Scritto da:Antonio de Martini
Fonte: http://corrieredellacollera.com
La precarietà politica della situazione libanese è dimostrata dalla difficoltà di eleggere quasi ad ogni scadenza il presidente della Repubblica.
Il mandato di Michel Soleiman è scaduto ormai da un anno e non si accenna a convocare il Parlamento – peraltro autoprorogatosi di due anni – perché si sa già che ci sarà un nulla di fatto per la contrapposizione tra i due schieramenti : quello del 14 marzo ( appoggiato da USA, Sauditi e UE) e quello dell’8 Marzo ( appoggiato dall’Iran) che si equivalgono numericamente.
Il Presidente deve essere un cristiano – non necessariamente maronita – in base ad una tradizione costituzionale, mentre il presidente del Consiglio deve essere scelto tra le personalità sunnite e il presidente del Parlamento è sciita ( ed è lo stesso da oltre venti anni: Nabih Berri).
Questa ” sede vacante” dura da un anno esatto, ma non è una novità e viene vissuta con rassegnato cinismo dalla popolazione. Gia nel 2007 ci fu una sede vacante allo scadere del mandato di Emile Lahoud, ma il record è di 408 giorni e spetta alla scadenza dal mandato di Amine Gemayel. quando per eleggere il successore ci volle un supplemento di guerra ed una elezione finale.
Lo scontro tra Iran e Arabia Saudita avviene per interposte entità e trova negli equilibri libanesi il suo più precario esempio.
Lo scongelamento della situazione potrebbe essere il primo segnale di distensione ( e primo frutto di una eventuale intesa USA-Iran) tra i poteri regionali, cui si aggiungono disturbi minori provocati dalle velleità francesi di intervento.
Il Patriarca maronita, cardinale Butros Rai, tradizionale mediatore del campo cristiano finora non è riuscito a conciliare i pretendenti principali ( Samir Geagea e il generale Michel Aoun) ad onta di ripetuti tentativi.
La santa sede attribuisce importanza particolare alla presidenza della Repubblica libanese, trattandosi dell’unica posizione di rilievo attribuita nel Levante ad un cristiano.