asia sud-orientale.

Dien Bien Phu. Phu significa, in lingua annamita, capoluogo di provincia. Si tratta di un piccolo agglomerato situato in un avvallamento di circa quindici chilometri di lunghezza e sei di larghezza, circondato da montagne e colline boscose che talvolta rivelano sui loro pendii risaie disposte a piani digradanti. Questo è il luogo in cui si è consumata la sua più importante vittoria. Verso la fine del 1953, il comandante in capo delle forze francesi in Indocina, il generale Henri Navarre, decise di installare proprio qui (nel cuore del territorio vietminh, sull’altopiano del Tonchino, a ben 350 chilometri dal delta e quindi lontanissimo dalle più vicine basi francesi) un campo fortificato, rifornito unicamente da un ponte aereo.

Il campo avrebbe dovuto fungere da punto di appoggio per i gruppi di commando che operavano lungo il confine con il Laos (distante circa 20 chilometri) e da base di partenza per puntate offensive contro i “santuari” della guerriglia. Anche se ben presto l’ipotesi di lanciare qualsiasi operazione offensiva si rivelò assolutamente velleitaria, il presidio fu mantenuto e anzi progressivamente rinforzato. Lo Stato maggiore francese pensava di poterlo usare come “incudine” contro cui il “maglio” dell’aviazione e dell’artiglieria avrebbe potuto schiacciare le forze del nemico. Fatto sta che le implicazioni di questo nuovo ruolo non furono valutate con sufficiente lucidità.

Furono costantemente sottovalutate la capacità delle truppe di Giáp di muovere cannoni e munizioni per centinaia di chilometri, la loro straordinaria abilità nel mimetizzarsi, le dimensioni stesse della loro artiglieria. Inoltre, a causa della particolare morfologia della valle (stretta e lunga), la guarnigione avrebbe avuto serie difficoltà a mantenere il controllo delle colline circostanti. I materiali di costruzione erano palesemente insufficienti per proteggere l’area centrale e il perimetro difensivo da un attacco prolungato. Infine i francesi non sapevano che i vietminh si erano dotati di un reggimento regolare di contraerea.

La valle fu conquistata dai francesi fra il 20 e il 22 novembre del 1953 con il lancio di sei battaglioni di parà, tra i quali il 1er Bep della Legione straniera. Nella sua forma definitiva il campo trincerato di Dien Bien Phu consisteva in un perimetro discontinuo di centri di resistenza posti a difesa della vitale pista di atterraggio e del nucleo centrale, comprendente il quartier generale, i depositi, l’ospedale da campo e le postazioni d’artiglieria. La guarnigione giunse a comprendere più di 10 mila uomini (il massimo considerato rifornibile via aerea), solo in parte truppe di prima linea. Giap accettò la sfida. Fra il novembre del 1953 e il marzo del 1954 arrivò ad ammassare nelle colline circostanti circa 50 mila uomini, appoggiati da trecento pezzi d’artiglieria. Riuscì anche a schierare il suo reggimento di contraerea appositamente addestrato dai cinesi. In dicembre, le sortite tentate dalla guarnigione dimostrarono che i battaglioni di parà non riuscivano a uscire dalle proprie postazioni senza essere impegnati in pesanti scontri. Il 13 marzo del 1954 si abbatté sul campo uno sbarramento di artiglieria violento ed estremamente preciso.

Così ebbe inizio la battaglia vera e propria. Durante la prima notte fu travolta Beatrice, e il giorno seguente Gabrielle. La forza aerea francese si dimostrò incapace di individuare i cannoni nemici. Allo stesso tempo l’artiglieria del campo non solo non riusciva a mettere a tacere le armi dei vietminh, ma anzi veniva costantemente logorata nella lotta, senza la possibilità di essere sostituita o adeguatamente rinforzata. Il fuoco della contraerea raggiunse livelli elevatissimi, e la pista d’atterraggio fu colpita con micidiale precisione. L’ultimo Dakota, con a bordo un carico di feriti da evacuare, riuscì a decollare il 27 marzo.

Da quel momento in poi, rifornimenti e rinforzi dovettero essere paracadutati in un perimetro sempre più ridotto, per lo più di notte, da aerei che dovevano attraversare un micidiale tunnel di fuoco. La situazione della guarnigione si fece ancor più disperata dopo l’arrivo del monsone: sotto la pioggia e i bombardamenti ininterrotti, bunker e trincee si dissolsero in un mare di fango. Sotto il fuoco martellante dell’artiglieria vietminh, le unità del tenente colonnello Langlais e del maggiore Bigeard tennero, persero, ripresero e ripersero una serie di collinette e buche contro gli attacchi notturni delle maree umane del nemico.

Durante l’assedio, centinaia di volontari francesi, algerini e thai si paracadutarono in questo piccolo inferno e vi rimasero fino al crollo finale. In particolare, tra il 10 e il 12 aprile, il 2e Bep della Legione straniera fu lanciato proprio sulla linea del fuoco in tre ondate successive, in un’azione rimasta nella storia del paracadutismo militare. Il 23 aprile ebbe luogo uno degli ultimi, inutili, tentativi di ristabilire il perimetro originale, con un violento contrattacco francese su Huguette. Alle 17.30 del 7 maggio 1954 il generale de Castries, ufficiale comandante, dopo 56 giorni di estenuanti combattimenti, si arrese.

L’atto finale della battaglia si svolse qualche ora più tardi, quando la guarnigione di Isabelle tentò, senza fortuna, una disperata sortita. L’ultimo messaggio radio francese proveniente dalla valle fu intercettato da un aereo intorno alle 01.50: «Sortita fallita. Non possiamo più comunicare con voi. Fine». Dopo meno di tre mesi la Francia accettava il cessate il fuoco generale: tramontava così il suo sogno coloniale in Indocina. L’Oriente aveva battuto l’Occidente.

«Dien Bien Phu è stata una pietra miliare nella storia del Vietnam» ha recentemente ricordato il generale Giap. «Era la prima volta che una debole colonia sconfiggeva una potenza coloniale. Non è stata solo una vittoria per i vietnamiti, ma per tutti i popoli del mondo. Nei decenni successivi, altri paesi si sono ribellati per conquistare l’indipendenza».

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